Come Capire se un Mobile è Antico? L’Esperto Risponde
Le 8 regole per evitare di essere ingannati quando si decide di acquistare un pezzo d’arredo di antiquariato
Possiamo definire “mobile antico” un pezzo antecedente al 1840. Difatti in quest’epoca ha il sopravvento la meccanizzazione degli attrezzi, la produzione in serie delle parti di un mobile e il rifacimento degli stili precedenti fino all’eclettismo più sfrenato.
Personalmente ritengo che un mobile antico dia la sensazione di bello a prescindere. Perché il fascino scaturito dalla plasticità del pezzo, l’emozione dovuta alla percezione delle forme, l’incanto subito dalla realizzazione artigianale di figure in rilievo intagliate con maestria o gli intarsi e le incrostature eseguite con strumenti manuali, sono tutte indicazioni di un pezzo d’opera originale.
Di seguito, alcune semplici regole da seguire per evitare gli imbrogli più comuni e diventare acquirenti consapevoli e contenti.
Personalmente ritengo che un mobile antico dia la sensazione di bello a prescindere. Perché il fascino scaturito dalla plasticità del pezzo, l’emozione dovuta alla percezione delle forme, l’incanto subito dalla realizzazione artigianale di figure in rilievo intagliate con maestria o gli intarsi e le incrostature eseguite con strumenti manuali, sono tutte indicazioni di un pezzo d’opera originale.
Di seguito, alcune semplici regole da seguire per evitare gli imbrogli più comuni e diventare acquirenti consapevoli e contenti.
2. Conoscere il materiale
Le strutture dei mobili erano realizzate in rovere o in noce; in seguito prese il sopravvento il mogano.
Conseguentemente al divieto di importazione di legni esotici, nel periodo napoleonico, vennero utilizzati legni locali, di colore chiaro (bois clair) e legni da frutto (limone, pero, ecc.).
In Francia, come in Italia, i mobili “provinciali” differivano oltre che per lo stile (spesso arretrato e comunque semplificato), anche per l’utilizzo di legni più economici (autoctoni), sopratutto nelle strutture.
Alcune essenze erano preferite per le “filettature” in contrasto di colore. I legni violetto, palissandro, ebano, ecc. erano più scuri e quindi utilizzati per rifinire, riquadrando o decorando le essenze di base più chiare.
Le strutture dei mobili erano realizzate in rovere o in noce; in seguito prese il sopravvento il mogano.
Conseguentemente al divieto di importazione di legni esotici, nel periodo napoleonico, vennero utilizzati legni locali, di colore chiaro (bois clair) e legni da frutto (limone, pero, ecc.).
In Francia, come in Italia, i mobili “provinciali” differivano oltre che per lo stile (spesso arretrato e comunque semplificato), anche per l’utilizzo di legni più economici (autoctoni), sopratutto nelle strutture.
Alcune essenze erano preferite per le “filettature” in contrasto di colore. I legni violetto, palissandro, ebano, ecc. erano più scuri e quindi utilizzati per rifinire, riquadrando o decorando le essenze di base più chiare.
3. Capire se l’essenza è originale o è stata colorata
Sarebbe opportuno riuscire a determinare se l’essenza è originale oppure il legno utilizzato è più povero di quello che hanno voluto far sembrare.
Per esempio nei primi dell’Ottocento alcuni artigiani si vantavano addirittura di colorare legni poveri, facendoli bollire con sale di tartaro e poi verniciati con un paio di mandate, infine ritoccati con pennello piatto per imitare le venature ottenendo a tutti gli effetti una buona imitazione del palissandro.
Pertanto un’imitazione di un legno di pregio, effettuata con tinteggiatura e venature finte, con un po’ di esperienza, si può intuire.
Ovviamente la conoscenza del legno e le sue caratteristiche sono sicuramente d’aiuto. Per esempio se un mobile fosse tinto superficialmente, sarebbe sufficiente cercare qualche graffio, o ancora meglio ispezionare le parti nascoste, per verificare il colore del sottofondo.
Se invece il legno fosse cotto, come accennato, allora tutto il massello acquisirebbe il colore imitato. Teniamo presente però che in questi casi si utilizzavano e si utilizzano legni poveri, come il legno campeggio (che viene utilizzato anche per le cassette della frutta).
