Tutto sul Prato: Progetto, Posa e Manutenzione
Uno degli elementi principali del giardino è il tappeto erboso: i Pro spiegano come inserirlo e mantenerlo correttamente
Vero e proprio totem del giardino, il prato è croce e delizia. Spesso fonte di ossessioni, angosce, spese e lavoro, non perde il suo primato di apprezzamento nel giardino domestico di medie e grandi dimensioni.
Nonostante sia diffuso in quasi tutti i giardini, è così complesso che spesso si compiono moltissimi errori nel trovare la sua giusta collocazione e la corretta manutenzione.
Consigli professionali di:
Claudio Campanini, titolare di Paesaggio Italiano, provincia di Reggio Emilia
Laura Rodolfi, architetta del paesaggio, Varese
Nonostante sia diffuso in quasi tutti i giardini, è così complesso che spesso si compiono moltissimi errori nel trovare la sua giusta collocazione e la corretta manutenzione.
Consigli professionali di:
Claudio Campanini, titolare di Paesaggio Italiano, provincia di Reggio Emilia
Laura Rodolfi, architetta del paesaggio, Varese
Il panico all’atto del primo impianto: cosa succede quando un fabbricato è finito e vogliamo iniziare a pensare al prato?
Risponde Claudio Campanini: «La prima cosa che una ditta di posa e manutenzione di tappeti erbosi deve capire è la tipologia di terreno. Se si parla di edifici di nuova costruzione è molto probabile che il terreno sia stato compattato, contenga residui di lavorazione e vada ammendato. Quindi sono necessari un esame visivo e chimico-fisico del terreno e una procedura di miglioramento della tessitura e delle qualità del terreno, che può abbracciare diversi mesi. Consigliamo sempre ai clienti molta pazienza se si vuole un risultato durevole e soddisfacente. Stendere venti centimetri di terriccio “nuovo” e poi posare le zolle è un errore da evitare poiché la profondità delle radici arrivano solo ed esclusivamente alla profondità del terreno lavorato».
«Da valutare sempre l’opzione drenaggio, specie nelle villette a schiera, che tendono a riempirsi come dei vasi. Sconsigliamo anche la semina, che sembra essere più economica ma poi si rivela inefficace, mentre preferiamo il prato in zolla (una zolla è di circa mezzo metro quadrato). I prezzi di una zolla variano da 8 a 13 euro circa. Il miscuglio è solitamente di Festuca arundinacea e Poa pratensis, in proporzioni variabili (90-10 oppure 80-20). Il loietto non si usa più, se non per la trasemina.
Nelle zone ombreggiate abbiamo buoni risultati con la Festuca rubra, e nelle zone calde con laZoysia japonica o Zoysia matrella».
Risponde Claudio Campanini: «La prima cosa che una ditta di posa e manutenzione di tappeti erbosi deve capire è la tipologia di terreno. Se si parla di edifici di nuova costruzione è molto probabile che il terreno sia stato compattato, contenga residui di lavorazione e vada ammendato. Quindi sono necessari un esame visivo e chimico-fisico del terreno e una procedura di miglioramento della tessitura e delle qualità del terreno, che può abbracciare diversi mesi. Consigliamo sempre ai clienti molta pazienza se si vuole un risultato durevole e soddisfacente. Stendere venti centimetri di terriccio “nuovo” e poi posare le zolle è un errore da evitare poiché la profondità delle radici arrivano solo ed esclusivamente alla profondità del terreno lavorato».
«Da valutare sempre l’opzione drenaggio, specie nelle villette a schiera, che tendono a riempirsi come dei vasi. Sconsigliamo anche la semina, che sembra essere più economica ma poi si rivela inefficace, mentre preferiamo il prato in zolla (una zolla è di circa mezzo metro quadrato). I prezzi di una zolla variano da 8 a 13 euro circa. Il miscuglio è solitamente di Festuca arundinacea e Poa pratensis, in proporzioni variabili (90-10 oppure 80-20). Il loietto non si usa più, se non per la trasemina.
