Architettura e design
And the Winner Is... 10 Case Che si Ispirano ai Film Premi Oscar
Ispirati ai capolavori del cinema premiati a Los Angeles, 10 interni ne ripercorrono le atmosfere e gli stili
In attesa della 92esima premiazione degli Oscar, che si terrà a Los Angeles il 9 febbraio, abbiamo pensato ad alcune ambientazioni ispirate ai film che si sono aggiudicati le più importanti statuette degli Awards americani. La relazione tra i film e i loro interni è molto speciale: non è forse vero che una grande scenografia ha un peso enorme nel rendere grande una pellicola? E, ancora, non è poi vero che i grandi film hanno influenzato enormemente il nostro gusto per la casa?
A voi una carrellata di interni ispirati alla storia dei film da statuetta: quale vi parla di più, quale quello che più vi ha più segnato nel tempo, e quale quello imprescindibile, di cui proprio non si può fare a meno?
A voi una carrellata di interni ispirati alla storia dei film da statuetta: quale vi parla di più, quale quello che più vi ha più segnato nel tempo, e quale quello imprescindibile, di cui proprio non si può fare a meno?
Casablanca
Il gusto decorativo marocchino ha fatto breccia in uno dei grandi classici della storia del cinema: “Casablanca”, girato da Michael Curtiz nel 1942 e premiato agli Oscar nel 1944.
Nella città occupata dai tedeschi, il Rick’s Café Américain gestito da Humphrey Bogart diventa il teatro della storia d’amore con Ingrid Bergmann, ma anche delle trame e dello spionaggio tra Resistenza e francesi di Vichy.
“Suonala ancora, Sam”: sarebbe cambiato qualcosa se questa frase fosse stata pronunciata in un luogo meno esotico e “altro”di una città del Marocco?
Il gusto decorativo marocchino ha fatto breccia in uno dei grandi classici della storia del cinema: “Casablanca”, girato da Michael Curtiz nel 1942 e premiato agli Oscar nel 1944.
Nella città occupata dai tedeschi, il Rick’s Café Américain gestito da Humphrey Bogart diventa il teatro della storia d’amore con Ingrid Bergmann, ma anche delle trame e dello spionaggio tra Resistenza e francesi di Vichy.
“Suonala ancora, Sam”: sarebbe cambiato qualcosa se questa frase fosse stata pronunciata in un luogo meno esotico e “altro”di una città del Marocco?
Il Padrino
Una stanza per soli uomini, un club privatissimo – lo confermano anche le poltrone – dove impartire ordini e tramare le prossime mosse: questa stanza rivestita di boiserie potrebbe essere benissimo una delle ville dove è stato girato “Il Padrino”, film-epopea sulla mafia italoamericana girato in tre atti da Francis Ford Coppola. Una serie fortunatissima, in termini di Oscar: il primo Padrino, del 1972, si aggiudicò due Oscar. Il Padrino II, del 1974, fu poi un vero e proprio trionfo: 11 candidature e 6 statuette vinte (tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista).
Una curiosità che farà sorridere: Vito Corleone, il personaggio protagonista del padrino, ha fatto vincere, caso unico nella storia degli Award, due Oscar per lo stesso ruolo in due film diversi: il primo a Marlon Brando, il secondo a Robert De Niro.
Vi volete ispirare a questo stile? Attenzione alla scelta dei materiali: privilegiate sedute in pelle, legni a vista per i mobili contenitori e le boiserie, tende scure che filtrano la luce, mettendo l’ambiente in penombra. E per i complementi d’arredo, niente di meglio di qualche oggetto status-symbol, come porcellane, statue in bronzo, quadri con paesaggi a cui aggiungere qualche piccola incursione kitsch.
Una stanza per soli uomini, un club privatissimo – lo confermano anche le poltrone – dove impartire ordini e tramare le prossime mosse: questa stanza rivestita di boiserie potrebbe essere benissimo una delle ville dove è stato girato “Il Padrino”, film-epopea sulla mafia italoamericana girato in tre atti da Francis Ford Coppola. Una serie fortunatissima, in termini di Oscar: il primo Padrino, del 1972, si aggiudicò due Oscar. Il Padrino II, del 1974, fu poi un vero e proprio trionfo: 11 candidature e 6 statuette vinte (tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista).
Una curiosità che farà sorridere: Vito Corleone, il personaggio protagonista del padrino, ha fatto vincere, caso unico nella storia degli Award, due Oscar per lo stesso ruolo in due film diversi: il primo a Marlon Brando, il secondo a Robert De Niro.
