Per Ristrutturare un Dammuso Devi Sapere come Viverci
Lifestyle e architettura di Pantelleria: il dammuso dalla voce di un progettista e una proprietaria
Pantelleria, sud della Sicilia. Un’isola vulcanica, con un paesaggio singolare, rigoglioso e forte, e con un’identità particolare. Isola di contadini e non di pescatori, di per sé caratteristica curiosa, è disseminata di dammusi, una volta dimora di chi lavorava la terra e, oggi, negli esemplari ristrutturati, anche di chi viene qui per una vacanza. Ma cosa vuol dire abitare in un dammuso? A che stile di vita corrisponde? E quali sono i vincoli e i consigli per pensare di ristrutturarne uno? Tre figure diverse, nella loro identità professionale ma non nella loro passione per l’isola, ce ne parlano.
Contributo di:
Contributo di:
- Eugenio Belvisi, ingegnere (Pantelleria, TP)
- Nadia Speciale, proprietaria del Dammuso Mulino (Pantelleria, TP)
- Sebastiano Provenzano, architetto di Provenzano Architetti Associati (Palermo)
Le volte a botte servivano per la raccolta dell’acqua piovana che, attraverso un sofisticato sistema di passaggio dell’acqua dal tetto fino alla cisterna, permetteva al dammuso di essere autosufficiente. L’acqua è tuttora un argomento ‘sensibile’, come avremo modo di approfondire nei capitoli a seguire.
Fra le caratteristiche del dammuso, anche gli elementi d’arredo fissi, ‘incorporati’ nella struttura dell’edificio. Fra questi, i casene, armadi scavati nelle mura, e le ducchene, sedute in cemento posizionate all’esterno.
Fra le caratteristiche del dammuso, anche gli elementi d’arredo fissi, ‘incorporati’ nella struttura dell’edificio. Fra questi, i casene, armadi scavati nelle mura, e le ducchene, sedute in cemento posizionate all’esterno.
L’isola, oggi, ospita ancora molti dammusi, spesso da ristrutturare, e c’è una fiorente e vivace attività edilizia dedicata al recupero e promossa sia dai ‘nativi panteschi’ che ci abitano durante tutto l’anno, sia da chi sceglie l’isola per le proprie vacanze.
La viabilità dell’isola è complessa e non tutti i dammusi si riescono a raggiungere attraverso strade carrabili che portano fino al loro ingresso, ma questo non ferma gli amanti dell’isola, disposti a superare barriere logistiche e a sottostare ai severi regolamenti edilizi per poter vivere l’atmosfera pantesca.
Nonostante le severe normative e la logistica complicata, i cantieri, di piccole e medie dimensioni, si susseguono. A seguire, alcuni dettagli pratici.
La viabilità dell’isola è complessa e non tutti i dammusi si riescono a raggiungere attraverso strade carrabili che portano fino al loro ingresso, ma questo non ferma gli amanti dell’isola, disposti a superare barriere logistiche e a sottostare ai severi regolamenti edilizi per poter vivere l’atmosfera pantesca.
Nonostante le severe normative e la logistica complicata, i cantieri, di piccole e medie dimensioni, si susseguono. A seguire, alcuni dettagli pratici.
I materiali
È bene sapere che il piano paesaggistico di Pantelleria è molto restrittivo: «Si lavora sempre con gli stessi elementi e lo sforzo che si richiede ai progettisti è di modificarli con coerenza», racconta l’architetto Sebastiano Provenzano. «Il numero dei materiali che si possono usare è molto ridotto ma consente, dentro una regola, di avere numerose variazioni sul tema: a partire da elementi standardizzati si genera un racconto sempre diverso. L’obbligo normativo è intelligente: Pantelleria è da poco diventata riserva naturale ed esiste una commissione di salvaguardia che tutela e approva (o meno) i progetti».
Un esempio pratico: i materiali che si possono usare sono solo quelli della tradizione, riducendo l’elenco ad un abaco molto ristretto: pietra lavica per la struttura, intonaco bianco per le facciate, cementi impastati con terra dei luoghi per i pavimenti.
È bene sapere che il piano paesaggistico di Pantelleria è molto restrittivo: «Si lavora sempre con gli stessi elementi e lo sforzo che si richiede ai progettisti è di modificarli con coerenza», racconta l’architetto Sebastiano Provenzano. «Il numero dei materiali che si possono usare è molto ridotto ma consente, dentro una regola, di avere numerose variazioni sul tema: a partire da elementi standardizzati si genera un racconto sempre diverso. L’obbligo normativo è intelligente: Pantelleria è da poco diventata riserva naturale ed esiste una commissione di salvaguardia che tutela e approva (o meno) i progetti».
