Esiste un Progetto Pilota Italiano di Housing Multigenerazionale
L'esempio di Merano per un ritratto sul concetto di housing multigenerazionale, come funziona e quali sono i vantaggi
I paesi a cui far riferimento, quando si parla di housing multigenerazionale, sono la Germania e l’Austria, dove si tratta di esperienze già rodate e dove i progetti sono in costante crescita. Secondo l’ultimo censimento tedesco, infatti, sono circa 530 le case partecipano al programma federale multigenerazionale.
In Italia è Merano ad aprire la strada attraverso il progetto Vivere Insieme: 23 appartamenti vengono gestiti per accogliere, in modo equilibrato e dopo un’attenta selezione, giovani, anziani, famiglie con bambini, persone in difficoltà. L’obiettivo è comune: abitare in un ambiente dove la quotidianità si basa sulla disponibilità alla condivisione, senza però rinunciare alla propria indipendenza.
In Italia è Merano ad aprire la strada attraverso il progetto Vivere Insieme: 23 appartamenti vengono gestiti per accogliere, in modo equilibrato e dopo un’attenta selezione, giovani, anziani, famiglie con bambini, persone in difficoltà. L’obiettivo è comune: abitare in un ambiente dove la quotidianità si basa sulla disponibilità alla condivisione, senza però rinunciare alla propria indipendenza.
Housing multigenerazionale Vivere Insieme a Merano
Vivere Insieme si presenta come un nuovo modello residenziale della città ed è nato dalla volontà della Fondazione St. Elisabeth, realtà che ha un forte legame con la Fondazione Libenau, promotrice nel 1995 del primo progetto di housing multigenerazionale nel sud della Germania e ora a capo di circa trenta strutture simili.
Il complesso, progettato dallo studio di architettura Hoeller Klotzner, comprende un primo edificio con sette appartamenti bilocali dedicati agli anziani e un secondo edificio con 11 appartamenti bilocali e 5 trilocali.
A lato, un asilo nido, un centro Caritas e la Chiesa dei Sacramentini.
Vivere Insieme si presenta come un nuovo modello residenziale della città ed è nato dalla volontà della Fondazione St. Elisabeth, realtà che ha un forte legame con la Fondazione Libenau, promotrice nel 1995 del primo progetto di housing multigenerazionale nel sud della Germania e ora a capo di circa trenta strutture simili.
Il complesso, progettato dallo studio di architettura Hoeller Klotzner, comprende un primo edificio con sette appartamenti bilocali dedicati agli anziani e un secondo edificio con 11 appartamenti bilocali e 5 trilocali.
A lato, un asilo nido, un centro Caritas e la Chiesa dei Sacramentini.
Vista sul parco di uno dei due edifici progettati dallo studio Hoeller Klotzner
Ingrid Hölzl, coordinatrice del progetto, spiega come è organizzata la selezione degli ospiti, facendo riferimento alla realtà tedesca: «Abbiamo cercato di adattare il loro concetto alla nostra realtà: 1/3 persone giovani (famiglie con bambini piccoli) e 2/3 anziani (da 60 anni in su)».
Mantenendo questa proporzione, per accedere agli appartamenti in affitto è prima necessario partecipare a tre colloqui di selezione. Il primo è relativo a un semplice contatto conoscitivo, nel secondo Ingrid Hölzl spiega qual è il carattere del progetto per capire se i candidati sono d’accordo nel farsi coinvolgere e per il terzo incontro sono invitati anche i rappresentanti degli inquilini già presenti, per scegliere insieme.
Ingrid Hölzl, coordinatrice del progetto, spiega come è organizzata la selezione degli ospiti, facendo riferimento alla realtà tedesca: «Abbiamo cercato di adattare il loro concetto alla nostra realtà: 1/3 persone giovani (famiglie con bambini piccoli) e 2/3 anziani (da 60 anni in su)».
Mantenendo questa proporzione, per accedere agli appartamenti in affitto è prima necessario partecipare a tre colloqui di selezione. Il primo è relativo a un semplice contatto conoscitivo, nel secondo Ingrid Hölzl spiega qual è il carattere del progetto per capire se i candidati sono d’accordo nel farsi coinvolgere e per il terzo incontro sono invitati anche i rappresentanti degli inquilini già presenti, per scegliere insieme.
Il piano terra dell’edificio è dedicato all’asilo nido
Manuela Torri racconta qual è stato il suo percorso di accesso: «Abitavo già nelle vicinanze e avevo visto il cartello sul sito di progetto, così mi sono informata: ho fatto una prima telefonata a cui è seguito un incontro in cui ho preso informazioni sul progetto e su come l’avrebbero sviluppato. Poi c’è stato un secondo incontro a cui ha partecipato anche mio marito e poi il terzo. Ci sono tante persone che cercano un’abitazione ma in questo caso è interessante e importante capire se sono adatti alla vita multigenerazionale».
