Architettura e design
Brutalismo: Il Fascino Senza Fine del Cemento a Vista
I perché di una sorprendente rinascita per uno stile architettonico molto controverso
Il brutalismo è uno degli stili architettonici tra i più controversi del XX secolo. È stato detestato come pochi, spesso rifiutato e aspramente criticato, troppo massiccio, troppo grigio, in poche parole: brutto! Ad oggi sembra però che qualcosa sia cambiato, gli è stata data una seconda possibilità per farsi capire e apprezzare pienamente da tutti. Vediamo insieme in questo Ideabook come è avvenuta questa sorprendente rinascita, che lo ha portato a diventare lo stile del momento, protagonista in molti progetti di architettura.
Il protagonista assoluto è il cemento, i suoi punti di forza sono:
1. Economico. È un materiale funzionale che costa poco ed è di facile reperibilità, basta prendere le pietre locali e legarle con l’acqua.
2. Versatile. Si presenta come una massa compatta e monolitica, essendo una “pietra liquida” può essere modellato nelle forme più svariate a seconda del progetto, in modo da adattarsi a qualsiasi tipo di struttura, ha un grande potenziale espressivo, una forte plasticità che caratterizza i volumi, gli edifici hanno un aspetto scultoreo, fino a diventare “monumentali”.
1. Economico. È un materiale funzionale che costa poco ed è di facile reperibilità, basta prendere le pietre locali e legarle con l’acqua.
2. Versatile. Si presenta come una massa compatta e monolitica, essendo una “pietra liquida” può essere modellato nelle forme più svariate a seconda del progetto, in modo da adattarsi a qualsiasi tipo di struttura, ha un grande potenziale espressivo, una forte plasticità che caratterizza i volumi, gli edifici hanno un aspetto scultoreo, fino a diventare “monumentali”.
Quando è nato questo stile?
Il termine è stato utilizzato e reso popolare dallo storico dell’architettura Reyner Banham nel 1954. Il progetto simbolo a cui fa riferimento tutta l’estetica brutalista è L’Unité d’Habitation (foto sopra) di LeCorbusier inaugurata a Marsiglia nel 1952.
Dove si è diffuso?
Inizialmente la produzione di edifici brutalisti è collegata all’edilizia sociale e alle grandi infrastrutture governative: come municipi, biblioteche, nuove scuole; si diffonde velocemente in tutto il mondo negli anni 50/70, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti così come in Giappone o in Italia.
Il termine è stato utilizzato e reso popolare dallo storico dell’architettura Reyner Banham nel 1954. Il progetto simbolo a cui fa riferimento tutta l’estetica brutalista è L’Unité d’Habitation (foto sopra) di LeCorbusier inaugurata a Marsiglia nel 1952.
Dove si è diffuso?
Inizialmente la produzione di edifici brutalisti è collegata all’edilizia sociale e alle grandi infrastrutture governative: come municipi, biblioteche, nuove scuole; si diffonde velocemente in tutto il mondo negli anni 50/70, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti così come in Giappone o in Italia.
In Sud America, in particolare in Brasile, questo stile si sviluppa grazie a maestri come Oscar Niemeyer, Lucio Costa e Lina Bo Bardi, che costituiscono la famosa Scuola Paulista. Lo stile brutalista è ovunque, addirittura la capitale Brasilia diventa l’unica metropoli al mondo brutalista.
Ma è soprattutto nelle meravigliose residenze private immerse nella vegetazione che si raggiungono i massimi picchi di fascino, come nelle ville di Paulo Mendes da Rocha o negli attuali progetti di Marcio Kogan, dove tra il verde delle piante tropicali emergono le superfici grigie e ruvide del cemento, delle presenze forti e decisive che creano contrasti unici.
Ma è soprattutto nelle meravigliose residenze private immerse nella vegetazione che si raggiungono i massimi picchi di fascino, come nelle ville di Paulo Mendes da Rocha o negli attuali progetti di Marcio Kogan, dove tra il verde delle piante tropicali emergono le superfici grigie e ruvide del cemento, delle presenze forti e decisive che creano contrasti unici.