Un esempio pratico: i materiali che si possono usare sono solo quelli della tradizione, riducendo l’elenco ad un abaco molto ristretto: pietra lavica per la struttura, intonaco bianco per le facciate, cementi impastati con terra dei luoghi per i pavimenti.
La normativa
Nella costante ricerca di un equilibrio fra artificio e natura, il punto fisso rimane il Piano Regolatore. Ce ne parla l’architetto Provenzano: «Pantelleria ha un Piano Regolatore di recente emanazione redatto in conformità a quanto previsto dalle norme del Piano Territoriale Paesistico dell’Isola di Pantelleria (D.A. n°8182 del 12/12/97 Assessorato Regionale ai Beni Culturali Regione Sicilia).
Il sito del Comune di Pantelleria è ben strutturato e consente una agevole lettura delle norme tecniche d’attuazione oltre che di eventuali circolari emanate dagli uffici tecnici.
Nella costante ricerca di un equilibrio fra artificio e natura, il punto fisso rimane il Piano Regolatore. Ce ne parla l’architetto Provenzano: «Pantelleria ha un Piano Regolatore di recente emanazione redatto in conformità a quanto previsto dalle norme del Piano Territoriale Paesistico dell’Isola di Pantelleria (D.A. n°8182 del 12/12/97 Assessorato Regionale ai Beni Culturali Regione Sicilia).
Il sito del Comune di Pantelleria è ben strutturato e consente una agevole lettura delle norme tecniche d’attuazione oltre che di eventuali circolari emanate dagli uffici tecnici.
Le piscine
Ulteriore approfondimento normativo per quanto riguarda la costruzione delle piscine che, proprio per integrarsi con il territorio e per la ‘questione acqua’, devono essere studiate nel minimo particolare, dal colore del fondo alla strutture protettive, e seguire un preciso protocollo, come spiegato dall’architetto: «La realizzazione di piscine è consentita all’interno di alcune zone specifiche e comunque sempre previo rilascio di autorizzazione paesaggistica da parte della Soprintendenza nonché dello screening ambientale effettuato dall’Ente Parco, che valuterà la compatibilità dell’intervento proposto con il paesaggio.
Anche nel caso di approvazione, il progetto e il cantiere sono sottoposti alla sorveglianza degli enti preposti nonché al rispetto di una serie di normative volte al mantenimento delle essenze autoctone, al rispetto della fauna e dell’avio fauna, al controllo delle emissioni sonore.
Ulteriore approfondimento normativo per quanto riguarda la costruzione delle piscine che, proprio per integrarsi con il territorio e per la ‘questione acqua’, devono essere studiate nel minimo particolare, dal colore del fondo alla strutture protettive, e seguire un preciso protocollo, come spiegato dall’architetto: «La realizzazione di piscine è consentita all’interno di alcune zone specifiche e comunque sempre previo rilascio di autorizzazione paesaggistica da parte della Soprintendenza nonché dello screening ambientale effettuato dall’Ente Parco, che valuterà la compatibilità dell’intervento proposto con il paesaggio.
Anche nel caso di approvazione, il progetto e il cantiere sono sottoposti alla sorveglianza degli enti preposti nonché al rispetto di una serie di normative volte al mantenimento delle essenze autoctone, al rispetto della fauna e dell’avio fauna, al controllo delle emissioni sonore.
Relativamente alla realizzazione delle piscine esiste una specifica scheda all’interno del PRG che stabilisce che le piscine siano realizzabili ad una serie di condizioni tra cui che siano completamente interrate; che abbiano capienza massima di 100 metri cubi; che il proprietario si impegni a metterle a disposizione dei vigili del fuoco qualora servisse allo spegnimento di incendio; che sia consentita la fuoriuscita di animali sia in regime di vasca piena che di vasca vuota.
In alcune zone interessate da SIC (Sito di Interesse Comunitario) o ZPS (Zone di Protezione Speciale) è preferita la realizzazione di piscine biologiche con conformazione e sistema di depurazione naturali».
In alcune zone interessate da SIC (Sito di Interesse Comunitario) o ZPS (Zone di Protezione Speciale) è preferita la realizzazione di piscine biologiche con conformazione e sistema di depurazione naturali».
L’acqua
Le normative particolarmente dettagliate relative alla costruzione di piscine sono una diretta conseguenza delle politiche di tutela sul consumo dell’acqua, una questione aperta, nell’isola, da secoli. Ne parla l’ingegnere Eugenio Belvisi: «Tutti i dammusi sono dotati di una o più cisterne, rispettivamente per uso potabile e agricolo, riempite grazie all’approvvigionamento dell’autobotte, dal dissalatore, e attraverso la raccolta acque tramite le cupole dei dammusi (per uso non potabile, quindi per agricolo e wc).
