Vuoi Rendere il tuo Giardino Sostenibile? Ecco come Fare
Con l'aiuto dei Pro, chiariamo il significato e il valore dei termini bio-giardino, giardino dinamico o sinergico
Anche a proposito di giardino ci sono diverse interpretazioni del concetto di sostenibilità, che si rispecchiano in una serie di declinazioni del termine, come bio-giardino, giardino dinamico o giardino sinergico. Si tratta, talvolta, di forzature, come ci spiegheranno le Pro coinvolte in questo approfondimento, perché per rendere ecologico un giardino spesso è sufficiente fare scelte consapevoli a proposito di specie da piantare e di sistemi di irrigazione.
I pareri professionali di:
Lidia Zitara, designer del verde, provincia di Reggio Calabria
Cecilia Zamponi, architetta paesaggista di Antesi Studio | Architettura & Paesaggio, Roma
I pareri professionali di:
Lidia Zitara, designer del verde, provincia di Reggio Calabria
Cecilia Zamponi, architetta paesaggista di Antesi Studio | Architettura & Paesaggio, Roma
Giardino dinamico
Un’altra definizione parte del mondo ‘verde’ si apre al concetto di dinamico, più frequente in agricoltura ma talvolta utilizzato anche a proposito di giardinaggio. Cosa significa giardino dinamico? Risponde Lidia Zitara: «Il giardino biodinamico include una forte componente mistica, che arriva a considerare vere le credenze sui calendari lunari, i culti, l’astrologia. Tutto ciò può avere valore antropologico, non certo agronomico o orticolturale. Ben diversa è invece la pratica del giardinaggio “anche” come meditazione e atto rigenerativo, uno dei grandi meriti del giardino e del giardinaggio».
Trova un professionista giardiniere nella tua zona
Un’altra definizione parte del mondo ‘verde’ si apre al concetto di dinamico, più frequente in agricoltura ma talvolta utilizzato anche a proposito di giardinaggio. Cosa significa giardino dinamico? Risponde Lidia Zitara: «Il giardino biodinamico include una forte componente mistica, che arriva a considerare vere le credenze sui calendari lunari, i culti, l’astrologia. Tutto ciò può avere valore antropologico, non certo agronomico o orticolturale. Ben diversa è invece la pratica del giardinaggio “anche” come meditazione e atto rigenerativo, uno dei grandi meriti del giardino e del giardinaggio».
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Giardino sinergico
Anche nel caso del giardino sinergico il riferimento è legato soprattutto all’ambito agricolo: «Il giardino sinergico si configura come un insieme di tecniche, piuttosto complesse da padroneggiare, mettere in opera e mantenere. Si tratta di lavorare la terra il meno possibile, fertilizzandola solo lo stretto necessario, evitando il diserbo. Si piantano ortaggi che si aiutano tra loro per incrementare gli scambi gassosi tra le radici, usando molta pacciamatura sia come concime, come antitraspirante, che per le erbacce. È una tipologia di giardinaggio sconsigliata a chi non abbia molta forza e determinazione, per chi non abbia che poche conoscenze di chimica e agronomia, o per chi voglia massimizzare il raccolto anche su piccola scala. Non conviene farla se si ha un orto tradizionale già avviato o se l’orto è di piccole dimensioni. Servono anche animali presenti. Si
tratta quindi di un orto-fattoria che oggi è poco praticabile».
Anche nel caso del giardino sinergico il riferimento è legato soprattutto all’ambito agricolo: «Il giardino sinergico si configura come un insieme di tecniche, piuttosto complesse da padroneggiare, mettere in opera e mantenere. Si tratta di lavorare la terra il meno possibile, fertilizzandola solo lo stretto necessario, evitando il diserbo. Si piantano ortaggi che si aiutano tra loro per incrementare gli scambi gassosi tra le radici, usando molta pacciamatura sia come concime, come antitraspirante, che per le erbacce. È una tipologia di giardinaggio sconsigliata a chi non abbia molta forza e determinazione, per chi non abbia che poche conoscenze di chimica e agronomia, o per chi voglia massimizzare il raccolto anche su piccola scala. Non conviene farla se si ha un orto tradizionale già avviato o se l’orto è di piccole dimensioni. Servono anche animali presenti. Si
tratta quindi di un orto-fattoria che oggi è poco praticabile».
