Le Case di Houzz
My Houzz: Lo Splendido Maniero della Scrittrice Karen Blixen
Visitiamo la casa dell’autrice de “La mia Africa” e scopriamone la vita, lo stile e le tradizioni natalizie
Colpo d’occhio
Chi ci abitava: la baronessa Karen Blixen (1885-1962), autrice di Sette storie gotiche, La mia Africa e altre opere scritte sotto lo pseudonimo di Isak Dinesen; il maniero ospita ora il Karen Blixen Museum
Nome della casa: Rungstedlund
Dove: Rungsted, Danimarca
Stanze: 4 salotti sono stati conservati nel loro stato originale; diverse altre sale sono attualmente utilizzate come gallerie, e ci sono anche un bar e un negozio al servizio del museo
Anno di costruzione: Rungstedlund risale a circa 350 anni fa, ma alcune parti sono state ricostruite in vari momenti nel corso del tempo
Organizza la tua visita: da ottobre ad aprile, il museo è aperto il mercoledì, il giovedì e il venerdì dalle 13:00 alle 16:00; il sabato e la domenica dalle 11:00 alle 16:00; chiuso il lunedì e il martedì. L’ingresso per un adulto costa circa 10 € (75 DKK) fino al 31 dicembre 2017 e circa 13 € (100 DKK) dopo tale data. I bambini sotto i 14 anni entrano gratis. Accedi al sito del museo per maggiori informazioni.
«Questo luogo è pieno del suo spirito. Permea sia l’atmosfera che lo stile di Rungstedlund», afferma Anne Sofie Tiedemann Dal, curatrice del Karen Blixen Museum.
Chi ci abitava: la baronessa Karen Blixen (1885-1962), autrice di Sette storie gotiche, La mia Africa e altre opere scritte sotto lo pseudonimo di Isak Dinesen; il maniero ospita ora il Karen Blixen Museum
Nome della casa: Rungstedlund
Dove: Rungsted, Danimarca
Stanze: 4 salotti sono stati conservati nel loro stato originale; diverse altre sale sono attualmente utilizzate come gallerie, e ci sono anche un bar e un negozio al servizio del museo
Anno di costruzione: Rungstedlund risale a circa 350 anni fa, ma alcune parti sono state ricostruite in vari momenti nel corso del tempo
Organizza la tua visita: da ottobre ad aprile, il museo è aperto il mercoledì, il giovedì e il venerdì dalle 13:00 alle 16:00; il sabato e la domenica dalle 11:00 alle 16:00; chiuso il lunedì e il martedì. L’ingresso per un adulto costa circa 10 € (75 DKK) fino al 31 dicembre 2017 e circa 13 € (100 DKK) dopo tale data. I bambini sotto i 14 anni entrano gratis. Accedi al sito del museo per maggiori informazioni.
«Questo luogo è pieno del suo spirito. Permea sia l’atmosfera che lo stile di Rungstedlund», afferma Anne Sofie Tiedemann Dal, curatrice del Karen Blixen Museum.
Foto concessa dal Karen Blixen Museum
Chi era Karen Blixen? Karen Blixen (1885-1962) è considerata una delle più grandi scrittrici danesi. In Danimarca e in tutto il mondo è nota soprattutto per le sue opere Sette storie gotiche e La mia Africa. Nata e cresciuta a Rungstedlund, Karen Blixen (all’anagrafe Karen Christentze Dinesen) si trasferì in Kenya nel 1914, dove sposò il barone svedese Bror von Blixen-Finecke. La coppia gestì insieme una piantagione di caffè fino al loro divorzio nel 1921, dopodiché Blixen continuò a gestire la fattoria da sola per qualche tempo. A causa della sua disperata situazione finanziaria, alla fine fu costretta a venderla e, nel 1931, tornò a casa per vivere con sua madre a Rungstedlund, dove sarebbe rimasta per il resto della sua vita. Qui è dove Blixen ha scritto molti dei suoi famosi libri, tra cui La mia Africa, basato sui 17 anni trascorsi in Kenya, e Il pranzo di Babette, entrambi successivamente trasformati in film vincitori di Oscar.