Vi volete ispirare a questo stile? Attenzione alla scelta dei materiali: privilegiate sedute in pelle, legni a vista per i mobili contenitori e le boiserie, tende scure che filtrano la luce, mettendo l’ambiente in penombra. E per i complementi d’arredo, niente di meglio di qualche oggetto status-symbol, come porcellane, statue in bronzo, quadri con paesaggi a cui aggiungere qualche piccola incursione kitsch.
Io e Annie
Nel 1977 Woody Allen rivoluziona la commedia romantica americana reinterpretandola non solo con umorismo, ma anche con raffinate tinte intellettuali. “Io e Annie”, pellicola diventata presto un cult, racconta la parabola amorosa tra Annie, Diane Keaton, e Alvy, un imbranatissimo Woody Allen.
Il film, però, è soprattutto un grande racconto sulle atmosfere della New York dell’epoca: da ritrovare, ad esempio, nell’appartamento di Woody Allen, dove Alvy discute con Annie di letteratura russa e liberazione della coppia, recensioni di film e piccole psicanalisi fai-da-te.
Il film si è aggiudicato quattro premi Oscar: miglior film, miglior regista, migliore attrice protagonista, migliore sceneggiatura originale.
Nel 1977 Woody Allen rivoluziona la commedia romantica americana reinterpretandola non solo con umorismo, ma anche con raffinate tinte intellettuali. “Io e Annie”, pellicola diventata presto un cult, racconta la parabola amorosa tra Annie, Diane Keaton, e Alvy, un imbranatissimo Woody Allen.
Il film, però, è soprattutto un grande racconto sulle atmosfere della New York dell’epoca: da ritrovare, ad esempio, nell’appartamento di Woody Allen, dove Alvy discute con Annie di letteratura russa e liberazione della coppia, recensioni di film e piccole psicanalisi fai-da-te.
Il film si è aggiudicato quattro premi Oscar: miglior film, miglior regista, migliore attrice protagonista, migliore sceneggiatura originale.
Titanic
Nel 1998, un blockbuster scuote il pubblico mondiale e fa man bassa agli Oscar, incassando 11 statuette e 14 nomination. E come poteva essere altrimenti, se la storia mozzafiato prende il nome di “Titanic”? Il naufragio si consuma tra una grande storia d’amore, quella tra DiCaprio e Kate Winslet, e gli spettacolari effetti speciali del disastro in corso. Le opulente scenografie della prima classe del transatlantico riempiono l’immagine tra velluti, capitonné, mobili impero, boiserie e lampadari in cristallo. Senza dimenticare la grande scala elicoidale, scenografica porta di accesso al salone da ballo, dove il bel mondo accorre ignaro del dramma che lo attende.
Nel 1998, un blockbuster scuote il pubblico mondiale e fa man bassa agli Oscar, incassando 11 statuette e 14 nomination. E come poteva essere altrimenti, se la storia mozzafiato prende il nome di “Titanic”? Il naufragio si consuma tra una grande storia d’amore, quella tra DiCaprio e Kate Winslet, e gli spettacolari effetti speciali del disastro in corso. Le opulente scenografie della prima classe del transatlantico riempiono l’immagine tra velluti, capitonné, mobili impero, boiserie e lampadari in cristallo. Senza dimenticare la grande scala elicoidale, scenografica porta di accesso al salone da ballo, dove il bel mondo accorre ignaro del dramma che lo attende.
Il Discorso del Re
I reali inglesi – ne sono piene le cronache – riescono volenti o nolenti a catturare l’attenzione del pubblico internazionale. Gli Oscar non sono da meno: nel 2010, il film “Il discorso del re”, diretto da Tom Hooper, si è aggiudicato il premio per il miglior film raccontando l’ascesa al trono di Giorgio VI, un re balbuziente impersonato da un grandissimo Colin Firth.
Restituire l’atmosfera e gli arredi di Buckingam Palace è naturalmente impossibile: noi ci proviamo con questa immagine, che come la pellicola si distingue per le decorazioni neoclassiche, l’ampiezza degli spazi, e il decoro vittoriano che, oltre a marcare una stanza, è certamente il sinonimo di un’epoca.
E se aspirate a sentirvi un reale nella vita, fatevi aiutare dall’arredamento: non esitate a investire nell’antiquariato di pregio e nella moltiplicazione di sedute per tutta la casa - il salotto di un re è non a caso la moltiplicazione di tanti salotti in una sala sola! Attenzione anche ai rivestimenti: i colori chiari - giallo canarino, verde salvia o menta - sono sempre adeguati, ma anche una piccola nota floreale potrebbe rivelarsi appropriata.
