Vuoi Essere Più Sostenibile? Scegli il Vintage, Dicono i Pro
Riparare, reinterpretare, ringiovanire: i vantaggi del recupero dei vecchi arredi spiegati dai professionisti di Houzz
Giulia Zappa
13 febbraio 2020
Il vintage non è certo una novità. Eppure, il suo orizzonte di riferimento non è mai stato tanto composito e vitale. Complici tanti professionisti che in questo universo hanno trovato numerose possibilità per far confluire i propri interessi, interpretando il recupero di mobili e oggetti secondo accezioni molteplici. In dialogo con il territorio, l’attenzione di clienti in crescita, e il rispetto per l’ambiente e nuove forme di economia.
Dare un’identità più ricercata a un interno, stupire con una citazione colta, ma anche reinventare l’antico con i canoni del presente. Strizzando l’occhio, se possibile, alle ragioni ambientali e a un modello economico, quello cosiddetto circolare, che fa dello scambio – e non della produzione ex novo – il paradigma virtuoso da seguire.
Le ragioni per acquistare pezzi di arredo vintage non sono mai state così numerose come adesso. Ed è bello scoprire che ogni professionista reinterpreta queste ragioni a modo suo, seguendo esperienze e istinti maturati nel tempo. Per darvene un’idea, abbiamo parlato con quattro architetti e designer, i quali ci hanno raccontato il loro approccio condividendo con noi conoscenze e intuizioni sul perché, oggi più che mai, il vintage è “the new black” (o forse sarebbe meglio dire “the new green”?).
Le ragioni per acquistare pezzi di arredo vintage non sono mai state così numerose come adesso. Ed è bello scoprire che ogni professionista reinterpreta queste ragioni a modo suo, seguendo esperienze e istinti maturati nel tempo. Per darvene un’idea, abbiamo parlato con quattro architetti e designer, i quali ci hanno raccontato il loro approccio condividendo con noi conoscenze e intuizioni sul perché, oggi più che mai, il vintage è “the new black” (o forse sarebbe meglio dire “the new green”?).
Tommaso Spinzi è un interior e product designer di Milano che ha trovato nel collezionismo di arredi di modernariato una modalità importante per arricchire e completare la propria ricerca progettuale. A cavallo tra contemporaneo e moderno, il suo approccio crossover, ci dice, è «Uno stile di vita che mi permette di valorizzare tanti pezzi autentici con una storia, fatti magari da aziende importanti che hanno reso grande il design italiano. Allo stesso tempo, il vintage è anche una scelta di dialogo con tanta architettura milanese degli anni ‘60 e ‘70, a cui aggiungere un look più fresco, ma che non stacchi troppo con l’edificio».
La sua pagina Instagram @ArredoVintageMilano è lo specchio delle sue esplorazioni tra mercati d’antiquariato e aste. «Tanti pezzi che colleziono sono delle icone del design nostrano, oggi diventate collectible, dunque un investimento che racchiude un valore», ci racconta.
Un bene sempre più appetibile, dunque? «Oggi il settore del modernariato è indubbiamente in crescita. Il fatto che si tratti di un’operazione di recupero, dunque green, ha senz’altro conferito maggiore attrattività. Allo stesso tempo, però, reinserire un vecchio pezzo in chiave contemporanea non è un’operazione facile: deve venirti da dentro, seguendo un istinto che matura con l’approfondimento e l’esperienza».
Un bene sempre più appetibile, dunque? «Oggi il settore del modernariato è indubbiamente in crescita. Il fatto che si tratti di un’operazione di recupero, dunque green, ha senz’altro conferito maggiore attrattività. Allo stesso tempo, però, reinserire un vecchio pezzo in chiave contemporanea non è un’operazione facile: deve venirti da dentro, seguendo un istinto che matura con l’approfondimento e l’esperienza».
Un’esperienza, però, che racchiude sempre una visione personale, da spendere in maniera singolare a seconda delle corde del progettista.
Interior designer con un occhio di riguardo per il vintage, Francesca Cozzi ama sperimentare un mix tra pezzi colti e altri pop, creando ambienti giocosi dove è l’originalità a farla da padrone.
Del resto, ci spiega, oggi la creazione di pezzi di recupero sta diventando diffusa e accessibile a tutti, da realizzare in autonomia oppure affidandosi a una rete di professionisti. «Il vintage non deve non essere per forza un pezzo di valore, anche tante cose che si trovavano nelle casa della nonna possono essere rinnovate. Con internet la possibilità di trovare esempi a cui ispirarsi può aiutare a stimolare l’immaginazione ed è anche più facile appoggiarsi a fornitori e artigiani a cui commissionare lavori di falegnameria e tappezzeria. Inoltre, sono sempre più numerosi i laboratori di giovani che stanno investendo sull’upcycling. Oggi il riuso è alla portata di tutti».
Interior designer con un occhio di riguardo per il vintage, Francesca Cozzi ama sperimentare un mix tra pezzi colti e altri pop, creando ambienti giocosi dove è l’originalità a farla da padrone.
