Architettura e design
9 Progetti Intelligenti Scelti da Houzz alla Biennale di Venezia
Allestimenti che ruotano attorno al tema dell’architettura sostenibile, in mostra alla Biennale di Venezia 2018
Il tema della Biennale di Architettura di Venezia di quest’anno è Freespace, come voluto dalle due curatrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara. In calendario fino al 25 novembre, attraverso i 71 partecipanti e i padiglioni distribuiti ai Giardini, all’Arsenale e in altri luoghi di Venezia, fra cui Porto Marghera, la Mostra Internazionale vuole interpretare “la generosità e il senso di umanità che l’architettura colloca al centro della propria agenda, concentrando l’attenzione sulla qualità dello spazio”, raccontano gli organizzatori.
Un tema di grande attualità e interpretato in molti modi diversi. A seguire, una selezione di nove progetti che hanno messo in connessione il tema Freespace con i concetti di ambiente, territorio ed equilibrio con la natura. Un approccio concettuale, ma tradotto in pratica rispettando l’identità di ciascun Paese promotore.
Un tema di grande attualità e interpretato in molti modi diversi. A seguire, una selezione di nove progetti che hanno messo in connessione il tema Freespace con i concetti di ambiente, territorio ed equilibrio con la natura. Un approccio concettuale, ma tradotto in pratica rispettando l’identità di ciascun Paese promotore.
Una fase di test nella preparazione delle piante per la mostra Grasslands Repair. Foto di Linda Tegg
La parte della mostra nominata Grasslands Repair intende ricordare qual è la posta in gioco nell’occupazione del territorio: solo l’1% delle specie minacciate sopravvive come parte dell’ecosistema originario. Il padiglione è stato quindi trasformato in uno spazio vegetato e consente ai visitatori di avere un dialogo fra l’architettura e le specie verdi in via di estinzione. L’intenzione alla base del progetto è di recuperare l’ambiente verde per poi arrivare a ripensare il rapporto con l’ambiente costruito.
La parte della mostra nominata Grasslands Repair intende ricordare qual è la posta in gioco nell’occupazione del territorio: solo l’1% delle specie minacciate sopravvive come parte dell’ecosistema originario. Il padiglione è stato quindi trasformato in uno spazio vegetato e consente ai visitatori di avere un dialogo fra l’architettura e le specie verdi in via di estinzione. L’intenzione alla base del progetto è di recuperare l’ambiente verde per poi arrivare a ripensare il rapporto con l’ambiente costruito.
Le tavole esposte al Padiglione Antigua e Barbuda. Foto di Andrea Avezzù
Giustizia ambientale – Antigua e Barbuda
Il tema proposto da Antigua e Barbuda per il proprio padiglione recita così: “Giustizia ambientale come diritto civile” ed è stato promosso per sottolineare gli effetti del cambiamento climatico sull’equilibrio dell’isola. La mostra, ospitata in un monastero del XV secolo, è organizzata attraverso una serie di plastici, disegni e narrazioni che raccontano i recenti cambiamenti dell’ecosistema locale, proponendo soluzioni per la ricostruzione di aree storiche e per interventi di recupero del verde. Parte integrante del progetto, il calendario di seminari e interventi dedicati al turismo responsabile, alla biodiversità, alla tutela del patrimonio storico e alla conservazione dell’esistente.
Giustizia ambientale – Antigua e Barbuda
Il tema proposto da Antigua e Barbuda per il proprio padiglione recita così: “Giustizia ambientale come diritto civile” ed è stato promosso per sottolineare gli effetti del cambiamento climatico sull’equilibrio dell’isola. La mostra, ospitata in un monastero del XV secolo, è organizzata attraverso una serie di plastici, disegni e narrazioni che raccontano i recenti cambiamenti dell’ecosistema locale, proponendo soluzioni per la ricostruzione di aree storiche e per interventi di recupero del verde. Parte integrante del progetto, il calendario di seminari e interventi dedicati al turismo responsabile, alla biodiversità, alla tutela del patrimonio storico e alla conservazione dell’esistente.