Cosa aspettarsi
Quando ci si avvicina al concetto di giardino ecologico bisogna cercare di cambiare le proprie prospettive, per accettare che la resa finale non sarà ‘impeccabile’: le piante andranno a riposo, il verde del prato non sarà sempre della stessa tonalità, ci sarà del secco, per esempio. «Il prato è un esempio concreto di questo tipo di cambiamento, – precisa Cecilia Zamponi – il nostro clima non consente di avere un prato sempre verde, all’inglese, perché bisognerebbe dargli tanta acqua. Ci sono però delle soluzioni che garantiscono un approccio ecologico, cioè usare un manto composto da specie più adatte e scegliere piante che vadano a riposo durante la fase invernale. Il committente deve accettare che, accanto alla possibilità di usare meno acqua, d’inverno l’aspetto del prato non è verde ma è quello del prato a riposo. In questo senso è importante lavorare sul tema della preparazione dei progettisti e dei clienti nell’accettare che in un giardino le piante vadano a riposo e quindi il giardino non sarà sempre rigoglioso e fiorito ma ci saranno delle fasi in cui il giardino ha un aspetto più a riposo, con del secco».
«Un giardino ecologico, e a maggior ragione uno sinergico, richiedono una gran mole di lavoro e un certo stile di vita. Se non si è disposti a questo cambiamento, è inutile proporselo», chiude Lidia Zitara.
Quando ci si avvicina al concetto di giardino ecologico bisogna cercare di cambiare le proprie prospettive, per accettare che la resa finale non sarà ‘impeccabile’: le piante andranno a riposo, il verde del prato non sarà sempre della stessa tonalità, ci sarà del secco, per esempio. «Il prato è un esempio concreto di questo tipo di cambiamento, – precisa Cecilia Zamponi – il nostro clima non consente di avere un prato sempre verde, all’inglese, perché bisognerebbe dargli tanta acqua. Ci sono però delle soluzioni che garantiscono un approccio ecologico, cioè usare un manto composto da specie più adatte e scegliere piante che vadano a riposo durante la fase invernale. Il committente deve accettare che, accanto alla possibilità di usare meno acqua, d’inverno l’aspetto del prato non è verde ma è quello del prato a riposo. In questo senso è importante lavorare sul tema della preparazione dei progettisti e dei clienti nell’accettare che in un giardino le piante vadano a riposo e quindi il giardino non sarà sempre rigoglioso e fiorito ma ci saranno delle fasi in cui il giardino ha un aspetto più a riposo, con del secco».
«Un giardino ecologico, e a maggior ragione uno sinergico, richiedono una gran mole di lavoro e un certo stile di vita. Se non si è disposti a questo cambiamento, è inutile proporselo», chiude Lidia Zitara.
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Come cominciare la trasformazione
Se si vuole cambiare il proprio giardino e seguire un approccio più attento verso l’ambiente, meglio cominciare da questi tre punti, secondo Cecilia Zamponi:
• accettare l’alternanza stagionale e che le piante abbiano dei periodi di stop, soprattutto nel nostro clima, che ha escursioni fortissime;
• accettare e proporre la diversità. Per esempio, anziché fare una siepe monospecie si può fare una siepe che alterna specie diverse, perché così le piante sono più protette dall’attacco di parassiti. «Per esempio – racconta la paesaggista – ho seguito un progetto per un biolago e ora nel giardino c’è una grande vita, ci sono lucertole, insetti, uccellini, pesci e i clienti ne sono contenti. A lato, in un’altra casa, è stata inserita una piscina circondata da prato all’inglese e una siepe monospecie: tutta la vita del caso precedente non esiste. In un giardino più naturale bisogna accettare questo tipo di presenze e anche una dose in più di ‘sporco’, di foglie che cadono»;
• ottimizzare le risorse. Per trasformare un giardino tradizionale ad alta richiesta di risorse in uno più in sintonia con l’ambiente bisogna scegliere piante in linea con il clima. Non sprecare acqua e usare piante che non ne abbiano bisogno.
