Come Proteggere il Tuo Giardino dai Cambiamenti Climatici
I consigli dei Pro di Houzz per proteggere il proprio giardino dalle emergenze climatiche (in modo duraturo)
Siccità e piogge improvvise e abbondantissime, caldo prolungato e temperature sopra le medie: anche i giardini soffrono ed è diventato necessario cambiare approccio verso il progetto del verde e anche cambiare abitudini in fatto di irrigazione e specie da inserire nel proprio giardino.
Attraverso la professionalità degli architetti del paesaggio presenti su Houzz, vediamo come correre ai ripari e proteggere il giardino dai cambiamenti climatici.
I consigli professionali di:
Vanessa Campanini, dottoressa di Paesaggio Italiano, provincia di Reggio Emilia
Laura Rodolfi, architetta del paesaggio, Varese
Daniele Volante, architetto del paesaggio di Crisalide Eco Design, Milano
Attraverso la professionalità degli architetti del paesaggio presenti su Houzz, vediamo come correre ai ripari e proteggere il giardino dai cambiamenti climatici.
I consigli professionali di:
Vanessa Campanini, dottoressa di Paesaggio Italiano, provincia di Reggio Emilia
Laura Rodolfi, architetta del paesaggio, Varese
Daniele Volante, architetto del paesaggio di Crisalide Eco Design, Milano
Certo è che sarà necessario orientare maggiormente i clienti verso soluzioni progettuali sempre più sostenibili, e porre maggiore attenzione alla scelta delle specie vegetali e delle soluzioni progettuali, evitando quelle più “idrovore”.
Per operare questo cambiamento, è necessaria una consapevolezza trasversale, a partire dal progettista e dal giardiniere, fino ad arrivare al cliente: sicuramente è un processo che richiede tempo».
Per operare questo cambiamento, è necessaria una consapevolezza trasversale, a partire dal progettista e dal giardiniere, fino ad arrivare al cliente: sicuramente è un processo che richiede tempo».

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Anche Davide Valente sottolinea l’importanza della consapevolezza nelle varie tappe del processo: «Ogni elemento della progettazione di un giardino deve essere pensato in relazione al cambiamento climatico. Dalla scelta delle piante, a quella di elementi di arredo o dei materiali, prediligo scelte che tengano conto delle specie autoctone, della sostenibilità, delle soluzioni a basso impatto ambientale o a bassa manutenzione, favorendo invece dei paesaggi più naturali, più spontanei che favoriscano anche la fauna. Approfondisco sempre nuove soluzioni come lo “xeriscape”, vale a dire un paesaggio adattabile alla siccità, che spesso può dare spunti e idee interessanti per la progettazione. L’importante è essere sempre consapevoli del ruolo fondamentale che ogni progettista di spazi verdi ha nella lotta al cambiamento climatico».
Le strategie per proteggere i giardini
Dal punto di vista pratico, ci sono una serie di strategie utili per riuscire a proteggere il proprio giardino dalle temperature eccessive e dal pericolo siccità.
Da fare
• «Contro le temperature eccessive, le piante più a rischio sono quelle isolate, o in posizioni esposte al sole e al vento: è meglio progettare il giardino in modo da raggruppare le piante creando macchie o aiuole miste, in cui le piante – pur correttamente distanziate – si proteggono a vicenda ombreggiando il suolo e creando un microclima più fresco e umido.
• La pacciamatura del suolo, meglio se con uno strato di materiale organico, è essenziale per limitare il surriscaldamento del terreno, oltre che l’evaporazione dell’umidità.
• Per limitare i danni delle “bombe d’acqua” occorre poi progettare il giardino in modo da limitare il più possibile le pavimentazioni impermeabili, che poi convogliano tutta l’acqua nelle circostanti aree verdi (o peggio ancora la disperdono direttamente nella rete di raccolta, sprecandola), sostituendole con pavimentazioni soffici e drenanti (per es. ghiaia), oppure creando (se lo spazio lo consente) un rain-garden nelle vicinanze, che raccolga l’acqua in eccesso e la smaltisca lentamente attraverso l’assorbimento da parte del terreno e delle piante» consiglia Laura Rodolfi.
Guarda altre foto di giardini! Nella sezione Foto puoi scegliere colore, dimensione, luogo e budget dei progetti che vuoi scoprire.
Dal punto di vista pratico, ci sono una serie di strategie utili per riuscire a proteggere il proprio giardino dalle temperature eccessive e dal pericolo siccità.