Un dettaglio del percorso espositivo all’interno del Padiglione Brasile. Foto di Italo Rondinella
Invito alla convivenza – Brasile
Si intitola Muros de Ar, muri d’aria, il progetto sviluppato dagli architetti selezionati dalla Fondazione Biennale di San Paolo, Gabriel Kozlowski, Laura Gonzàlez Fierro, Marcelo Maia Rosa e Sol Camacho, per il padiglione brasiliano di questa edizione veneziana. «La mostra intende mettere al centro della sua ricerca il muro – inteso come uno degli elementi dell’architettura, della cultura e dell’identità brasiliane – individuando nell’atto di scavalcarlo un invito alla convivenza e alla molteplicità», spiegano i curatori.
Per tradurre i concetti in pratica, il percorso espositivo comprende due fronti; il primo presenta dieci progetti che indagano il percorso di separazione spaziale, il secondo comprende il 17 vincitori di un bando pubblico che aveva come tema l’uso dell’architettura come strumento di mediazione di conflitti e connessione fra tessuti urbani differenti.
Invito alla convivenza – Brasile
Si intitola Muros de Ar, muri d’aria, il progetto sviluppato dagli architetti selezionati dalla Fondazione Biennale di San Paolo, Gabriel Kozlowski, Laura Gonzàlez Fierro, Marcelo Maia Rosa e Sol Camacho, per il padiglione brasiliano di questa edizione veneziana. «La mostra intende mettere al centro della sua ricerca il muro – inteso come uno degli elementi dell’architettura, della cultura e dell’identità brasiliane – individuando nell’atto di scavalcarlo un invito alla convivenza e alla molteplicità», spiegano i curatori.
Per tradurre i concetti in pratica, il percorso espositivo comprende due fronti; il primo presenta dieci progetti che indagano il percorso di separazione spaziale, il secondo comprende il 17 vincitori di un bando pubblico che aveva come tema l’uso dell’architettura come strumento di mediazione di conflitti e connessione fra tessuti urbani differenti.
L’ingresso al Padiglione dedicato agli Emirati Arabi Uniti. Foto courtesy National Pavilion UAE
A misura d’uomo – Emirati Arabi Uniti
Quando si pensa allo skyline di alcune città degli Emirati Arabi Uniti si immagina una certa densità urbana, un’architettura prepotente e preponderante. Ed è da questo aspetto che ha preso il via il tema affrontato all’interno del padiglione nazionale: Lifescapes Beyond Bigness, infatti, vuole studiare l’interazione fra l’ambiente urbano e la vita quotidiana nei paesaggi “a misura d’uomo” degli Emirati. Attraverso l’analisi di quattro tipologie – cioè i quartieri residenziali, le reti stradali e sikkak (vicoli), i blocchi urbani e gli spazi naturali – si indaga l’evoluzione del territorio locale.
A misura d’uomo – Emirati Arabi Uniti
Quando si pensa allo skyline di alcune città degli Emirati Arabi Uniti si immagina una certa densità urbana, un’architettura prepotente e preponderante. Ed è da questo aspetto che ha preso il via il tema affrontato all’interno del padiglione nazionale: Lifescapes Beyond Bigness, infatti, vuole studiare l’interazione fra l’ambiente urbano e la vita quotidiana nei paesaggi “a misura d’uomo” degli Emirati. Attraverso l’analisi di quattro tipologie – cioè i quartieri residenziali, le reti stradali e sikkak (vicoli), i blocchi urbani e gli spazi naturali – si indaga l’evoluzione del territorio locale.
Bambini che camminano in un contesto tradizionale negli EAU, alle spalle di architetture maestose. Foto courtesy National Pavilion UAE
«Il tema Lifescapes Beyond Bigness rappresenta un tentativo di andare oltre l’aspetto monumentale dell’architettura più iconica degli EAU e invitare, al contrario, i visitatori a provare i suoi paesaggi umani di solito sottovalutati.
Le quattro tipologie di “paesaggi” a misura d’uomo compresi nella mostra sono orientati dal punto di vista sociale e non confinati dalla maestosità di architettura e urbanistica. L’esposizione esplora come i paesaggi a misura d’uomo siano flessibili, generosi e adattabili nella promozione dell’impegno comunitario, degli impegni sociali e dell’urbanesimo pedonale, grazie, ad esempio, ad aree gioco spontanee e a giardini nascosti dietro l’angolo», racconta il curatore Khaled Alawadi.
«Il tema Lifescapes Beyond Bigness rappresenta un tentativo di andare oltre l’aspetto monumentale dell’architettura più iconica degli EAU e invitare, al contrario, i visitatori a provare i suoi paesaggi umani di solito sottovalutati.