Esiste anche una rete di distribuzione che fornisce acqua alle contrade e agli agglomerati maggiori, come Pantelleria centro o Khamma etc.
Sin dal periodo punico ogni insediamento agricolo e abitativo aveva una riserva idrica costituita da cisterne scavate nelle fenditure di rocce laviche impermeabilizzate con cocciopesto e sormontate da ‘pseudovolte’ chiuse da un manto di tufo pozzolanico per la raccolta delle acque meteoriche».
Le normative particolarmente dettagliate relative alla costruzione di piscine sono una diretta conseguenza delle politiche di tutela sul consumo dell’acqua, una questione aperta, nell’isola, da secoli. Ne parla l’ingegnere Eugenio Belvisi: «Tutti i dammusi sono dotati di una o più cisterne, rispettivamente per uso potabile e agricolo, riempite grazie all’approvvigionamento dell’autobotte, dal dissalatore, e attraverso la raccolta acque tramite le cupole dei dammusi (per uso non potabile, quindi per agricolo e wc).
Esiste anche una rete di distribuzione che fornisce acqua alle contrade e agli agglomerati maggiori, come Pantelleria centro o Khamma etc.
Sin dal periodo punico ogni insediamento agricolo e abitativo aveva una riserva idrica costituita da cisterne scavate nelle fenditure di rocce laviche impermeabilizzate con cocciopesto e sormontate da ‘pseudovolte’ chiuse da un manto di tufo pozzolanico per la raccolta delle acque meteoriche».
Il gas
Dal punto di vista tipologico, le cucine dei dammusi sono nella maggior parte dei casi in muratura e con un accesso diretto verso gli spazi all’aperto.
L’ingegnere Belvisi spiega i dettagli a proposito della distribuzione del gas e del funzionamento delle cucine: «Nel centro urbano e in tutta l’isola è assente una rete di distribuzione del gas. Il rifornimento delle utenze avviene con normali bombole Gpl che vengono trasportate su autocarro tramite il traghetto che collega Pantelleria con Trapani. Il gas risulta quindi più caro rispetto a Trapani, mentre la benzina nel periodo stagionale turistico supera i 2 euro ed è di poco inferiore nel periodo invernale».
Dal punto di vista tipologico, le cucine dei dammusi sono nella maggior parte dei casi in muratura e con un accesso diretto verso gli spazi all’aperto.
L’ingegnere Belvisi spiega i dettagli a proposito della distribuzione del gas e del funzionamento delle cucine: «Nel centro urbano e in tutta l’isola è assente una rete di distribuzione del gas. Il rifornimento delle utenze avviene con normali bombole Gpl che vengono trasportate su autocarro tramite il traghetto che collega Pantelleria con Trapani. Il gas risulta quindi più caro rispetto a Trapani, mentre la benzina nel periodo stagionale turistico supera i 2 euro ed è di poco inferiore nel periodo invernale».
La vita di cantiere
Alle severe normative si affianca una vita di cantiere particolarmente complessa. L’isola non è dotata di una struttura portuale attrezzata (ad esempio in particolari condizioni di mare non si può attraccare e talvolta, soprattutto in inverno, l’isola è irraggiungibile); le imprese edili che lavorano a Pantelleria sono poche e sono molto complessi tutti i trasporti e gli approvvigionamenti del cantiere. Inoltre, durante il periodo estivo, a partire da fine giugno, i cantieri più “sporchi”, polverosi e rumorosi, devono essere sospesi.
«L’impossibilità, ragionevole, di costruire strade e infrastrutture rende alcuni dammusi difficilmente raggiungibili, ma questo è anche il fascino dell’isola», racconta l’architetto Provenzano.
Alle severe normative si affianca una vita di cantiere particolarmente complessa. L’isola non è dotata di una struttura portuale attrezzata (ad esempio in particolari condizioni di mare non si può attraccare e talvolta, soprattutto in inverno, l’isola è irraggiungibile); le imprese edili che lavorano a Pantelleria sono poche e sono molto complessi tutti i trasporti e gli approvvigionamenti del cantiere. Inoltre, durante il periodo estivo, a partire da fine giugno, i cantieri più “sporchi”, polverosi e rumorosi, devono essere sospesi.
«L’impossibilità, ragionevole, di costruire strade e infrastrutture rende alcuni dammusi difficilmente raggiungibili, ma questo è anche il fascino dell’isola», racconta l’architetto Provenzano.
