La Classifica di Houzz delle 15 Sedie di Design più Famose
La Community di Houzz ha votato la sua seduta preferita. Sei curioso di sapere quale sedia si trova al primo posto?
“Una sedia è un oggetto molto difficile. Un grattacielo è quasi più semplice”. Così sentenziò l’architetto tedesco Mies van der Rohe in un articolo del Time nel febbraio del 1957.
E forse è proprio per questo che architetti e designer continuano a disegnare sedie. Il progetto di una sedia rappresenta una sfida, da sempre, fra tecnologia, estetica e sperimentazione.
Una sfida molto spesso supportata da imprenditori e aziende visionarie: il designer può avere anche l’idea più sorprendete del mondo, ma è l’azienda che dovrà produrla, che dovrà spingersi “oltre” sperimentando nuovi materiali e tecniche produttive, magari con un investimento monetario non indifferente. Non sempre è così, ma di sicuro è ciò che è accaduto finora per una sedia diventata famosa.
Qualche tempo fa da abbiamo aperto un sondaggio per capire quale fosse la vostra sedia di design preferita per la sala da pranzo: ma sapete cosa rende speciali queste sedie? Se sono famose, non è un caso: scopriamo tutti i perché in questo Ideabook.
E forse è proprio per questo che architetti e designer continuano a disegnare sedie. Il progetto di una sedia rappresenta una sfida, da sempre, fra tecnologia, estetica e sperimentazione.
Una sfida molto spesso supportata da imprenditori e aziende visionarie: il designer può avere anche l’idea più sorprendete del mondo, ma è l’azienda che dovrà produrla, che dovrà spingersi “oltre” sperimentando nuovi materiali e tecniche produttive, magari con un investimento monetario non indifferente. Non sempre è così, ma di sicuro è ciò che è accaduto finora per una sedia diventata famosa.
Qualche tempo fa da abbiamo aperto un sondaggio per capire quale fosse la vostra sedia di design preferita per la sala da pranzo: ma sapete cosa rende speciali queste sedie? Se sono famose, non è un caso: scopriamo tutti i perché in questo Ideabook.
Sedia Navy 1006, Emeco (1944)
Originariamente realizzata per la Marina Americana impegnata nella Seconda guerra mondiale, questa resistentissima sedia (è garantita a vita) è in alluminio riciclato e pesa solo 3,2 chilogrammi.
>> 14° posto
Originariamente realizzata per la Marina Americana impegnata nella Seconda guerra mondiale, questa resistentissima sedia (è garantita a vita) è in alluminio riciclato e pesa solo 3,2 chilogrammi.
>> 14° posto
Sedia No. 14, Gebrüder Thonet, design Michael Thonet (1860)
La sedia da bistrot per eccellenza deve il suo successo alla semplicità di produzione, “semplicità” ottenuta però dopo quasi due decadi di ricerca e sperimentazione. Il modello No. 14 si compone infatti solo di sei pezzi in legno di faggio massello curvati a vapore.
>> 13° posto
La sedia da bistrot per eccellenza deve il suo successo alla semplicità di produzione, “semplicità” ottenuta però dopo quasi due decadi di ricerca e sperimentazione. Il modello No. 14 si compone infatti solo di sei pezzi in legno di faggio massello curvati a vapore.
>> 13° posto
Chair_One, Magis, design Konstantin Grcic (2003)
Futuristica e super resistente, la sedia che ricorda un po’ una cupola geodetica, un po’ uno scheletro, è in alluminio ed esiste anche con base cilindrica in cemento. Più stabile di così non si può.
>> 12° posto
Futuristica e super resistente, la sedia che ricorda un po’ una cupola geodetica, un po’ uno scheletro, è in alluminio ed esiste anche con base cilindrica in cemento. Più stabile di così non si può.
>> 12° posto
Sedia A, Tolix, design Xavier Pauchard (1934)
Vera e propria icona dello stile industriale, il Modello A fa parte delle collezioni permanenti di alcuni fra i più famosi musei del mondo. Resistente e leggera, è realizzata stampando fogli di acciaio zincato ed è adatta anche per esterni. Il merito va al suo inventore, Xavier Pauchard (1880-1948), operaio metallurgico pioniere della galvanizzazione nel settore arredamento.
>> 11° posto
Vera e propria icona dello stile industriale, il Modello A fa parte delle collezioni permanenti di alcuni fra i più famosi musei del mondo. Resistente e leggera, è realizzata stampando fogli di acciaio zincato ed è adatta anche per esterni. Il merito va al suo inventore, Xavier Pauchard (1880-1948), operaio metallurgico pioniere della galvanizzazione nel settore arredamento.
>> 11° posto
Sedia Serie 7 modello n. 3107, Fritz Hansen, design Arne Jacobsen (1955)
Icona del design nordico, questa sedia deve la sua fama al metodo di lavorazione della seduta. La forma ergonomia è infatti ottenuta grazie a una tecnica di laminazione elaborata durante gli anni Venti e Trenta da Søren C. Hansen, nipote di Fritz Hansen, il fondatore dell’azienda. Questo processo permette di piegare un unico pannello di compensato in due dimensioni differenti, creando una scocca con una forma accogliente per il corpo umano.