Le quattro tipologie di “paesaggi” a misura d’uomo compresi nella mostra sono orientati dal punto di vista sociale e non confinati dalla maestosità di architettura e urbanistica. L’esposizione esplora come i paesaggi a misura d’uomo siano flessibili, generosi e adattabili nella promozione dell’impegno comunitario, degli impegni sociali e dell’urbanesimo pedonale, grazie, ad esempio, ad aree gioco spontanee e a giardini nascosti dietro l’angolo», racconta il curatore Khaled Alawadi.
L’installazione Cloud Village di Archi-Union Architects, stampata in 3D, all’ingresso del Padiglione Cina. Foto di Francesco Galli
Il futuro dello sviluppo rurale – Cina
«La motivazione di questa mostra oltrepassa lo xiangchou, termine cinese che si riferisce alla nostalgia per i territori rurali. Torniamo a esplorare la campagna dove è nata la cultura cinese, per riportare alla luce valori dimenticati e possibilità ignorate. Da lì costruiremo la campagna futura»: con questa dichiarazione il curatore del padiglione cinese Li Xiangning descrive il tema dell’esposizione. In Cina la campagna è diventata un’area da studiare con attenzione, visto che vi si sta costruendo ad una velocità e su una scala senza precedenti.
Proprio per questo urbanisti e architetti stanno cercando di trovare un compromesso fra tradizione e modernizzazione, cercando di applicare la tecnologia contemporanea per creare connessioni locali.
Il percorso di Building a Future Countryside indaga le aree rurali attraverso sei capitoli: le abitazioni poetiche, la produzione locale, le pratiche culturali, il turismo agricolo, la ricostruzione della comunità e l’esplorazione futura.
Il futuro dello sviluppo rurale – Cina
«La motivazione di questa mostra oltrepassa lo xiangchou, termine cinese che si riferisce alla nostalgia per i territori rurali. Torniamo a esplorare la campagna dove è nata la cultura cinese, per riportare alla luce valori dimenticati e possibilità ignorate. Da lì costruiremo la campagna futura»: con questa dichiarazione il curatore del padiglione cinese Li Xiangning descrive il tema dell’esposizione. In Cina la campagna è diventata un’area da studiare con attenzione, visto che vi si sta costruendo ad una velocità e su una scala senza precedenti.
Proprio per questo urbanisti e architetti stanno cercando di trovare un compromesso fra tradizione e modernizzazione, cercando di applicare la tecnologia contemporanea per creare connessioni locali.
Il percorso di Building a Future Countryside indaga le aree rurali attraverso sei capitoli: le abitazioni poetiche, la produzione locale, le pratiche culturali, il turismo agricolo, la ricostruzione della comunità e l’esplorazione futura.
L’ingresso, progettato da Cita, Centre for Information Technology and Architecture, del Padiglione Danimarca. Foto di Rasmus Hjortshøj, courtesy of Danish Architecture Center
Sviluppo sostenibile – Danimarca
Il padiglione della Danimarca, curato dall’architetto Natalie Mossin, comprende quattro diverse proposte di sviluppo sostenibile. «I quattro progetti pongono al centro alcuni punti di forza nella tradizione architettonica danese, cioè una collaborazione pluridisciplinare e una forte attenzione alla sostenibilità», ha dichiarato Mette Bock, Ministro della Cultura.
Il titolo Possible Spaces – Sustainable development trough collaborative innovations si riferisce dunque alle nuove possibilità che permettono di stimolare una progettazione sostenibile e condivisa con diverse figure professionali, a totale vantaggio della comunità.
Sviluppo sostenibile – Danimarca
Il padiglione della Danimarca, curato dall’architetto Natalie Mossin, comprende quattro diverse proposte di sviluppo sostenibile. «I quattro progetti pongono al centro alcuni punti di forza nella tradizione architettonica danese, cioè una collaborazione pluridisciplinare e una forte attenzione alla sostenibilità», ha dichiarato Mette Bock, Ministro della Cultura.
Il titolo Possible Spaces – Sustainable development trough collaborative innovations si riferisce dunque alle nuove possibilità che permettono di stimolare una progettazione sostenibile e condivisa con diverse figure professionali, a totale vantaggio della comunità.