Perché è così odiato/amato?
Nell’immaginario collettivo questo stile è stato sinonimo di una architettura adatta alle periferie, pesante, grezza e creatrice di luoghi infelici da cui fuggire, fatta da edifici residenziali sovradimensionati e poco illuminati.
Ma lo stile brutalista da qualche anno sta subendo una sorta di rilancio. I motivi di questa inaspettata rinascita sono dovuti a due fattori:
1. Amore intellettuale. L’entusiasmo per gli edifici brutalisti è sempre stato chiuso nella nicchia degli architetti.
Però, con il passare del tempo (ormai sono trascorsi 50 anni), numerose costruzioni si sono usurate perché se è vero che il cemento è un materiale assolutamente resistente è altrettanto certo che, essendo poroso e permeabile, nel lungo periodo è soggetto a forme di degrado, principalmente di tipo superficiale. L’alta concentrazione di CO2 nell’aria è tra i principali responsabili dell’invecchiamento del materiale. Quindi per mantenerlo “in salute” è opportuno effettuare interventi di manutenzione.
Nell’immaginario collettivo questo stile è stato sinonimo di una architettura adatta alle periferie, pesante, grezza e creatrice di luoghi infelici da cui fuggire, fatta da edifici residenziali sovradimensionati e poco illuminati.
Ma lo stile brutalista da qualche anno sta subendo una sorta di rilancio. I motivi di questa inaspettata rinascita sono dovuti a due fattori:
1. Amore intellettuale. L’entusiasmo per gli edifici brutalisti è sempre stato chiuso nella nicchia degli architetti.
Però, con il passare del tempo (ormai sono trascorsi 50 anni), numerose costruzioni si sono usurate perché se è vero che il cemento è un materiale assolutamente resistente è altrettanto certo che, essendo poroso e permeabile, nel lungo periodo è soggetto a forme di degrado, principalmente di tipo superficiale. L’alta concentrazione di CO2 nell’aria è tra i principali responsabili dell’invecchiamento del materiale. Quindi per mantenerlo “in salute” è opportuno effettuare interventi di manutenzione.
Il risultato è che diversi edifici in varie parti del mondo sono stati lasciati in stato di abbandono, così si è scelto di demolirli invece che risanarli. Questo ha innescato un interesse da parte di diversi soggetti, sia architetti che studiosi del settore e importanti istituzioni internazionali come il MoMa e il Met Breuer di NY, che si sono mossi a sostegno e difesa di queste strutture, con l’obiettivo di tutelarle e riscoprire la loro importante influenza anche nei progetti più recenti e per evidenziarne la qualità espressiva. Edifici che una volta erano odiati e ritenuti mostruosità, come il Barbican di Londra o il Centro Brunswick di Patrick Hodgkinson, adesso sono molto richiesti e sono diventati alcuni tra gli indirizzi più cool in Gran Bretagna.
2. Infatuazione popolare. L’altro motore della rinascita brutalista è stato grazie al binomio fotografia e web: l’architettura brutalista è fotogenica!
Internet si è dimostrato un grande palcoscenico dove sono iniziate a scorrere migliaia di immagini, la maggior parte rigorosamente in bianco e nero. La potenza visiva di queste architetture ha affascinato migliaia di persone, sono stati pubblicati vari libri, articoli su riviste, e sono nate anche diverse pagine sui social network. Se anche voi volete diventare dei fan di questo stile e unirvi alle ampie schiere di ammiratori date un’occhiata alla pagina Facebook “The Brutalism Appreciation Society” che conta ad oggi oltre 50.000 membri in costante aumento o alla pagina Instagram “brutal architecture” con 100.000 followers.
Internet si è dimostrato un grande palcoscenico dove sono iniziate a scorrere migliaia di immagini, la maggior parte rigorosamente in bianco e nero. La potenza visiva di queste architetture ha affascinato migliaia di persone, sono stati pubblicati vari libri, articoli su riviste, e sono nate anche diverse pagine sui social network. Se anche voi volete diventare dei fan di questo stile e unirvi alle ampie schiere di ammiratori date un’occhiata alla pagina Facebook “The Brutalism Appreciation Society” che conta ad oggi oltre 50.000 membri in costante aumento o alla pagina Instagram “brutal architecture” con 100.000 followers.