Nelle zone ombreggiate abbiamo buoni risultati con la Festuca rubra, e nelle zone calde con laZoysia japonica o Zoysia matrella».
Continua Campanini: «Appena posate, le zolle vanno rullate e irrigate molto abbondantemente per almeno un mese dall’impianto, dopo la centralina va regolata sui 3 - 3,5 cm». Già, perché la centralina si regola in cm, non in minuti! Campanini ci spiega che esistono delle centraline che le aziende di impianto possono controllare in remoto. Il prezzo può arrivare anche a 800 euro, il doppio di un’ottima centralina, ma se ne guadagna in tranquillità e in salute del prato.
Paradossalmente in estate bisogna irrigare di meno perché l’erba “è ferma”, e diradare le annaffiature a una volta a settimana, mentre l’irrigazione si sposta alla mattina presto, per evitare lo shock termico e aiutare al controllo della diffusione di funghi.
E per il taglio?
«Durante il periodo di crescita va fatto spesso, anche due volte a settimana, perché il residuo sarà minimo e può essere lasciato sul prato, su cui si decomporrà restituendo sostanza organica. Il taglio è né più né meno che una potatura: si può arrivare a un terzo dello stelo, perciò un prato trascurato dovrà essere accorciato gradualmente. Il prato può essere più alto degli usuali 4-5 cm, e le variazioni cromatiche sono un pregio, a meno che non siano dovute a patologie, in quel caso si deve intervenire».
Come?
«Con un’ispezione; se la zona è circoscritta, si può procedere a operazioni di arieggiatura, carotatura e una copertura con sabbia, se necessario con una trasemina (operazioni tradizionali della manutenzione del prato che consistono in leggero movimento meccanico del suolo al fine di migliorare lo scambio gassoso con l’aria e la tessitura, seguite –eventualmente – da una semina nelle zone impoverite). Se si ravvisa una infestazione occorre usare degli antifungini. Se il cliente provvede da sé dovrà adottare quelli cosiddetti “per uso hobbistico”, mentre l’azienda può usare quelli professionali, perciò raccomando di affidarsi sempre a un’azienda molto competente».
Paradossalmente in estate bisogna irrigare di meno perché l’erba “è ferma”, e diradare le annaffiature a una volta a settimana, mentre l’irrigazione si sposta alla mattina presto, per evitare lo shock termico e aiutare al controllo della diffusione di funghi.
E per il taglio?
«Durante il periodo di crescita va fatto spesso, anche due volte a settimana, perché il residuo sarà minimo e può essere lasciato sul prato, su cui si decomporrà restituendo sostanza organica. Il taglio è né più né meno che una potatura: si può arrivare a un terzo dello stelo, perciò un prato trascurato dovrà essere accorciato gradualmente. Il prato può essere più alto degli usuali 4-5 cm, e le variazioni cromatiche sono un pregio, a meno che non siano dovute a patologie, in quel caso si deve intervenire».
Come?
«Con un’ispezione; se la zona è circoscritta, si può procedere a operazioni di arieggiatura, carotatura e una copertura con sabbia, se necessario con una trasemina (operazioni tradizionali della manutenzione del prato che consistono in leggero movimento meccanico del suolo al fine di migliorare lo scambio gassoso con l’aria e la tessitura, seguite –eventualmente – da una semina nelle zone impoverite). Se si ravvisa una infestazione occorre usare degli antifungini. Se il cliente provvede da sé dovrà adottare quelli cosiddetti “per uso hobbistico”, mentre l’azienda può usare quelli professionali, perciò raccomando di affidarsi sempre a un’azienda molto competente».
Su una cosa la paesaggista Rodolfi e Campanini rispondono all’unisono: l’importanza della pulizia del taglio del bordo, sia per una questione estetica che pratica.