Chi era Karen Blixen? Karen Blixen (1885-1962) è considerata una delle più grandi scrittrici danesi. In Danimarca e in tutto il mondo è nota soprattutto per le sue opere Sette storie gotiche e La mia Africa. Nata e cresciuta a Rungstedlund, Karen Blixen (all’anagrafe Karen Christentze Dinesen) si trasferì in Kenya nel 1914, dove sposò il barone svedese Bror von Blixen-Finecke. La coppia gestì insieme una piantagione di caffè fino al loro divorzio nel 1921, dopodiché Blixen continuò a gestire la fattoria da sola per qualche tempo. A causa della sua disperata situazione finanziaria, alla fine fu costretta a venderla e, nel 1931, tornò a casa per vivere con sua madre a Rungstedlund, dove sarebbe rimasta per il resto della sua vita. Qui è dove Blixen ha scritto molti dei suoi famosi libri, tra cui La mia Africa, basato sui 17 anni trascorsi in Kenya, e Il pranzo di Babette, entrambi successivamente trasformati in film vincitori di Oscar.
Era stato il padre di Blixen, l’ufficiale e scrittore Wilhelm Dinesen, ad acquistare Rungstedlund nel 1879. Il maniero era stato in precedenza una locanda e poi una fattoria. Blixen aveva solo nove anni quando suo padre morì, ma lei e i suoi fratelli continuarono a vivere a Rungstedlund con la madre, Ingeborg.
Quando Blixen rilevò la casa dopo la morte di sua madre nel 1939, sostituì l’arredamento scuro e pesante con il suo stile personale. «Molti dei pezzi del mobilio sono cimeli che Blixen ha composto insieme a modo suo dopo la morte di sua madre. In precedenza, lo stile era stato maggiormente influenzato dal klunkestil [uno stile di arredamento popolare tra il 1880 e il 1900, simile allo stile vittoriano], ma Blixen lo ha reso più moderno, leggero e luminoso», afferma Tiedemann Dal.
Il tavolo da pranzo è in mogano ed è stato realizzato in Inghilterra, mentre le sedie sono danesi. Tutte le stufe a legna nei salotti sono state recuperate da vari manieri danesi.
Quando Blixen rilevò la casa dopo la morte di sua madre nel 1939, sostituì l’arredamento scuro e pesante con il suo stile personale. «Molti dei pezzi del mobilio sono cimeli che Blixen ha composto insieme a modo suo dopo la morte di sua madre. In precedenza, lo stile era stato maggiormente influenzato dal klunkestil [uno stile di arredamento popolare tra il 1880 e il 1900, simile allo stile vittoriano], ma Blixen lo ha reso più moderno, leggero e luminoso», afferma Tiedemann Dal.
Il tavolo da pranzo è in mogano ed è stato realizzato in Inghilterra, mentre le sedie sono danesi. Tutte le stufe a legna nei salotti sono state recuperate da vari manieri danesi.
Tutto sommato, Blixen ha acquistato pochi oggetti per gli interni, probabilmente in parte perché non era proprio benestante negli anni successivi al suo ritorno dall’Africa: «Ha dipinto o ridecorato molti oggetti da sola», dice Tiedemann Dal. «Ha fatto largo uso di colori e fiori dal giardino, creando uno stile che era molto personale e caratteristico».
Blixen ha messo molta cura nella decorazione dei suoi ampi salotti e ha sempre cercato di essere una buona padrona di casa. Tuttavia, raramente aveva più di otto ospiti a cena poiché, assetata di conoscenza e appassionata di conversazione, voleva essere in grado di seguire ogni discussione attorno al tavolo.
Blixen ha messo molta cura nella decorazione dei suoi ampi salotti e ha sempre cercato di essere una buona padrona di casa. Tuttavia, raramente aveva più di otto ospiti a cena poiché, assetata di conoscenza e appassionata di conversazione, voleva essere in grado di seguire ogni discussione attorno al tavolo.
Nonostante Blixen sia più nota a livello internazionale per la sua letteratura, piuttosto che per il suo design, le sue storie includono diversi elementi degli interni di Rungstedlund.
«Pensava che gli specchi fossero particolarmente belli, in parte perché facevano sembrare le stanze più grandi, ma anche perché permettono di vedere il mondo in un modo diverso», dice Tiedemann Dal. «Ci sono molti specchi nei suoi libri. Ad esempio, in una delle Sette storie gotiche, “Le strade intorno a Pisa”, una sala degli specchi gioca un ruolo speciale: deforma e distorce le proporzioni e inverte tutto».
