Architettura e design
Le Case di Houzz
My Houzz: Vivere Temporaneo in Una Residenza d’Artista
BoCS Art è un progetto di riqualificazione territoriale che porta a Cosenza giovani artisti di tutto il mondo
Le 27 costruzioni BoCS Art sono un’opera di architettura contemporanea progettata sul lungofiume di Cosenza dall’architetto (e attuale sindaco) Mario Occhiuto. Queste casette sono state realizzate con materiali eco-sostenibili, in legno lamellare e sono dotate di pannelli fotovoltaici sul tetto. Sono residenze per artisti nate da un’idea per riqualificare un’area abbandonata della città. Il progetto, a cura di Alberto Dambruoso, critico d’arte, è stato inaugurato a luglio 2015 e in due anni si sono susseguiti in residenza oltre 300 artisti provenienti da tutto il mondo.
Gli artisti si alternano ogni 15 o 30 giorni e risiedono in un modulo che diventa la loro casa e il loro studio; vengono selezionati dopo l’invio di una candidatura o direttamente invitati dal curatore. Durante il periodo di residenza vivono in comunità, mangiano insieme, fanno escursioni sul territorio e, soprattutto lavorano interagendo con la città, con i residenti e con gli artisti locali. Hanno l’occasione di esporre i propri lavori al pubblico e un budget per i materiali necessari a creare un’opera d’arte da lasciare in eredità alla città per il futuro Museo di Arte Contemporanea di Cosenza.
Gli artisti si alternano ogni 15 o 30 giorni e risiedono in un modulo che diventa la loro casa e il loro studio; vengono selezionati dopo l’invio di una candidatura o direttamente invitati dal curatore. Durante il periodo di residenza vivono in comunità, mangiano insieme, fanno escursioni sul territorio e, soprattutto lavorano interagendo con la città, con i residenti e con gli artisti locali. Hanno l’occasione di esporre i propri lavori al pubblico e un budget per i materiali necessari a creare un’opera d’arte da lasciare in eredità alla città per il futuro Museo di Arte Contemporanea di Cosenza.
Questo progetto, che ha vinto il primo premio Smau Napoli 2015 nella sezione Smart Cities, Communities and Social Innovation, ha ricevuto dei fondi della Comunità Europea per ridare a Cosenza l’identità di città fluviale e creare uno spazio nuovo destinato agli artisti, di apertura verso l’Europa. Le costruzioni prefabbricate formano una cittadella dell’arte in un’area trascurata lungo il fiume Crati, che si trova sotto il centro storico della città. Sono state infatti progettate per dialogare con il contesto fluviale pur rispondendo agli obiettivi di sostenibilità ambientale.
Moduli prefabbricati in legno: Cesario Legnoedilizia
Moduli prefabbricati in legno: Cesario Legnoedilizia
Sono 27 casette numerate e divise in tre aree: le prime due affacciano sul fiume Crati e sono formate rispettivamente da 8 moduli la prima e da 9 la seconda. Sono abbastanza vicine tra loro e separate dall’area ristorazione dove tutti gli artisti si riuniscono per mangiare. La terza area è un po’ più distaccata dalle altre, ci sono 10 casette disposte a semicerchio, creando così al centro una sorta di piazzetta.
Nella terza area si trova anche una sala polifunzionale, ovvero una struttura più grande dotata di ingresso, bagno, ufficio e di un’ampia stanza dove si svolgono una serie di dibattiti, incontri e workshop organizzati dal curatore o dagli stessi artisti.
La cittadella dell’arte è sempre aperta al pubblico, chiunque può camminare lungo il fiume e interagire con gli artisti, infatti la struttura vetrata delle casette è pensata per permettere ai cittadini di assistere alla realizzazione delle opere d’arte e di partecipare alle attività proposte durante il periodo della residenza artistica.
La cittadella dell’arte è sempre aperta al pubblico, chiunque può camminare lungo il fiume e interagire con gli artisti, infatti la struttura vetrata delle casette è pensata per permettere ai cittadini di assistere alla realizzazione delle opere d’arte e di partecipare alle attività proposte durante il periodo della residenza artistica.