L’Hotel Svinkløv Badehotel interessato da un incendio nel 2016 e ridisegnato da Praksis Arkitekter secondo i criteri della progettazione partecipata. Foto di Torben Hjulmand, courtesy of Praksis Arkitekter
Fra i quattro progetti esposti, anche un esempio dedicato al concetto di casa. A partire dalla domanda “come possiamo sviluppare il patrimonio edilizio esistente dotandolo di case sostenibili e al passo con i tempi?”, i progettisti hanno proposto, ancora una volta, una soluzione condivisa. È attraverso la collaborazione fra architetti, aziende proprietarie di condomini, fornitori, Comune e abitanti che, secondo il team danese, si può intervenire sul patrimonio edilizio esistente aggiornandolo e migliorando il rapporto con l’ambiente.
Fra i quattro progetti esposti, anche un esempio dedicato al concetto di casa. A partire dalla domanda “come possiamo sviluppare il patrimonio edilizio esistente dotandolo di case sostenibili e al passo con i tempi?”, i progettisti hanno proposto, ancora una volta, una soluzione condivisa. È attraverso la collaborazione fra architetti, aziende proprietarie di condomini, fornitori, Comune e abitanti che, secondo il team danese, si può intervenire sul patrimonio edilizio esistente aggiornandolo e migliorando il rapporto con l’ambiente.
Una sezione del percorso che attraversa il Padiglione Italia. Foto di Francesco Galli
Il rilancio del territorio – Italia
La mostra ospitata al Padiglione Italia, coordinata dall’architetto Mario Cucinella e sviluppata in collaborazione con sei studi di architettura e Università italiane, si presenta come manifesto per la progettazione del futuro
«Arcipelago Italia è un manifesto che vuole indicare possibili strade da percorrere per il rilancio dei territori interni, per dare nuovamente valore e importanza all’architettura e perché il lavoro degli architetti torni ad avere un ruolo di responsabilità sociale», conferma Cucinella.
Per capire meglio quanto l’architettura possa essere uno strumento di rilancio dei territori, il padiglione ospita dunque cinque progetti sperimentali, distribuiti nelle foreste casentinesi, nell’area del Cratere, nella collina materana, nel Belice e nella Barbagia. Secondo il curatore, la scelta di aree poco conosciute è di per sé un’occasione per far emergere i temi su cui è necessario lavorare: il ruolo dell’arte e del patrimonio culturale nelle città; la ricostruzione e il rapporto fra temporaneità e permanenza; nuovi spazi per la salute; mobilità e le connesso in materiali e immateriali; il bosco e la filiera produttiva del legno.
Il rilancio del territorio – Italia
La mostra ospitata al Padiglione Italia, coordinata dall’architetto Mario Cucinella e sviluppata in collaborazione con sei studi di architettura e Università italiane, si presenta come manifesto per la progettazione del futuro
«Arcipelago Italia è un manifesto che vuole indicare possibili strade da percorrere per il rilancio dei territori interni, per dare nuovamente valore e importanza all’architettura e perché il lavoro degli architetti torni ad avere un ruolo di responsabilità sociale», conferma Cucinella.
Per capire meglio quanto l’architettura possa essere uno strumento di rilancio dei territori, il padiglione ospita dunque cinque progetti sperimentali, distribuiti nelle foreste casentinesi, nell’area del Cratere, nella collina materana, nel Belice e nella Barbagia. Secondo il curatore, la scelta di aree poco conosciute è di per sé un’occasione per far emergere i temi su cui è necessario lavorare: il ruolo dell’arte e del patrimonio culturale nelle città; la ricostruzione e il rapporto fra temporaneità e permanenza; nuovi spazi per la salute; mobilità e le connesso in materiali e immateriali; il bosco e la filiera produttiva del legno.
Il plastico di uno fra i progetti di biblioteche esposti all’interno del Padiglione Finlandia. Foto di Italo Rondinella
Il nuovo Illuminismo – Finlandia
Un approccio concettuale e simbolico, per far sì che l’architettura diventi uno strumento di civiltà: è con questa intenzione che la curatrice finlandese Anni Vartola, critica e studiosa di architettura, e la commissaria Hanna Harris, direttrice di Archinfo Finland, hanno affrontato il tema della Biennale.