Ad oggi questo stile ha sviluppato la capacità di essere trasversale, non appartiene più unicamente alle classi popolari ma è arrivato a pieno merito anche nelle raffinate abitazioni per i committenti più esigenti.
Anche qui in Italia non mancano i progettisti affascinati da questo linguaggio che si cimentano con opere in stile brutalista e proprio a loro abbiamo fatto alcune domande.
I professionisti intervistati:
Il brutalismo è uno stile architettonico controverso che divide molto l’opinione pubblica: sembra però che ultimamente ci sia un ritorno a questa tendenza. Secondo voi, perché piace così tanto agli architetti?
«Sicuramente per l’effetto che si viene a creare: spesso infatti l’utilizzo del cemento insieme ad altri materiali dà la possibilità a noi progettisti di creare architetture caratterizzate da forti contrasti che fanno emergere in modo preponderante la struttura che, pur essendo messa a nudo, riesce a dialogare perfettamente con il suo contesto», risponde Fulvio Giraldi.
Luca Gandini dice: «Il brutalismo è uno stile che unisce semplicità e rigore progettuale a una forte espressività e potenza materica. In un panorama internazionale dove lo stupire e l’apparire sembrano predominare al di là dei puri valori architettonici, il mio approccio progettuale verte sulla ricerca di un rapporto tra spazio, materia e luce, tra forme elementari e caratterizzazione espressiva».
Anche qui in Italia non mancano i progettisti affascinati da questo linguaggio che si cimentano con opere in stile brutalista e proprio a loro abbiamo fatto alcune domande.
I professionisti intervistati:
- Fulvio Giraldi, architetto fondatore dello studio Giraldi Associati Architetti
- Luca Gandini, architetto fondatore dello studio F:L Architetti
Il brutalismo è uno stile architettonico controverso che divide molto l’opinione pubblica: sembra però che ultimamente ci sia un ritorno a questa tendenza. Secondo voi, perché piace così tanto agli architetti?
«Sicuramente per l’effetto che si viene a creare: spesso infatti l’utilizzo del cemento insieme ad altri materiali dà la possibilità a noi progettisti di creare architetture caratterizzate da forti contrasti che fanno emergere in modo preponderante la struttura che, pur essendo messa a nudo, riesce a dialogare perfettamente con il suo contesto», risponde Fulvio Giraldi.
Luca Gandini dice: «Il brutalismo è uno stile che unisce semplicità e rigore progettuale a una forte espressività e potenza materica. In un panorama internazionale dove lo stupire e l’apparire sembrano predominare al di là dei puri valori architettonici, il mio approccio progettuale verte sulla ricerca di un rapporto tra spazio, materia e luce, tra forme elementari e caratterizzazione espressiva».
Come si arriva a realizzare una residenza con queste caratteristiche? Attraverso un’idea precisa ricercata dal cliente o tramite una proposta dettata dalla passione personale per questo stile?
L’architetto Giraldi risponde: «In questo progetto [foto sopra] avevamo carta bianca, pertanto abbiamo progettato secondo il nostro stile architettonico. Ci piace molto infatti, “giocare” con i materiali, trovando possibili abbinamenti e dando libero spazio alla creatività. Con questo progetto abbiamo avuto modo di poter sperimentare, creando un edificio che potesse farci affrontare molteplici sfide sia nell’ambito tecnologico che architettonico, ma al tempo stesso l’obiettivo più significativo da raggiungere riguardava il rendere l’idea della solidità ma nella sua leggerezza».
Dice Luca Gandini: «Questo stile possiede alcune qualità oggettive, quali la durabilità dei materiali e la loro facile manutenibilità, che possono essere spese con una committenza attenta a supporto dell’idea progettuale. Naturalmente l’aspetto progettuale è l’elemento che più fortemente indirizza anche la committenza che, rivolgendosi al mio studio, ne conosce ed apprezza già la valenza».