In foto, da sinistra: Natalino Spadafora, Piero Gagliardi, Fabrizio Marano e Patrizia Pichierri dell’associazione Raku Aps
Quasi due anni fa, ad ottobre 2015, sono stata anche io un’artista in residenza ai BoCS Art e ritornare per documentare questo progetto è stato molto bello. Soprattutto rivedere i ragazzi di Raku Aps l’associazione, fondata nel 2015, che si occupa di gestire l’organizzazione e la logistica dei BoCS Art.
Patrizia Pichierri, Natalino Spadafora, Fabrizio Marano e Piero Gagliardi, sono le prime persone che gli artisti incontrano quando inizia la loro permanenza: il loro ufficio si trova infatti nel box numero 1 e da lì gestiscono l’accoglienza e le esigenze degli “ospiti”.
Quasi due anni fa, ad ottobre 2015, sono stata anche io un’artista in residenza ai BoCS Art e ritornare per documentare questo progetto è stato molto bello. Soprattutto rivedere i ragazzi di Raku Aps l’associazione, fondata nel 2015, che si occupa di gestire l’organizzazione e la logistica dei BoCS Art.
Patrizia Pichierri, Natalino Spadafora, Fabrizio Marano e Piero Gagliardi, sono le prime persone che gli artisti incontrano quando inizia la loro permanenza: il loro ufficio si trova infatti nel box numero 1 e da lì gestiscono l’accoglienza e le esigenze degli “ospiti”.
Opera: La cueilleuse, autore: Cecile Hug, tecnica: gesso su legno, anno: 2017
L’architettura dei BoCS Art è concepita pensando allo spazio vuoto come uno spazio libero per poter creare. Gli artisti infatti sono chiamati non solo a confrontarsi con il territorio, ma anche a interagire con il box che oltre ad essere la loro casa è inteso anche come ambiente di lavoro per realizzare le opere e come spazio espositivo per presentarle alla città.
L’opera La cueilleuse (in foto), ad esempio, dialoga perfettamente con lo spazio in cui è installata. Cecile Hug è un’artista franco-svizzera che vive a Parigi; dato che il territorio cosentino è ricco di uliveti, si è ispirata alla poesia Arbolè del poeta spagnolo Federico García Lorca per ricostruire in gesso centinaia di olive montate su un cerchio di legno sospeso nello spazio. Mi spiega che ha progettato la sua opera «in modo che fosse sospesa al centro della finestra. L’altezza dell’istallazione permette di guardarla dall’alto e la sua posizione la rende incorniciata nella vetrina, sia che la si guardi dall’interno che dall’esterno della casetta».
L’architettura dei BoCS Art è concepita pensando allo spazio vuoto come uno spazio libero per poter creare. Gli artisti infatti sono chiamati non solo a confrontarsi con il territorio, ma anche a interagire con il box che oltre ad essere la loro casa è inteso anche come ambiente di lavoro per realizzare le opere e come spazio espositivo per presentarle alla città.
L’opera La cueilleuse (in foto), ad esempio, dialoga perfettamente con lo spazio in cui è installata. Cecile Hug è un’artista franco-svizzera che vive a Parigi; dato che il territorio cosentino è ricco di uliveti, si è ispirata alla poesia Arbolè del poeta spagnolo Federico García Lorca per ricostruire in gesso centinaia di olive montate su un cerchio di legno sospeso nello spazio. Mi spiega che ha progettato la sua opera «in modo che fosse sospesa al centro della finestra. L’altezza dell’istallazione permette di guardarla dall’alto e la sua posizione la rende incorniciata nella vetrina, sia che la si guardi dall’interno che dall’esterno della casetta».
La suddivisione degli spazi all’interno dei box prevede una zona notte al piano di sopra, dove la finestra può essere oscurata con una tenda bianca, e lo studio al piano di sotto, che invece rimane sempre a vista. L’arredamento è molto spartano, al piano di sopra c’è solo un divano letto matrimoniale e un armadio, mentre al piano terra c’è un tavolo con una sedia e un piccolo bagno con doccia. Ogni casetta ha due condizionatori d’aria alimentati dai pannelli solari sul tetto.