«A prescindere dalla disposizione del prato, è assolutamente fondamentale provvedere a creare un bordo fisico che lo separi da aiuole, arbusti, masse di fiori o altri materiali, come ghiaia o piastrelle» – afferma Laura Rodolfi. «Questo consente una comodità di taglio del prato perché i robottini o il falciaerba non rischiano di rovinarsi o di uscire fuori percorso, e soprattutto, a livello estetico, consente una sovrapposizione leggera e breve, non un mescolamento indiscriminato, che non porterebbe beneficio né al prato né a ciò che lo circonda, ma darebbe solo un effetto confuso e trascurato».
«A prescindere dalla disposizione del prato, è assolutamente fondamentale provvedere a creare un bordo fisico che lo separi da aiuole, arbusti, masse di fiori o altri materiali, come ghiaia o piastrelle» – afferma Laura Rodolfi. «Questo consente una comodità di taglio del prato perché i robottini o il falciaerba non rischiano di rovinarsi o di uscire fuori percorso, e soprattutto, a livello estetico, consente una sovrapposizione leggera e breve, non un mescolamento indiscriminato, che non porterebbe beneficio né al prato né a ciò che lo circonda, ma darebbe solo un effetto confuso e trascurato».
Gli errori più diffusi nel progettare il prato?
«In assoluto l’errore progettuale più diffuso è la mancanza di prospettiva e di profondità: lasciar dilagare il prato come fosse una grossa “piscina verde” in cui galleggiano delle piante gettate un po’ a caso», spiega Laura Rodolfi. «Spesso ho riscontrato, con dispiacere, che avviene per una sorta di emulazione del modello anglofilo di vasta distesa erbosa. Ma il paesaggio inglese è totalmente diverso da quello italiano, e nel giardino noi tendiamo spontaneamente a riproprre il “nostro” paesaggio, quello che ci circonda. Perciò a livello ottico, compositivo, è fondamentale che il prato sia interrotto brevemente da bassissimi cespugli o da erbacee, che aumentano il senso di distanziamento prospettico e rendono lo spazio otticamente più grande. Nel progetto in foto, il prato è di circa 200 metri quadrati, ma appare più grande grazie a quel breve punto di salto ottico costituito dalle graminacee, un acero basso, da un folto cespuglio di Gaura (nella foto precedente, con fiori rosa). La scansione del prato è molto importante proprio in vaste aree e soprattutto dove ci siano pendii o scarpate».
«In assoluto l’errore progettuale più diffuso è la mancanza di prospettiva e di profondità: lasciar dilagare il prato come fosse una grossa “piscina verde” in cui galleggiano delle piante gettate un po’ a caso», spiega Laura Rodolfi. «Spesso ho riscontrato, con dispiacere, che avviene per una sorta di emulazione del modello anglofilo di vasta distesa erbosa. Ma il paesaggio inglese è totalmente diverso da quello italiano, e nel giardino noi tendiamo spontaneamente a riproprre il “nostro” paesaggio, quello che ci circonda. Perciò a livello ottico, compositivo, è fondamentale che il prato sia interrotto brevemente da bassissimi cespugli o da erbacee, che aumentano il senso di distanziamento prospettico e rendono lo spazio otticamente più grande. Nel progetto in foto, il prato è di circa 200 metri quadrati, ma appare più grande grazie a quel breve punto di salto ottico costituito dalle graminacee, un acero basso, da un folto cespuglio di Gaura (nella foto precedente, con fiori rosa). La scansione del prato è molto importante proprio in vaste aree e soprattutto dove ci siano pendii o scarpate».
Laura Rodolfi interpreta il prato come «Congiunzione tra diversi ambienti del giardino, un tessuto connettivo che lega i diversi ambienti. Il prato, da solo, non ha personalità, assume quindi quella di ciò che gli è intorno, con cui deve essere instaurato un costante dialogo di armonia delle parti”.
Potremmo dire che il nemico numero uno del prato è la sua banalizzazione?
«Non sarebbe sbagliato. Il prato deve avere un valore compositivo, la mancanza di interesse visivo lo penalizza, riducendolo a un mero dato di capacità tecnica. Ricordiamo sempre che il prato – se c’è –deve essere ben tenuto, anche se non deve mai diventare un’ossessione, anzi, deve emanare pace, rilassatezza e senso di quiete visiva. Nel mio modo di concepirlo è infatti un “vuoto” che esalta un “pieno”, cioè quello della vegetazione che gli sta intorno. Un silenzio che esalta una nota».