La logistica
Come accennato poco fa, l’isola è in parte ‘selvaggia’, nel senso che non ogni punto è connesso alla rete di viabilità, una nota di merito ma anche una difficoltà, soprattutto quando si è alla ricerca di un dammuso da ristrutturare e si considera la fattibilità dell’intervento.
Belvisi, forte della sua esperienza sull’isola, ne descrive le complicazioni: «I dammusi difficilmente raggiungibili sono spesso lasciati in abbandono, in quanto le norme paesaggistiche e ambientali vietano la creazione di nuovi tratti di strada. Alcune ex mulattiere e trazzere, le strade locali, sono adatte per poter essere accessibili ai mezzi motorizzati; in tal caso il dammuso viene restaurato e i terreni agricoli possono essere lavorati con mezzi meccanici per le coltivazioni tipiche dell’isola: capperi, olivo, zibibbo».
Come accennato poco fa, l’isola è in parte ‘selvaggia’, nel senso che non ogni punto è connesso alla rete di viabilità, una nota di merito ma anche una difficoltà, soprattutto quando si è alla ricerca di un dammuso da ristrutturare e si considera la fattibilità dell’intervento.
Belvisi, forte della sua esperienza sull’isola, ne descrive le complicazioni: «I dammusi difficilmente raggiungibili sono spesso lasciati in abbandono, in quanto le norme paesaggistiche e ambientali vietano la creazione di nuovi tratti di strada. Alcune ex mulattiere e trazzere, le strade locali, sono adatte per poter essere accessibili ai mezzi motorizzati; in tal caso il dammuso viene restaurato e i terreni agricoli possono essere lavorati con mezzi meccanici per le coltivazioni tipiche dell’isola: capperi, olivo, zibibbo».
Il costo
Diretta conseguenza delle difficoltà precedentemente descritte, è una lievitazione dei costi da sostenere nel caso di un intervento di ristrutturazione.
«Direi che il costo si aggira intorno ai 800-1000 euro per metro quadrato. Si consideri che il prezziario regionale prevede per l’isola una maggiorazione del 30% dei prezzi applicati in Sicilia.
Alla povertà dei materiali adoperati si contrappone la complessità di organizzazione della manodopera e dell’approvigionamento del cantiere, i costi di trasporto e anche una certa incertezza dei tempi dovuti alle non sempre facili condizioni meteo. Si consideri, inoltre, che in determinate parti dell’isola è consentito effettuare lavori edili che comportino movimento terra e rumore unicamente in alcuni periodi dell’anno», precisa l’architetto Provenzano.
Diretta conseguenza delle difficoltà precedentemente descritte, è una lievitazione dei costi da sostenere nel caso di un intervento di ristrutturazione.
«Direi che il costo si aggira intorno ai 800-1000 euro per metro quadrato. Si consideri che il prezziario regionale prevede per l’isola una maggiorazione del 30% dei prezzi applicati in Sicilia.
Alla povertà dei materiali adoperati si contrappone la complessità di organizzazione della manodopera e dell’approvigionamento del cantiere, i costi di trasporto e anche una certa incertezza dei tempi dovuti alle non sempre facili condizioni meteo. Si consideri, inoltre, che in determinate parti dell’isola è consentito effettuare lavori edili che comportino movimento terra e rumore unicamente in alcuni periodi dell’anno», precisa l’architetto Provenzano.
Lo stile di vita
Terminato l’intervento di ristrutturazione strutturale, come abitare il dammuso, rispettandone l’identità e l’atmosfera attraverso uno stile di vita (e di interior design) coerente?
Nella maggior parte dei casi, i dammusi trasformati da ricovero per i contadini (e per i loro attrezzi) in casa per le vacanze vedono uno spazio esterno predominante rispetto agli ambienti chiusi. Il primo obiettivo di chi sceglie di venire qui, infatti, è di vivere all’aperto, stare a contatto il più possibile con il territorio pantesco, con i colori dell’isola, con la sua natura rigogliosa, sotto il cielo blu intenso di giorno e stellato di notte e, magari, con un panorama verso il mare.
Terminato l’intervento di ristrutturazione strutturale, come abitare il dammuso, rispettandone l’identità e l’atmosfera attraverso uno stile di vita (e di interior design) coerente?
Nella maggior parte dei casi, i dammusi trasformati da ricovero per i contadini (e per i loro attrezzi) in casa per le vacanze vedono uno spazio esterno predominante rispetto agli ambienti chiusi. Il primo obiettivo di chi sceglie di venire qui, infatti, è di vivere all’aperto, stare a contatto il più possibile con il territorio pantesco, con i colori dell’isola, con la sua natura rigogliosa, sotto il cielo blu intenso di giorno e stellato di notte e, magari, con un panorama verso il mare.
