Architettura e design
Spagna: La Casa-Grotta e Altre 3 Abitazioni Tipiche Reinventate
Da Ibiza a Granada, passando per la Galizia, scopri il fascino di costruzioni tradizionali riviste in chiave moderna
Parlare di “casa-grotta contemporanea” significa fare un ossimoro? Che differenza c’è tra una casa in stile Art Nouveau e un edificio “noucentista”? Quali sono le caratteristiche principali di una casa pagesa e in quale regione della Spagna si trova questo tipo di costruzione? Un pazo si può considerare un palazzo? Se non hai idea di come rispondere a queste domande, le quattro descrizioni di residenze tradizionali riassunte qui ti aiuteranno a trovare alcune risposte, presentandoti alcuni esempi strepitosi di architettura spagnola.
Leggi tutti gli Ideabook sulla Spagna
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Come precisa la ricercatrice nel suo studio, da un censimento del 1950 risulta che all’inizio degli anni Sessanta il 49% delle case-caverna in Spagna si trovava in Andalusia, e in particolare a Granada, dove la città contava da sola 3682 grotte abitate (usate sia come prima casa sia per vacanza). Tuttavia, a partire da quel periodo si cominciò a pensare che queste abitazioni fossero obsolete, e ne seguì un graduale abbandono.
Il successivo picco di interesse nei confronti di questo tipo di casa si è registrato negli anni Novanta, quando «queste residenze hanno avuto uno sviluppo impressionante: la gente ha ricominciato ad avere voglia di abitare le grotte e la normativa si è progressivamente adattata a questo tipo di esigenza», spiega nel suo articolo Urdiales.
Oggi i limitati consumi energetici rappresentano la voce più vantaggiosa a favore degli alloggi ricavati nelle grotte, le cui proprietà isotermiche si riflettono in temperature medie interne generalmente stabili e comprese tra i 15 °C e i 19 °C, a dispetto di temperature esterne che in questa regione possono raggiungere i 40 °C in estate e gli 0 °C in inverno.
Il successivo picco di interesse nei confronti di questo tipo di casa si è registrato negli anni Novanta, quando «queste residenze hanno avuto uno sviluppo impressionante: la gente ha ricominciato ad avere voglia di abitare le grotte e la normativa si è progressivamente adattata a questo tipo di esigenza», spiega nel suo articolo Urdiales.
Oggi i limitati consumi energetici rappresentano la voce più vantaggiosa a favore degli alloggi ricavati nelle grotte, le cui proprietà isotermiche si riflettono in temperature medie interne generalmente stabili e comprese tra i 15 °C e i 19 °C, a dispetto di temperature esterne che in questa regione possono raggiungere i 40 °C in estate e gli 0 °C in inverno.
Per questo motivo quello che una volta era considerato un tipo di abitazione “sotto gli standard” oggi può essere bollato con un marchio di edilizia ecosostenibile. La riabilitazione di queste costruzioni ha avuto un notevole successo negli ultimi anni: queste case sono usate per viverci tutto l’anno, ma hanno una discreta popolarità anche come seconde case e guest house per turisti.
Le foto che vedete qui rappresentano una grotta trasformata in abitazione di recente da UMMOestudio nella regione di Cordoba. Questo alloggio fa parte di una serie di grotte situate su una formazione di calcarenite (un tipo di calcare) ed è stato sistemato in modo da poter accogliere una struttura adibita a uso turistico, come spiega UMMOestudio nella descrizione del progetto.
Vuoi provare l’esperienza di vivere in un’abitazione ricavata in una grotta? Questa casa può essere prenotata qui.
Nel raccontare il progetto, gli ideatori spiegano di essersi concentrati sulla creazione di un dialogo tra componenti architettoniche ed elementi geologici, «alla ricerca della prossimità, piuttosto che del contatto diretto».
Le foto che vedete qui rappresentano una grotta trasformata in abitazione di recente da UMMOestudio nella regione di Cordoba. Questo alloggio fa parte di una serie di grotte situate su una formazione di calcarenite (un tipo di calcare) ed è stato sistemato in modo da poter accogliere una struttura adibita a uso turistico, come spiega UMMOestudio nella descrizione del progetto.
Vuoi provare l’esperienza di vivere in un’abitazione ricavata in una grotta? Questa casa può essere prenotata qui.
Nel raccontare il progetto, gli ideatori spiegano di essersi concentrati sulla creazione di un dialogo tra componenti architettoniche ed elementi geologici, «alla ricerca della prossimità, piuttosto che del contatto diretto».
