Architettura e design
Houzz per i Pro
Cosa Fanno gli Architetti Quando Non Costruiscono Case?
L'esperienza di Parasite 2.0 è uno spunto per "immaginare altrimenti" gli strumenti e le potenzialità dell'architettura
La capacità di riappropriarsi della professione in maniera libera, privilegiando un format aperto da ripensare inseguendo curiosità e, perché no, ossessioni e spine nel fianco. Tra gli architetti della giovane generazione italiana che più hanno saputo affermare la propria originalità critica, il gruppo di ricerca indipendente Parasite 2.0 – al secolo Stefano Colombo, Eugenio Cosentino e Luca Marullo – si distingue per la versatilità con cui, dal 2010, ha saputo affrontare progetti eterogenei ed interdisciplinari, lontani dai classici ferri del mestiere dell’architetto quali possono essere la progettazione di un edificio o di un interno. Li raccontiamo attraverso una carrellata dei loro progetti.
Allestimento per lo stand della galleria belga Damien and the Love Guru all’edizione 2019 del MIART di Milano realizzato in pannelli di MDF: un materiale frequentemente utilizzato nelle fiere per le sue qualità ignifughe ma spesso camuffato, e qui lasciato a vista in maniera consapevole
È un eccesso pensare che la vostra attività contribuisca a ripensare gli schemi della disciplina, gli chiediamo? «Ripensare la disciplina è un lavoro enorme», rispondono loro. «Diciamo che il continuo mutare della condizione contemporanea costringe qualsiasi professionalità ad un continuo cambiamento. Sicuramente crediamo che la formazione da architetto dia molta elasticità per muoversi in diversi campi. La gestione di un progetto, quindi la risposta a domande e necessità attraverso dispositivi, può essere applicata a tantissime cose. Progettare un’architettura non è molto diverso dal progettare un libro, un supporto grafico, un oggetto o una ricetta».
Qualche esempio di dove si possa riversare questa elasticità? Una carrellata dei progetti di Parasite 2.0 si trasforma in tante ispirazioni per potenziali applicazioni fuori campo.
È un eccesso pensare che la vostra attività contribuisca a ripensare gli schemi della disciplina, gli chiediamo? «Ripensare la disciplina è un lavoro enorme», rispondono loro. «Diciamo che il continuo mutare della condizione contemporanea costringe qualsiasi professionalità ad un continuo cambiamento. Sicuramente crediamo che la formazione da architetto dia molta elasticità per muoversi in diversi campi. La gestione di un progetto, quindi la risposta a domande e necessità attraverso dispositivi, può essere applicata a tantissime cose. Progettare un’architettura non è molto diverso dal progettare un libro, un supporto grafico, un oggetto o una ricetta».
Qualche esempio di dove si possa riversare questa elasticità? Una carrellata dei progetti di Parasite 2.0 si trasforma in tante ispirazioni per potenziali applicazioni fuori campo.
L’allestimento di “I quaderni di Giancarlo De Carlo” alla Triennale di Milano. Foto Gianluca di Ioia
Immaginare spazi temporanei
Immaginare la forma di architetture temporanee capaci di convogliare il contenuto di un evento o una mostra è da sempre un’attività collaterale che, oltre che dagli scenografi, viene svolta dagli architetti. L’allestimento dei Parasite 2.0. per “I quaderni di Giancarlo De Carlo”, tra le ultime esposizioni ad essere presentate quest’anno alla Triennale di Milano, trascende la concezione di semplici supporti espositivi per le pagine dei taccuini del grande architetto milanese. Al centro della sala, la ricostruzione di un’ambiente della casa di campagna che De Carlo realizzò per il filosofo Livio Sichirollo e la moglie Sonia Morra offre un contrappunto concreto al pensiero di De Carlo, in equilibrio tra compiutezza degli arredi e l’astrazione delle finiture e del pavimento specchiante.