Quindi dall’analisi della compattezza del legno e della sua fibra si possono fare delle diagnosi veritiere.
Sarebbe opportuno riuscire a determinare se l’essenza è originale oppure il legno utilizzato è più povero di quello che hanno voluto far sembrare.
Per esempio nei primi dell’Ottocento alcuni artigiani si vantavano addirittura di colorare legni poveri, facendoli bollire con sale di tartaro e poi verniciati con un paio di mandate, infine ritoccati con pennello piatto per imitare le venature ottenendo a tutti gli effetti una buona imitazione del palissandro.
Pertanto un’imitazione di un legno di pregio, effettuata con tinteggiatura e venature finte, con un po’ di esperienza, si può intuire.
Ovviamente la conoscenza del legno e le sue caratteristiche sono sicuramente d’aiuto. Per esempio se un mobile fosse tinto superficialmente, sarebbe sufficiente cercare qualche graffio, o ancora meglio ispezionare le parti nascoste, per verificare il colore del sottofondo.
Se invece il legno fosse cotto, come accennato, allora tutto il massello acquisirebbe il colore imitato. Teniamo presente però che in questi casi si utilizzavano e si utilizzano legni poveri, come il legno campeggio (che viene utilizzato anche per le cassette della frutta).
Quindi dall’analisi della compattezza del legno e della sua fibra si possono fare delle diagnosi veritiere.
4. Controllare lo spessore del legno
Se il mobile è evidentemente impiallacciato, verificare lo spessore dello strato nobile. Si dice invece lastronato se lo spessore è maggiore di 2-5 mm. In tal caso siamo sicuri che risale comunque a un’epoca antecedente alla metà dell’Ottocento e ha quindi un valore maggiore.
Se l’impiallacciatura è in radica, accertarsi che le marezzature non siano false. Se vi sono macchie iridescenti, sfumate e regolari, si tratta solitamente di piuma di radica e quindi il valore è maggiore.
Sempre nelle parti nascoste si consiglia un’indagine poco invasiva, ma veramente utile. Di solito nelle parti interne l’impiallacciatura non c’è, oppure cambia. Nei punti di collegamento si vede già lo spessore. Altrimenti una piccola sezione fatta con un coltellino o l’individuazione di una crepa, ci possono essere d’aiuto per capire lo spessore.
Non dimentichiamoci che il legno – a meno che non sia stato stagionato per lunghi periodi – si restringe, e quindi è facile trovare delle crepe (tra lesene e cornici) che oltre ad essere segnale di originalità (perché difficili da imitare) ci aiutano a vedere se esiste l’impiallacciatura e di conseguenza controllare il suo spessore.
Se il mobile è evidentemente impiallacciato, verificare lo spessore dello strato nobile. Si dice invece lastronato se lo spessore è maggiore di 2-5 mm. In tal caso siamo sicuri che risale comunque a un’epoca antecedente alla metà dell’Ottocento e ha quindi un valore maggiore.
Se l’impiallacciatura è in radica, accertarsi che le marezzature non siano false. Se vi sono macchie iridescenti, sfumate e regolari, si tratta solitamente di piuma di radica e quindi il valore è maggiore.
Sempre nelle parti nascoste si consiglia un’indagine poco invasiva, ma veramente utile. Di solito nelle parti interne l’impiallacciatura non c’è, oppure cambia. Nei punti di collegamento si vede già lo spessore. Altrimenti una piccola sezione fatta con un coltellino o l’individuazione di una crepa, ci possono essere d’aiuto per capire lo spessore.
Non dimentichiamoci che il legno – a meno che non sia stato stagionato per lunghi periodi – si restringe, e quindi è facile trovare delle crepe (tra lesene e cornici) che oltre ad essere segnale di originalità (perché difficili da imitare) ci aiutano a vedere se esiste l’impiallacciatura e di conseguenza controllare il suo spessore.
5. Verificare gli intarsi o tarsie
Oggi esistono macchine che creano decori (tipo intarsio) su film di supporto con spessori di 3-10 mm, che applicati come nastri adesivi e successivamente pulimentati uniformemente al resto, a prima vista rendono prezioso il mobile.
