Arricchire il Giardino di Montagna con Alberi e Fiori Autoctoni
Betulla, erica, sassifraga, mirtillo... Quali sono le migliori piante tipiche della fascia montana e come coltivarle?
La flora autoctona europea è quella a cui siamo più abituati e a volte la diamo per scontata. In montagna, dove l’ecosistema è molto delicato, è bene almeno sapere quale è la flora originaria della vostra zona (una fonte di informazioni molto precise sono in genere le associazioni micologiche). Naturalmente ci sono molte piante provenienti da altri paesi ormai stabilmente naturalizzate sui rilievi italiani e non vogliamo qui fare i puristi. L’importante è creare un armonioso equilibrio tra la flora esistente e quella del giardino.
Qui di seguito troverete un piccolo elenco di alcune piante che possono - in linea generale – adattarsi a molti giardini di montagna.
Qui di seguito troverete un piccolo elenco di alcune piante che possono - in linea generale – adattarsi a molti giardini di montagna.
Crochi e bulbi
In montagna dovrebbero essere l’annuncio di primavera. Dai bucaneve fino ai tappeti azzurri di Scilla non-scripta, tipica dei boschi inglesi, alla Sternbergia, dai ciclamini che possono essere inselvatichiti, ai narcisi in dozzine di specie e varietà.
I bulbi non andranno usati come in un giardino tradizionale, ma posizionati con un po’ di strategia, in anfratti e lungo i sentieri, presenze occasionali o in grandi masse nel sottobosco, oppure a punteggiare il prato o il frutteto. Insomma, come se fossero arrivati lì da soli. Scegliete ovviamente specie più possibile vicine alla flora autoctona e varietà non troppo appariscenti, che farebbero subito pensare a qualcosa di falso.
In montagna dovrebbero essere l’annuncio di primavera. Dai bucaneve fino ai tappeti azzurri di Scilla non-scripta, tipica dei boschi inglesi, alla Sternbergia, dai ciclamini che possono essere inselvatichiti, ai narcisi in dozzine di specie e varietà.
I bulbi non andranno usati come in un giardino tradizionale, ma posizionati con un po’ di strategia, in anfratti e lungo i sentieri, presenze occasionali o in grandi masse nel sottobosco, oppure a punteggiare il prato o il frutteto. Insomma, come se fossero arrivati lì da soli. Scegliete ovviamente specie più possibile vicine alla flora autoctona e varietà non troppo appariscenti, che farebbero subito pensare a qualcosa di falso.
Eriche e Calluna
In genere i terreni di montagna sono ricchi di sfatticcio di foglie e tendono a una reazione blandamente acida. Sono molto ricchi di humus, ma poveri di sostanza organica di origine animale, a meno che non siano tenuti a pascolo.
Erica e Calluna in genere vi nascono spontaneamente, ma potete arricchire la paletta cromatica con altre varietà e specie insolite.
Sono entrambe piante originarie delle zone montane e fresche d’Europa, tipiche della brughiera inglese e della Scozia. Ce ne sono molte che si adattano anche a climi un po’ più mediterranei e secchi, come l’Erica arborea, diffusissima in Calabria, da cui per secoli si sono ricavate pipe di bella fattura.
In genere i terreni di montagna sono ricchi di sfatticcio di foglie e tendono a una reazione blandamente acida. Sono molto ricchi di humus, ma poveri di sostanza organica di origine animale, a meno che non siano tenuti a pascolo.
Erica e Calluna in genere vi nascono spontaneamente, ma potete arricchire la paletta cromatica con altre varietà e specie insolite.
Sono entrambe piante originarie delle zone montane e fresche d’Europa, tipiche della brughiera inglese e della Scozia. Ce ne sono molte che si adattano anche a climi un po’ più mediterranei e secchi, come l’Erica arborea, diffusissima in Calabria, da cui per secoli si sono ricavate pipe di bella fattura.
Clematis erbacee
In molti conoscono le Clematis rampicanti, ma non tutti sanno che ne esistono delle specie erbacee che ben si adattano alla montagna. Tra le più belle :
Clematis recta ‘Purpurea’
Clematis integrifolia (di cui non potrete che innamorarvi immediatamente), le cultivar
‘Petit Faucon’, ‘Zoin’, ‘Alionushka’, ‘Arabella’, e la cosiddetta “Prairie serie”, cioè la “serie della prateria”, che comprende quattro varietà simili nel portamento ma di colore diverso: ‘Chinook’, ‘Medley’, ‘Savannah’ e ‘Gazelle’.
Le Clematis erbacee sono rustiche e meno attaccabili dal wilt (appassimento della Clematis a causa di un fungo).
