Ispirazioni: l'Universo Pop di Andy Warhol
Non soltanto un artista, ma un vero e proprio riferimento stilistico che ha coinvolto e "stravolto" la creatività
Andy Warhol rappresenta il più interessante e contemporaneo concetto di artista: trasversale, eccentrico, ossessivo, avanguardista e illuminato, è stato un geniale e irripetibile investigatore del suo tempo.
Americano – nato a Pittsburgh (da genitori immigrati slovacchi) nel 1928 e morto a New York nel 1987 – fu, in maniera indiscussa, l’esponente più rappresentativo della Pop Art e “l’inventore” di un modo di fare arte e di comunicarla davvero senza precedenti.
Da Pittsburgh si trasferì, negli anni ‘60, a New York dove inizia a lavorare come grafico ed è in quegli anni che realizza le prime opere.
I suoi soggetti sono comuni, quotidiani e assolutamente “normali”: si va dalle immagini pubblicitarie ai fumetti, includendo tutto ciò che lo circondava e incuriosiva. Nei i suoi lavori compaiono: Superman, Braccio di Ferro, le prime bottiglie di Coca Cola e le famosissime lattine di Campbell’s Soup, la zuppa in scatola molto comune in quegli anni negli USA.
Il quotidiano è per Warhol forte e variopinto, estremizzato, costantemente amplificato e riprodotto con artistica ossessione. Con lui si perde il concetto di opera unica e il manufatto diviene copia continua, vita reale e di uso comune: pop (popolare) per l’appunto. Dagli anni ‘70 in poi molte delle immagini, simbolo della cultura di massa statunitense, saranno da lui riprodotte e copiate, snaturate e riprodotte, enfatizzate nelle forme e nei colori.
Volti e oggetti diventeranno il manifesto visivo e il catalogo di una “nuova” arte.
Partendo dalla tecnica della serigrafica su tela, estremizzerà il concetto della riproducibilità illimitata dell’opera d’arte, concependo qualcosa di unico e infinitamente nuovo.
E dal quotidiano e dal modo di investigarlo nasce il progetto creativo della Factory, un vero e proprio laboratorio visionario e collettivo dentro cui far convergere ogni forma di espressione artistica. Dal cinema alla grafica, dall’editoria alla fotografia, dalla moda alla pubblicità, tutto qui sarà sperimentato, scardinato e ricomposto, fra eccessi e contaminazioni di ogni tipo.
La casa-factory, per l’appunto, sua dimora studio nell’Upper East Side di New York, progettata dal famoso architetto Henry Hardenbergh dove visse fra il 1959 ed il 1974 – in vendita proprio qualche mese fa per oltre 8 milioni di dollari – è il testamento concreto della sua vita: cupa, cinica, bramosa di fama ed estremamente glamour.
Incostante, ossessionato da tante cose e dalla sua figura in particolar modo, fu senza dubbio un maestro indiscusso del ‘900 che ha aperto a un nuovo modo di fare arte e cultura.
Che lo si ami o lo si odi – Warhol non ammette mezze misure – è stato sicuramente l’apripista consapevole di uno stile rivoluzionario e ironico che ha fatto la storia e che ancora oggi affascina.
Il suo approccio al colore, al disegno e a certi simboli del consumismo sono ancora oggi patrimonio di molte case e di molti stili, concepiti e realizzati nel segno del pop.
Americano – nato a Pittsburgh (da genitori immigrati slovacchi) nel 1928 e morto a New York nel 1987 – fu, in maniera indiscussa, l’esponente più rappresentativo della Pop Art e “l’inventore” di un modo di fare arte e di comunicarla davvero senza precedenti.
Da Pittsburgh si trasferì, negli anni ‘60, a New York dove inizia a lavorare come grafico ed è in quegli anni che realizza le prime opere.
I suoi soggetti sono comuni, quotidiani e assolutamente “normali”: si va dalle immagini pubblicitarie ai fumetti, includendo tutto ciò che lo circondava e incuriosiva. Nei i suoi lavori compaiono: Superman, Braccio di Ferro, le prime bottiglie di Coca Cola e le famosissime lattine di Campbell’s Soup, la zuppa in scatola molto comune in quegli anni negli USA.
Il quotidiano è per Warhol forte e variopinto, estremizzato, costantemente amplificato e riprodotto con artistica ossessione. Con lui si perde il concetto di opera unica e il manufatto diviene copia continua, vita reale e di uso comune: pop (popolare) per l’appunto. Dagli anni ‘70 in poi molte delle immagini, simbolo della cultura di massa statunitense, saranno da lui riprodotte e copiate, snaturate e riprodotte, enfatizzate nelle forme e nei colori.