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Manuela Torri racconta qual è stato il suo percorso di accesso: «Abitavo già nelle vicinanze e avevo visto il cartello sul sito di progetto, così mi sono informata: ho fatto una prima telefonata a cui è seguito un incontro in cui ho preso informazioni sul progetto e su come l’avrebbero sviluppato. Poi c’è stato un secondo incontro a cui ha partecipato anche mio marito e poi il terzo. Ci sono tante persone che cercano un’abitazione ma in questo caso è interessante e importante capire se sono adatti alla vita multigenerazionale».
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Cosa comporta, dunque, far parte di un progetto di housing multigenerazionale? “Si tratta di un modello improntato sulla disponibilità alla condivisione, sulla cura e attenzione reciproca, senza rinunciare al diritto all’autodeterminazione all’indipendenza. Sulla base dei propri desideri e necessità, ciascuno è libero di offrire o accettare aiuto. Vivere insieme significa condurre una vita autonoma nella propria casa, con il vantaggio dell’integrazione in una comunità”, recita la presentazione della Fondazione.
Ma come si traducono questi concetti nella vita di tutti i giorni? «Ci sono momenti in cui stiamo tutti insieme perché abbiamo deciso ad esempio di abbattere i costi delle spese condominiali», racconta Manuela Torri, «quindi ci occupiamo noi del giardino o della pulizia dei garage, abbiamo formato dei gruppi che si occupano dal portare fuori i rifiuti e altre cose piccole: se non vedo una nostra vicina per 2-3 giorni le scrivo un biglietto o la chiamo, senza invadere la sua privacy», chiude.
In generale, si tratta soprattutto di rapporti di buon vicinato e di aiuto reciproco, coordinati da Ingrid Hölzl, che ogni sei settimane organizza un incontro fra gli inquilini per fare il punto della situazione.
Ma come si traducono questi concetti nella vita di tutti i giorni? «Ci sono momenti in cui stiamo tutti insieme perché abbiamo deciso ad esempio di abbattere i costi delle spese condominiali», racconta Manuela Torri, «quindi ci occupiamo noi del giardino o della pulizia dei garage, abbiamo formato dei gruppi che si occupano dal portare fuori i rifiuti e altre cose piccole: se non vedo una nostra vicina per 2-3 giorni le scrivo un biglietto o la chiamo, senza invadere la sua privacy», chiude.
In generale, si tratta soprattutto di rapporti di buon vicinato e di aiuto reciproco, coordinati da Ingrid Hölzl, che ogni sei settimane organizza un incontro fra gli inquilini per fare il punto della situazione.
Per quanto riguarda i costi, per la maggior parte degli appartamenti gli affitti sono a prezzo di mercato; sette appartamenti, per anziani over sessanta e residenti a Merano da più di cinque anni, hanno prezzi calmierati in accordo con il comune di Merano e la Caritas è proprietaria di tre altri appartamenti, affittati soprattutto a donne in difficoltà.
Cerca ispirazione fra le foto di case e interni! Puoi scegliere colore, dimensione, luogo e budget dei progetti che vuoi scoprire.
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Dal punto di vista dell’organizzazione degli spazi, il complesso comprende anche sale comuni dove incontrarsi, comunicare, organizzare feste, oltre a un orto e un’area gioco per i bambini dell’adiacente asilo nido.
«Gli appartamenti sono certificati Casaclima, quindi c’è un’ottima insonorizzazione e sono molto curati; abbiamo il riscaldamento a pavimento e le tapparelle elettriche, tutto senza barriere architettoniche; per esempio il bagno ha i maniglioni e le docce sono a filo pavimento. Dai garage si arriva direttamente all’ascensore senza dover superare alcuno scalino, per cui è già previsto quanto necessario per andare avanti negli anni», racconta Manuela Torri.
«Gli appartamenti sono certificati Casaclima, quindi c’è un’ottima insonorizzazione e sono molto curati; abbiamo il riscaldamento a pavimento e le tapparelle elettriche, tutto senza barriere architettoniche; per esempio il bagno ha i maniglioni e le docce sono a filo pavimento. Dai garage si arriva direttamente all’ascensore senza dover superare alcuno scalino, per cui è già previsto quanto necessario per andare avanti negli anni», racconta Manuela Torri.
«A un anno di esperienza il bilancio è positivo, le persone sono tutte molto motivate, abbiamo tutti molto a cuore il progetto, ci piace vivere qui perché si respira una bella atmosfera. C’è un bel parco e cerchiamo di tenere tutto molto curato, e abbiamo i bimbi dell’asilo e i loro genitori che danno movimento, come anche le maestre, che spingono i bambini ad avere dei contatti con noi: per esempio l’anno scorso gli abbiamo fatto vedere l’orto e come crescono le piantine. È un posto che mi dà tanta gioia», chiude Manuela Torri.
Conosci altri progetti simili? Scrivici nei Commenti!
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«Io e mio marito abitiamo qui da un anno e i punti di forza di questo complesso sono tantissimi: abbiamo un rapporto di vicinato molto cordiale pur mantenendo ognuno la propria privacy, per esempio. Gli appartamenti poi sono davvero belli, sono certificati Casaclima e senza barriere architettoniche, oltre a essere curatissimi»: comincia così a raccontare la propria esperienza nel cohousing multigenerazionale di Merano Manuela Torri, di 64 anni, che abita qui con il marito, di 72 anni, in un bilocale.