«Pensava che gli specchi fossero particolarmente belli, in parte perché facevano sembrare le stanze più grandi, ma anche perché permettono di vedere il mondo in un modo diverso», dice Tiedemann Dal. «Ci sono molti specchi nei suoi libri. Ad esempio, in una delle Sette storie gotiche, “Le strade intorno a Pisa”, una sala degli specchi gioca un ruolo speciale: deforma e distorce le proporzioni e inverte tutto».
La sala da pranzo conduce alla sala più grande di Rungstedlund, anch’essa decorata nello stile caratteristico di Blixen e caratterizzata da lunghe tende, una tavolozza di colori verde pastello e, a Natale, un abete addobbato nel modo preferito da Blixen.
L’albero di Natale era sempre decorato con festoni argentati, palle d’argento e stelle di carta bianca, come è stato raccontato dal nipote di Blixen e da altri che la conoscevano bene. Sebbene, con suo grande dolore, non avesse mai avuto figli, amava stimolare l’immaginazione dei suoi nipoti. C’era sempre un giocattolo di Natale rosso appeso all’albero – il primo bambino a trovarlo veniva solitamente ricompensato con un dolcetto.
«Aveva acquistato le tipiche lunghe tende delle case padronali dove i soffitti erano un po’ più alti, ma non aveva avuto il coraggio di tagliarle a misura, ha così creato il suo stile romantico lasciando che si appoggiassero sul pavimento», dice Tiedemann Dal.
Prima dell’installazione del riscaldamento centralizzato avvenuta nel 1959, l’edificio poteva risultare estremamente freddo in inverno quindi alle finestre venivano appesi anche dei drappi in lana per mantenere il calore.
L’orologio bianco del nonno nell’angolo dietro l’albero di Natale si trovava originariamente nella fattoria in Africa.
Prima dell’installazione del riscaldamento centralizzato avvenuta nel 1959, l’edificio poteva risultare estremamente freddo in inverno quindi alle finestre venivano appesi anche dei drappi in lana per mantenere il calore.
L’orologio bianco del nonno nell’angolo dietro l’albero di Natale si trovava originariamente nella fattoria in Africa.
Probabilmente anche a causa dei freddi inverni danesi, l’angolo davanti al caminetto di marmo nell’ampio soggiorno era un luogo importante per la vita di Blixen a Rungstedlund.
Si sedeva qui con i suoi ospiti, ed è qui che registrava i suoi discorsi radiofonici degli anni Cinquanta in cui, tra le altre cose, leggeva e parlava della vita nella sua fattoria africana.
Nel 1958, incoraggiò gli ascoltatori della radio a sostenere il nuovo Rungstedlund Fund, che era stato in parte fondato per garantire che il boschetto dietro la fattoria diventasse un santuario degli uccelli e fosse aperto al pubblico in futuro. Ogni ascoltatore avrebbe dovuto donare esattamente una sola corona danese, né più né meno, in modo che Blixen potesse contare il numero di sostenitori.
Lo schermo del camino francese decorato con palme (nascosto dietro i mobili nella foto) apparteneva a Blixen già quando lei si trovava in Africa. «Possiamo immaginare una scena da La mia Africa, dove è seduta qui con le gambe incrociate», dice Tiedemann Dal.
Il grande amore di Blixen, l’aristocratico inglese e grande cacciatore Denys Finch Hatton, a volte partiva per un safari per due o tre mesi alla volta, ma quando tornava alla fattoria in Kenya, Blixen e la sua narrazione lo aspettavano: «Poi avrebbero acceso un fuoco nel camino, e le fiamme si sarebbero riflesse sullo stupefacente schermo in modo tale che le figure avrebbero come preso vita, e l’avrebbero ispirata a continuare a raccontare le sue storie», dice Tiedemann Dal.
Si sedeva qui con i suoi ospiti, ed è qui che registrava i suoi discorsi radiofonici degli anni Cinquanta in cui, tra le altre cose, leggeva e parlava della vita nella sua fattoria africana.
Nel 1958, incoraggiò gli ascoltatori della radio a sostenere il nuovo Rungstedlund Fund, che era stato in parte fondato per garantire che il boschetto dietro la fattoria diventasse un santuario degli uccelli e fosse aperto al pubblico in futuro. Ogni ascoltatore avrebbe dovuto donare esattamente una sola corona danese, né più né meno, in modo che Blixen potesse contare il numero di sostenitori.
Lo schermo del camino francese decorato con palme (nascosto dietro i mobili nella foto) apparteneva a Blixen già quando lei si trovava in Africa. «Possiamo immaginare una scena da La mia Africa, dove è seduta qui con le gambe incrociate», dice Tiedemann Dal.
Il grande amore di Blixen, l’aristocratico inglese e grande cacciatore Denys Finch Hatton, a volte partiva per un safari per due o tre mesi alla volta, ma quando tornava alla fattoria in Kenya, Blixen e la sua narrazione lo aspettavano: «Poi avrebbero acceso un fuoco nel camino, e le fiamme si sarebbero riflesse sullo stupefacente schermo in modo tale che le figure avrebbero come preso vita, e l’avrebbero ispirata a continuare a raccontare le sue storie», dice Tiedemann Dal.
Non è possibile parlare della casa e dell’arredamento di Blixen senza enfatizzare l’importanza dei fiori. Una volta Blixen disse: “Penso che i fiori siano uno dei miracoli dell’esistenza”.
«Faceva molta attenzione ai colori quando sistemava i fiori. Non faceva molto caso alla forma o all’aspetto, ma ai colori e alle loro combinazioni, e i suoi bouquet erano sempre spigolosi», dice Helen Olsen, che è stata decoratrice floreale a Rungstedlund per oltre 20 anni ed è tuttora responsabile della decorazione dei salotti con le piante nello stile di Blixen.
«Faceva molta attenzione ai colori quando sistemava i fiori. Non faceva molto caso alla forma o all’aspetto, ma ai colori e alle loro combinazioni, e i suoi bouquet erano sempre spigolosi», dice Helen Olsen, che è stata decoratrice floreale a Rungstedlund per oltre 20 anni ed è tuttora responsabile della decorazione dei salotti con le piante nello stile di Blixen.
In foto la decoratrice floreale Helen Olsen
Inizialmente Olsen disegnava i bouquet su carta prima di realizzarli. Come diceva Blixen a proposito dell’arte di disporre i bouquet, “è come dipingere un’immagine di fiori”.
Inizialmente Olsen disegnava i bouquet su carta prima di realizzarli. Come diceva Blixen a proposito dell’arte di disporre i bouquet, “è come dipingere un’immagine di fiori”.
I fiori non solo adornano e ravvivano lo spazio – come qui sul portico pieno di luce, che si estende a partire dall’ampio soggiorno – ma contribuiscono anche con il loro profumo. Nel complesso, i numerosi bouquet erano un modo intelligente per ravvivare l’atmosfera nei salotti durante i periodi di difficoltà finanziarie di Blixen.
«Usava ogni singola cosa che cresceva nel suo giardino», dice Olsen. In modo alquanto poco convenzionale, Blixen aggiungeva ai suoi bouquet delle verdure, usando ad esempio delle foglie di cavolo rosso con le rose. Mescolava anche varietà selvatiche e coltivate.
Durante la trasformazione degli steli in bouquet, la decoratrice floreale cerca di conformarsi al mantra della baronessa: «Con la pace nell’anima, o con un’anima che troverà pace lungo la strada, uno stelo alla volta», come ci dice Olsen.
«Usava ogni singola cosa che cresceva nel suo giardino», dice Olsen. In modo alquanto poco convenzionale, Blixen aggiungeva ai suoi bouquet delle verdure, usando ad esempio delle foglie di cavolo rosso con le rose. Mescolava anche varietà selvatiche e coltivate.
Durante la trasformazione degli steli in bouquet, la decoratrice floreale cerca di conformarsi al mantra della baronessa: «Con la pace nell’anima, o con un’anima che troverà pace lungo la strada, uno stelo alla volta», come ci dice Olsen.
Farah Aden – il maggiordomo di Blixen in Kenya – diede a Blixen il baule placcato in ottone presente nel soggiorno. A Natale è decorato con candele, il resto dell’anno con mazzi di fiori, proprio come ai tempi di Blixen.
I dipinti sulle pareti sono della nonna e del nonno di Blixen, e anche il divano di mogano viene dalla casa dei nonni.
I dipinti sulle pareti sono della nonna e del nonno di Blixen, e anche il divano di mogano viene dalla casa dei nonni.
Il verde domina a Rungstedlund in molti modi, e la dimostrazione è nel “salotto verde”. A differenza della maggior parte delle stanze della casa, questa stanza è riparata dal vento freddo che soffia dalla costa. Era utilizzato come stanza degli ospiti e talvolta come spazio di lavoro di Blixen.
La sedia dipinta in vimini in primo piano proviene dalla fattoria di Blixen in Africa, mentre la vecchia libreria stile impero sulla parete di fondo apparteneva a suo nonno.
La sedia dipinta in vimini in primo piano proviene dalla fattoria di Blixen in Africa, mentre la vecchia libreria stile impero sulla parete di fondo apparteneva a suo nonno.
L’autobiografia e le storie brevi di Blixen la resero famosa in tutto il mondo, specialmente negli Stati Uniti, che fu il primo paese a pubblicare Sette storie gotiche nel 1934.
Nel 1959 si recò negli Stati Uniti, dove fu applaudita da migliaia di fan americani.
«Era in precarie condizioni di salute e tutti le consigliarono di non andare, ma lei volle farlo», dice Tiedemann Dal. Blixen aveva sofferto di sifilide sin dalla sua giovinezza ed era afflitta da gravi dolori e problemi digestivi in parte causati dalla cura.
Nel 1959 si recò negli Stati Uniti, dove fu applaudita da migliaia di fan americani.
«Era in precarie condizioni di salute e tutti le consigliarono di non andare, ma lei volle farlo», dice Tiedemann Dal. Blixen aveva sofferto di sifilide sin dalla sua giovinezza ed era afflitta da gravi dolori e problemi digestivi in parte causati dalla cura.
Foto concessa dal Karen Blixen Museum
A chi le chiedeva chi le sarebbe piaciuto incontrare negli Stati Uniti, Blixen chiese di Marilyn Monroe. «Pochissime persone lo immaginano, ma Blixen aveva un talento per l’auto-promozione, e sapeva che una foto con Marilyn Monroe sarebbe finita su tutte le copertine delle riviste, e la fece», dice Tiedemann Dal.
«Inoltre erano entrambe molto interessate alla ricerca di un’identità, sono diventate buone amiche e si sono ripromesse di incontrarsi di nuovo un giorno». Sfortunatamente non è mai successo: il destino volle che morissero entrambe tre anni dopo, a distanza di un mese l’una dall’altra.
A chi le chiedeva chi le sarebbe piaciuto incontrare negli Stati Uniti, Blixen chiese di Marilyn Monroe. «Pochissime persone lo immaginano, ma Blixen aveva un talento per l’auto-promozione, e sapeva che una foto con Marilyn Monroe sarebbe finita su tutte le copertine delle riviste, e la fece», dice Tiedemann Dal.
«Inoltre erano entrambe molto interessate alla ricerca di un’identità, sono diventate buone amiche e si sono ripromesse di incontrarsi di nuovo un giorno». Sfortunatamente non è mai successo: il destino volle che morissero entrambe tre anni dopo, a distanza di un mese l’una dall’altra.
Il viaggio negli Stati Uniti è durato tre meravigliosi mesi ed è stato seguito ovunque dai media, come se fosse una visita di stato.
«Era amata e ammirata, la chiamavano darling, e c’era una festa dopo l’altra», dice Tiedemann Dal. «Poi è tornata a casa per essere di nuovo la baronessa di Rungstedlund, seduta da sola e col pensiero che la vita non fosse così interessante».
«Era amata e ammirata, la chiamavano darling, e c’era una festa dopo l’altra», dice Tiedemann Dal. «Poi è tornata a casa per essere di nuovo la baronessa di Rungstedlund, seduta da sola e col pensiero che la vita non fosse così interessante».
A quanto si dice, la buona amica di Blixen, la regista Erling Schroeder, una volta la chiamò per cercare di rallegrarla con qualche confidenza in stile americano: “Ti voglio bene Karen Blixen, ti voglio bene Isak Dinesen, ti voglio bene Pierre Andrézel, ti voglio bene Tanne”, le disse, riferendosi a lei con i suoi soprannomi e pseudonimi. Sfortunatamente, non fu di grande aiuto. “Grazie, basta così!” rispose Blixen, sbattendo il telefono.
Schroeder decise quindi di mandarle, ogni giorno, una rosa rossa, che sarebbe durata solo 24 ore. Quindi, non importa in quale parte del mondo si trovasse, ogni singolo giorno per il resto della sua vita avrebbe ricevuto una rosa rossa per tirarsi su di morale.
Schroeder decise quindi di mandarle, ogni giorno, una rosa rossa, che sarebbe durata solo 24 ore. Quindi, non importa in quale parte del mondo si trovasse, ogni singolo giorno per il resto della sua vita avrebbe ricevuto una rosa rossa per tirarsi su di morale.
