Maestrodascia

Il legno come materia è il perno attorno al quale ruota tutto il lavoro di Maestrodascia, al secolo Federico Coni, che discende da generazioni di falegnami da cui prende spunto però per sperimentare nuove forme espressive dal gusto vintage, facendo attenzione a conciliare il proprio estro con “l’immaginario di Sardegna”. E non solo: appassionato conoscitore di Collodi, Jacovitti, Jeronimus Bosh, Fortunato Depero e Eugenio Tavolara, Maestrodascia non realizza “sculture”, ma una sorta di ibrido tra pupazzo, animale, giocattolo, oggetto d’uso; e lo fa con un occhio di riguardo all’ambiente. Nel suo lavoro artigianato e arte si affiancano, in un gioco fatto di contaminazioni e sperimentazioni plurimateriche, realizzate in funzione delle numerose installazioni d’arte, personali e collettive, e dei frequenti laboratori didattici che caratterizzano la sua attività. Potrebbe essere intagliatore, ebanista, designer o altro, ma gli piace definirsi “baloccaio”, data la vicinanza delle sue creazioni ai balocchi di un tempo. L’imprescindibile rapporto tra arte e infanzia è alla base di tutta la sua ricerca, anche quando il prodotto non è giocattolo in senso stretto. La narrazione favolistica si traduce in linee fortemente geometrizzate, in volumi solidi ma allo stesso tempo portatori di echi futuristi, in dettagli e proporzioni volutamente antinaturalistici. Idee nate su carta, in schizzi preparatori freschi e fumettistici, vengono poi tradotte in elementi modulari sagomati, assemblati, levigati e infine colorati; fiabe moderne profumate di legno.