In molti conoscono le Clematis rampicanti, ma non tutti sanno che ne esistono delle specie erbacee che ben si adattano alla montagna. Tra le più belle :
Clematis recta ‘Purpurea’
Clematis integrifolia (di cui non potrete che innamorarvi immediatamente), le cultivar
‘Petit Faucon’, ‘Zoin’, ‘Alionushka’, ‘Arabella’, e la cosiddetta “Prairie serie”, cioè la “serie della prateria”, che comprende quattro varietà simili nel portamento ma di colore diverso: ‘Chinook’, ‘Medley’, ‘Savannah’ e ‘Gazelle’.
Le Clematis erbacee sono rustiche e meno attaccabili dal wilt (appassimento della Clematis a causa di un fungo).
Aquilegie
Diffusissima anche ad altezze tutto sommato modeste, l’Aquilegia alpina è endemica in tutta Italia, soprattutto nella sua forma spontanea, color azzurro scurissimo.
Ne esistono numerose specie e varietà, alcune dai colori accesi e allegri. Tutte preferiscono zone ombrose e fresche, con terriccio morbido e umido. Si riproducono molto facilmente da seme, ibridandosi anche piuttosto facilmente di anno in anno. Se trovano l’ambiente giusto, possono colonizzare ampie aree. Non sopportano il trapianto.
Diffusissima anche ad altezze tutto sommato modeste, l’Aquilegia alpina è endemica in tutta Italia, soprattutto nella sua forma spontanea, color azzurro scurissimo.
Ne esistono numerose specie e varietà, alcune dai colori accesi e allegri. Tutte preferiscono zone ombrose e fresche, con terriccio morbido e umido. Si riproducono molto facilmente da seme, ibridandosi anche piuttosto facilmente di anno in anno. Se trovano l’ambiente giusto, possono colonizzare ampie aree. Non sopportano il trapianto.
Campanule, erbacee e arbusti
La quantità di piante perenni erbacee che si possono coltivare in montagna è enorme.
Indispensabile l’acquisto di una guida sulla flora spontanea della vostra zona per evitare di introdurre specie aliene in un ecosistema assai delicato.
Abitatrici frequenti delle nostre montagne sono la potentilla, le moltissime specie di genziana, primule, digitale, Delphiunum, Dictamus, Epimedium, Thymus capitatus, Androsace villosa, vari tipi di ginestre, come Genista, Calycotome, Spartium e Ulex, violette, tantissime bulbose e chi è più fortunato potrà vedere la Paeonia mascula o la P. officinalis, specie rare e in diminuzione.
La quantità di piante perenni erbacee che si possono coltivare in montagna è enorme.
Indispensabile l’acquisto di una guida sulla flora spontanea della vostra zona per evitare di introdurre specie aliene in un ecosistema assai delicato.
Abitatrici frequenti delle nostre montagne sono la potentilla, le moltissime specie di genziana, primule, digitale, Delphiunum, Dictamus, Epimedium, Thymus capitatus, Androsace villosa, vari tipi di ginestre, come Genista, Calycotome, Spartium e Ulex, violette, tantissime bulbose e chi è più fortunato potrà vedere la Paeonia mascula o la P. officinalis, specie rare e in diminuzione.
Fritillaria
Particolarissima bulbosa, semplice da coltivare in climi freschi e nelle zone più decentrate e boscose del giardino, dove si inselvatichisce con il tempo.
Di taglia ridotta, bisogna avere l’accortezza di non rovinarne i bulbi se si lavora il terreno nelle vicinanze, oppure di non falciarla prima della fioritura se state creando un campo fiorito o “meadow”.
È una piantina molto “timida” e per nulla esuberante, a dispetto del suo insolito cromatismo che le vale il nome di “bossolo dei dadi”. Ne esiste una cultivar ancora più insolita e rara, di colore bianco-rosato e nero.
Particolarissima bulbosa, semplice da coltivare in climi freschi e nelle zone più decentrate e boscose del giardino, dove si inselvatichisce con il tempo.
Di taglia ridotta, bisogna avere l’accortezza di non rovinarne i bulbi se si lavora il terreno nelle vicinanze, oppure di non falciarla prima della fioritura se state creando un campo fiorito o “meadow”.
È una piantina molto “timida” e per nulla esuberante, a dispetto del suo insolito cromatismo che le vale il nome di “bossolo dei dadi”. Ne esiste una cultivar ancora più insolita e rara, di colore bianco-rosato e nero.
Il mondo delle sassifraghe
Pianta alpina per eccellenza, diffusa in Italia ma anche in zone montuose dell’Asia, si può considerare il simbolo delle piante di montagna.
Ne esistono centinaia di specie e centinaia di ibridi, tutti bellissimi. Se si guarda il fiore da vicino, infatti, appare come una piccola stella caduta dal cielo, o un gioiello forgiato da mani magiche.
Le sassifraghe sono poco creature da giardino quanto da roccia, il loro stesso nome richiama la potenza delle radici che rompono i sassi. Quindi ottime in un giardino roccioso alpino, umido ma drenatissimo, dove l’acqua passi via veloce, al fresco (il che non vuol dire necessariamente “in ombra").
