Architettura e design
5 Lezioni che Possiamo Imparare dal Design Italiano
Siamo quello che mangiamo, ma siamo anche la sedia su cui ci sediamo? Il design italiano assomiglia agli italiani?
Gli italiani sono considerati tra i più stilosi al mondo e il buon gusto nazionale è un biglietto da visita imprescindibile nella moda così come nel design e in altre discipline in cui la creatività è centrale. Lo stile di vita italiano reso virale in epoca pre-social, già negli anni ‘60, grazie a La dolce vita di Fellini è ancora oggi un sogno per molti turisti che cercano di afferrarlo nei pochi giorni di vacanza a disposizione. Ma sappiamo bene che quello che agli occhi degli stranieri si risolve in un paio di occhiali Gucci vistosi alla guida di una Ferrari o in un piatto di spaghetti all’ombra del Colosseo in realtà nasconde molto di più.
Secondo il filosofo Ludwig Feuerbach “siamo quello che mangiamo”, ma siamo anche il caffè che beviamo, il forno con cui cuciniamo, il letto su cui dormiamo e la sedia su cui ci sediamo?
Gli esperti del design italiano raccontano le 5 regole che governano la creatività italiana quando si parla di mobili, oggetti per la tavola e accessori.
Secondo il filosofo Ludwig Feuerbach “siamo quello che mangiamo”, ma siamo anche il caffè che beviamo, il forno con cui cuciniamo, il letto su cui dormiamo e la sedia su cui ci sediamo?
Gli esperti del design italiano raccontano le 5 regole che governano la creatività italiana quando si parla di mobili, oggetti per la tavola e accessori.
Anna G Corkscrew Miniature by Alessi
1. Bello è meglio
…ovvero come l’utile sia destinato a rompersi e solo il bello resti tale per sempre.
«Dai suoi inizi negli anni ‘50, quando un gruppo di coraggiosi designer e un gruppo di imprenditori audaci decise di investire nel design, la mission decennale del design italiano è sempre stato quello di creare oggetti utili e belli», spiega Giulio Cappellini, architetto e art director dell’azienda Cappellini.
In tutti i settori del design italiano, si trova una perla di bellezza: si tratti di un frivolo cavatappi in plastica e metallo meravigliosamente forgiato come un personaggio fiabesco – come Anna G. di Alessi – o di nobile vetro soffiato che diventa un maestoso lampadario barocco in vetro di Murano.
…ovvero come l’utile sia destinato a rompersi e solo il bello resti tale per sempre.
«Dai suoi inizi negli anni ‘50, quando un gruppo di coraggiosi designer e un gruppo di imprenditori audaci decise di investire nel design, la mission decennale del design italiano è sempre stato quello di creare oggetti utili e belli», spiega Giulio Cappellini, architetto e art director dell’azienda Cappellini.
In tutti i settori del design italiano, si trova una perla di bellezza: si tratti di un frivolo cavatappi in plastica e metallo meravigliosamente forgiato come un personaggio fiabesco – come Anna G. di Alessi – o di nobile vetro soffiato che diventa un maestoso lampadario barocco in vetro di Murano.
2. La cucina è la regina
…ovvero il potere catartico di un piatto di spaghetti.
È in questa stanza della casa che accade gran parte della vita degli italiani, in un percorso senza sosta tra il cucinare, il parlare, il mangiare e lo sparecchiare. Qui ci si riunisce e ci si divide, ogni giorno, per poche ore o per mesi, qui si torna nelle feste comandate e si festeggiano i compleanni, qui si sorseggia un brodino quando si sta male, qui si chiacchiera davanti ad un caffè, e qui, molto spesso, si danno le notizie che contano: a tavola.
…ovvero il potere catartico di un piatto di spaghetti.
È in questa stanza della casa che accade gran parte della vita degli italiani, in un percorso senza sosta tra il cucinare, il parlare, il mangiare e lo sparecchiare. Qui ci si riunisce e ci si divide, ogni giorno, per poche ore o per mesi, qui si torna nelle feste comandate e si festeggiano i compleanni, qui si sorseggia un brodino quando si sta male, qui si chiacchiera davanti ad un caffè, e qui, molto spesso, si danno le notizie che contano: a tavola.
Primo segno basilare di convivialità e punto di partenza di qualsiasi confessione o chiacchiera: “Siediti, prego, e… racconta, mangia, bevi, leggi”.