L’architetto Giraldi risponde: «In questo progetto [foto sopra] avevamo carta bianca, pertanto abbiamo progettato secondo il nostro stile architettonico. Ci piace molto infatti, “giocare” con i materiali, trovando possibili abbinamenti e dando libero spazio alla creatività. Con questo progetto abbiamo avuto modo di poter sperimentare, creando un edificio che potesse farci affrontare molteplici sfide sia nell’ambito tecnologico che architettonico, ma al tempo stesso l’obiettivo più significativo da raggiungere riguardava il rendere l’idea della solidità ma nella sua leggerezza».
Dice Luca Gandini: «Questo stile possiede alcune qualità oggettive, quali la durabilità dei materiali e la loro facile manutenibilità, che possono essere spese con una committenza attenta a supporto dell’idea progettuale. Naturalmente l’aspetto progettuale è l’elemento che più fortemente indirizza anche la committenza che, rivolgendosi al mio studio, ne conosce ed apprezza già la valenza».
Nelle abitazioni in stile brutalista il cemento è il protagonista assoluto. Che qualità ha questo materiale e che tipo di ambienti crea? Tutti possono vivere bene in spazi di questo tipo?
«Si dice che il cemento sia “la plastica degli architetti” e per questo ci offre la possibilità di sbizzarrirci adattandolo al meglio in ogni ambiente; inoltre un’altra caratteristica importante riguarda la sua matericità che ne permette un ottimo utilizzo anche a livello costruttivo. Il progettista grazie a queste peculiarità, avrà quindi la possibilità di creare degli spazi per tutti i possibili fruitori, alleggerendo, qualora ce ne fosse bisogno, la monumentalità della struttura attraverso una composizione geometrica capace di dare calore all’ambiente», dice l’architetto Giraldi.
L’architetto Gandini aggiunge: «Il controllo del progetto in tutte le sue fasi è determinante per ottenere un edificio dove la qualità dell’abitare sia esaltata in tutte le sue sfumature. Le moderne tecnologie ci permettono di realizzare edifici in stile brutalista a bassissimo impatto energetico, con ambienti confortevoli ed attrattivi grazie all’accostamento dei materiali e al disegno dei particolari».
«Si dice che il cemento sia “la plastica degli architetti” e per questo ci offre la possibilità di sbizzarrirci adattandolo al meglio in ogni ambiente; inoltre un’altra caratteristica importante riguarda la sua matericità che ne permette un ottimo utilizzo anche a livello costruttivo. Il progettista grazie a queste peculiarità, avrà quindi la possibilità di creare degli spazi per tutti i possibili fruitori, alleggerendo, qualora ce ne fosse bisogno, la monumentalità della struttura attraverso una composizione geometrica capace di dare calore all’ambiente», dice l’architetto Giraldi.
L’architetto Gandini aggiunge: «Il controllo del progetto in tutte le sue fasi è determinante per ottenere un edificio dove la qualità dell’abitare sia esaltata in tutte le sue sfumature. Le moderne tecnologie ci permettono di realizzare edifici in stile brutalista a bassissimo impatto energetico, con ambienti confortevoli ed attrattivi grazie all’accostamento dei materiali e al disegno dei particolari».
Gli edifici brutalisti hanno un valore architettonico che si esprime con la texture, la struttura, il rapporto tra le parti e i materiali. Sanno essere espressivi e attuali, non sono asettiche presenze come certe architetture di vetro e acciaio, ma hanno una natura locale piuttosto che vagamente internazionale. Architetture che emozionano e si fanno raccontare attraverso mappe, siti web, social network, film, romanzi e musica.
E tu, cosa ne pensi? Ti piace questo stile? Vivresti in una casa brutalista?
Trova un architetto nella tua zona
E tu, cosa ne pensi? Ti piace questo stile? Vivresti in una casa brutalista?
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Il suo nome deriva dalla parola francese beton brut letteralmente “cemento grezzo”, quindi nonostante il suono con una accezione negativa, la parola non ha niente a che vedere con “brutalità”, ma si riferisce esclusivamente al materiale da cui nasce e si sviluppa tutta l’estetica di questo stile.
Si può riconoscere un edificio brutalista da tre caratteristiche principali: