Le Case di Houzz
Due Appartamenti Sullo Stesso Piano Uniti in una Casa Galleria
L'unione di due appartamenti valorizza scorci, decorazioni e materiali originali, per raccontare la storia del luogo
È possibile unire due appartamenti indipendenti distribuiti su due piani adiacenti dello stesso edificio? Assolutamente sì, e questo progetto ne è un ottimo esempio. Siamo nel cuore di Genova, sulla collina di Santa Maria in Passione, qui una famiglia ha deciso di accorpare due unità immobiliari distinte per rispondere meglio alle nuove esigenze abitative. Il risultato è un appartamento di circa 135 metri quadri con una terrazza altrettanto ampia che si affaccia sul centro storico di Genova e sul porto commerciale. Il progetto curato dallo studio di architettura llabb è stato chiamato ‘Casa ai Bailucchi’, un evidente rimando allo scenario circostante: la parola genovese bailucchi definisce uno specifico gancio utilizzato dalle gru del porto di Genova.
Colpo d’occhio
Chi ci abita: una famiglia con due figli
Dove: nel cuore del centro storico di Genova, sulla collina di Santa Maria in Passione
Superficie: 135 m² + 100 m² di terrazzo
Professionisti: gli architetti Federico Robbiano e Luca Scardulla di llabb
Anno del progetto: 2020
Budget: circa 120.000 €
L’appartamento è distribuito su due livelli: al piano superiore si trova la zona giorno con l’ampio terrazzo, mentre il piano inferiore è destinato alla zona notte. I due livelli comunicano tra loro attraverso l’elemento compositivo della scala.
«L’elemento di distribuzione verticale contribuisce, su entrambi i piani, allo sviluppo di quinte attraverso le quali lo sguardo si perde attirato da un “oltre”. Confini permeabili tra spazi e funzioni». Si creano così continui scorci, inquadrature sulla vita quotidiana non solo della famiglia, ma anche della città.
Chi ci abita: una famiglia con due figli
Dove: nel cuore del centro storico di Genova, sulla collina di Santa Maria in Passione
Superficie: 135 m² + 100 m² di terrazzo
Professionisti: gli architetti Federico Robbiano e Luca Scardulla di llabb
Anno del progetto: 2020
Budget: circa 120.000 €
L’appartamento è distribuito su due livelli: al piano superiore si trova la zona giorno con l’ampio terrazzo, mentre il piano inferiore è destinato alla zona notte. I due livelli comunicano tra loro attraverso l’elemento compositivo della scala.
«L’elemento di distribuzione verticale contribuisce, su entrambi i piani, allo sviluppo di quinte attraverso le quali lo sguardo si perde attirato da un “oltre”. Confini permeabili tra spazi e funzioni». Si creano così continui scorci, inquadrature sulla vita quotidiana non solo della famiglia, ma anche della città.
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La zona giorno si sviluppa in lunghezza e lo sbarco della scala risulta essere esattamente al centro tra la zona pranzo (a sinistra) e la zona lettura e soggiorno, con in fondo uno studiolo (a destra).
Questo spazio familiare, in diretta comunicazione con la terrazza al piano, ma protetto dai venti freddi del nord, è la stanza della casa più vissuta.
La forma ad L e la copertura spiovente dell’edificio disegnano geometrie dinamiche e intense. «Varchi sagomati nella muratura assecondano l’andamento dello spazio, tornando a sviluppare quel senso di ricercata curiosità verso ciò che vi è dietro; che sia la cucina, lo studiolo oppure un quadro».
Per soddisfare le richieste dei committenti sono stati realizzati due spazi studio, di cui uno al piano superiore, all’interno di una porzione di terrazza che è stata chiusa - pertanto gode di un’ottima esposizione e una affascinante vista sul porto della città.
Lo studiolo è un ambiente di dimensioni molto ridotte ma con un’atmosfera suggestiva: infatti, grazie alla sua finestra quadrata a picco nel vuoto, ricorda la cabina di pilotaggio di una gru.
Lo studiolo è un ambiente di dimensioni molto ridotte ma con un’atmosfera suggestiva: infatti, grazie alla sua finestra quadrata a picco nel vuoto, ricorda la cabina di pilotaggio di una gru.
Gli architetti raccontano che «Mettere in comunicazione i due livelli è stata indubbiamente la sfida più grande: lo spazio era poco e la differenza di quota da colmare molta: 4,20 metri».
Un paio di gradini, che assecondano l’articolazione dei flussi interni, conducono al plateau in cemento, primo elemento compositivo della scala. Da qui una struttura leggera in tubolare metallico a sezione quadrata si snoda sino a condurre al piano superiore, facendo da base alle pedate in rovere. Il parapetto è realizzato con disegno “alla Carmassi”, ma si è utilizzata una cima nautica azzurra.
Un paio di gradini, che assecondano l’articolazione dei flussi interni, conducono al plateau in cemento, primo elemento compositivo della scala. Da qui una struttura leggera in tubolare metallico a sezione quadrata si snoda sino a condurre al piano superiore, facendo da base alle pedate in rovere. Il parapetto è realizzato con disegno “alla Carmassi”, ma si è utilizzata una cima nautica azzurra.
L’intradosso del corrimano è sfruttato per alloggiare l’illuminazione diffusa.
Si è inoltre deciso di mantenere a vista il solaio ligneo emerso durante la realizzazione della scala a connessione dei due piani.
Si è inoltre deciso di mantenere a vista il solaio ligneo emerso durante la realizzazione della scala a connessione dei due piani.
Nella zona notte al piano inferiore sono state conservate le pavimentazioni in graniglia genovese. «Queste scelte derivano dalla volontà, comune, di non svuotare un luogo della propria storia e, quindi, memoria».
In quest’ottica è stata data particolare attenzione alla cura delle superfici dei muri nella camera padronale: una volta rimossa la carta da parati, l’intonaco sottostante è stato levigato e fissato insieme alla sua stratigrafia di tinte ed iscrizioni. «Si è deciso di mantenere le decorazioni a partire da 100 cm da terra, così da poter realizzare le tracce per gli impianti entro quella altezza».
«Le richieste iniziali erano quelle di creare uno spazio familiare che fosse fluido, dinamico e creativo. Uno spazio dove i singoli potessero avere il loro spazio individuale per lavorare e creare, ma con un importante spazio comune, che affacciasse sulla terrazza», raccontano gli architetti Federico Robbiano e Luca Scardulla. «Trattandosi di due persone creative, le idee erano in un certo senso chiare, ma si trattava di una affascinante matassa da dipanare. Un intenso periodo di progettazione ha portato ai risultati sperati. La sintonia tra loro e noi ci ha fatto capire quanto questa sia importante per la buona riuscita di un progetto».