Quindi la sedia è centrale. Secondo Alberto Bassi, autore del libro Design Anonimo in Italia, c’è un fil rouge che lega la tipica casa italiana con l’osteria. Non servono sedie preziose o costose per mettersi a tavola insieme, ne sono un esempio sedute tradizionali e dal passato orgogliosamente popolare e artigiano come la Marocca o la versione più nobile e settecentesca della Chiavarina, con seduta in canna d’India e legno leggero tornito, elegante e esito di una qualità produttiva artigianale (da cui il designer italiano Gio Ponti ha preso ispirazione per la sedia La Leggera disegnata per Cassina nel 1951).
Quindi la sedia è centrale. Secondo Alberto Bassi, autore del libro Design Anonimo in Italia, c’è un fil rouge che lega la tipica casa italiana con l’osteria. Non servono sedie preziose o costose per mettersi a tavola insieme, ne sono un esempio sedute tradizionali e dal passato orgogliosamente popolare e artigiano come la Marocca o la versione più nobile e settecentesca della Chiavarina, con seduta in canna d’India e legno leggero tornito, elegante e esito di una qualità produttiva artigianale (da cui il designer italiano Gio Ponti ha preso ispirazione per la sedia La Leggera disegnata per Cassina nel 1951).
Rilassati e prenditi un caffè. L’espresso fatto in casa funziona come il tè per gli inglesi e anche se non rilassa proprio per niente, è una pausa che estrania, non una semplice bevanda. Come tutti i rituali quotidiani ha bisogno della tazzina giusta (quella disegnata da Matteo Thun per Illy, ad esempio) e dello strumento giusto, come la moka di Bialetti, un cult intramontabile. «Il primo prototipo della macchina per il caffè è del 1933 – spiega Bassi – ma la sua diffusione e fortuna arrivano nel secondo dopoguerra, anche grazie alla pubblicità che utilizzava il marchio dell’omino coi baffi».
«Mio nonno Carlo Alessi aveva sposato Germana Bialetti, figlia del famoso ideatore e disegnatore della moka Alfonso Alessi», racconta Chiara Alessi, esperta di design e autrice del libro Design senza Designer (ed. Laterza). «Le discussioni tra i due finivano sempre con lui che le diceva: ‘Te se propri una Bialetti!’». Carlo, per conquistare la moglie, si cimentò anche lui, come il famoso suocero, nel disegno di una caffettiera, che però uscì arrotondata, morbida, Bombé, come forse si immaginava inconsciamente dovesse essere una brava sposa all’epoca. All’opposto di come era invece la moglie. «Una Bialetti spigolosa, liberty, spregiudicata, era se stessa, come la moka», dice Alessi e ancora oggi quell’oggetto non conosce pari, per celebrità, diffusione, iconicità, tanto che ogni evoluzione che è stata pensata negli anni sembra condannata a essere soltanto una sua brutta copia.
«Mio nonno Carlo Alessi aveva sposato Germana Bialetti, figlia del famoso ideatore e disegnatore della moka Alfonso Alessi», racconta Chiara Alessi, esperta di design e autrice del libro Design senza Designer (ed. Laterza). «Le discussioni tra i due finivano sempre con lui che le diceva: ‘Te se propri una Bialetti!’». Carlo, per conquistare la moglie, si cimentò anche lui, come il famoso suocero, nel disegno di una caffettiera, che però uscì arrotondata, morbida, Bombé, come forse si immaginava inconsciamente dovesse essere una brava sposa all’epoca. All’opposto di come era invece la moglie. «Una Bialetti spigolosa, liberty, spregiudicata, era se stessa, come la moka», dice Alessi e ancora oggi quell’oggetto non conosce pari, per celebrità, diffusione, iconicità, tanto che ogni evoluzione che è stata pensata negli anni sembra condannata a essere soltanto una sua brutta copia.
Festeggia come si deve. «Il piatto Ginori in bianco e oro è il “piatto della festa” storico di tutte le famiglie dagli anni trenta», spiega Bassi: ancora oggi ha una sua eleganza, pulizia di disegno, eppur con una piccola soluzione decorativa del bordo dorato – che sono il segno di confine tra quotidianità e festa. «Unico problema? È uscito di produzione: è da cacciare nei mercatini dell’usato!».
Tra i piatti più famosi dell’era moderna anche quelli stralunati dall’eleganza semiseria di Fornasetti che racchiudono una doppia italianissima anima rilassata-chic.
Tra i piatti più famosi dell’era moderna anche quelli stralunati dall’eleganza semiseria di Fornasetti che racchiudono una doppia italianissima anima rilassata-chic.
3. La famiglia è centrale
… ovvero per crescere non serve un villaggio basta un parentado numeroso e impiccione.
Ricordati chi sei e da dove vieni. «Le famiglie, nel bene e nel male, sono uno di quelle rocce a cui è ancorato il design italiano», spiega Chiara Alessi. «La famiglia è una specificità tutta italiana che rende il design in primo luogo una storia di persone e gli oggetti diventano dei modi primordiali per entrarci in comunicazione».
… ovvero per crescere non serve un villaggio basta un parentado numeroso e impiccione.
Ricordati chi sei e da dove vieni. «Le famiglie, nel bene e nel male, sono uno di quelle rocce a cui è ancorato il design italiano», spiega Chiara Alessi. «La famiglia è una specificità tutta italiana che rende il design in primo luogo una storia di persone e gli oggetti diventano dei modi primordiali per entrarci in comunicazione».
Huggy armchair
Un letto in più. Tra i tanti oggetti che potrebbero aver inciso sulla vita degli italiani secondo Virginio Briatore, filosofo del design e consulente per diverse aziende italiane come Lago e Lavazza, ce n’è uno in particolare «che di sicuro ha inciso almeno sulla mia: il pouf Pisolò di Denis Santachiara per Campeggi, che da 8 anni ormai vive nel mio piccolo appartamento di Milano. Questo letto gonfiabile è geniale, risponde in pieno al concetto di prodotto “nomade”: consente di installare un letto di fortuna ma confortevole in due minuti e quando non serve sparisce. Insomma, ci dovrebbe essere sempre un letto per gli amici in ogni casa che si rispetti. Nel mio penso che ormai ci abbiano dormito almeno 50 ospiti!».
Sulla stessa lunghezza d’onda, un altro progetto analogo seppure diverso e ingegnoso è la poltrona Huggy di Lago (in foto), disegnata nel 2009 da Brit Leissler, all’interno del workshop Lago Studio.
Sulla stessa lunghezza d’onda, un altro progetto analogo seppure diverso e ingegnoso è la poltrona Huggy di Lago (in foto), disegnata nel 2009 da Brit Leissler, all’interno del workshop Lago Studio.
4. Strappa un sorriso
…ovvero come restare bambini.
Dallo sgabello Mezzadro di Achille Castiglioni del 1957 per Zanotta in poi, «c’è sempre una certa dose di ironia in una casa italiana», dice l’architetto torinese Andrea Marcante di UdA.
Nei suoi progetti, come in quello parigino in foto dal nome The True Wolf Wears His Fur Inside, Marcante include sempre qualcosa di inatteso: oggetti fuori scala, una lampada o un divano XL in un ambiente ristretto. «Pensare a un interno come a un quadro di De Chirico aiuta. Il mix di familiarità e straniamento rendono un interno affascinante», spiega Marcante.
…ovvero come restare bambini.
Dallo sgabello Mezzadro di Achille Castiglioni del 1957 per Zanotta in poi, «c’è sempre una certa dose di ironia in una casa italiana», dice l’architetto torinese Andrea Marcante di UdA.
Nei suoi progetti, come in quello parigino in foto dal nome The True Wolf Wears His Fur Inside, Marcante include sempre qualcosa di inatteso: oggetti fuori scala, una lampada o un divano XL in un ambiente ristretto. «Pensare a un interno come a un quadro di De Chirico aiuta. Il mix di familiarità e straniamento rendono un interno affascinante», spiega Marcante.
Secondo Cappellini gli oggetti del design italiano «sono capaci di raccontare storie. Non devono assurgere solo a delle funzioni, ma devono far sorridere». È questo che hanno fatto maestri come Achille Castiglioni o Ettore Sottsass: tutti i loro oggetti hanno un elemento di sorpresa, un twist concettuale che strappa un sorriso e in fin dei conti dà gioia a chi lo usa. Nella foto la lampada Toio per Flos creata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1962, realizzata con un fanale per auto installato su una canna da pesca.
«Certo oggi per i giovani non è facile avere questa eredità sulle spalle e creare forme nuove, ma la ricerca della sorpresa può andare in molte direzioni, dalla tecnologia ai nuovi incredibili materiali a disposizione».