Ovviamente i pezzi originali, essendo fatti a mano, sono bellissimi, ma anche imperfetti. Nonostante l’abilità e la maestria di ebanisti, come il Maggiolini (1738- 1814), che in Lombardia riusciva a utilizzare per un decoro fino a 86 specie diverse di legno, la lavorazione rende ogni disegno, decoro o particolare, diversi l’uno dagli altri e quindi irripetibili in prolungate “teorie”. Mentre, come accennato, si possono trovare invece decori “stampati” con intarsi anche complessi, ma che hanno spessori inferiori ad un foglio di carta.
Oggi esistono macchine che creano decori (tipo intarsio) su film di supporto con spessori di 3-10 mm, che applicati come nastri adesivi e successivamente pulimentati uniformemente al resto, a prima vista rendono prezioso il mobile.
Ovviamente i pezzi originali, essendo fatti a mano, sono bellissimi, ma anche imperfetti. Nonostante l’abilità e la maestria di ebanisti, come il Maggiolini (1738- 1814), che in Lombardia riusciva a utilizzare per un decoro fino a 86 specie diverse di legno, la lavorazione rende ogni disegno, decoro o particolare, diversi l’uno dagli altri e quindi irripetibili in prolungate “teorie”. Mentre, come accennato, si possono trovare invece decori “stampati” con intarsi anche complessi, ma che hanno spessori inferiori ad un foglio di carta.
6. Individuare le imperfezioni
Le modanature, gli intarsi, le curvature dei masselli strutturali e gli intagli, sono tutte opere che, con attenta osservazione rivelano le loro origini. Prima del 1840 erano comunque tutti interventi sicuramente fatti a mano e questo si può dedurre da uno sguardo attento alla ricerca delle meravigliose e impercettibili imperfezioni.
Va comunque detto, che anche alla fine del Settecento, in alcune zone (come a Venezia) venivano già utilizzate le tecniche degli stucchi che, impastati con prodotti naturali e poi verniciati, davano comunque preziosità al mobile. Dopo la metà dell’Ottocento con l’invenzione della papier mâché (cartapesta) e delle presse per la lavorazione, sono stati sviluppati numerosi falsi, riferiti al secolo precedente.
Le modanature, gli intarsi, le curvature dei masselli strutturali e gli intagli, sono tutte opere che, con attenta osservazione rivelano le loro origini. Prima del 1840 erano comunque tutti interventi sicuramente fatti a mano e questo si può dedurre da uno sguardo attento alla ricerca delle meravigliose e impercettibili imperfezioni.
Va comunque detto, che anche alla fine del Settecento, in alcune zone (come a Venezia) venivano già utilizzate le tecniche degli stucchi che, impastati con prodotti naturali e poi verniciati, davano comunque preziosità al mobile. Dopo la metà dell’Ottocento con l’invenzione della papier mâché (cartapesta) e delle presse per la lavorazione, sono stati sviluppati numerosi falsi, riferiti al secolo precedente.
7. Valutare la lavorazione
Andiamo a vedere gli interni, le parti nascoste e la struttura. Se possibile valutare il taglio del massello. Verificare se è un taglio fatto con ascia o sega manuale oppure con sega circolare o a nastro. I colpi d’ascia o le tracce irregolari di un saracco non sono difficili da notare, come sono altrettanto evidenti i tagli uniformi e lisci lasciati da seghe meccaniche.
Il legno utilizzato all’interno, nei fondali, nei cassetti, o in rinforzi nascosti, può essere di recupero (più di un’essenza utilizzata) o comunque di origini più povere rispetto alla struttura principale. Le giunzioni delle parti strutturali andrebbero verificate se sono ad incastro oppure inchiodate. Nei mobili di grande valore artigianale, soprattutto tra il 1650 e il 1790, raramente venivano utilizzati chiodi e comunque sempre forgiati a mano. Tanto meno si adoperavano le viti.
