Ritorno alle Origini per una Tipica Casa Salentina del '700
La ristrutturazione di una dimora signorile ribalta lo stereotipo delle case salentine tutte in bianco e pietra a vista
Dimentichiamoci il bianco, il minimalismo, il ruralismo contemporaneo che siamo soliti associare all’idea predominante di casa in Puglia: questa bella dimora salentina è stata ristrutturata all’insegna del colore, della ricchezza dei dettagli e dell’eleganza cosmopolita della committente. Eppure il risultato è estremamente naturale ed essenziale e rispetta le caratteristiche originarie dell’edificio. L’intervento realizzato dal professionista è stato corposo e non ha tralasciato alcun aspetto, ma l’ambiente ha conservato il suo sapore vissuto, come se la padrona di casa avesse da sempre abitato qui, collezionando dettagli e ricordi.
Entrando nell’androne di questo palazzo signorile, situato nella piazza principale del paese, non si ha la percezione di essere in una casa appena ristrutturata, non c’è “odore di nuovo”. Non è un caso: l’intento era proprio di recuperare l’edificio, assecondare il gusto della committente, che ha vissuto in giro per il mondo, ma dare l’impressione che fosse una vecchia casa di famiglia in cui si sono stratificati ricordi, incontri e oggetti unici.
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Dall’androne si accede al salotto, dove è stato fatto l’intervento strutturale più rilevante: «in origine erano due piccoli ambienti quadrati – spiega l’architetto Filotico – che noi abbiamo unito abbattendo il muro che li divideva. Nel soffitto, in corrispondenza del vecchio muro, è stata inserita una trave in calcestruzzo larga 30 cm e si è poi provveduto a integrare l’intonaco di calce sfumandolo per renderlo omogeneo».
Arredi, quadri e accessori sono stati raccolti negli anni dalla padrona di casa. Con lei, l’architetto ha individuato quelli più adatti a questo progetto, riuscendo ad accostarli con estremo equilibrio. Non stona nemmeno la stufa piemontese in ceramica, che funziona a legna, in foto a destra.
Stufa: Rondò di La Castellamonte
Arredi, quadri e accessori sono stati raccolti negli anni dalla padrona di casa. Con lei, l’architetto ha individuato quelli più adatti a questo progetto, riuscendo ad accostarli con estremo equilibrio. Non stona nemmeno la stufa piemontese in ceramica, che funziona a legna, in foto a destra.
Stufa: Rondò di La Castellamonte
In un angolo del salotto, una coppia di librerie è stata ricavata all’interno di una nicchia; nell’immagine, sulla destra, se ne vede una. Disegnate da Filotico, e realizzate da un falegname del luogo, ormai in pensione, richiamano il motivo decorativo di una masseria salentina.
Dal salotto si accede alla zona pranzo in cui è stato conservato il pavimento originario del ‘700 in battuto di cocciopesto e graniglia. Se nel salotto le pareti sono azzurrine, qui sono grigie con una fascia in grigio scuro bordato di rosso.
E qui scopriamo una caratteristica interessante delle antiche case salentine signorili dell’epoca «tutt’altro che bianche – spiega l’architetto – ma ricche di colore. La pietra a vista e il bianco minimalismo predominante nelle ristrutturazioni di oggi è più che altro una tendenza del momento».
Anche qui, gli arredi fanno parte del patrimonio della committente, fatta eccezione per la libreria verde – sulla destra – disegnata da Filotico riprendendo il motivo decorativo di una casa salentina, con le fessure in cui le rondini trovano riparo.
Sul tavolo da pranzo: lampada Le Soleil di Vicente Garcia Jimenez per Foscarini
E qui scopriamo una caratteristica interessante delle antiche case salentine signorili dell’epoca «tutt’altro che bianche – spiega l’architetto – ma ricche di colore. La pietra a vista e il bianco minimalismo predominante nelle ristrutturazioni di oggi è più che altro una tendenza del momento».
Anche qui, gli arredi fanno parte del patrimonio della committente, fatta eccezione per la libreria verde – sulla destra – disegnata da Filotico riprendendo il motivo decorativo di una casa salentina, con le fessure in cui le rondini trovano riparo.
Sul tavolo da pranzo: lampada Le Soleil di Vicente Garcia Jimenez per Foscarini
Accanto alla sala da pranzo c’è la cucina; nell’immagine, la zona operativa ricavata in quello che era l’antico, grande camino, che misurava circa 130x270 cm e quindi era perfetto per accogliere tutti gli elettrodomestici e gli arredi necessari. L’area è resa così luminosa grazie all’istallazione di un tunnel solare: una sorta di camino che porta la luce dal tetto fino alla zona dei fuochi.
Cucina: Quadra Classic di Ilve; tunnel solare Velux
Cucina: Quadra Classic di Ilve; tunnel solare Velux
Torniamo in salotto: da qui si accede anche alla zona letto padronale, attraverso uno studiolo utilizzato dalla padrona di casa. Alcune porte sono state recuperate da rigattieri locali, altre sono state rifatte, compresi i serramenti, su disegno di quelle d’epoca. Non mancano accessori ironici, come il gatto fermaporta.
In alcuni punti della casa, per non intervenire sulle volte, l’impianto elettrico è stato fatto passare esternamente con cavi in tessuto. Come si vede in foto, nello spigolo della volta in alto a destra.
In alcuni punti della casa, per non intervenire sulle volte, l’impianto elettrico è stato fatto passare esternamente con cavi in tessuto. Come si vede in foto, nello spigolo della volta in alto a destra.
La camera padronale si trova al piano terra e rispecchia il gusto eclettico ma misurato di chi la abita.
Tutte le finestre del piano terra sono piuttosto alte, da qui la necessità di inserire tre scalini per accedervi.
Tutte le finestre del piano terra sono piuttosto alte, da qui la necessità di inserire tre scalini per accedervi.
Allo stesso livello si trova anche una delle tre camere per gli ospiti. Vi si accede dall’androne oppure da una stanza di servizio attigua al salotto. Anche qui sono stati utilizzati arredi di proprietà della padrona di casa.
Ancora al piano terra, dalla porta finestra del salotto si accede al giardino. Le pavimentazioni esterne, in pietra e cocciopesto, sono state realizzate ex novo, così come i muretti e le mensole ricavate nella nicchia, originariamente vano di accesso – con porta – a quella che oggi è la camera degli ospiti al piano terra.
La scaletta era distrutta; è stata ricostruita e conduce a un piano superiore in cui si trova una sola camera da letto con bagno.
La scaletta era distrutta; è stata ricostruita e conduce a un piano superiore in cui si trova una sola camera da letto con bagno.
Ed eccola qui, la struttura della camera: gli anni di abbandono e l’incuria avevano causato il crollo del tetto che, collassando, aveva danneggiato anche buona parte della muratura. La camera è stata dunque ricostruita, mentre non sono stati necessari lavori di consolidamento dell’edificio. Gli elementi ricostruiti – la scala e la stanza – sono stati rifiniti poco esternamente, per mantenere i segni del tempo, che in questo progetto servono a creare dialogo e continuità con il passato dell’edificio.
Alla terza camera per gli ospiti si accede da una scala indipendente posta nell’androne. Si tratta di questa stanza con bagno, declinata nei toni dell’azzurro.
Il bagno non era presente ed è stato edificato ex novo come un falso armadio, quindi come volume a sé stante, per non disturbare la volta.
Il fatto che al primo piano vi sia solo una camera è un’anomalia per le case dell’epoca, che Filotico spiega così: «È probabile che nel progetto originario dell’epoca fossero previste più camere da letto al primo piano, evidentemente l’edificazione è rimasta parzialmente incompiuta».
Il bagno non era presente ed è stato edificato ex novo come un falso armadio, quindi come volume a sé stante, per non disturbare la volta.
Il fatto che al primo piano vi sia solo una camera è un’anomalia per le case dell’epoca, che Filotico spiega così: «È probabile che nel progetto originario dell’epoca fossero previste più camere da letto al primo piano, evidentemente l’edificazione è rimasta parzialmente incompiuta».
Tornando al piano terra, la porta finestra della sala da pranzo dà accesso a un’area del giardino in cui si è ricavata una zona pranzo esterna, protetta da un’incannucciata su cui si aggrappano i rampicanti. Il colonnato non c’era ed è stato costruito in tufo: in tutte le opere nuove sono stati impiegati materiali tradizionali, spesso recuperati da altri cantieri della zona.
In giardino troviamo la piscina in calcestruzzo, rivestito di intonaco color terra e con bordi in pietra calcarea. Vi si accede tramite una scala che si immerge in acqua.
Il verde è stato progettato dall’architetto inglese, con base in Toscana, Peter Curzon. Non c’era praticamente nulla e gli impianti di ulivi, canfora, melograno e altre specie autoctone sono stati inseriti a inizio lavori, in modo che alla loro fine ci si trovasse con un bel giardino rigoglioso.
Gli esterni, come gli interni, sono stati progettati nei minimi dettagli, con l’intento di non riprodurre l’antico ma di essere coerente con esso. Continuità più che imitazione, con interventi non decorativi ma fedeli alla tradizione. La richiesta della committente di non “rimettere a nuovo” la casa, ma di lasciar trasparire le sue “rughe” è stata accolta con cura e rispettata, senza rinunciare alla comodità e all’eleganza.
Guarda tutte le foto di questo Progetto
Nella nostra rubrica Le Case di Houzz proponiamo interessanti progetti dei professionisti di Houzz. Se vuoi mostrarci il tuo lavoro, carica le foto sul tuo profilo Houzz e invia il link insieme a una breve descrizione del progetto a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di pubblicare il tuo lavoro, ti contatteremo al più presto.
Il verde è stato progettato dall’architetto inglese, con base in Toscana, Peter Curzon. Non c’era praticamente nulla e gli impianti di ulivi, canfora, melograno e altre specie autoctone sono stati inseriti a inizio lavori, in modo che alla loro fine ci si trovasse con un bel giardino rigoglioso.
Gli esterni, come gli interni, sono stati progettati nei minimi dettagli, con l’intento di non riprodurre l’antico ma di essere coerente con esso. Continuità più che imitazione, con interventi non decorativi ma fedeli alla tradizione. La richiesta della committente di non “rimettere a nuovo” la casa, ma di lasciar trasparire le sue “rughe” è stata accolta con cura e rispettata, senza rinunciare alla comodità e all’eleganza.
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Colpo d’occhio
Chi ci abita: è una casa di vacanza di una signora italiana che ha vissuto in varie parti del mondo
Dove: Arigliano, in provincia di Lecce
Anno di ristrutturazione: 2014
Architetti: Nino Filotico e Maria Rita Campa di Filotico & Partners Architetti
Superficie della casa: 372 m², con quattro camere da letto e 5 bagni; giardino: 202 m²
Costo della ristrutturazione: circa 250.000 euro per la casa
Il particolare interessante: l’edificio è una casa signorile del tardo ‘700.