Immaginare spazi temporanei
Immaginare la forma di architetture temporanee capaci di convogliare il contenuto di un evento o una mostra è da sempre un’attività collaterale che, oltre che dagli scenografi, viene svolta dagli architetti. L’allestimento dei Parasite 2.0. per “I quaderni di Giancarlo De Carlo”, tra le ultime esposizioni ad essere presentate quest’anno alla Triennale di Milano, trascende la concezione di semplici supporti espositivi per le pagine dei taccuini del grande architetto milanese. Al centro della sala, la ricostruzione di un’ambiente della casa di campagna che De Carlo realizzò per il filosofo Livio Sichirollo e la moglie Sonia Morra offre un contrappunto concreto al pensiero di De Carlo, in equilibrio tra compiutezza degli arredi e l’astrazione delle finiture e del pavimento specchiante.
Un’immagine tratta dall’Ortigia Sound System Festival
Giocare
Far giocare le persone, anche con un budget basso, mostrando che in certi casi vale la regola che la ricerca di soluzioni dipenda più dalle idee che non dagli strumenti. Il branding per l’Ortigia Sound System Festival e il suo torneo di calcetto è realizzato con un semplice nastro customizzato: una soluzione pragmatica, low cost e fai da te, ma pienamente efficace per delineare confini e sollecitare il senso di appartenenza.
Giocare
Far giocare le persone, anche con un budget basso, mostrando che in certi casi vale la regola che la ricerca di soluzioni dipenda più dalle idee che non dagli strumenti. Il branding per l’Ortigia Sound System Festival e il suo torneo di calcetto è realizzato con un semplice nastro customizzato: una soluzione pragmatica, low cost e fai da te, ma pienamente efficace per delineare confini e sollecitare il senso di appartenenza.
Wrapping#3 sofa per Camp Design Gallery
Inventarsi mobili sperimentali
Un mobile estemporaneo, prodotto quasi con niente: un invito, forse, a fare altrettanto, trasformando un espediente in una possibilità abbordabile per ridefinire tra il serio e il faceto le coordinate del nostro abitare. In occasione della mostra collettiva “Movimento” alla galleria milanese Camp Design Gallery, Parasite 2.0 riprende l’uso dello scotch customizzato con “Wrapping#3”: un vecchio divano, classico e senza autore, trova un nuovo carattere iconico dopo essere stato avviluppato da un nastro adesivo che reca la scritta “Primitive Future”.
Inventarsi mobili sperimentali
Un mobile estemporaneo, prodotto quasi con niente: un invito, forse, a fare altrettanto, trasformando un espediente in una possibilità abbordabile per ridefinire tra il serio e il faceto le coordinate del nostro abitare. In occasione della mostra collettiva “Movimento” alla galleria milanese Camp Design Gallery, Parasite 2.0 riprende l’uso dello scotch customizzato con “Wrapping#3”: un vecchio divano, classico e senza autore, trova un nuovo carattere iconico dopo essere stato avviluppato da un nastro adesivo che reca la scritta “Primitive Future”.
Un dettaglio dell’allestimento per A.R.T. Alter Repair Transform alla fiera CIFF di Copenhagen
Sollecitare esperienze
Favorire relazioni un po’ meno prevedibili rispetto a quelle che possiamo esperire dentro casa o un ufficio può diventare compito dell’architettura. Per farlo, la scenografia deve essere qualcosa di più di uno spazio votato al colpo d’occhio, quanto un vero e proprio dispositivo capace di indirizzare azioni ed esperienze. Nell’ambito della fiera di Copenhagen CIFF 2020, Parasite 2.0 ha progettato gli spazi della sezione dedicata alla moda sostenibile, A.R.T. Alter Repair Transform: un’installazione che non si è limitata a sensibilizzare l’importanza dell’economia circolare nel mondo della moda, ma anche un atelier pronto all’uso dove riparare abiti usati, immaginandone la seconda vita.
Sollecitare esperienze
Favorire relazioni un po’ meno prevedibili rispetto a quelle che possiamo esperire dentro casa o un ufficio può diventare compito dell’architettura. Per farlo, la scenografia deve essere qualcosa di più di uno spazio votato al colpo d’occhio, quanto un vero e proprio dispositivo capace di indirizzare azioni ed esperienze. Nell’ambito della fiera di Copenhagen CIFF 2020, Parasite 2.0 ha progettato gli spazi della sezione dedicata alla moda sostenibile, A.R.T. Alter Repair Transform: un’installazione che non si è limitata a sensibilizzare l’importanza dell’economia circolare nel mondo della moda, ma anche un atelier pronto all’uso dove riparare abiti usati, immaginandone la seconda vita.