All’inizio di ogni residenza le casette vengono pulite e rifornite di biancheria. Gli orari di lavoro sono regolati dai pasti, colazione dalle 8 alle 10, pranzo alle 13:30 e cena alle 20:30; per il resto ognuno è libero di gestire il tempo come preferisce.
All’inizio di ogni residenza le casette vengono pulite e rifornite di biancheria. Gli orari di lavoro sono regolati dai pasti, colazione dalle 8 alle 10, pranzo alle 13:30 e cena alle 20:30; per il resto ognuno è libero di gestire il tempo come preferisce.
I primi giorni di residenza servono per orientarsi in città, trovare ispirazione per realizzare la propria opera, esplorare la zona, parlare con le persone del luogo e trovare i materiali necessari. Alcuni artisti arrivano già con un progetto in mente, altri si lasciano ispirare dal luogo e altri ancora stravolgono completamente il loro progetto in corso d’opera. A chi vuole viene data una bicicletta comunale con cui andare in giro, ma i più si organizzano condividendo le automobili di chi ha deciso di viaggiare in macchina o chiedendo aiuto ai ragazzi di Raku Aps. Durante i pasti, che sono preparati da un servizio di mensa, gli artisti cominciano a conoscersi e piano piano i momenti conviviali diventano fonte di scambio, di confronto e di crescita.
Arrivo a Cosenza all’ora di pranzo della terza settimana di residenza. Fabrizio Marano mi viene a prendere alla stazione, mi assegna il box numero 7 per i due giorni della mia permanenza e mi presenta agli artisti riuniti a mangiare.
Mi accolgono tutti molto calorosamente, sono felici di raccontarmi la loro esperienza e poiché vivono insieme già da due settimane formano un gruppo affiatato. Descrivo loro la mia residenza di due anni fa e spiego che sono tornata per raccontare la vita nei BoCS Art.
C’è un po’ di agitazione perché la loro esperienza sta per concludersi e si stanno preparando per l’evento di presentazione delle opere alla città e forse perché so esattamente quello che stanno vivendo, mi fanno subito sentire parte del gruppo. Gli racconto che durante la mia residenza ho realizzato due opere sul tema del passaggio e nella presentazione finale ho installato anche gli oggetti che avevo usato per vivere nel box: un comodino, un lumino per leggere, alcune guide e mappe della città, uno specchio e un orologio da muro recuperati ai mercatini dell’usato e disposti in mostra come segno del mio passaggio nel box. Questi oggetti sono poi rimasti ai miei successori (conservati tuttora da Fabrizio e Patrizia di Raku Aps) e quindi la prima cosa che voglio sapere è se hanno trovato all’interno del box degli oggetti lasciati da chi vi ha abitato precedentemente o se loro stessi avessero aggiunto qualcosa al box che verrà trovato dai futuri residenti.
Mi accolgono tutti molto calorosamente, sono felici di raccontarmi la loro esperienza e poiché vivono insieme già da due settimane formano un gruppo affiatato. Descrivo loro la mia residenza di due anni fa e spiego che sono tornata per raccontare la vita nei BoCS Art.
C’è un po’ di agitazione perché la loro esperienza sta per concludersi e si stanno preparando per l’evento di presentazione delle opere alla città e forse perché so esattamente quello che stanno vivendo, mi fanno subito sentire parte del gruppo. Gli racconto che durante la mia residenza ho realizzato due opere sul tema del passaggio e nella presentazione finale ho installato anche gli oggetti che avevo usato per vivere nel box: un comodino, un lumino per leggere, alcune guide e mappe della città, uno specchio e un orologio da muro recuperati ai mercatini dell’usato e disposti in mostra come segno del mio passaggio nel box. Questi oggetti sono poi rimasti ai miei successori (conservati tuttora da Fabrizio e Patrizia di Raku Aps) e quindi la prima cosa che voglio sapere è se hanno trovato all’interno del box degli oggetti lasciati da chi vi ha abitato precedentemente o se loro stessi avessero aggiunto qualcosa al box che verrà trovato dai futuri residenti.
Alcuni non hanno trovato nulla né lasciato nulla, altri invece hanno trovato mobiletti, comodini, tende scure, lumini o mensole e a loro volta hanno creato attaccapanni, tavoli e fili per stendere i panni.