Potremmo dire che il nemico numero uno del prato è la sua banalizzazione?
«Non sarebbe sbagliato. Il prato deve avere un valore compositivo, la mancanza di interesse visivo lo penalizza, riducendolo a un mero dato di capacità tecnica. Ricordiamo sempre che il prato – se c’è –deve essere ben tenuto, anche se non deve mai diventare un’ossessione, anzi, deve emanare pace, rilassatezza e senso di quiete visiva. Nel mio modo di concepirlo è infatti un “vuoto” che esalta un “pieno”, cioè quello della vegetazione che gli sta intorno. Un silenzio che esalta una nota».
E le infestanti, le macchie, gli ingiallimenti?
Niente panico, risponde Claudio Campanini. «Sono cose che capitano di continuo e non sono evitabili, ma come prima cosa noi cerchiamo di insegnare al cliente che è importante imparare a distanziarsi da modelli di tappeto erboso bassissimo e uniforme, senza ingiallimenti, imperfezioni o qualche minima infestante. Sono arricchimenti e non “pecche”. Prima di avviare un trattamento fitosanitario bisogna capire la natura del problema, a volte è sufficiente una arieggiatura o un trattamento meccanico (come la carotatura o un ammendamento del suolo)».
Laura Rodolfi sottolinea: «Fatta salva la salute del tappeto erboso nella sua totalità, un giardino ricco di colori accetta più volentieri una macchia o un gruppo di infestanti».
Clicca qui e accedi a Project Match, il servizio gratuito di Houzz che ti mette in contatto con un esperto della progettazione dei giardini della tua zona
Niente panico, risponde Claudio Campanini. «Sono cose che capitano di continuo e non sono evitabili, ma come prima cosa noi cerchiamo di insegnare al cliente che è importante imparare a distanziarsi da modelli di tappeto erboso bassissimo e uniforme, senza ingiallimenti, imperfezioni o qualche minima infestante. Sono arricchimenti e non “pecche”. Prima di avviare un trattamento fitosanitario bisogna capire la natura del problema, a volte è sufficiente una arieggiatura o un trattamento meccanico (come la carotatura o un ammendamento del suolo)».
Laura Rodolfi sottolinea: «Fatta salva la salute del tappeto erboso nella sua totalità, un giardino ricco di colori accetta più volentieri una macchia o un gruppo di infestanti».
Clicca qui e accedi a Project Match, il servizio gratuito di Houzz che ti mette in contatto con un esperto della progettazione dei giardini della tua zona
Dal punto di vista della manutenzione la concimazione fa sempre paura, perché?
Claudio Campanini fa chiarezza su un argomento complesso: «Bisogna essere piuttosto scrupolosi e competenti, mantenere il prato in buona salute richiede un po’ di pratica: un errore può costar caro, anche in termini economici, specie se la superficie è ampia. Assolutamente fondamentale usare prodotti di elevata qualità, a bassissimo tenore di cloro. A tutti i clienti noi forniamo un piano di manutenzione su misura, ma possiamo dire che un tappeto erboso richiede circa cinque concimazioni l’anno. Fatto salvo che appena posato e irrigato il prato va concimato con il cosiddetto “starter” che contiene fosforo, e consente alle radici di assestarsi, in linea generale si parte da marzo (Centro-Nord) o febbraio (Sud costiero e insulare) con una concimazione organica o organo minerale, l’importante è che ci sia almeno un 70 per cento di sostanza organica.
Poi a maggio un concime azotato a lenta cessione, a fine giugno o luglio bisogna irrobustire le lamine foliari e occorre un concime – sempre a lenta cessione – ad alto titolo di potassio.
A fine estate o settembre, a seconda della zona climatica, torneremo al concime azotato a lenta cessione, e prima dell’inverno daremo il concime “stress control”, ricco di potassio e basso in fosforo».
