Vita da Coinquilini: 8 Segni che Indicano che Condividete Casa
Dai mobili, al décor, alle abitudini: tutti i segni che ci parlano di una casa in condivisione
Sharing. In inglese come anche in italiano, questa parola si è trasformata nel vero incontrastato leitmotif dell’ultima decade. La condivisione – questa la traduzione della parola dall’inglese all’italiano – si sta affacciando con prepotenza nelle nostre vite. Facciamo sharing sui social network quando decidiamo di condividere la nostra vita privata con i nostri (presunti) amici. Abbiamo abbracciato con entusiasmo la sharing economy, imparando a realizzare dei profitti dall’utilizzo in modalità collettiva di beni privati, ad esempio con le nostre abitazioni (Airbnb) o con la macchina (Car2Go). Mentre, rimanendo in tema di case, anche il nostro domicilio si sta trasformando in chiave più social, tant’è vero che il cohousing è una formula abitativa a cui guardiamo con sempre minor diffidenza.
1. Mix & match
Come cambia una casa abitata da tante persone? E come riconoscere, allora, una residenza collettiva? Il primo “sintomo”, di solito, è veramente inequivocabile: la casa condivisa presenta un miscuglio di elementi. In un appartamento in comune, infatti, ognuno si porta appresso la propria eredità di oggetti personali, un equipaggiamento che, al pari di una dote, è lo specchio della vita che abbiamo vissuto e dei luoghi dove abbiamo abitato. Difficile, dunque, che i “profili biografici” dei mobili che mettiamo in condivisione siano gli stessi. Più probabile, piuttosto, che ognuno sia diverso dall’altro e si possa mescolare a ciò che lo circonda in maniera casuale e spontanea.
Come cambia una casa abitata da tante persone? E come riconoscere, allora, una residenza collettiva? Il primo “sintomo”, di solito, è veramente inequivocabile: la casa condivisa presenta un miscuglio di elementi. In un appartamento in comune, infatti, ognuno si porta appresso la propria eredità di oggetti personali, un equipaggiamento che, al pari di una dote, è lo specchio della vita che abbiamo vissuto e dei luoghi dove abbiamo abitato. Difficile, dunque, che i “profili biografici” dei mobili che mettiamo in condivisione siano gli stessi. Più probabile, piuttosto, che ognuno sia diverso dall’altro e si possa mescolare a ciò che lo circonda in maniera casuale e spontanea.
I grandi tavoli che abitano le case collettive ne sono l’esempio perfetto. Le sedie e gli sgabelli che li circondano, infatti, sono spesso scoordinati e differenti per stile e “anzianità di servizio”. Il loro numero, poi, cambia in funzione di quante persone si ritrovano a cena: una forchetta variabile a seconda delle defezioni o degli ospiti che si aggiungono all’ultimo minuto.
2. Un grande buffet
Non è solo il numero di sedie, ma anche l’abitudine alimentare a cambiare in una casa in condivisione. Capita frequentemente, quando si vive in tanti, che ognuno prepari un piatto da mettere in comune: così, più che un pasto strutturato intorno alle classiche due portate, la cena finisce per assomigliare di più alla versione casalinga di un aperitivo, spalmato su una miriade di pietanze diverse tutte da assaggiare.
Non è solo il numero di sedie, ma anche l’abitudine alimentare a cambiare in una casa in condivisione. Capita frequentemente, quando si vive in tanti, che ognuno prepari un piatto da mettere in comune: così, più che un pasto strutturato intorno alle classiche due portate, la cena finisce per assomigliare di più alla versione casalinga di un aperitivo, spalmato su una miriade di pietanze diverse tutte da assaggiare.
3. Un guardaroba capiente
Quanti cappelli? Quante sciarpe e giacconi? Se abitiamo in tanti sotto lo stesso tetto, il loro numero può essere esorbitante. Meglio allora non optare per un semplice attaccapanni – sarebbe sommerso di cappotti in men che non si dica – e fare dell’inventiva fai da te un’opzione ideale per dare maggiore personalità al classico gancio per abiti e borse.
Quanti cappelli? Quante sciarpe e giacconi? Se abitiamo in tanti sotto lo stesso tetto, il loro numero può essere esorbitante. Meglio allora non optare per un semplice attaccapanni – sarebbe sommerso di cappotti in men che non si dica – e fare dell’inventiva fai da te un’opzione ideale per dare maggiore personalità al classico gancio per abiti e borse.