Mind-Building, questo il titolo, comprende una serie di progetti di biblioteche pubbliche, interpretate come “monumento al valore della civiltà civica e al potere dell’Illuminismo”, spiegano gli organizzatori.
«L’architettura delle biblioteche si è sempre evoluta in linea con i cambiamenti nel settore bibliotecario e nella società in genere. Oggi le biblioteche finlandesi sono un luogo in cui imparare, creare e condividere. Si tratta di uno spazio libero aperto a tutti, che promuove la partecipazione civile e l’inclusione sociale», spiega Hanna Harris.
Il nuovo Illuminismo – Finlandia
Un approccio concettuale e simbolico, per far sì che l’architettura diventi uno strumento di civiltà: è con questa intenzione che la curatrice finlandese Anni Vartola, critica e studiosa di architettura, e la commissaria Hanna Harris, direttrice di Archinfo Finland, hanno affrontato il tema della Biennale.
Mind-Building, questo il titolo, comprende una serie di progetti di biblioteche pubbliche, interpretate come “monumento al valore della civiltà civica e al potere dell’Illuminismo”, spiegano gli organizzatori.
«L’architettura delle biblioteche si è sempre evoluta in linea con i cambiamenti nel settore bibliotecario e nella società in genere. Oggi le biblioteche finlandesi sono un luogo in cui imparare, creare e condividere. Si tratta di uno spazio libero aperto a tutti, che promuove la partecipazione civile e l’inclusione sociale», spiega Hanna Harris.
La struttura in legno disegnata dallo studio Rintala Eggertsson. Foto di Andrea Avezzù
Il rapporto con il territorio – Corte del Forte
Firmata da Dagur Eggertsson, Vibeke Jensen, Sami Rintala dello studio Rintala Eggertsson, il progetto Corte del Forte, collocato a Porto Marghera e fruibile sia dagli abitanti di Mestre che dai visitatori della Biennale, per riunirsi e socializzare, si propone come strumento per sottolineare il rapporto con il territorio, considerando la struttura aperta verso il mare e verso il verde, e progettata, coerentemente, basandosi su una struttura in legno.
«Aggiungendo significato alla vita, l’architettura – si tratti di un’abitazione o di uno spazio pubblico – ci aiuta a prenderci maggiormente cura di noi stessi, degli altri e dell’ambiente, in contrapposizione all’atto di costruire, che riflette pure e semplici idee di potere e ricchezza. È nostro compito in quanto architetti stabilire un freespace – ricollegandosi al tema della Biennale – nel quale agire a beneficio dell’umanità», raccontano gli architetti dello studio Rintala Eggertsson.
Quale di questi progetti ti ha colpito di più? Sei stato alla Biennale di Architettura 2018?Scrivi cosa ne pensi nei commenti qui sotto.
Il rapporto con il territorio – Corte del Forte
Firmata da Dagur Eggertsson, Vibeke Jensen, Sami Rintala dello studio Rintala Eggertsson, il progetto Corte del Forte, collocato a Porto Marghera e fruibile sia dagli abitanti di Mestre che dai visitatori della Biennale, per riunirsi e socializzare, si propone come strumento per sottolineare il rapporto con il territorio, considerando la struttura aperta verso il mare e verso il verde, e progettata, coerentemente, basandosi su una struttura in legno.
«Aggiungendo significato alla vita, l’architettura – si tratti di un’abitazione o di uno spazio pubblico – ci aiuta a prenderci maggiormente cura di noi stessi, degli altri e dell’ambiente, in contrapposizione all’atto di costruire, che riflette pure e semplici idee di potere e ricchezza. È nostro compito in quanto architetti stabilire un freespace – ricollegandosi al tema della Biennale – nel quale agire a beneficio dell’umanità», raccontano gli architetti dello studio Rintala Eggertsson.
Quale di questi progetti ti ha colpito di più? Sei stato alla Biennale di Architettura 2018?Scrivi cosa ne pensi nei commenti qui sotto.
Recupero del verde – Australia
«Riteniamo che l’architettura possa assumere un ruolo attivo nel ripristinare i luoghi di cui fa parte e la nostra mostra mira a comunicare proprio questo»: così i curatori del padiglione dell’Australia, Mauro Maracco e Louise Wright, descrivono il tema affrontato in collaborazione con l’artista Linda Tegg. Diecimila piante sono state installate all’interno e all’esterno del padiglione.