Gli esterni
Un caso ‘reale’ aiuterà a comprendere meglio il concetto di abitare pantesco legato alla vita all’aria aperta: «Nel Dammuso Mulino gli interni sono distribuiti su 200 metri quadrati mentre gli esterni ne occupano 1000».
I tetti piani diventano la zona giorno all’aperto, i cortili esterni diventano salotti, le vecchie ducchene si trasformano in comodi divani. «Ogni dammuso, anche il più piccolo, aveva, al suo ingresso, un piccolo sedile fatto in cemento. Noi abbiamo rispettato la tipologia cercando solo di renderlo più comodo, allargandone la seduta, e appoggiandovi dei cuscini», racconta Nadia Speciale, la proprietaria.
Un caso ‘reale’ aiuterà a comprendere meglio il concetto di abitare pantesco legato alla vita all’aria aperta: «Nel Dammuso Mulino gli interni sono distribuiti su 200 metri quadrati mentre gli esterni ne occupano 1000».
I tetti piani diventano la zona giorno all’aperto, i cortili esterni diventano salotti, le vecchie ducchene si trasformano in comodi divani. «Ogni dammuso, anche il più piccolo, aveva, al suo ingresso, un piccolo sedile fatto in cemento. Noi abbiamo rispettato la tipologia cercando solo di renderlo più comodo, allargandone la seduta, e appoggiandovi dei cuscini», racconta Nadia Speciale, la proprietaria.
La luce
Un altro vero e proprio elemento progettuale riguarda la luce, qui «Ancora più particolare rispetto alla luce siciliana, tanto nei mesi estivi quanto in quelli invernali», racconta Nadia Speciale e continua: «Si cerca di rendere la luce naturale il più fruibile possibile, sia negli interni che negli esterni. Se lanterne e candele sono la scelta più frequente, anche la luce artificiale è presente, ma sempre mantenuta a livelli molto bassi. Una scelta obbligata, per fruire delle notti pantesche e del manto di stelle altrove inaccessibile, considerano l’inquinamento luminoso (qui inesistente)».
Un altro vero e proprio elemento progettuale riguarda la luce, qui «Ancora più particolare rispetto alla luce siciliana, tanto nei mesi estivi quanto in quelli invernali», racconta Nadia Speciale e continua: «Si cerca di rendere la luce naturale il più fruibile possibile, sia negli interni che negli esterni. Se lanterne e candele sono la scelta più frequente, anche la luce artificiale è presente, ma sempre mantenuta a livelli molto bassi. Una scelta obbligata, per fruire delle notti pantesche e del manto di stelle altrove inaccessibile, considerano l’inquinamento luminoso (qui inesistente)».
Gli arredi
Se esistono dammusi arredati con taglio super contemporaneo e minimalista, lo stile che si avvicina di più all’isola e alla tradizione pantesca è eclettico, costruito passo per passo, inserendo gli elementi uno alla volta e arrivando alla definizione di interni che raccontano la storia della struttura.
Nel Dammuso Mulino, ad esempio, sono stati recuperati elementi un tempo parte del mulino e sono stati trasformati in arredi; il tavolo all’esterno era la vecchia macina; la ruota che si vede in questa foto, invece, era quella a cui venivano attaccati gli asini per la movimentazione del mulino.
Volete avvicinarvi a Pantelleria e all’idea di recuperare un dammuso? Cercate su Houzz il professionista più adatto a voi.
Altro
Sogni di Vivere Rurale ed Ecologico? Il tuo Futuro è una Masseria
Se esistono dammusi arredati con taglio super contemporaneo e minimalista, lo stile che si avvicina di più all’isola e alla tradizione pantesca è eclettico, costruito passo per passo, inserendo gli elementi uno alla volta e arrivando alla definizione di interni che raccontano la storia della struttura.
Nel Dammuso Mulino, ad esempio, sono stati recuperati elementi un tempo parte del mulino e sono stati trasformati in arredi; il tavolo all’esterno era la vecchia macina; la ruota che si vede in questa foto, invece, era quella a cui venivano attaccati gli asini per la movimentazione del mulino.
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Innanzitutto, qualche dettaglio in più sulla tipologia del dammuso. Si tratta di una tipica costruzione pantesca, con elementi architettonici caratteristici e ricorrenti: pianta quadrata, spesse mura a secco in pietra lavica, alte volte a botte, terra battuta per gli esterni.