4. Coworking
E se fossimo in tanti a lavorare da casa? La coabitazione, in questi casi, può essere sinonimo di coworking e presentare vantaggi da non sottovalutare: disporre di uno studio, concentrarsi meglio sul lavoro e condividere attrezzature – basti pensare alla classica stampante, magari anche in versione 3D – riducendo quindi un po’ le spese.
E se fossimo in tanti a lavorare da casa? La coabitazione, in questi casi, può essere sinonimo di coworking e presentare vantaggi da non sottovalutare: disporre di uno studio, concentrarsi meglio sul lavoro e condividere attrezzature – basti pensare alla classica stampante, magari anche in versione 3D – riducendo quindi un po’ le spese.
Succede, a modo loro, a questa coppia di coinquilini trevigiani accomunati dalla passione per lo stesso lavoro: la grafica pubblicitaria. I due, infatti, approfittano del fatto di vivere insieme per scambiarsi libri, dritte o pensieri su tutti i progetti che gli passano per la testa.
Vuoi conoscere i dettagli della loro vita in comune? Leggi Visita Privata: da Giorgia e Marco, Coinquilini Iper Creativi
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5. Mi passi il dentifricio?
Ci sono casi, poi, in cui una convivenza prolungata si trasforma in una vera e propria intimità. Se la camera da letto è generalmente l’ultimo baluardo della privacy di ogni coinquilino, la sala da bagno può diventare un luogo a due dove truccarsi, farsi la barba o lavarsi i denti insieme – il tutto grazie alla presenza di due lavandini gemelli.
Ci sono casi, poi, in cui una convivenza prolungata si trasforma in una vera e propria intimità. Se la camera da letto è generalmente l’ultimo baluardo della privacy di ogni coinquilino, la sala da bagno può diventare un luogo a due dove truccarsi, farsi la barba o lavarsi i denti insieme – il tutto grazie alla presenza di due lavandini gemelli.
6. Un letto improvvisato
Condividere la casa con altre persone comporta spesso un effetto collaterale: una profusione di ospiti che arriva in visita e si ferma a dormire. C’è da esserne felici? Dipende. Se anche voi credete che “l’ospite dopo tre giorni puzza”, è meglio regolamentare le modalità di visita e predisporre delle soluzioni di arredo che rendano la sua presenza e le sue tracce meno vistose.
Condividere la casa con altre persone comporta spesso un effetto collaterale: una profusione di ospiti che arriva in visita e si ferma a dormire. C’è da esserne felici? Dipende. Se anche voi credete che “l’ospite dopo tre giorni puzza”, è meglio regolamentare le modalità di visita e predisporre delle soluzioni di arredo che rendano la sua presenza e le sue tracce meno vistose.
7. Appunti per tutti
Una buona routine condivisa non può prescindere dal rispetto di regole comuni, che devono essere messe a punto con la complicità di tutti i coinquilini. Appuntarsele da qualche parte, e rileggerle periodicamente, non potrà certo nuocere allo scorrere pacifico della vita quotidiana. Come potrà essere buona norma scrivere nero su bianco – o bianco su nero, a giudicare dalla foto, ma sempre in versione oversize – appuntamenti, idee e spunti di interesse generale.
Se ti interessa scoprire altri consigli per una convivenza serena leggi Design dal Mondo: 10 Coinquilini Felici nelle loro Case Condivise
Una buona routine condivisa non può prescindere dal rispetto di regole comuni, che devono essere messe a punto con la complicità di tutti i coinquilini. Appuntarsele da qualche parte, e rileggerle periodicamente, non potrà certo nuocere allo scorrere pacifico della vita quotidiana. Come potrà essere buona norma scrivere nero su bianco – o bianco su nero, a giudicare dalla foto, ma sempre in versione oversize – appuntamenti, idee e spunti di interesse generale.
Se ti interessa scoprire altri consigli per una convivenza serena leggi Design dal Mondo: 10 Coinquilini Felici nelle loro Case Condivise
Oggi, però, il fenomeno sembra ritornare, complice la crisi – spesso non possiamo permetterci di affittare un intero appartamento da soli – e un clima culturale che vede nel superamento della dimensione individuale un’occasione per sfruttare in maniera più efficiente le risorse di cui disponiamo.
Sarà per questo, forse, che l’esperienza del “coinquilinaggio” non è più relegata alla vita universitaria: sono sempre di più le persone – dal professionista fuori sede al socialite, fino all’anziano – che si dicono contente di aver abbracciato questa “filosofia 2.0”.