Da fare
• «Contro le temperature eccessive, le piante più a rischio sono quelle isolate, o in posizioni esposte al sole e al vento: è meglio progettare il giardino in modo da raggruppare le piante creando macchie o aiuole miste, in cui le piante – pur correttamente distanziate – si proteggono a vicenda ombreggiando il suolo e creando un microclima più fresco e umido.
• La pacciamatura del suolo, meglio se con uno strato di materiale organico, è essenziale per limitare il surriscaldamento del terreno, oltre che l’evaporazione dell’umidità.
• Per limitare i danni delle “bombe d’acqua” occorre poi progettare il giardino in modo da limitare il più possibile le pavimentazioni impermeabili, che poi convogliano tutta l’acqua nelle circostanti aree verdi (o peggio ancora la disperdono direttamente nella rete di raccolta, sprecandola), sostituendole con pavimentazioni soffici e drenanti (per es. ghiaia), oppure creando (se lo spazio lo consente) un rain-garden nelle vicinanze, che raccolga l’acqua in eccesso e la smaltisca lentamente attraverso l’assorbimento da parte del terreno e delle piante» consiglia Laura Rodolfi.
Guarda altre foto di giardini! Nella sezione Foto puoi scegliere colore, dimensione, luogo e budget dei progetti che vuoi scoprire.
Da non fare
• «Non irrigare il prato nelle ore notturne! L’irrigazione nelle ore notturne, in assenza di evapotraspirazione, non permette all’eccesso di acqua rimasto sulla foglia di evaporare. La permanenza dell’umidità sulla foglia favorisce il proliferare di malattie fungine, che spesso causano un ingiallimento del tappeto erboso a chiazze. L’ingiallimento è spesso interpretato come carenza di acqua e spesso seguito da una innaffiatura maggiore. Nulla di più sbagliato. Per la corretta gestione di un tappeto erboso, dunque, è bene irrigare preferibilmente nelle ore calde e soleggiate in modo che l’eccesso evapori rapidamente e non troppo frequentemente.
• Non tagliare il prato in modo eccessivo eseguendo il cosiddetto “scalping”. Un taglio corretto per specie microterme implica una altezza almeno di 7-8 cm a prato appena sfalciato. Mantenere il prato più alto aiuta la pianticina ad avere più superficie foto-sintetizzante e quindi a rimanere in salute; inoltre il prato alto impedisce al terreno di scoprirsi e conseguentemente di asciugarsi più rapidamente.
• Non concimare con titoli azotati nella stagione estiva. Quando le temperature sono molto alte le pianticine del tappeto erboso tendono a rallentare la loro attività fotosintetica come sistema di protezione contro l’evapotraspirazione eccessiva. Fornire al tappeto erboso nella stagione estiva una concimazione azotata in questo periodo vuol dire dare una spinta alla sua attività nel momento sbagliato. Nella stagione estiva meglio dunque optare per una concimazione a titolo potassico che aiuta il prato ad immagazzinare riserve nelle radici per affrontare periodi di stress vegetativo», consiglia Vanessa Campanini.
• «Non irrigare il prato nelle ore notturne! L’irrigazione nelle ore notturne, in assenza di evapotraspirazione, non permette all’eccesso di acqua rimasto sulla foglia di evaporare. La permanenza dell’umidità sulla foglia favorisce il proliferare di malattie fungine, che spesso causano un ingiallimento del tappeto erboso a chiazze. L’ingiallimento è spesso interpretato come carenza di acqua e spesso seguito da una innaffiatura maggiore. Nulla di più sbagliato. Per la corretta gestione di un tappeto erboso, dunque, è bene irrigare preferibilmente nelle ore calde e soleggiate in modo che l’eccesso evapori rapidamente e non troppo frequentemente.
• Non tagliare il prato in modo eccessivo eseguendo il cosiddetto “scalping”. Un taglio corretto per specie microterme implica una altezza almeno di 7-8 cm a prato appena sfalciato. Mantenere il prato più alto aiuta la pianticina ad avere più superficie foto-sintetizzante e quindi a rimanere in salute; inoltre il prato alto impedisce al terreno di scoprirsi e conseguentemente di asciugarsi più rapidamente.
• Non concimare con titoli azotati nella stagione estiva. Quando le temperature sono molto alte le pianticine del tappeto erboso tendono a rallentare la loro attività fotosintetica come sistema di protezione contro l’evapotraspirazione eccessiva. Fornire al tappeto erboso nella stagione estiva una concimazione azotata in questo periodo vuol dire dare una spinta alla sua attività nel momento sbagliato. Nella stagione estiva meglio dunque optare per una concimazione a titolo potassico che aiuta il prato ad immagazzinare riserve nelle radici per affrontare periodi di stress vegetativo», consiglia Vanessa Campanini.