«Certo oggi per i giovani non è facile avere questa eredità sulle spalle e creare forme nuove, ma la ricerca della sorpresa può andare in molte direzioni, dalla tecnologia ai nuovi incredibili materiali a disposizione».
Foto per concessione di Corraini Edizioni
Non perdere mai lo spirito di un bambino. «Bruno Munari (1907-1998) eclettico artista-designer italiano diceva che alla base della creatività c’è la capacità di inventare nuove relazioni, mettere cose e situazioni già note in un ordine diverso», dice Traldi. È una lezione che il designer Giulio Iacchetti, fondatore del brand Interno Italiano, e sua moglie Silvia hanno hanno applicato nella loro casa di Milano, dove abitano con i tre figli. «Niente mobili da bambino», afferma Iacchetti, «ma arredi scelti come se fossero grandi moduli, oggetti da usare come case, castelli, isole… Non è riempiendolo di pupazzetti che un salotto può diventare come un parco giochi».
“Giocare è una cosa seria”, scriveva il pedagogista tedesco Jean Paul e gli italiani sembrano essere d’accordo.
Non perdere mai lo spirito di un bambino. «Bruno Munari (1907-1998) eclettico artista-designer italiano diceva che alla base della creatività c’è la capacità di inventare nuove relazioni, mettere cose e situazioni già note in un ordine diverso», dice Traldi. È una lezione che il designer Giulio Iacchetti, fondatore del brand Interno Italiano, e sua moglie Silvia hanno hanno applicato nella loro casa di Milano, dove abitano con i tre figli. «Niente mobili da bambino», afferma Iacchetti, «ma arredi scelti come se fossero grandi moduli, oggetti da usare come case, castelli, isole… Non è riempiendolo di pupazzetti che un salotto può diventare come un parco giochi».
“Giocare è una cosa seria”, scriveva il pedagogista tedesco Jean Paul e gli italiani sembrano essere d’accordo.
Mezzadro Stool By Castiglioni For Zanotta
5. Niente è come sembra
…ovvero la verità non è mai una sola.
«Noi italiani siamo tutto fuorché portatori di grandi certezze», continua Iacchetti. Un difetto? Dipende, appunto, dai punti di vista. «La nostra specialità è sapere vedere le cose controluce, portare una visione caleidoscopica grazie ad una lente che stravolge la realtà e conferisce un tono ironico o fiabesco al mondo. Instilliamo il dubbio che le cose abbiano più funzioni e non tutto sia esattamente come sembri. È un cambio formale, ma prima ancora concettuale. L’ironia che demolisce le certezze e rendere fragili, ma anche liberi».
…ovvero la verità non è mai una sola.
«Noi italiani siamo tutto fuorché portatori di grandi certezze», continua Iacchetti. Un difetto? Dipende, appunto, dai punti di vista. «La nostra specialità è sapere vedere le cose controluce, portare una visione caleidoscopica grazie ad una lente che stravolge la realtà e conferisce un tono ironico o fiabesco al mondo. Instilliamo il dubbio che le cose abbiano più funzioni e non tutto sia esattamente come sembri. È un cambio formale, ma prima ancora concettuale. L’ironia che demolisce le certezze e rendere fragili, ma anche liberi».
Quando hai un dubbio? Prova ad aggiungerci le ruote. «Un grande insegnamento non solo nel processo creativo del prodotto, ma anche nella vita, me lo hanno dato le Valentine di Sottsass e il Tavolo Con Ruote di Gae Aulenti per FontanaArte», dice Odo Fioravanti, designer per Casamania, FontanaArte, Foscarini, Flou, Toshiba.
«Lo consiglio a tutti quelli, designer o non, che sono in difficoltà creativa. Chiedetevi: ‘Hai provato ad aggiungergli delle ruote? Hai provato a metterci una maniglia?’ Sono due semplici processi che ti aiutano a ripensare la cosa che stai disegnando, in un modo nuovo, uscendo dallo stallo progettuale».
«Lo consiglio a tutti quelli, designer o non, che sono in difficoltà creativa. Chiedetevi: ‘Hai provato ad aggiungergli delle ruote? Hai provato a metterci una maniglia?’ Sono due semplici processi che ti aiutano a ripensare la cosa che stai disegnando, in un modo nuovo, uscendo dallo stallo progettuale».
Come il design italiano si lega all’italianità, la gestualità strabordante e il “Canta che ti passa”? Può uno stile avere a che fare con l’indole di un Paese?