Visto che in Calabria non ci sono molti negozi di arredamento a basso costo, bisogna reperire le cose nei mercatini dell’usato dove si trovano mobili di altri tempi che contrastano con lo stile contemporaneo dei moduli.
Dopo questa prima chiacchierata decido di intervistare alcuni degli artisti in residenza e molti di loro mi raccontano che inizialmente erano preoccupati dalla struttura vetrata del box che li faceva sentire in vetrina o all’interno di un monitor, ma che dopo un po’ non solo non percepivano più il fatto di essere visibili, ma anzi la finestra con il tempo si è trasformata in un’apertura da dentro verso fuori e non viceversa. Sicuramente ha aiutato l’insonorizzazione del box che crea una vera e propria dissociazione tra vista e udito: vedi fuori ma non senti, ti vedono ma non ti sentono.
Visto che in Calabria non ci sono molti negozi di arredamento a basso costo, bisogna reperire le cose nei mercatini dell’usato dove si trovano mobili di altri tempi che contrastano con lo stile contemporaneo dei moduli.
Dopo questa prima chiacchierata decido di intervistare alcuni degli artisti in residenza e molti di loro mi raccontano che inizialmente erano preoccupati dalla struttura vetrata del box che li faceva sentire in vetrina o all’interno di un monitor, ma che dopo un po’ non solo non percepivano più il fatto di essere visibili, ma anzi la finestra con il tempo si è trasformata in un’apertura da dentro verso fuori e non viceversa. Sicuramente ha aiutato l’insonorizzazione del box che crea una vera e propria dissociazione tra vista e udito: vedi fuori ma non senti, ti vedono ma non ti sentono.
Opera: Fullon (foglia), autore: Chiara Valentini, tecnica: scultura in tessuto ricamato in seta, anno: 2017
Il mio box si trova nella prima area e inizio le interviste con la mia vicina Chiara Valentini, un’artista marchigiana che lavora con i tessuti e che per realizzare la sua opera ha interagito con gli abitanti della città. Durante le sue ricerche nei primi giorni di residenza, Chiara ha scoperto che Cosenza ha una tradizione molto importante di coltivazione di bachi da seta e ha deciso di riprodurre un bozzolo. Mi spiega: «Il baco con un unico filo crea la forma contenitore dove si trasformerà in crisalide e io per la mia scultura ho usato un unico filo di seta.
Visto che tutta la comunità partecipava alla bachicoltura, ho chiesto alle persone della città di darmi dei pezzi di stoffa in modo da ricreare il senso di comunità, mi hanno regalato anche il filo di seta! Ho utilizzato le stoffe donate e ci ho aggiunto dei piccoli ricami legati alle persone che mi hanno aiutato o a dei simboli trovati nel centro storico di Cosenza. È una scultura molto influenzata pure da questa residenza in cui condividi tutto, anche se poi ognuno vive nel suo spazio che è un luogo a sé». Infatti anche se c’è uno scambio continuo, ogni artista può rifugiarsi nel suo box e lavorare senza essere disturbato.
Il mio box si trova nella prima area e inizio le interviste con la mia vicina Chiara Valentini, un’artista marchigiana che lavora con i tessuti e che per realizzare la sua opera ha interagito con gli abitanti della città. Durante le sue ricerche nei primi giorni di residenza, Chiara ha scoperto che Cosenza ha una tradizione molto importante di coltivazione di bachi da seta e ha deciso di riprodurre un bozzolo. Mi spiega: «Il baco con un unico filo crea la forma contenitore dove si trasformerà in crisalide e io per la mia scultura ho usato un unico filo di seta.
Visto che tutta la comunità partecipava alla bachicoltura, ho chiesto alle persone della città di darmi dei pezzi di stoffa in modo da ricreare il senso di comunità, mi hanno regalato anche il filo di seta! Ho utilizzato le stoffe donate e ci ho aggiunto dei piccoli ricami legati alle persone che mi hanno aiutato o a dei simboli trovati nel centro storico di Cosenza. È una scultura molto influenzata pure da questa residenza in cui condividi tutto, anche se poi ognuno vive nel suo spazio che è un luogo a sé». Infatti anche se c’è uno scambio continuo, ogni artista può rifugiarsi nel suo box e lavorare senza essere disturbato.