La nuova irrigazione
I Pro coinvolti in questo dialogo hanno confermato che è in corso un grande dibattito nel mondo del paesaggismo sul tema dell’irrigazione. Anche in questo caso, come accennato precedentemente a proposito dell’intero percorso progettuale per un giardino, avvalersi di un professionista dell’irrigazione e una scelta responsabile, perché dal corretto impianto passerà anche il risparmio di risorse.
Ne parla Laura Rodolfi: «L’irrigazione automatica, ad eccezione dei giardini minuscoli, è preferibile a quella manuale in quanto consente di ottimizzare l’apporto idrico. Naturalmente, l’impianto deve essere realizzato e dimensionato in modo corretto, per garantire un funzionamento efficiente ed evitare sprechi, fornendo acqua solo se davvero necessario: un impianto a goccia o ad ala gocciolante consente di irrigare le zone piantumate con minimi consumi d’acqua, purché sia comandato da centraline programmabili e da sensori che ne sospendano il funzionamento in caso di pioggia. Molto importante è anche l’orario: assolutamente da evitare l’irrigazione diurna, specie nelle ore più calde, in cui l’alta evaporazione determina un forte spreco d’acqua».
Trova un giardiniere vicino a te!
I Pro coinvolti in questo dialogo hanno confermato che è in corso un grande dibattito nel mondo del paesaggismo sul tema dell’irrigazione. Anche in questo caso, come accennato precedentemente a proposito dell’intero percorso progettuale per un giardino, avvalersi di un professionista dell’irrigazione e una scelta responsabile, perché dal corretto impianto passerà anche il risparmio di risorse.
Ne parla Laura Rodolfi: «L’irrigazione automatica, ad eccezione dei giardini minuscoli, è preferibile a quella manuale in quanto consente di ottimizzare l’apporto idrico. Naturalmente, l’impianto deve essere realizzato e dimensionato in modo corretto, per garantire un funzionamento efficiente ed evitare sprechi, fornendo acqua solo se davvero necessario: un impianto a goccia o ad ala gocciolante consente di irrigare le zone piantumate con minimi consumi d’acqua, purché sia comandato da centraline programmabili e da sensori che ne sospendano il funzionamento in caso di pioggia. Molto importante è anche l’orario: assolutamente da evitare l’irrigazione diurna, specie nelle ore più calde, in cui l’alta evaporazione determina un forte spreco d’acqua».
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Consigli pratici anche per quanto riguarda l’irrigazione:
• limitare il più possibile l’estensione del tappeto erboso, fino ad arrivare alla sua totale eliminazione nei giardini più piccoli, dove può essere validamente sostituito da aree calpestabili con pavimentazioni “soffici”, contornate da piantumazioni erbacee o arbustive tappezzanti a basso fabbisogno idrico (e, per inciso, anche a bassa manutenzione);
• superare il falso mito del “prato all’inglese” uniforme ed impeccabile, ormai anacronistico anche nella stessa Gran Bretagna, e orientare il proprio gusto estetico e le proprie aspettative verso un prato rustico dall’aspetto meno formale, rinunciando al diserbo selettivo e accogliendo di buon grado la presenza di altre specie erbacee, come trifoglio, pratoline, violette o il tarassaco, così come le inevitabili discontinuità della colorazione; un prato così “arricchito” e diversificato, oltre che meno fragile, sarà habitat gradito ad un’utile microfauna, agli insetti ed agli uccelli, contribuendo ad aumentare la biodiversità.
• limitare il più possibile l’estensione del tappeto erboso, fino ad arrivare alla sua totale eliminazione nei giardini più piccoli, dove può essere validamente sostituito da aree calpestabili con pavimentazioni “soffici”, contornate da piantumazioni erbacee o arbustive tappezzanti a basso fabbisogno idrico (e, per inciso, anche a bassa manutenzione);
• superare il falso mito del “prato all’inglese” uniforme ed impeccabile, ormai anacronistico anche nella stessa Gran Bretagna, e orientare il proprio gusto estetico e le proprie aspettative verso un prato rustico dall’aspetto meno formale, rinunciando al diserbo selettivo e accogliendo di buon grado la presenza di altre specie erbacee, come trifoglio, pratoline, violette o il tarassaco, così come le inevitabili discontinuità della colorazione; un prato così “arricchito” e diversificato, oltre che meno fragile, sarà habitat gradito ad un’utile microfauna, agli insetti ed agli uccelli, contribuendo ad aumentare la biodiversità.
