Green Studio - Gaiardo & Minetto architetti

L'architettura desta perplessità perché non è affatto in grado di creare quella felicità di cui si serve per attirare la nostra attenzione. Possiamo provare ansia e invidia anche se il pavimento che calpestiamo è importato da una cava remota e anche se gli infissi sono finemente scolpiti e dipinti con una tonalità di grigio rasserenante. Se anche l'architettura possiede un contenuto morale, le manca il potere di farlo valere. Ci invita a emulare il suo spirito e non può impedire che se ne abusi. Tuttavia, perché l'architettura cominci ad avere su di noi un impatto tangibile, forse è necessario che la nostra vita sia stata segnata in modo indelebile. Quando diciamo che un edificio ci commuove, alludiamo al sentimento dolceamaro di contrapposizione tra le nobili qualità di una struttura e la realtà più ampia, e più triste, in cui si trova. Ci viene un groppo in gola quando giudichiamo la bellezza sapendo implicitamente che la felicità cui allude è l'eccezione. Ecco, noi lavoriamo nelle eccezioni, nella ricerca costante di quell'equilibrio tragico tra realtà e progetto, tra angoscia e serenità, tra equilibrio e disordine. In ciò risiede la felicità dell'architettura. In tutto ciò trova linfa l'architetto, nell'opera del fare architettura. 'liberamente ispirato da Architettura e felicità, Alain de Botton – Ugo Guarda Editore S.p.A. 2006