Installazione curate in occasione dell’ultima edizione di MAYRIT Festival de diseño di Madrid: il laboratorio partecipato per l’uso dell’argilla ricrea l’atmosfera di un “deserto domestico” dove sperimentare l’uso libero di questo materiale. Foto Asier Rua
Scrivere
Sono pochi gli architetti che amano scrivere; quei pochi che lo fanno, però, sembrano dovere molto alla propria dedizione alla carta. Insieme all’attività didattica che i membri di Parasite 2.0 portano avanti alla Gerrit Rietveld Academy di Amsterdam e alla Naba di Milano, la riflessione teorica per saggi e articoli è una componente importante della loro pratica professionale. Sarebbe sbagliato però parlare di un semplice spunto una tantum: «Diciamo che più che coadiuvare ne è la spina dorsale», dicono ancora i Parasite 2.0. «Spesso, prima arrivano delle riflessioni che trovano forma nel testo e solo dopo delle risposte fisiche che cristallizzano la nostra ricerca».
Scrivere
Sono pochi gli architetti che amano scrivere; quei pochi che lo fanno, però, sembrano dovere molto alla propria dedizione alla carta. Insieme all’attività didattica che i membri di Parasite 2.0 portano avanti alla Gerrit Rietveld Academy di Amsterdam e alla Naba di Milano, la riflessione teorica per saggi e articoli è una componente importante della loro pratica professionale. Sarebbe sbagliato però parlare di un semplice spunto una tantum: «Diciamo che più che coadiuvare ne è la spina dorsale», dicono ancora i Parasite 2.0. «Spesso, prima arrivano delle riflessioni che trovano forma nel testo e solo dopo delle risposte fisiche che cristallizzano la nostra ricerca».
Un’immagine del progetto di Parasite 2.0 “MAXXI Temporary School: The museum is a school. A school is a battleground” vincitore dell’edizione 2016 di YAP al Maxxi di Roma. Contro la logica dei tanti padiglioni contemporanei concepiti come architetture esteticamente accattivanti quanto futili, quella per il Maxxi si propone esclusivamente come un luogo di incontro dove favorire dibattiti e incontri. Foto di Cecilia Fiorenza
Cambiare il mondo, forse
Può l’architettura cambiare il mondo, una casa alla volta? chiediamo ai Parasite 2.0: «Crediamo che spesso l’architetto abbia abusato di questa presunta capacità di cambiare il mondo e la società. Il tutto è molto più complesso. L’architettura è solo una piccola parte di un meccanismo molto più grande, spesso incomprensibile. Basti pensare che la sorte delle nostre città venga decisa più da mercati e immobiliaristi che urbanisti e architetti. Quello che crediamo di poter fare e che spesso ci interessa è non la presunzione di poter cambiare il mondo, ma spingere le discipline progettuali ad interrogarsi e mettere in dubbio i loro strumenti».
Cosa ne pensi? Scrivici nei Commenti le tue osservazioni.
Altro
Intervista a Patricia Urquiola. «Il Lusso è Dominare il Tempo»
Storia del Design: La Colorata Trasgressione del Fenomeno Memphis
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Fare gli architetti senza costruire (o ristrutturare) case. L’esperienza di un’architettura che esula dal costruito è cara alla storia italiana, se pensiamo ad esempio alla stagione radicale degli anni ’60 e ’70. Oggi, questa spinta si rinnova entrando in relazione con i nuovi scenari che definiscono una società virtuale, veloce e evanescente, e mutando i compiti e i campi d’azione della disciplina e della professione. I tanti progetti che Parasite 2.0, think tank sui generis operativo con sedi a Milano e Bruxelles e attività su scala internazionale, ha inanellato negli ultimi dieci anni sono un esempio per ripensare una nuova possibile “architettura allargata”.