Opera: Memoria liquida, autore: Monica Pennazzi, tecnica: fibra di cotone con filo di silicone, anno: 2017
Molti artisti pensano che sia importante che l’arredamento del box sia spartano e minimale perché il vuoto li aiuta a ragionare e perchè lo spazio bianco può essere riempito dagli appunti dai materiali di lavoro e infine dall’opera d’arte.
Monica Pennazzi è un’artista di Ancona che vive gran parte dell’anno a Rio de Janeiro, si occupa principalmente di istallazioni urbane, quindi ha usato il modulo abitativo per ricreare l’opera che ha installato nel fiume: «Ho voluto creare una scultura per il fiume che scorre davanti al mio box. Osservandone le pendenze e le anse ho legato dei nastri a delle boe di gesso; il fluire dell’acqua, tendendo i nastri, dà la forma alla scultura. Poi nel box ho ricreato la tensione dell’acqua utilizzando i limiti dello spazio: i fili pendono dall’alto e attraversando la fibra di cotone sedimentano a terra, lateralmente escono dal box e poi rientrano seguendo un flusso di energie. La mia opera vista da fuori, con i riflessi sul vetro del box, rende ancora di più l’idea del flusso che si fonde con il passaggio circostante».
Nel box Monica si è trovata benissimo poiché anche la sua casa è un loft studio-abitazione in cui ha molta importanza lo spazio vuoto, perché lei ha bisogno di «occupare lo spazio e muoversi nello spazio».
Molti artisti pensano che sia importante che l’arredamento del box sia spartano e minimale perché il vuoto li aiuta a ragionare e perchè lo spazio bianco può essere riempito dagli appunti dai materiali di lavoro e infine dall’opera d’arte.
Monica Pennazzi è un’artista di Ancona che vive gran parte dell’anno a Rio de Janeiro, si occupa principalmente di istallazioni urbane, quindi ha usato il modulo abitativo per ricreare l’opera che ha installato nel fiume: «Ho voluto creare una scultura per il fiume che scorre davanti al mio box. Osservandone le pendenze e le anse ho legato dei nastri a delle boe di gesso; il fluire dell’acqua, tendendo i nastri, dà la forma alla scultura. Poi nel box ho ricreato la tensione dell’acqua utilizzando i limiti dello spazio: i fili pendono dall’alto e attraversando la fibra di cotone sedimentano a terra, lateralmente escono dal box e poi rientrano seguendo un flusso di energie. La mia opera vista da fuori, con i riflessi sul vetro del box, rende ancora di più l’idea del flusso che si fonde con il passaggio circostante».
Nel box Monica si è trovata benissimo poiché anche la sua casa è un loft studio-abitazione in cui ha molta importanza lo spazio vuoto, perché lei ha bisogno di «occupare lo spazio e muoversi nello spazio».
Opera: Division, autore: Hannah Leah Gibbs, tecnica: acrilico su legno, anno: 2017
Mi sposto poi nell’area 2 e vado a trovare Hanna Leah Gibbs, un’artista norvegese che vive a New York. Hanna nel suo periodo a Cosenza è andata molto in giro e a preso ispirazione dalla città e dall’area circostante: «La mia opera raffigura la città che scende dalla montagna, sono rimasta molto affascinata dalla decadenza del centro storico, palazzi bellissimi abbandonati in cui la natura prende il sopravvento”. Nel suo mdulo ha organizzato lo spazio per dipingere e anche se la freddezza dell’arredamento inizialmente la faceva sentire a disagio, crede che il disagio sia utile a mettersi in gioco: «Non avevo mai lavorato in uno spazio così bianco, il mio studio è pieno di libri e piante, ma è importante questa pulizia perché questo è anche lo spazio dove il lavoro verrà esposto».