Houzz Eco: Tuffarsi in un Biolago e Fare Amicizia con le Rane
Se si vuole cambiare il proprio giardino e seguire un approccio più attento verso l’ambiente, meglio cominciare da questi tre punti, secondo Cecilia Zamponi:
• accettare l’alternanza stagionale e che le piante abbiano dei periodi di stop, soprattutto nel nostro clima, che ha escursioni fortissime;
• accettare e proporre la diversità. Per esempio, anziché fare una siepe monospecie si può fare una siepe che alterna specie diverse, perché così le piante sono più protette dall’attacco di parassiti. «Per esempio – racconta la paesaggista – ho seguito un progetto per un biolago e ora nel giardino c’è una grande vita, ci sono lucertole, insetti, uccellini, pesci e i clienti ne sono contenti. A lato, in un’altra casa, è stata inserita una piscina circondata da prato all’inglese e una siepe monospecie: tutta la vita del caso precedente non esiste. In un giardino più naturale bisogna accettare questo tipo di presenze e anche una dose in più di ‘sporco’, di foglie che cadono»;
• ottimizzare le risorse. Per trasformare un giardino tradizionale ad alta richiesta di risorse in uno più in sintonia con l’ambiente bisogna scegliere piante in linea con il clima. Non sprecare acqua e usare piante che non ne abbiano bisogno.
Houzz Eco: Tuffarsi in un Biolago e Fare Amicizia con le Rane
Lidia Zitara entra nello specifico: «Il primo passo per trasformare un giardino in ottica eco è quello di abbandonare le fertilizzazioni chimiche introducendo il compost, i macerati, ogni tipo di farina di roccia ed elemento e struttura che possa fungere sia da antiparassitario che da fertilizzante. È assolutamente indispensabile eliminare le sostanze che possono danneggiare gli anfibi, come permetrina, deltametrina e i piretroidi che danneggiano api e insetti impollinatori. È importante eseguire le potature avendo cura di non tagliare fiori invernali, o nei periodo in cui i nidiacei sono in accrescimento. Si possono costruire dei rifugi per uccelli, roditori, pipistrelli, anfibi, rettili, e avere cura che i piccoli animali non affoghino negli stagni.
Incoraggiare la flora spontanea e molte altre attività che sostengano la piccola fauna e la flora spontanea, con interventi poco invasivi. Il risparmio sull’acqua è primario. Per praticare giardinaggio ecologico o sostenibile è fondamentale avere conoscenze di Biologia e Scienze Naturali, non solo essere dotati di spirito ecologico. Bisogna osservare cosa succede nel giardino per un tempo relativamente lungo e imparare a capire quali attività possono essere dannose o meno. Non limitarsi a considerare solo il proprio giardino ma l’intero ambiente circostante. Occorrono molta attenzione, capacità decisionale, lungimiranza».
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Incoraggiare la flora spontanea e molte altre attività che sostengano la piccola fauna e la flora spontanea, con interventi poco invasivi. Il risparmio sull’acqua è primario. Per praticare giardinaggio ecologico o sostenibile è fondamentale avere conoscenze di Biologia e Scienze Naturali, non solo essere dotati di spirito ecologico. Bisogna osservare cosa succede nel giardino per un tempo relativamente lungo e imparare a capire quali attività possono essere dannose o meno. Non limitarsi a considerare solo il proprio giardino ma l’intero ambiente circostante. Occorrono molta attenzione, capacità decisionale, lungimiranza».
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I tempi della trasformazione
I tempi perché questo passaggio sia definitivo sono piuttosto lunghi e mai inferiori ai due anni. La lunghezza del periodo dipenderà dalle dimensioni del giardino stesso e dall’obiettivo che ci si è posti.
I tempi perché questo passaggio sia definitivo sono piuttosto lunghi e mai inferiori ai due anni. La lunghezza del periodo dipenderà dalle dimensioni del giardino stesso e dall’obiettivo che ci si è posti.
I costi della trasformazione
A proposito di investimento da prevedere, le due Pro, in funzione della loro esperienza, hanno parametri leggermente discordi.
«Risparmiare sull’uso dell’acqua, dell’energia elettrica, della superficie pavimentata e della cura – visto che le specie piantate ne avranno meno necessità – permette di contenere i costi, paragonando quelli di un giardino di questo tipo a quelli che si affrontano per un giardino ‘tradizionale», racconta Cecilia Zamponi.
Secondo Lidia Zitara «I costi iniziali sono in genere alti, specie se si devono adeguare strutture o crearle ex novo, dotarsi di attrezzature, ecc. Ma il dispendio è alto soprattutto in termini di fatica fisica e di forza psicologica. Il fatto positivo è che di solito questi giardini hanno una trasformazione molto lenta, per cui il costo è diluito nel tempo.
Una volta stabilitosi (specie il giardino sinergico), le spese materiali si assestano, e se si è stati operosi e previdenti, nel tempo scendono fino a essere quasi irrilevanti per una famiglia media».
Cosa ne pensi? Che tipo di giardino vorresti? Scrivici nei Commenti.
A proposito di investimento da prevedere, le due Pro, in funzione della loro esperienza, hanno parametri leggermente discordi.
«Risparmiare sull’uso dell’acqua, dell’energia elettrica, della superficie pavimentata e della cura – visto che le specie piantate ne avranno meno necessità – permette di contenere i costi, paragonando quelli di un giardino di questo tipo a quelli che si affrontano per un giardino ‘tradizionale», racconta Cecilia Zamponi.
Secondo Lidia Zitara «I costi iniziali sono in genere alti, specie se si devono adeguare strutture o crearle ex novo, dotarsi di attrezzature, ecc. Ma il dispendio è alto soprattutto in termini di fatica fisica e di forza psicologica. Il fatto positivo è che di solito questi giardini hanno una trasformazione molto lenta, per cui il costo è diluito nel tempo.
Una volta stabilitosi (specie il giardino sinergico), le spese materiali si assestano, e se si è stati operosi e previdenti, nel tempo scendono fino a essere quasi irrilevanti per una famiglia media».
Cosa ne pensi? Che tipo di giardino vorresti? Scrivici nei Commenti.
Lidia Zitara e Cecilia Zamponi sono concordi nello scetticismo quando si usa troppo spesso ‘bio’. «Il prefisso “bio” è più che abusato quando si parla di giardino e di alimentazione, sia per quanto riguarda concimazioni che di protezione dalle avversità. “Bio” vorrebbe indicare un concetto di grande spessore umano, cioè un rinnovato e più consapevole uso delle risorse della Terra, per ogni attività umana, dall’alimentazione alla fabbricazione di mobili. Sono piuttosto diffidente da termini come “bio”, “naturale”, “ecologico”, poiché sembrano essere una sorta di
auto-assoluzione. Si può fare un ottimo giardinaggio non biodinamico né sinergico, senza essere più dannosi di entrambi, e apportando benefici alla terra quanto entrambi promettono», sottolinea Lidia Zitara.
Segue Cecilia Zamponi: «L’utilizzo del termine ‘bio’ è troppo inflazionato; tenderei a mettere meno targhe e parlare di più di cosa si può fare per andare verso una visione del giardino che sia ecologico, dove si risparmi acqua e si usino piante adatte al clima, stando anche attenti alla percentuale di suolo coperta».