Volti e oggetti diventeranno il manifesto visivo e il catalogo di una “nuova” arte.
Partendo dalla tecnica della serigrafica su tela, estremizzerà il concetto della riproducibilità illimitata dell’opera d’arte, concependo qualcosa di unico e infinitamente nuovo.
E dal quotidiano e dal modo di investigarlo nasce il progetto creativo della Factory, un vero e proprio laboratorio visionario e collettivo dentro cui far convergere ogni forma di espressione artistica. Dal cinema alla grafica, dall’editoria alla fotografia, dalla moda alla pubblicità, tutto qui sarà sperimentato, scardinato e ricomposto, fra eccessi e contaminazioni di ogni tipo.
La casa-factory, per l’appunto, sua dimora studio nell’Upper East Side di New York, progettata dal famoso architetto Henry Hardenbergh dove visse fra il 1959 ed il 1974 – in vendita proprio qualche mese fa per oltre 8 milioni di dollari – è il testamento concreto della sua vita: cupa, cinica, bramosa di fama ed estremamente glamour.
Incostante, ossessionato da tante cose e dalla sua figura in particolar modo, fu senza dubbio un maestro indiscusso del ‘900 che ha aperto a un nuovo modo di fare arte e cultura.
Che lo si ami o lo si odi – Warhol non ammette mezze misure – è stato sicuramente l’apripista consapevole di uno stile rivoluzionario e ironico che ha fatto la storia e che ancora oggi affascina.
Il suo approccio al colore, al disegno e a certi simboli del consumismo sono ancora oggi patrimonio di molte case e di molti stili, concepiti e realizzati nel segno del pop.
Totalmente ignaro della storia dell’arte e privo di qualsiasi riferimento culturale, rifiuta convenzioni e stratificazioni date dal tempo, la sua storia è il quotidiano ed è dentro questo che si muove. Fondamentale per Warhol è stata la New York di quegli anni un luogo in fibrillazione, turbinio di segnali e di immagini prodotte dalla cultura di massa americana, da lui enfatizzate e celebrate fino all’ossessione.
I volti grafici dei miti del tempo (fra i tanti: Marilyn Monroe, James Dean, Elvis Presley, Elizabeth Taylor, Marlon Brando), ma anche il suo: stampato, serigrafato, fotografato ripetutamente e compulsivamente, hanno modernizzato il concetto di immagine pittorica rendendola popolare, commerciale e, soprattutto, duplicabile.
Contemporary Prints And Posters
Ha scardinato convenzioni, luoghi comuni e pregiudizi, nell’arte, come nella moda e in tutti gli ambiti creativi da lui toccati. Ha portato, in maniera consapevole, una ventata di normalità. Lui che proprio “normale” non era, ossessionato da ogni cosa e terribilmente nevrotico.
A lui si deve l’ultima grande avanguardia del ‘900: la Pop art, di cui rimane l’esponente più alto e illustre.
Vuoi altre ispirazioni per portare colore e allegria nella tua casa? Potrebbe interessarti leggere anche Frida Kahlo, dal Messico alla Conquista del Mondo
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Arriva sulla scena in un momento in cui l’arte americana è dominata dall’espressionismo e dall’action painting: a quell’epoca è la tristezza, la rabbia e la solitudine dell’artista a farla da padrona.
Warhol si allontana completamente da questa idea e riproduce in maniera quasi didattica ciò che lo circonda, rompendo così ogni principio artistico. I volti celebri serigrafati, i detersivi in scatola, i dollari e le serie dedicate a Coca Cola sono un patrimonio visivo comune che Warhol è riuscito a innalzare ad arte, portandoli quindi sulle pareti di casa, nonché nei musei e nelle vendite all’asta.
Raccontaci: secondo te qual è il modo migliore per dare un tocco pop alla casa? Condividi i tuoi suggerimenti nella sezione Commenti.
Warhol si allontana completamente da questa idea e riproduce in maniera quasi didattica ciò che lo circonda, rompendo così ogni principio artistico. I volti celebri serigrafati, i detersivi in scatola, i dollari e le serie dedicate a Coca Cola sono un patrimonio visivo comune che Warhol è riuscito a innalzare ad arte, portandoli quindi sulle pareti di casa, nonché nei musei e nelle vendite all’asta.
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“Un artista!!! Che cosa intendi per ‘artista’? Anche un artista può affettare un salame! Perché la gente pensa sempre che gli artisti siano qualcosa di speciale? È solo un altro lavoro”.
Sintesi del suo pensiero e del suo modo leggero e “comune” di intendere l’arte, ma non se stesso.