Del resto, ci spiega, oggi la creazione di pezzi di recupero sta diventando diffusa e accessibile a tutti, da realizzare in autonomia oppure affidandosi a una rete di professionisti. «Il vintage non deve non essere per forza un pezzo di valore, anche tante cose che si trovavano nelle casa della nonna possono essere rinnovate. Con internet la possibilità di trovare esempi a cui ispirarsi può aiutare a stimolare l’immaginazione ed è anche più facile appoggiarsi a fornitori e artigiani a cui commissionare lavori di falegnameria e tappezzeria. Inoltre, sono sempre più numerosi i laboratori di giovani che stanno investendo sull’upcycling. Oggi il riuso è alla portata di tutti».
Tra questi giovani abbiamo incontrato anche Barbara Simone. Dopo una formazione a Firenze in design industriale, Barbara ha deciso di tornare nella sua terra di origine, la Puglia, dove nel 2015 ha lanciato Revì, una startup che si occupa di upcycling di vecchi arredi e oggetti.
«L’idea è venuta osservando quanti rifiuti ingombranti, spesso abbandonati per strada, avessero ancora un potenziale. Recuperandoli, noi di Revì ci inventiamo nuovi modi di fare decorazione, lavorando in collaborazione con una rete di artigiani locali e creando una ricaduta virtuosa sul territorio».
«L’idea è venuta osservando quanti rifiuti ingombranti, spesso abbandonati per strada, avessero ancora un potenziale. Recuperandoli, noi di Revì ci inventiamo nuovi modi di fare decorazione, lavorando in collaborazione con una rete di artigiani locali e creando una ricaduta virtuosa sul territorio».
La clientela, ci racconta Barbara, inizia ad abituarsi all’idea che il pezzo di recupero non sia solo una seconda scelta, quanto al contrario una forma originale per arredare casa donandole un sapore inconfondibile. Eppure, qualche problema nella percezione del valore resta. «C’è l’erronea convinzione che il riciclo sia anche una forma d risparmio economico. Eppure, il nostro è un prodotto fatto a mano: anche se è riciclato, lo pago di più rispetto alle catene di grande distribuzione perché non ha niente di ripetibile. Il pezzo può essere imperfetto, ma la qualità al contrario è ricercata».
Progetti per il futuro? Chiediamo a Barbara. «Guardare sempre di più al recupero delle nostre vecchie masserie, perché avere una finestra sul territorio è un modo per conservare la nostra cultura. L’economia circolare del resto è anche questo: per un’inversione di tendenza anche a livello ambientale il recupero del passato è la strada giusta».
Progetti per il futuro? Chiediamo a Barbara. «Guardare sempre di più al recupero delle nostre vecchie masserie, perché avere una finestra sul territorio è un modo per conservare la nostra cultura. L’economia circolare del resto è anche questo: per un’inversione di tendenza anche a livello ambientale il recupero del passato è la strada giusta».
Ma come muoversi qualora si decide di svecchiare un pezzo? Come intuirne le potenzialità? Quanto prendere delle mode e quanto fare di testa propria?
Attiva ufficialmente nel campo della decorazione da due anni, Federica Scaletta ha abbandonato un lavoro da manager per fare spazio alla sua passione per il mondo dell’arredo e il lavoro manuale. I suoi interventi, che vanno dal recupero anche conservativo alla decorazione artistica, partono sempre da una consulenza sulle potenzialità stilistiche del mobile, considerandone le peculiarità nonché il contesto in cui verrà inserito.
Attiva ufficialmente nel campo della decorazione da due anni, Federica Scaletta ha abbandonato un lavoro da manager per fare spazio alla sua passione per il mondo dell’arredo e il lavoro manuale. I suoi interventi, che vanno dal recupero anche conservativo alla decorazione artistica, partono sempre da una consulenza sulle potenzialità stilistiche del mobile, considerandone le peculiarità nonché il contesto in cui verrà inserito.
Ricette universali, tiene a specificare Federica, non esistono. «Io do importanza al fatto che si tratti di pezzi unici, non mi piacciono le cose dozzinali tipo shabby chic e faccio dell’imperfezione il punto di forza. Ci sono pezzi di modernariato anni ’60 che possono essere rivisitati in chiave più moderna, mentre l’antiquariato impone un occhio di riguardo rispetto a quello che sono le linee del pezzo. La mia ricetta? Cercare sempre l’armonia, l’elemento più importante da ricercare, e coltivare la capacità di continuare a raccontare delle storie attraverso i nostri mobili».
E tu cosa ne pensi? Hai scelto il vintage per essere più sostenibile?
Altro
16 Divani Vintage in Salotti Contemporanei
Un Tocco Vintage in Camera da Letto in 10 Mosse
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Assolutamente d'accordo. Per noi è parte integrante della nostra mission!
Alternare pezzi Contemporanei con quello vintage, non solo rende la casa più calda, viva e vera, e Se i pezzi sono appartenuti a nonni o parenti a noi cari ancora meglio .
Mipiace molto mischiare antico e nuovo e trasformare vecchi arredi con il colore.