UMMOestudio ha dato alla casa una nuova dimensione spaziale che, oltre a dare risalto alle naturali caratteristiche geologiche del sito, offre viste panoramiche della regione verso sud attraverso finestre che permettono di avere più luce e una nuova percezione degli ambienti. Un carattere di grande contemporaneità è dato al tutto dalla presenza di materiali come il cemento e il marmo.
La casa noucentista
Catalogna, Spagna nord-orientale
«Il Noucentisme è un movimento sociale e culturale sviluppatosi in Catalogna all’inizio del XX secolo. Caratterizzato da un impeto di civilizzazione, si proponeva di produrre una società europea improntata a una forte mediterraneità, più istruita e contemporanea», riassume Juli Capella, architetto e designer catalano.
Dal punto di vista dell’architettura, il Noucentisme rappresentò una reazione all’Art Nouveau ottocentesca alla Gaudí, che era percepita come barocca ed eccessiva. «Il nuovo secolo portò una ventata di aria fresca. Il Noucentisme in architettura equivalse a una semplificazione delle forme e dei colori. Il movimento si ispirava anche al gusto classico e rinascimentale, nonché all’architettura vernacolare. Si aspirava all’equilibrio, alla simmetria e alla semplicità, senza per questo perdere di vista un certo carattere monumentale», spiega Capella.
Catalogna, Spagna nord-orientale
«Il Noucentisme è un movimento sociale e culturale sviluppatosi in Catalogna all’inizio del XX secolo. Caratterizzato da un impeto di civilizzazione, si proponeva di produrre una società europea improntata a una forte mediterraneità, più istruita e contemporanea», riassume Juli Capella, architetto e designer catalano.
Dal punto di vista dell’architettura, il Noucentisme rappresentò una reazione all’Art Nouveau ottocentesca alla Gaudí, che era percepita come barocca ed eccessiva. «Il nuovo secolo portò una ventata di aria fresca. Il Noucentisme in architettura equivalse a una semplificazione delle forme e dei colori. Il movimento si ispirava anche al gusto classico e rinascimentale, nonché all’architettura vernacolare. Si aspirava all’equilibrio, alla simmetria e alla semplicità, senza per questo perdere di vista un certo carattere monumentale», spiega Capella.
Il movimento del Noucentisme è nato all’inizio del XX secolo. Fiorì in seguito alla fondazione di Mancomunidad, una sorta di confederazione dei governi delle quattro regioni della Catalogna che rappresentò un vero e proprio trionfo per la compagine politica del movimento che mirava a rafforzare la cultura e l’identità catalana. La corrente morì nel 1923 con l’ascesa al potere del dittatore Primo de Rivera, che diede un giro di vite a tutti i movimenti nazionalisti. Nuovo interesse attorno a queste idee rifiorì grazie al movimento razionalista di Josep Luís Sert e del GATCPAC (Grup d’Artistes i Tècnics Catalans per al Progrés de l’Arquitectura Contemporània, movimento dell’avanguardia architettonica fondato a Barcellona nel 1929, N.d.T.), ma la guerra civile spagnola vi mise nuovamente fine. Nondimeno, il Noucentisme ha ispirato architetti del dopoguerra come Raimon Duran i Reynals ed Enric Sagnier: nell’opera di entrambi i progettisti sono visibili tracce di quell’estetica.
«A Barcellona, il Noucentisme ha trovato la sua massima espressione in edifici pubblici come biblioteche e scuole, la maggior parte delle quali sono ancora in uso oggi. Il movimento ha avuto successo anche in ambito agricolo, con la diffusione della masia, un tipo di fattoria divenuta una vera e propria icona dell’identità nazionale catalana», racconta Capella.
«Anche nelle vicinanze di Barcellona, a Vallvidrera, Sant Cugat e nei villaggi di Vallés e Maresme, si trovavano decine di villette in stile noucentista ‒ alcune con facciate molto eleganti, altre più sobrie ‒ dove grande attenzione era dedicata al giardino», spiega Capella.
Qual è la differenza, quindi tra il Noucentisme e il movimento che l’ha preceduto, l’Art Nouveau? «È facile distinguere una casa noucentista da un edificio Art Nouveau», dice l’architetto. «Una casa Art Nouveau ha sempre forme molto espressive ed elementi decorativi; la composizione è asimmetrica e mescola materiali e forme. La casa noucentista può essere altrettanto ricca di decorazioni, come per esempio l’effetto graffiato sulle pareti, ma queste sono più semplici di quelle della casa in stile floreale. I colori sono terrosi e la distribuzione degli spazi guarda all’architettura classica italiana, anche se taluni elementi sono tratti dalla tradizione catalana. Sebbene gli interni siano arricchiti da vetrate e mosaici, l’insieme risulta più semplice in confronto al gusto modernista».