Una volta individuata la procedura applicata per l’assemblaggio, bisogna capire se è stato utilizzato un mastice. Poter determinare la sua origine sarebbe altrettanto importante per collocare il pezzo nella sua epoca. Potrebbero essere state utilizzate colle di origine vegetale o animale, oppure colle sintetiche, ma qui sarebbe meglio affidarsi ad esperti.
Andiamo a vedere gli interni, le parti nascoste e la struttura. Se possibile valutare il taglio del massello. Verificare se è un taglio fatto con ascia o sega manuale oppure con sega circolare o a nastro. I colpi d’ascia o le tracce irregolari di un saracco non sono difficili da notare, come sono altrettanto evidenti i tagli uniformi e lisci lasciati da seghe meccaniche.
Il legno utilizzato all’interno, nei fondali, nei cassetti, o in rinforzi nascosti, può essere di recupero (più di un’essenza utilizzata) o comunque di origini più povere rispetto alla struttura principale. Le giunzioni delle parti strutturali andrebbero verificate se sono ad incastro oppure inchiodate. Nei mobili di grande valore artigianale, soprattutto tra il 1650 e il 1790, raramente venivano utilizzati chiodi e comunque sempre forgiati a mano. Tanto meno si adoperavano le viti.
Una volta individuata la procedura applicata per l’assemblaggio, bisogna capire se è stato utilizzato un mastice. Poter determinare la sua origine sarebbe altrettanto importante per collocare il pezzo nella sua epoca. Potrebbero essere state utilizzate colle di origine vegetale o animale, oppure colle sintetiche, ma qui sarebbe meglio affidarsi ad esperti.
8. Riconoscere il tipo di laccatura
Un ultimo cenno va fatto alla laccatura. Vi sono miriadi di tipi di laccatura: dalla Coromandel (originale cinese di alto spessore, con toni bruni, oro e verdi scuri), alla Sandracca, per lo più utilizzata dai veneziani su supporto di carta disegnata, alla Vernis Martin che in Francia era molto utilizzata, da quando i fratelli Martin la inventarono, poiché si avvicinava molto alla laccatura cinese.
Infine la gommalacca, ottenuta da una resina organica che sciolta in alcool e stesa in varie fasi, classifica il mobile posteriormente al 1800 nonostante fosse conosciuta in Europa sin dal 1590, ma veniva precedentemente usata solo per pezzi pregiati quali i violini Stradivari.
Raccontaci: ti piacciono i mobili antichi? Condividi una foto del tuo arredo preferito nella sezione Commenti.
Altro
Quando un Mobile Vecchio è Meglio di uno Nuovo
Un ultimo cenno va fatto alla laccatura. Vi sono miriadi di tipi di laccatura: dalla Coromandel (originale cinese di alto spessore, con toni bruni, oro e verdi scuri), alla Sandracca, per lo più utilizzata dai veneziani su supporto di carta disegnata, alla Vernis Martin che in Francia era molto utilizzata, da quando i fratelli Martin la inventarono, poiché si avvicinava molto alla laccatura cinese.
Infine la gommalacca, ottenuta da una resina organica che sciolta in alcool e stesa in varie fasi, classifica il mobile posteriormente al 1800 nonostante fosse conosciuta in Europa sin dal 1590, ma veniva precedentemente usata solo per pezzi pregiati quali i violini Stradivari.
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Quando un Mobile Vecchio è Meglio di uno Nuovo
Se il pezzo che ci viene proposto è appartenente ad un certo periodo, bisogna accertarsi che sia originale.
Un primo passo è sapere la provenienza e la paternità. Se è francese, per esempio, basta cercare lo stampiglio, di solito ben nascosto in parti non facilmente visibili o la firma con inchiostro grasso su legno tenero. La presenza dello stampiglio colloca il mobile dopo il 1741 (data in cui vennero obbligati per legge), fino all’abolizione delle corporazioni nel 1791.
Se invece vi sono decori intarsiati a quadrifoglio allora potrebbero essere quasi sicuramente di provenienza genovese.
Se è impiallacciato con un’essenza tendente all’ocra con venature piumate, si potrebbe supporre la provenienza inglese – fine Settecento, inizio Ottocento (stile Sheraton).
I mobili lombardi del Settecento, invece si distinguevano per delle sottili cornici scure che riquadravano ante e cassetti.