>> 10° posto
Icona del design nordico, questa sedia deve la sua fama al metodo di lavorazione della seduta. La forma ergonomia è infatti ottenuta grazie a una tecnica di laminazione elaborata durante gli anni Venti e Trenta da Søren C. Hansen, nipote di Fritz Hansen, il fondatore dell’azienda. Questo processo permette di piegare un unico pannello di compensato in due dimensioni differenti, creando una scocca con una forma accogliente per il corpo umano.
>> 10° posto
Sedia Bertoia, Knoll, design Harry Bertoia (1952)
Questa esile e plastica seduta è caratterizzata da una struttura a rete metallica in tondino di acciaio, una novità per l’arredamento del tempo. L’uso e le sperimentazioni con il tondino hanno permesso anche di studiare un nuovo tipo di gambe, definite “a slitta”.
>> 9° posto
Questa esile e plastica seduta è caratterizzata da una struttura a rete metallica in tondino di acciaio, una novità per l’arredamento del tempo. L’uso e le sperimentazioni con il tondino hanno permesso anche di studiare un nuovo tipo di gambe, definite “a slitta”.
>> 9° posto
Curiosità: designer e scultore, Harry Bertoia nasce in un piccolo paese del Friuli-Venezia Giulia nel 1915, ma nel 1930 emigra negli Stati Uniti, dove prenderà cittadinanza e troverà la sua fortuna grazie alla costante collaborazione con Knoll.
Nel Friuli-Venezia Giulia si trova anche il Distretto della sedia, realtà produttiva che affonda le sue radici già nel Settecento ma che si affermò negli anni Sessanta del Novecento.
Nel Friuli-Venezia Giulia si trova anche il Distretto della sedia, realtà produttiva che affonda le sue radici già nel Settecento ma che si affermò negli anni Sessanta del Novecento.
Sedia Superleggera, Cassina, design Gio Ponti (1957)
Così leggera che si può sollevare con un dito: provare per credere! Gio Ponti ha ripensato per la produzione in serie la tipica sedia di artigianato ligure, la Chiavarina, creando un prodotto robusto e leggero al tempo stesso (1,7 kg). La struttura è in frassino e le gambe hanno sezione triangolare. “Una sezione che – disse Ponti – assottigliando visualmente la forma, la esprime”.
>> 8° posto
Così leggera che si può sollevare con un dito: provare per credere! Gio Ponti ha ripensato per la produzione in serie la tipica sedia di artigianato ligure, la Chiavarina, creando un prodotto robusto e leggero al tempo stesso (1,7 kg). La struttura è in frassino e le gambe hanno sezione triangolare. “Una sezione che – disse Ponti – assottigliando visualmente la forma, la esprime”.
>> 8° posto
Sedia Louis Ghost, Kartell, design Philippe Starck (2002)
L’intuizione di Philippe Starck è stata quella di riproporre una forma classica – quella di una sedia in stile Luigi XV – riprodotta in un materiale ultra-contemporaneo: il policarbonato trasparente. Al tempo della sua ideazione, la realizzazione dello stampo ha rappresentato un’elevata sfida tecnologica.
>> 7° posto
L’intuizione di Philippe Starck è stata quella di riproporre una forma classica – quella di una sedia in stile Luigi XV – riprodotta in un materiale ultra-contemporaneo: il policarbonato trasparente. Al tempo della sua ideazione, la realizzazione dello stampo ha rappresentato un’elevata sfida tecnologica.
>> 7° posto
Nessuna sedia “famosa”, a me piacciono quelle anonime, magari di recupero
Che si tratti di una campagnola (la classica sedia da osteria) o di una sedia da regista, la sedute “anonime” piacciono perché sono semplici, rassicuranti. Sia nuove sia di seconda mano.
Gli amanti del vintage preferiscono portarsi in casa quella patina di vissuto che solo i mobili vecchi sanno emanare, mentre i decoratori preferiscono mettere mano su pezzi tradizionali, anche perché di materiali più facilmente modificabili, come il legno.
>> 6° posto
Che si tratti di una campagnola (la classica sedia da osteria) o di una sedia da regista, la sedute “anonime” piacciono perché sono semplici, rassicuranti. Sia nuove sia di seconda mano.
Gli amanti del vintage preferiscono portarsi in casa quella patina di vissuto che solo i mobili vecchi sanno emanare, mentre i decoratori preferiscono mettere mano su pezzi tradizionali, anche perché di materiali più facilmente modificabili, come il legno.
>> 6° posto
Sedia Tulip, Knoll, design Eero Saarinen (1955-1956)
L’inconfondibile sedia che prende il nome dalla forma a calice del tulipano è stata una rivoluzione sia per la forma, sia per il materiale impiegato per la scocca, ovvero fibra di vetro rinforzata con vernice poliestere. Assieme a tavoli, tavolini e poltroncine, fa parte della collezione Pedestal Group, studiata dal designer di origini finlandesi per “ripulire l’ammasso di gambe presente negli ambienti domestici”.