«Anche nelle vicinanze di Barcellona, a Vallvidrera, Sant Cugat e nei villaggi di Vallés e Maresme, si trovavano decine di villette in stile noucentista ‒ alcune con facciate molto eleganti, altre più sobrie ‒ dove grande attenzione era dedicata al giardino», spiega Capella.
Qual è la differenza, quindi tra il Noucentisme e il movimento che l’ha preceduto, l’Art Nouveau? «È facile distinguere una casa noucentista da un edificio Art Nouveau», dice l’architetto. «Una casa Art Nouveau ha sempre forme molto espressive ed elementi decorativi; la composizione è asimmetrica e mescola materiali e forme. La casa noucentista può essere altrettanto ricca di decorazioni, come per esempio l’effetto graffiato sulle pareti, ma queste sono più semplici di quelle della casa in stile floreale. I colori sono terrosi e la distribuzione degli spazi guarda all’architettura classica italiana, anche se taluni elementi sono tratti dalla tradizione catalana. Sebbene gli interni siano arricchiti da vetrate e mosaici, l’insieme risulta più semplice in confronto al gusto modernista».
La casa ritratta in queste fotografie è stata ristrutturata dallo studio Arquitectura-G. Situata alle porte di Barcellona, originariamente era usata come seconda casa per l’estate. L’obiettivo del progetto non consisteva soltanto nel risistemare l’edificio, ma anche nel riadattare la casa alle nuove esigenze di una giovane coppia con due bambini. Per questo motivo, la parte centrale della costruzione è stata svuotata e sostituita con una scala con un pianerottolo dotato di uno spettacolare pavimento in vetro che, oltre a collegare i due piani, permette una maggiore circolazione dell’aria e della luce.
La casa pagesa
Ibiza e Formentera, Isole Baleari
Nelle Isole Baleari, e in special modo a Ibiza e a Formentera, il termine “pagesa” significa “casa rustica” e si riferisce alla tipica abitazione locale.
Per molto tempo Formentera è rimasta disabitata, a causa dei focolai endemici di peste del Medio Evo e della pirateria. «Nel XVIII secolo, la popolazione di Ibiza cominciò a stabilirsi sull’isola, portandosi dietro i propri usi e costumi, compresi gli stilemi usati in architettura», spiega Jaume Escandell Guasch, esperto di tradizioni culturali del Consell de Formentera.
Le case delle due isole (specialmente quelle costruite nel Settecento) hanno in comune una pianta rettangolare che si sviluppa a partire da una lunga area centrale, il cosiddetto “porxo”.
Ibiza e Formentera, Isole Baleari
Nelle Isole Baleari, e in special modo a Ibiza e a Formentera, il termine “pagesa” significa “casa rustica” e si riferisce alla tipica abitazione locale.
Per molto tempo Formentera è rimasta disabitata, a causa dei focolai endemici di peste del Medio Evo e della pirateria. «Nel XVIII secolo, la popolazione di Ibiza cominciò a stabilirsi sull’isola, portandosi dietro i propri usi e costumi, compresi gli stilemi usati in architettura», spiega Jaume Escandell Guasch, esperto di tradizioni culturali del Consell de Formentera.
Le case delle due isole (specialmente quelle costruite nel Settecento) hanno in comune una pianta rettangolare che si sviluppa a partire da una lunga area centrale, il cosiddetto “porxo”.
«La caratteristica principale di questo tipo di casa, comunque, è il rivestimento in argilla e il piccolo numero di finestre», riassume Escandell Guasch, anche se all’inizio del Ventesimo secolo finestre e porte, decorate da cornici bianche, cominciarono ad allargarsi.
«I muri, realizzati con pietre piccole e ruvide e malta di argilla, erano rivestiti con la stessa argilla e imbiancati a calce all’interno. Talvolta all’esterno, specie sulle facciate laterali e posteriori, la pietra veniva lasciata a vista».
«I muri, realizzati con pietre piccole e ruvide e malta di argilla, erano rivestiti con la stessa argilla e imbiancati a calce all’interno. Talvolta all’esterno, specie sulle facciate laterali e posteriori, la pietra veniva lasciata a vista».