Le specie più a rischio
Secondo uno studio sviluppato dall’Università dell’Arizona e pubblicato sulla rivista Science Advances per la Cop25, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima 2019, il 40% delle piante sono a rischio estinzione a causa dei cambiamenti climatici. «Le piante soffrono nel momento in cui vengono alternate le condizioni del loro habitat», conferma Daniele Volante; fra queste, le più soggette a rischi sono le acidofile, che subiscono spesso gli agenti esterni. Ma anche quelle che necessitano di grandi apporti idrici, come azalee, rododendri o le piante del sottobosco umido.
Secondo uno studio sviluppato dall’Università dell’Arizona e pubblicato sulla rivista Science Advances per la Cop25, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima 2019, il 40% delle piante sono a rischio estinzione a causa dei cambiamenti climatici. «Le piante soffrono nel momento in cui vengono alternate le condizioni del loro habitat», conferma Daniele Volante; fra queste, le più soggette a rischi sono le acidofile, che subiscono spesso gli agenti esterni. Ma anche quelle che necessitano di grandi apporti idrici, come azalee, rododendri o le piante del sottobosco umido.
«Se si vuole continuare a coltivarle, pur sapendo che le disponibilità idriche saranno sempre meno, oltre che limitarne la quantità conviene creare angoli riparati e convenientemente ombreggiati, magari in lievi depressioni del terreno, dove l’umidità del terreno possa raccogliersi più facilmente.
Anche le piante in vaso sono molto più “fragili” per l’assoluta dipendenza da regolari annaffiature e per il maggior surriscaldamento del terriccio: per questa ragione sarà opportuno limitarne la presenza al minimo indispensabile, privilegiando pochi contenitori grandi piuttosto che numerosi piccoli vasi, dove la terra si asciuga maggiormente e più rapidamente», continua Laura Rodolfi.
Hai altre esperienze o consigli da condividere a proposito di tutela del giardino dai cambiamenti climatici? Scrivici nei Commenti!
Anche le piante in vaso sono molto più “fragili” per l’assoluta dipendenza da regolari annaffiature e per il maggior surriscaldamento del terriccio: per questa ragione sarà opportuno limitarne la presenza al minimo indispensabile, privilegiando pochi contenitori grandi piuttosto che numerosi piccoli vasi, dove la terra si asciuga maggiormente e più rapidamente», continua Laura Rodolfi.
Hai altre esperienze o consigli da condividere a proposito di tutela del giardino dai cambiamenti climatici? Scrivici nei Commenti!
Un percorso progettuale articolato, sviluppato da professionisti competenti, è il primo passo per evitare di dover ricorrere a interventi di emergenza. Assodato questo punto, comunque, anche gli architetti paesaggisti stanno studiando le emergenze climatiche e le loro conseguenze, per sviluppare un metodo e un percorso progettuale che tengano in considerazione anche i comportamenti ‘estremi’ del clima, che sembrano essere più frequenti, ma che si occupino anche di sensibilizzare committenti e giardinieri.
Ne parla Laura Rodolfi: «Nel mio caso di progettista di giardini privati in Italia settentrionale, in zone da sempre considerate a clima umido e con buone disponibilità idriche, il cambiamento ha appena iniziato a manifestarsi. Di sicuro l’estate 2022 arida e caldissima lascerà il segno, non solo nelle tante piante secche che punteggiano i boschi naturali come le aree verdi urbane, ma soprattutto nella locale cultura dei giardini, finora basata sulla convinzione di poter contare su acqua sempre disponibile, e di poter plasmare la natura a piacimento, incuranti dell’ingiustificato consumo di risorse necessario per ottenere i risultati desiderati.
Oggi più che mai, la progettazione del verde deve essere rispettosa dell’ambiente in cui si inserisce, ed armonizzarsi al paesaggio naturale tipico del contesto locale.
Si tratta di un criterio che – nei miei progetti – ho sempre seguito; il mio approccio non cambierà quindi in modo radicale: i miei giardini sono sempre stati caratterizzati da aree a prato relativamente contenute e da abbondanti zone piantumate in modo fitto e concentrato, capaci quindi di influenzare il microclima del giardino e dell’abitazione, e di auto-proteggersi dall’eccessiva esposizione al caldo.