>> 5° posto
L’inconfondibile sedia che prende il nome dalla forma a calice del tulipano è stata una rivoluzione sia per la forma, sia per il materiale impiegato per la scocca, ovvero fibra di vetro rinforzata con vernice poliestere. Assieme a tavoli, tavolini e poltroncine, fa parte della collezione Pedestal Group, studiata dal designer di origini finlandesi per “ripulire l’ammasso di gambe presente negli ambienti domestici”.
>> 5° posto
Sedia Wishbone / CH24, Carl Hansen & Søn, design Hans J. Wegner (1950)
Chiamata anche Sedia Y per via della forma dello schienale, è considerata un classico del design scandinavo.
Wegner fu un esperto artigiano del legno, materiale di cui si compone la struttura. La seduta è in corda di carta intrecciata a mano.
>> 4° posto
Chiamata anche Sedia Y per via della forma dello schienale, è considerata un classico del design scandinavo.
Wegner fu un esperto artigiano del legno, materiale di cui si compone la struttura. La seduta è in corda di carta intrecciata a mano.
>> 4° posto
Sedia Panton, Vitra, design Verner Panton (1959-1960)
Una scultura più che una sedia, sinuosa e iconica: la Panton Chair è stata la prima sedia cantilever in plastica stampata in un unico pezzo. Non senza problemi però: infatti il materiale usato negli Anni 60/70 si deteriorava troppo in fretta. È a partire dagli Anni 80 che la Panton Chair viene prodotta in schiuma poliuretanica verniciata, materiale ancora oggi in uso.
Fu Willi Fehlbaum, il fondatore di Vitra, a credere fin dall’inizio in questo progetto, “impossibile” a quei tempi.
>> 3° posto
Una scultura più che una sedia, sinuosa e iconica: la Panton Chair è stata la prima sedia cantilever in plastica stampata in un unico pezzo. Non senza problemi però: infatti il materiale usato negli Anni 60/70 si deteriorava troppo in fretta. È a partire dagli Anni 80 che la Panton Chair viene prodotta in schiuma poliuretanica verniciata, materiale ancora oggi in uso.
Fu Willi Fehlbaum, il fondatore di Vitra, a credere fin dall’inizio in questo progetto, “impossibile” a quei tempi.
>> 3° posto
Sedia Masters, Kartell, design Philippe Starck con Eugeni Quitllet (2010)
La sedia Masters è un tributo a tre grandi designer di tre famose sedie, le cui silhouette sono qui “fuse” in un’unica forma: la Serie 7 di Arne Jacobsen, la Tulip versione poltroncina di Eero Saarinen e la Plastic Chair di Charles e Ray Eames. Pratica e confortevole, è in polipropilene colorato in massa.
>> 2° posto
La sedia Masters è un tributo a tre grandi designer di tre famose sedie, le cui silhouette sono qui “fuse” in un’unica forma: la Serie 7 di Arne Jacobsen, la Tulip versione poltroncina di Eero Saarinen e la Plastic Chair di Charles e Ray Eames. Pratica e confortevole, è in polipropilene colorato in massa.
>> 2° posto
And the winner is…
Plastic Side Chair, Vitra, design Charles e Ray Eames (1950)
Vincitrice incontrastata del nostro sondaggio, la sedia Eames nasce da un’attenta ricerca formale. La coppia (nel lavoro e alla vita) di designer ha indagato per anni quale fosse la forma di scocca ideale per accogliere il corpo umano. Un ulteriore punto a favore di questo modello, è stata l’idea di crearne facilmente delle varianti, semplicemente cambiando le gambe.
>> 1° posto
Cosa ne pensate: non siete d’accordo sul risultato? Scrivete qual è la vostra sedia preferita nei Commenti e Votate ancora!
Altro
La Ricetta (Semi) Infallibile per Abbinare Tavolo e Sedie
Plastic Side Chair, Vitra, design Charles e Ray Eames (1950)
Vincitrice incontrastata del nostro sondaggio, la sedia Eames nasce da un’attenta ricerca formale. La coppia (nel lavoro e alla vita) di designer ha indagato per anni quale fosse la forma di scocca ideale per accogliere il corpo umano. Un ulteriore punto a favore di questo modello, è stata l’idea di crearne facilmente delle varianti, semplicemente cambiando le gambe.
>> 1° posto
Cosa ne pensate: non siete d’accordo sul risultato? Scrivete qual è la vostra sedia preferita nei Commenti e Votate ancora!
Altro
La Ricetta (Semi) Infallibile per Abbinare Tavolo e Sedie
La tradizione, il sedile in paglia di Vienna, incontra l’innovazione, la struttura in tubolare d’acciaio.
Anche le gambe sono pensate con una nuova forma, denominata “cantilever”, cioè a sbalzo.
>> 15° posto (segnalata dagli utenti)