Qualche differenza tra la casa pagesa di Ibiza e quella di Formentera, comunque, c’è: Escandell Guasch spiega che a Formentera le case tendono a essere di dimensioni più modeste e di fattura più semplice. Sulla piccola isola, alla fine del XIX secolo, divenne sempre più popolare un particolare tipo di tetto ricoperto di tegole e spiovente ‒ come quello che vediamo in questa foto ‒, mentre nella vicina Ibiza prevalevano i tetti piani.
A Ibiza, i soffitti erano realizzati con travi in legno di ginepro fenicio, strati di tegell (ovvero tavolette nella stessa essenza) e Posidonia oceanica essiccata, la pianta acquatica tipica del locale ecosistema marino che rende l’acqua di queste isole così cristallina. Il tutto era ricoperto, come spiega Escandell Guasch, da uno spessore impermeabilizzante di terriccio bruciato e cenere e da un ultimo rivestimento di argilla, che rendeva il tetto definitivamente resistente all’acqua, permettendo alla pioggia di scivolarci sopra.
La casa per vacanze ritratta in queste fotografie, ristrutturata da Marià Castelló, si trova a Formentera. Qui sono ben visibili elementi quali il porxo, il tetto spiovente e la facciata bianca. La parte in bianco è stata la prima a essere aggiunta in risistemazione dell’edificio.
A Ibiza, i soffitti erano realizzati con travi in legno di ginepro fenicio, strati di tegell (ovvero tavolette nella stessa essenza) e Posidonia oceanica essiccata, la pianta acquatica tipica del locale ecosistema marino che rende l’acqua di queste isole così cristallina. Il tutto era ricoperto, come spiega Escandell Guasch, da uno spessore impermeabilizzante di terriccio bruciato e cenere e da un ultimo rivestimento di argilla, che rendeva il tetto definitivamente resistente all’acqua, permettendo alla pioggia di scivolarci sopra.
La casa per vacanze ritratta in queste fotografie, ristrutturata da Marià Castelló, si trova a Formentera. Qui sono ben visibili elementi quali il porxo, il tetto spiovente e la facciata bianca. La parte in bianco è stata la prima a essere aggiunta in risistemazione dell’edificio.
«L’ingresso nella parte centrale di questa casa, il porxo, era situato sul lato sud-est. Su uno dei due lati si trovavano un grande camino e l’area circostante della cucina, Dietro al porxo, due ambienti fungevano da camere da letto», racconta Escandell Guasch.
In alcune parti della casa, il progettista Marià Castelló ha voluto lasciare esposta la pietra originale, mentre in altre ha privilegiato le pareti imbiancate a calce. Nella ristrutturazione sono stati aggiunti alcuni tocchi di modernità ‒ perfettamente armonici con il carattere tradizionale della casa ‒, come il pavimento in cemento spatolato, i rivestimenti in microcemento per la cucina e il bagno, i soffitti spioventi (ancora una volta in cemento) e le rifiniture in legno di iroko.
In alcune parti della casa, il progettista Marià Castelló ha voluto lasciare esposta la pietra originale, mentre in altre ha privilegiato le pareti imbiancate a calce. Nella ristrutturazione sono stati aggiunti alcuni tocchi di modernità ‒ perfettamente armonici con il carattere tradizionale della casa ‒, come il pavimento in cemento spatolato, i rivestimenti in microcemento per la cucina e il bagno, i soffitti spioventi (ancora una volta in cemento) e le rifiniture in legno di iroko.
Pazos galiziani
Galizia, Spagna nord-occidentale
Il “pazo” galiziano è un tipo di edificio di architettura civile apparso nel Settecento: si tratta di una grande abitazione circondata da terra destinata a uso agricolo e alla produzione di vino. Solitamente, una grande villa padronale era affiancata dalle case dei contadini che lavoravano nella tenuta.
«Queste costruzioni erano destinate alla produzione agricola, e i terreni che le circondavano erano sfruttati a fini economici . Non si tratta di palazzi, ma di semplici luoghi di produzione dove in più la gente viveva», spiega Adrián Martín Prieto, progettista dello studio di architettura Aestudio di A Coruña, che ha curato la ristrutturazione del Pazo Faramello.
Galizia, Spagna nord-occidentale
Il “pazo” galiziano è un tipo di edificio di architettura civile apparso nel Settecento: si tratta di una grande abitazione circondata da terra destinata a uso agricolo e alla produzione di vino. Solitamente, una grande villa padronale era affiancata dalle case dei contadini che lavoravano nella tenuta.