I reali inglesi – ne sono piene le cronache – riescono volenti o nolenti a catturare l’attenzione del pubblico internazionale. Gli Oscar non sono da meno: nel 2010, il film “Il discorso del re”, diretto da Tom Hooper, si è aggiudicato il premio per il miglior film raccontando l’ascesa al trono di Giorgio VI, un re balbuziente impersonato da un grandissimo Colin Firth.
Restituire l’atmosfera e gli arredi di Buckingam Palace è naturalmente impossibile: noi ci proviamo con questa immagine, che come la pellicola si distingue per le decorazioni neoclassiche, l’ampiezza degli spazi, e il decoro vittoriano che, oltre a marcare una stanza, è certamente il sinonimo di un’epoca.
E se aspirate a sentirvi un reale nella vita, fatevi aiutare dall’arredamento: non esitate a investire nell’antiquariato di pregio e nella moltiplicazione di sedute per tutta la casa - il salotto di un re è non a caso la moltiplicazione di tanti salotti in una sala sola! Attenzione anche ai rivestimenti: i colori chiari - giallo canarino, verde salvia o menta - sono sempre adeguati, ma anche una piccola nota floreale potrebbe rivelarsi appropriata.
Grand Budapest Hotel
Se c’è un regista che negli ultimi anni si è distinto per la cura maniacale delle scenografie, quello è sicuramente Wes Anderson. Nel 2015, il suo “Grand Budapest Hotel” si aggiudica il Premio Oscar oltre ad altre quattro statuette tra cui la scenografia per Adam Stockhausen e Anna Pinnock.
Il segreto che ha trasformato il film in un culto venerato dai fan? Sicuramente il suo carattere iconico, giocato tra uno spiccato horror vacui, citazioni stilistiche retro, colori pastello e vezzi grafici disseminati un po’ dappertutto, dai rivestimenti fino ai piccoli dettagli. Lo styling di Anderson, sempre accuratissimo, diventa un modo ironico di giocare con le idiosincrasie dei suoi personaggi, rendendoceli più simpatici e vicini.
Se c’è un regista che negli ultimi anni si è distinto per la cura maniacale delle scenografie, quello è sicuramente Wes Anderson. Nel 2015, il suo “Grand Budapest Hotel” si aggiudica il Premio Oscar oltre ad altre quattro statuette tra cui la scenografia per Adam Stockhausen e Anna Pinnock.
Il segreto che ha trasformato il film in un culto venerato dai fan? Sicuramente il suo carattere iconico, giocato tra uno spiccato horror vacui, citazioni stilistiche retro, colori pastello e vezzi grafici disseminati un po’ dappertutto, dai rivestimenti fino ai piccoli dettagli. Lo styling di Anderson, sempre accuratissimo, diventa un modo ironico di giocare con le idiosincrasie dei suoi personaggi, rendendoceli più simpatici e vicini.
La La Land
Nominato 14 volte e vincitore con sei statuette nel 1917, “La La Land” ha fatto breccia ne cuore del pubblico non solo per la sua veste da musical contemporaneo, ma anche per i tratti unici della sua immagine.
La storia d’amore tra Mia, aspirante attrice, e Sebastian, musicista squattrinato, è giocata tra atmosfere vintage – non a caso il film è un tributo alla grande stagione del musical anni ‘50 –, luoghi iconici e tanti spazi all’aperto della città del sogno cinematografico, Los Angeles.
Anche la camera di Mia sottolinea bene il tono romantico che si nasconde dietro le aspirazioni della ragazza, in cui convivono il desiderio di arrivare e la voglia di tenerezza.
La La Land, Copia lo Stile del Film dall’Universo Pop
Nominato 14 volte e vincitore con sei statuette nel 1917, “La La Land” ha fatto breccia ne cuore del pubblico non solo per la sua veste da musical contemporaneo, ma anche per i tratti unici della sua immagine.
La storia d’amore tra Mia, aspirante attrice, e Sebastian, musicista squattrinato, è giocata tra atmosfere vintage – non a caso il film è un tributo alla grande stagione del musical anni ‘50 –, luoghi iconici e tanti spazi all’aperto della città del sogno cinematografico, Los Angeles.
Anche la camera di Mia sottolinea bene il tono romantico che si nasconde dietro le aspirazioni della ragazza, in cui convivono il desiderio di arrivare e la voglia di tenerezza.