Quando Blixen si trovava a Rungstedlund, la rosa giornaliera veniva collocata nella sala Ewald, che si affaccia sullo stretto di Øresund e prende il nome dal poeta Johannes Ewald, che si ritiene abbia vissuto a Rungstedlund nel ‘700.
La sala Ewald è arredata con una mescolanza di stili provenienti dalla Danimarca e dall’Africa, e contiene una tavolozza di colori in bianco e nero e imitazioni di armi Masai come decorazioni murali. Il quadro, raffigurante la Storia del Regno di Danimarca di Ludwig Holberg e un bucero rinoceronte africano, fu dipinto dalla stessa Blixen.
Al contrario di quanto accade nelle altre stanze, le pareti della sala Ewald sono dipinte di un delicato grigio-blu, «per portare in qualche modo all’interno l’oceano», dice Tiedemann Dal.
La sala Ewald è arredata con una mescolanza di stili provenienti dalla Danimarca e dall’Africa, e contiene una tavolozza di colori in bianco e nero e imitazioni di armi Masai come decorazioni murali. Il quadro, raffigurante la Storia del Regno di Danimarca di Ludwig Holberg e un bucero rinoceronte africano, fu dipinto dalla stessa Blixen.
Al contrario di quanto accade nelle altre stanze, le pareti della sala Ewald sono dipinte di un delicato grigio-blu, «per portare in qualche modo all’interno l’oceano», dice Tiedemann Dal.
Se il primo piano di Rungstedlund appare proprio come Blixen lo ha lasciato, al secondo piano il suo spirito vive in uno stile più contemporaneo.
Il piano superiore risplende delle interpretazioni moderne del Natale a Rungstedlund.
L’azienda di design Rosendahl produce decorazioni natalizie contemporanee nel famoso stile della scrittrice, sotto il nome di Karen Blixen’s Christmas. Per un certo numero di anni, il designer Ole Kortzau ha creato decorazioni natalizie che si ispiravano alla personalità di Blixen e al suo amore per i fiori – includendo agrifoglio e vischio argentati e dorati e angeli dorati.
L’azienda di design Rosendahl produce decorazioni natalizie contemporanee nel famoso stile della scrittrice, sotto il nome di Karen Blixen’s Christmas. Per un certo numero di anni, il designer Ole Kortzau ha creato decorazioni natalizie che si ispiravano alla personalità di Blixen e al suo amore per i fiori – includendo agrifoglio e vischio argentati e dorati e angeli dorati.
In foto l’artista Zarah Voigt
Quest’anno, l’artista Zarah Voigt si è unita a Kortzau. Ha creato ornamenti natalizi che fanno riferimento all’amore di Blixen per l’argento e le decorazioni natalizie di carta, e si ispirano al suo gusto per lo straordinario e al suo fascino per la magia degli specchi.
«Ho disegnato le stelle usando la carta», dice l’artista. «Ho piegato il foglio tre volte prima di ritagliare piccoli buchi e di piegarlo successivamente per creare spettacolari meraviglie. Quando vengono realizzate in metallo, acquistano la magia aggiuntiva della brillantezza e sono quindi dinamiche, perché al più piccolo movimento brillano come prismi e creano sfumature da favola».
Voigt non nasconde il suo amore per Blixen, o la riverenza con cui affronta il compito di creare ornamenti col nome della famosa autrice. Sottolinea l’importanza di preservare l’atmosfera che Blixen avrebbe creato.
Quest’anno, l’artista Zarah Voigt si è unita a Kortzau. Ha creato ornamenti natalizi che fanno riferimento all’amore di Blixen per l’argento e le decorazioni natalizie di carta, e si ispirano al suo gusto per lo straordinario e al suo fascino per la magia degli specchi.
«Ho disegnato le stelle usando la carta», dice l’artista. «Ho piegato il foglio tre volte prima di ritagliare piccoli buchi e di piegarlo successivamente per creare spettacolari meraviglie. Quando vengono realizzate in metallo, acquistano la magia aggiuntiva della brillantezza e sono quindi dinamiche, perché al più piccolo movimento brillano come prismi e creano sfumature da favola».
Voigt non nasconde il suo amore per Blixen, o la riverenza con cui affronta il compito di creare ornamenti col nome della famosa autrice. Sottolinea l’importanza di preservare l’atmosfera che Blixen avrebbe creato.