Mi sposto poi nell’area 2 e vado a trovare Hanna Leah Gibbs, un’artista norvegese che vive a New York. Hanna nel suo periodo a Cosenza è andata molto in giro e a preso ispirazione dalla città e dall’area circostante: «La mia opera raffigura la città che scende dalla montagna, sono rimasta molto affascinata dalla decadenza del centro storico, palazzi bellissimi abbandonati in cui la natura prende il sopravvento”. Nel suo mdulo ha organizzato lo spazio per dipingere e anche se la freddezza dell’arredamento inizialmente la faceva sentire a disagio, crede che il disagio sia utile a mettersi in gioco: «Non avevo mai lavorato in uno spazio così bianco, il mio studio è pieno di libri e piante, ma è importante questa pulizia perché questo è anche lo spazio dove il lavoro verrà esposto».
Opera: FERROcarta, autore: Antonio Finelli, tecnica: matita su carta, anno: 2017
Qualche casetta più in là trovo Antonio Finelli, un artista molisano che vive a Roma e attraverso i suoi lavori indaga il passaggio del tempo sulla pelle. Lavora spesso con persone anziane che considera come una risorsa. Mi racconta: «Partendo da una fotografia disegno a matita piccole parti anatomiche, lavoro solo di giorno sfruttando la luce naturale e nel box mi sono trovato benissimo con l’enorme finestra che è molto luminosa per tutto l’arco della giornata». Interagendo con lo spazio ha deciso di istallare le sue opere su piedistalli di ferro sia per avvicinare materiali diversi e poi perché l’aspetto esile dei piedistalli rimanda alla vita dell’uomo, vissuta dalle persone da lui ritratte. Oltre alla luminosità perfetta del box, gli è piaciuto essere visibile: «Il vetro diventa uno scambio con le persone del posto, sia con gli altri artisti in residenza sia con le persone della città che passano di qui».
Qualche casetta più in là trovo Antonio Finelli, un artista molisano che vive a Roma e attraverso i suoi lavori indaga il passaggio del tempo sulla pelle. Lavora spesso con persone anziane che considera come una risorsa. Mi racconta: «Partendo da una fotografia disegno a matita piccole parti anatomiche, lavoro solo di giorno sfruttando la luce naturale e nel box mi sono trovato benissimo con l’enorme finestra che è molto luminosa per tutto l’arco della giornata». Interagendo con lo spazio ha deciso di istallare le sue opere su piedistalli di ferro sia per avvicinare materiali diversi e poi perché l’aspetto esile dei piedistalli rimanda alla vita dell’uomo, vissuta dalle persone da lui ritratte. Oltre alla luminosità perfetta del box, gli è piaciuto essere visibile: «Il vetro diventa uno scambio con le persone del posto, sia con gli altri artisti in residenza sia con le persone della città che passano di qui».
Istallazione di Emanuela Barilotti Caruso rivisitata da Novella Oliana
Mi sposto nell’area 3 e mi fermo a parlare con Novella Oliana, un’artista pugliese che attualmente vive in Francia e che contrariamente alla maggior parte degli artisti con cui ho parlato, ha scelto di vivere in un box completamente arredato. Infatti ha chiesto di stare nella casetta che nella residenza precedente era stata abitata da Emanuela Barilozzi Caruso e da lei arredata. Come dicevo capita a molti artisti di trovare nel box cose lasciate dalle precedenti residenze, ma in questo caso Novella ha trovato una vera e propria casa. Emanuela infatti, durante la sua residenza, ha deciso di arredare il box con mobili donati dalle persone della città, creando quindi un arredamento pieno di memoria.
Mi sposto nell’area 3 e mi fermo a parlare con Novella Oliana, un’artista pugliese che attualmente vive in Francia e che contrariamente alla maggior parte degli artisti con cui ho parlato, ha scelto di vivere in un box completamente arredato. Infatti ha chiesto di stare nella casetta che nella residenza precedente era stata abitata da Emanuela Barilozzi Caruso e da lei arredata. Come dicevo capita a molti artisti di trovare nel box cose lasciate dalle precedenti residenze, ma in questo caso Novella ha trovato una vera e propria casa. Emanuela infatti, durante la sua residenza, ha deciso di arredare il box con mobili donati dalle persone della città, creando quindi un arredamento pieno di memoria.