«Queste costruzioni erano destinate alla produzione agricola, e i terreni che le circondavano erano sfruttati a fini economici . Non si tratta di palazzi, ma di semplici luoghi di produzione dove in più la gente viveva», spiega Adrián Martín Prieto, progettista dello studio di architettura Aestudio di A Coruña, che ha curato la ristrutturazione del Pazo Faramello.
Il complesso del Pazo Faramello è costituito da una serie di edifici distribuiti su una serie di terrazze lungo il fiume Rio Tinto. La tenuta rappresentava in un certo senso un’eccezione, in quanto era destinata alla produzione di carta. L’edificio che qui vediamo sulla sinistra ‒ il più vicino alle rive del fiume ‒ originariamente ospitava un mulino ad acqua utilizzato nella catena produttiva. Nella casa a fianco, invece, stava la servitù. Un poco appartata rispetto alle altre due costruzioni, la casa principale (che si può vedere nella foto che segue) era situata al livello più alto.
«Questi complessi, in pratica, erano dei piccoli centri abitati recintati da muri. Nelle vicinanze dei pazos si trovavano sovente altre abitazioni in un modo o nell’altro collegate all’attività produttiva che vi si svolgeva, così l’intera area diveniva un piccolo insediamento. Con il tempo il termine pazo ha finito per essere usato con riferimento a questi piccoli centri stessi, come è successo in questo caso: il pazo originale ha dato vita al villaggio di Faramello», spiega Martín Prieto.
«Una volta consolidatasi la produzione che vi si svolgeva, il pazo era in grado di allocare una parte dei terreni ad attività più ricreative come il giardinaggio. Questa tendenza prese piede nell’Ottocento, ed è proprio ciò che accadde nel caso del Pazo Faramello», racconta l’esperto. Nel piccolo agglomerato troviamo anche una cappella, che in questi centri rappresentava un elemento ricorrente.
La risistemazione del giardino è stata una delle voci principali della ristrutturazione del pazo realizzata dai progettisti di Aestudio.
La risistemazione del giardino è stata una delle voci principali della ristrutturazione del pazo realizzata dai progettisti di Aestudio.
Dal punto di vista della struttura architettonica, i pazos sono edifici in pietra. «Le residenze padronali erano costruite in granito bugnato, mentre le costruzioni secondarie erano edificate con pietre di minore qualità. Erano sempre previste due pareti in muratura, che venivano riempite con uno strato di terriccio in modo da garantire una maggiore longevità. Quando i pazos sono stati sottoposti a ristrutturazione, ai giorni nostri, la malta è stata rimossa per riportare alla luce la pietra originale. Sia nell’edificio più importante che in quelli di minore valore, le strutture portanti erano realizzate in legno di castagno ‒ il cui uso è diffuso in questa regione ‒, così come le travi, i pavimenti, i balconi e i tetti. Questi ultimi erano ricoperti con tegole in ceramica», spiega Martín Prieto.
«Oggi i pazos raramente sono usati come prima casa. Anche i più piccoli, infatti, sono di manutenzione complessa: quelli di dimensioni più modeste coprono superfici di almeno sei ettari. Per questo motivo sta diventando sempre più diffusa l’usanza tra i proprietari di ristrutturare i pazos a fini commerciali, trasformandoli in cantine o location per ospitare eventi, come congressi o matrimoni», racconta Prieto. Proprio come è accaduto al Pazo Faramello.
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«Oggi i pazos raramente sono usati come prima casa. Anche i più piccoli, infatti, sono di manutenzione complessa: quelli di dimensioni più modeste coprono superfici di almeno sei ettari. Per questo motivo sta diventando sempre più diffusa l’usanza tra i proprietari di ristrutturare i pazos a fini commerciali, trasformandoli in cantine o location per ospitare eventi, come congressi o matrimoni», racconta Prieto. Proprio come è accaduto al Pazo Faramello.
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Spagna meridionale
La caverna è il più elementare rifugio immaginabile, ma il termine può essere riferito a qualcosa di assai più“moderno” di quanto si possa pensare: una recente tendenza in Spagna vuole le grotte equipaggiate con ogni tipo di dispositivo si possa trovare in una casa contemporanea.
«La destinazione delle caverne all’uso residenziale ha avuto maggior diffusione nel XIX secolo e nella prima metà del XX», spiega María Eugenia Urdiales, docente di geografia antropica all’università di Granada. Questo uso trae origine dalle ondate di immigrazione e dalla conseguente crescita della popolazione urbana: «In Andalusia… [il trogloditismo] è sopravvissuto con alti e bassi fino ai giorni nostri», scrive Urdiales in un articolo peer-reviewed pubblicato nella rivista Scripta Nova.