Rosendahl sottolinea la connessione con l’autrice anche in altri modi. Una parte dei proventi di ogni ornamento natalizio venduto a Rungstedlund viene donato con lo scopo di promuovere la conoscenza del patrimonio culturale di Blixen.
«È un grande onore progettare qualcosa che è associato a Karen Blixen», dice Voigt. «Sono una sua fan! Amo i suoi libri e ho chiamato mio figlio Isak ispirandomi al suo pseudonimo, Isak Dinesen. Inoltre, proprio come per Blixen che appendeva sempre decorazioni di carta bianca sul suo albero di Natale, questi oggetti erano anche la più importante tradizione natalizia della mia infanzia», dice Voigt.
In effetti, Voigt e Blixen sono connesse in molti modi. Il padre di Voigt, il famoso stilista di moda Jean Voigt, ha creato abiti per Blixen come giovane stilista di alta moda negli anni Sessanta – compreso l’abito nero che indossava quando ha incontrato Marilyn Monroe.
«È un grande onore progettare qualcosa che è associato a Karen Blixen», dice Voigt. «Sono una sua fan! Amo i suoi libri e ho chiamato mio figlio Isak ispirandomi al suo pseudonimo, Isak Dinesen. Inoltre, proprio come per Blixen che appendeva sempre decorazioni di carta bianca sul suo albero di Natale, questi oggetti erano anche la più importante tradizione natalizia della mia infanzia», dice Voigt.
In effetti, Voigt e Blixen sono connesse in molti modi. Il padre di Voigt, il famoso stilista di moda Jean Voigt, ha creato abiti per Blixen come giovane stilista di alta moda negli anni Sessanta – compreso l’abito nero che indossava quando ha incontrato Marilyn Monroe.
Blixen è nata e morta a Rungstedlund e ha vissuto lì tutta la sua vita, a parte i 17 anni trascorsi in Kenya. Ciononostante, l’Africa e la fattoria africana sono state al centro della sua vita e dei suoi scritti. Sia individualmente che assieme, questi due luoghi hanno definito Blixen.
L’attrice Meryl Streep, che ha interpretato Blixen nel film La mia Africa del 1985, forse ha espresso al meglio questo pensiero in un’intervista: «Quando ho visitato Rungstedlund, la casa di Karen Blixen, l’esperienza più avvincente è stata quella di entrare nella casa dal lato meridionale, dove lei soggiornava ogni sera dopo essere tornata dall’Africa. Lei si fermava lì, guardando verso il Kenya e pensando al paese, alle persone e alla fattoria che aveva lasciato. Una volta ha detto: “Ho la sensazione che dovunque dovessi trovarmi in futuro, mi chiederei se piove a Ngong”».
L’attrice Meryl Streep, che ha interpretato Blixen nel film La mia Africa del 1985, forse ha espresso al meglio questo pensiero in un’intervista: «Quando ho visitato Rungstedlund, la casa di Karen Blixen, l’esperienza più avvincente è stata quella di entrare nella casa dal lato meridionale, dove lei soggiornava ogni sera dopo essere tornata dall’Africa. Lei si fermava lì, guardando verso il Kenya e pensando al paese, alle persone e alla fattoria che aveva lasciato. Una volta ha detto: “Ho la sensazione che dovunque dovessi trovarmi in futuro, mi chiederei se piove a Ngong”».
Planimetria del primo piano. Immagine concessa dal Karen Blixen Museum.
Raccontaci: ti piace questa casa? Hai mai visitato il Karen Blixen Museum?
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Un Viaggio nella Casa di Eileen Gray, la Madre del Modernismo
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Era una bellissima mattina di dicembre quando Houzz ha fatto visita a Rungstedlund, la casa di campagna della baronessa e autrice de La mia Africa Karen Blixen. Il sole splendeva luminoso, gli antichi faggi si stagliavano alti e fieri con i loro rami spogli e la ghiaia nel cortile crepitava piacevolmente per il gelo.
Entrando nella calda e antica casa di campagna a Rungsted, sulla costa a nord di Copenhagen, entriamo in uno spazio puro e autentico. Gli interni dei vecchi salotti sono stati preservati esattamente come Blixen li ha lasciati alla sua morte nel 1962. I fiori arricchiscono gli spazi e il sole del mattino che irrompe dalle finestre si riflette su vetri, specchi e mogano lucido. È come se Blixen si fosse trovata qui solo un minuto fa.