Novella nella sua ricerca artistica è interessata ai processi di stratificazione di memoria nei luoghi e, vedendo il box lasciato completamente arredato da Emanuela, ha chiesto di risiedere lì in modo da aggiungere un nuovo strato di vissuto a quelli già presenti. Ovviamente per poterci vivere e lavorare ha dovuto togliere delle cose: alcuni oggetti li ha messi in una valigia in “salotto” una poltrona l’ha spostata fuori di fronte a un grande specchio, che da un lato oscura la vista verso l’interno del suo box, evitando così di farla sentire in una teca, dall’altro essendo rivolto verso fuori, permette alle persone di sedersi senza dare le spalle al panorama.
Opera: Qui sarà quel che ho visto in realtà, autore: Novella Oliana, tecnica: istallazione fotografica, anno: 2017
Mi spiega: «Ho deciso di utilizzare la “tecnica dei loci” nata nella Grecia classica e utilizzata ancora oggi in psicologia cognitiva per aiutare l’esercizio della memoria. Consiste nell’associare un’immagine o un concetto da ricordare a un angolo della casa o a una tappa di un percorso e poi ripercorrendo la mappa e ritrovando le immagini o i concetti si ricostruisce la memoria. Attraverso questo metodo, che si chiama anche metodo del viaggio ho voluto lavorare sul percorso per arrivare al mare, indagando tra lo spazio intimo della casa e lo spazio aperto del mare». L’artista ha ricreato un’istallazione nell’istallazione interagendo con gli oggetti già presenti, infilando nuove immagini nelle cornici trovate in casa e aggiungendo così un ulteriore strato di memoria.
Mi spiega: «Ho deciso di utilizzare la “tecnica dei loci” nata nella Grecia classica e utilizzata ancora oggi in psicologia cognitiva per aiutare l’esercizio della memoria. Consiste nell’associare un’immagine o un concetto da ricordare a un angolo della casa o a una tappa di un percorso e poi ripercorrendo la mappa e ritrovando le immagini o i concetti si ricostruisce la memoria. Attraverso questo metodo, che si chiama anche metodo del viaggio ho voluto lavorare sul percorso per arrivare al mare, indagando tra lo spazio intimo della casa e lo spazio aperto del mare». L’artista ha ricreato un’istallazione nell’istallazione interagendo con gli oggetti già presenti, infilando nuove immagini nelle cornici trovate in casa e aggiungendo così un ulteriore strato di memoria.
Infine ho deciso di ritrarre Elio Castellana tra le nuvole, al piano di sopra del box dopo aver visto i suoi lavori sull’offuscamento della visione. Elio è un artista pugliese che vive a Roma e che dopo anni di lavoro come performer teatrale, ha deciso di utilizzare la fotografia per indagare la natura stessa dell’immagine. Attraverso la privazione parziale della visione ragiona su come l’interferenza crea nuove immagini che non esistono nella realtà. Mi racconta: «Sono partito per questa residenza con uno spirito monastico e nel box ho ritrovato l’essenziale. La mia casa è piena di cose, sono una specie di accumulatore e l’aspetto così vuoto del box è stato per me un alleggerimento, ho sempre sognato di abitare in questo tipo di architettura così contemporanea e piena di vetri ed è stato sorprendente vedere un intervento di questo tipo in una città come Cosenza, non solo per l’avanguardia del progetto, ma perché anche visivamente sembra di stare in un altro paese».
Ovviamente ci sono alcuni aspetti negativi di vivere in una casa vetrata: oltre alla mancanza di privacy (a cui poi abbiamo visto che tutti si abituano), c’è la luce che entra e che le tende bianche non riescono ad attenuare – di giorno per il troppo sole e di notte dai lampioni… Ma anche questo inconveniente si può risolvere usando una mascherina per dormire. Al piano di sopra si può chiudere la tenda e avere un po’ di privacy: non a caso, la camera da letto diventa il luogo più disordinato di ogni casetta.
Quando arriva la sera i box si illuminano e dopo cena alcuni artisti tornano al lavoro, mentre altri vanno a fare un giro in centro. La mia ultima sera è il compleanno di Dionigi Mattia Gagliardi di Numero Cromatico
– centro di ricerca sulla relazione tra arte e scienza – che invita tutti nella sua casetta, mette la musica ed è subito festa!