La coltura delle sassifraghe non è difficile, se si dà loro l’ambiente giusto, altrimenti è impossibile: indispensabile acquistare un manuale di coltivazione dedicato.
Un’avvertenza: mai raccoglierle in natura. Oltre al fatto che bisogna sapere quali specie si possono prelevare e quali no, comunque non attecchirebbe, perché le radici si spezzano facilmente.
Pianta alpina per eccellenza, diffusa in Italia ma anche in zone montuose dell’Asia, si può considerare il simbolo delle piante di montagna.
Ne esistono centinaia di specie e centinaia di ibridi, tutti bellissimi. Se si guarda il fiore da vicino, infatti, appare come una piccola stella caduta dal cielo, o un gioiello forgiato da mani magiche.
Le sassifraghe sono poco creature da giardino quanto da roccia, il loro stesso nome richiama la potenza delle radici che rompono i sassi. Quindi ottime in un giardino roccioso alpino, umido ma drenatissimo, dove l’acqua passi via veloce, al fresco (il che non vuol dire necessariamente “in ombra").
La coltura delle sassifraghe non è difficile, se si dà loro l’ambiente giusto, altrimenti è impossibile: indispensabile acquistare un manuale di coltivazione dedicato.
Un’avvertenza: mai raccoglierle in natura. Oltre al fatto che bisogna sapere quali specie si possono prelevare e quali no, comunque non attecchirebbe, perché le radici si spezzano facilmente.
Hypericum
Molti giardinieri lo temono per la sua invadenza, ma bisogna ammettere che l’iperico è resistente al freddo, fiorisce anche in posizioni ombrose, e ha un colore decisamente energizzante. Non richiede che poche cure quando è giovane, poi tenderà a inselvatichirsi. Attenti a non piantarlo al limite di boschi, anche di proprietà, dove potrebbe creare disequilibrio biologico a causa della sua invadenza, ma confinatelo nei limiti del giardino.
Molti giardinieri lo temono per la sua invadenza, ma bisogna ammettere che l’iperico è resistente al freddo, fiorisce anche in posizioni ombrose, e ha un colore decisamente energizzante. Non richiede che poche cure quando è giovane, poi tenderà a inselvatichirsi. Attenti a non piantarlo al limite di boschi, anche di proprietà, dove potrebbe creare disequilibrio biologico a causa della sua invadenza, ma confinatelo nei limiti del giardino.
Sempervivum e Sedum
Un po’ ignorate poiché l’aspetto di “pianta grassa” fa immaginare che abbisognino di caldo e luce diretta, Sempervivum e Sedum invece gradiscono il clima di mezza montagna e il fresco estivo. Al contrario soffrono in climi davvero aridi e secchi.
Potete usarli tra le rocce, o su tetti verdi, e ovunque il terreno sia asciutto e molto drenato.
Un po’ ignorate poiché l’aspetto di “pianta grassa” fa immaginare che abbisognino di caldo e luce diretta, Sempervivum e Sedum invece gradiscono il clima di mezza montagna e il fresco estivo. Al contrario soffrono in climi davvero aridi e secchi.
Potete usarli tra le rocce, o su tetti verdi, e ovunque il terreno sia asciutto e molto drenato.
Mirtilli, fragole, nocciole, ribes e piccoli frutti
Non dimentichiamo che in montagna si produce una gran quantità di frutta. I cosiddetti “frutti di bosco” trovano il clima ideale. Le more vi daranno oltre ai frutti anche marmellate e gelatine, non fatevi mancare il mirtillo, che ha molte proprietà benefiche per il nostro organismo, noci e nocciole, che sono una vera e propria scorta alimentare invernale, riserva di proteine e sali minerali. I rami di nocciolo, tra l’altro, possono essere curvati e usati per creare tutori a costo zero.
Non trascurate varietà antiche di frutta, resistenti al freddo. Piccole mele e pere possono essere conservate per buona parte dell’anno.
Altro
10 Consigli per Migliorare il Tuo Giardino di Montagna
Come Coltivare i Frutti di Bosco in Balcone o nell’Orto?
Come Costruire la Prospettiva in Giardino
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Un giardino di montagna non può mancare di alberi. Sceglieteli con cura se partite da zero, mentre se ce ne sono già, valutate se sia necessario toglierne alcuni per aprire la vista o semplicemente avere un po’ di spazio in più per il giardino. Molto spesso, anche in montagna, si trova una grande presenza di alberi non autoctoni e invadenti, in quel caso consultatevi con un esperto delle risorse ambientali per valutare un’estirpazione.
In caso di abbattimenti, sappiate che molti comuni adottano un Regolamento che vincola alcuni alberi. Informatevi per non incorrere in multe.
Tra le specie europee più belle per un giardino di montagna ci sono le betulle, gli aceri, gli ippocastani, il biancospino, i salici, le querce, i sorbi e molti alberi da frutta come i meli e il pruno.
Le conifere sono un po’ “troppo viste”, ma se fa davvero freddo sono una scelta più che sensata.