La La Land, Copia lo Stile del Film dall’Universo Pop
Roma
Il regista messicano naturalizzato statunitense Alfonso Cuarón torna sui luoghi della sua infanzia a Città del Messico per raccontare con “Roma”, del 1918, la vita di una governante di origini indigene, Cleo, a servizio presso una famiglia borghese.
Intorno, mentre soffiano gli anni ‘70 con il loro spirito libertario, il paese è scosso tra spinte di rinnovamento e derive autoritarie.
Gli interni familiari mescolano con nonchalance un arredamento sobrio, di stampo modernista, con accidentali elementi folk. In alto, sui tetti dove Cleo stende i panni, la terrazza diventa un luogo intimo di giochi e confidenze, celebrando l’umanità e la bellezza di un paese baciato dal sole.
Candidato anche come miglior film, “Roma” ha vinto la statuetta per il miglior film straniero.
Il regista messicano naturalizzato statunitense Alfonso Cuarón torna sui luoghi della sua infanzia a Città del Messico per raccontare con “Roma”, del 1918, la vita di una governante di origini indigene, Cleo, a servizio presso una famiglia borghese.
Intorno, mentre soffiano gli anni ‘70 con il loro spirito libertario, il paese è scosso tra spinte di rinnovamento e derive autoritarie.
Gli interni familiari mescolano con nonchalance un arredamento sobrio, di stampo modernista, con accidentali elementi folk. In alto, sui tetti dove Cleo stende i panni, la terrazza diventa un luogo intimo di giochi e confidenze, celebrando l’umanità e la bellezza di un paese baciato dal sole.
Candidato anche come miglior film, “Roma” ha vinto la statuetta per il miglior film straniero.
And the winner is…???
La cerimonia degli Oscar 2020 si terrà a Los Angeles, come d’abitudine, il 9 febbraio.
Candidati favoriti? In gara per il miglior film troviamo tante pellicole di valore: “1917”, “C’era una volta ad Hollywood”, “The Irishman”, “Jojo Rabbit”, “Piccole Donne”, “Joker”, “Parasite”, “Storia di un matrimonio”, “Les Mans ‘66”.
Noi vogliamo scommettere su un film che forse ha meno possibilità di altri (ad esempio… “Joker”, da molti dato per favorito?), ma che deve molto del suo fascino proprio ai set dove è girato, peraltro costruito ex novo apposta per il film.
In Parasite, l’architettura modernista della grande villa dove si svolge la vicenda diventa una metafora per raccontare le tensioni dei rapporti tra i personaggi. Andando oltre il semplice impatto stilistico e diventando parte stessa della storia. E riuscendo così a tenerci con il fiato sospeso come solo i veri capolavori sanno fare.
Quale fra questi film ti ha ispirato di più nell’arredamento della tua casa? Scrivici nei Commenti!
Altro
5 Cucine Scenografiche Ispirate a Film Famosi
Fotogalleria: Giardini che Assomigliano al Set di un Film
La cerimonia degli Oscar 2020 si terrà a Los Angeles, come d’abitudine, il 9 febbraio.
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Noi vogliamo scommettere su un film che forse ha meno possibilità di altri (ad esempio… “Joker”, da molti dato per favorito?), ma che deve molto del suo fascino proprio ai set dove è girato, peraltro costruito ex novo apposta per il film.
In Parasite, l’architettura modernista della grande villa dove si svolge la vicenda diventa una metafora per raccontare le tensioni dei rapporti tra i personaggi. Andando oltre il semplice impatto stilistico e diventando parte stessa della storia. E riuscendo così a tenerci con il fiato sospeso come solo i veri capolavori sanno fare.
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Fotogalleria: Giardini che Assomigliano al Set di un Film
È del 1939 il grande capolavoro di Victor Fleming che racconta la guerra di Secessione americana attraverso l’epopea di un’eroina tanto scaltra e volitiva, quanto resiliente e simpatica, diventata un mito nella storia del cinema: Rossella O’Hara.
Le grandi ville neoclassiche nel Sud americano in secessione dove vengono ambientate grandi feste da ballo rigurgitano di drappeggi, quadri, baldacchini e tappeti. Gli arredi si faranno poi sempre più ricchi, via via che Rossella, impoveritasi con la guerra per poi rimettere insieme una grande fortuna, diventa più incline ad arredi kitsch e opulenti. Ma, in fondo, il gusto benpensante degli altri è forse un problema? Non certo per Rossella. Anche perché, del resto, “domani è un altro giorno”!