Quando arriva la sera i box si illuminano e dopo cena alcuni artisti tornano al lavoro, mentre altri vanno a fare un giro in centro. La mia ultima sera è il compleanno di Dionigi Mattia Gagliardi di Numero Cromatico
– centro di ricerca sulla relazione tra arte e scienza – che invita tutti nella sua casetta, mette la musica ed è subito festa!
Il Museo di Arte Contemporanea di Cosenza, sarà inaugurato nel Chiostro di San Domenico – ex caserma dei fratelli Bandiera – che per anni ha ospitato gli uffici comunali e ora è stato ristrutturato e adibito a funzione museale. Il Comune, attraverso questo progetto di residenza d’artista internazionale, ha raccolto oltre 300 opere d’arte per la collezione permanente del museo. Le opere attualmente sono conservate nel deposito del Museo delle Arti e dei Mestieri di Cosenza e si possono consultare nel catalogo cartaceo BoCs Art – Residenze d’artista 2015/2016 a cura di Alberto Dambruoso e Annalisa Ferraro, Manfredi Edizioni.
Andando via ogni artista scrive il suo nome sul legno, vicino alla porta del box in cui ha abitato, alcuni incidono il proprio nome su delle targhette in ferro.
L’esperienza in residenza è stata molto importante per me, sia per la mia crescita artistica che a livello personale ed è stato bello tornare per raccontarla attraverso gli occhi degli artisti in residenza adesso. Quando dopo due giorni passati nel box devo andare via, è di nuovo difficile salutare tutti e partire.
La residenza è finita, le opere sono state consegnate è tempo di andare. Si fanno le valigie e si lascia il box per il prossimo artista.
Guarda tutte le foto di questo progetto
Nella rubrica My Houzz proponiamo interessanti e originali abitazioni di proprietari di case e inquilini. Se vuoi partecipare alla rubrica, inviaci alcune foto della tua abitazione insieme a una breve descrizione a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di fotografare in esclusiva la tua casa, ti contatteremo al più presto.
Andando via ogni artista scrive il suo nome sul legno, vicino alla porta del box in cui ha abitato, alcuni incidono il proprio nome su delle targhette in ferro.
L’esperienza in residenza è stata molto importante per me, sia per la mia crescita artistica che a livello personale ed è stato bello tornare per raccontarla attraverso gli occhi degli artisti in residenza adesso. Quando dopo due giorni passati nel box devo andare via, è di nuovo difficile salutare tutti e partire.
La residenza è finita, le opere sono state consegnate è tempo di andare. Si fanno le valigie e si lascia il box per il prossimo artista.
Guarda tutte le foto di questo progetto
Nella rubrica My Houzz proponiamo interessanti e originali abitazioni di proprietari di case e inquilini. Se vuoi partecipare alla rubrica, inviaci alcune foto della tua abitazione insieme a una breve descrizione a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di fotografare in esclusiva la tua casa, ti contatteremo al più presto.
Si ringraziano gli artisti in residenza dall’8 al 27 luglio 2017: Alessandro Valeri, Maren Marie Mathiesen, Cécile Hug, Sara Ricciardi, Renée Lotenero, Numero Cromatico [Dionigi Mattia Gagliardi, Manuel Focareta, Marco Marini, Jacopo Natoli], Chiara Valentini, Ezia Mitolo, Elio Castellana, Antonio Finelli, Angelo Ventimiglia, Novella Oliana, Hanna Leah Gibbs, Leonardo Cannistrà, Luisa de Donato, Monica Pennazzi, SNEM, Bruno Aller, Alessandro Fornaci, Maria Di Cosmo.
Chi ci abita: 26 artisti in modo temporaneo + 1 box occupato dai ragazzi che gestiscono la residenza
Dove: Cosenza
Superficie: ogni modulo misura 25 m² suddivisi su due piani: una camera, un bagno e uno studio. Area polifunzionale condivisa di circa 100 m²
Anno di costruzione: 2015
Architetto: Mario Occhiuto
Il particolare interessante: ogni artista vive e lavora all’interno della casetta che per un periodo limitato diventa sia la sua casa che il suo studio. Il nome del progetto BoCS rimanda alla parola inglese box – scatola, la forma dei moduli abitativi – e alla sigla di Cosenza.