Claudio Campanini fa chiarezza su un argomento complesso: «Bisogna essere piuttosto scrupolosi e competenti, mantenere il prato in buona salute richiede un po’ di pratica: un errore può costar caro, anche in termini economici, specie se la superficie è ampia. Assolutamente fondamentale usare prodotti di elevata qualità, a bassissimo tenore di cloro. A tutti i clienti noi forniamo un piano di manutenzione su misura, ma possiamo dire che un tappeto erboso richiede circa cinque concimazioni l’anno. Fatto salvo che appena posato e irrigato il prato va concimato con il cosiddetto “starter” che contiene fosforo, e consente alle radici di assestarsi, in linea generale si parte da marzo (Centro-Nord) o febbraio (Sud costiero e insulare) con una concimazione organica o organo minerale, l’importante è che ci sia almeno un 70 per cento di sostanza organica.
Poi a maggio un concime azotato a lenta cessione, a fine giugno o luglio bisogna irrobustire le lamine foliari e occorre un concime – sempre a lenta cessione – ad alto titolo di potassio.
A fine estate o settembre, a seconda della zona climatica, torneremo al concime azotato a lenta cessione, e prima dell’inverno daremo il concime “stress control”, ricco di potassio e basso in fosforo».
E il taglio?
Continua Claudio Capanini: «Si deve adottare sempre la regola del taglio mai maggiore del 30 per cento dell’altezza del prato. In periodi di grande stress termico (troppo caldo o troppo freddo), meglio non superare il 10 per cento.
Il taglio andrebbe fatto una volta a settimana, con strumenti propri, mai di terzi (affittati o di aziende di manutenzione) poiché non si può sapere come siano stati disinfettati e che semi di infestanti siano rimasti nella falciatrice. Meglio acquistare un robottino, o due, e provvedere da sé. Oggi i robottini sono molto evoluti rispetto agli anni scorsi e fanno un ottimo lavoro».
Tocca a te! Raccontaci nei Commenti la tua esperienza a proposito di progettazione, posa e manutenzione del prato.
Altro
Come si sceglie il concime giusto? Leggendo la sua etichetta!
Prato didattico, un angolo verde sicuro per scoprire la natura
Continua Claudio Capanini: «Si deve adottare sempre la regola del taglio mai maggiore del 30 per cento dell’altezza del prato. In periodi di grande stress termico (troppo caldo o troppo freddo), meglio non superare il 10 per cento.
Il taglio andrebbe fatto una volta a settimana, con strumenti propri, mai di terzi (affittati o di aziende di manutenzione) poiché non si può sapere come siano stati disinfettati e che semi di infestanti siano rimasti nella falciatrice. Meglio acquistare un robottino, o due, e provvedere da sé. Oggi i robottini sono molto evoluti rispetto agli anni scorsi e fanno un ottimo lavoro».
Tocca a te! Raccontaci nei Commenti la tua esperienza a proposito di progettazione, posa e manutenzione del prato.
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Risponde Laura Rodolfi, paesaggista di pluridecennale esperienza: «No, il prato non è sempre “necessario” a definire un giardino: ad esempio nel mio giardino qui a Varese non c’è il prato. Semplicemente il mio giardino è piccolo e lo spazio che avrei potuto utilizzare per il prato sarebbe stato insufficiente. Inizierei col dire che il prato non deve diventare uno status symbol e che subire la fascinazione di certi giardini di oltremanica ha fatto un po’ il suo tempo, qui in Italia. Il tappeto erboso deve essere funzionale alla definizione del giardino, dei suoi spazi, della sua atmosfera, uno sfondo per esaltare ciò che gli sta intorno, non deve definire l’abilità del giardiniere!
Ripensando ai numerosi giardini che ho composto ho potuto valutare che un rapporto di 50:50 tra prato (o altre superfici, come piastrelle o ghiaia) e vegetazione mi sembra corretto nella distribuzione degli spazi, in modo che nessun elemento sia soverchiante rispetto all’altro».