Quando la Casa Diventa un Ristorante: 3 Chef Raccontano i Supper Club
Tre cuochi di Londra, Roma e Stoccolma spiegano la loro esperienza felice di home restaurant: quando non sai chi hai invitato a cena!
Le persone di tutto il mondo sono più interessate che mai a condividere esperienze, spazi e oggetti per l’uso quotidiano. Quando viaggiano soggiornano in case di estranei al posto delle camere d’albergo, noleggiano biciclette cittadine invece di comprarle, condividono guardaroba e attrezzature varie. Sempre più persone condividono anche i pasti, trasformando le loro case in home restaurant, detti anche supper club.
Perché hai avviato un supper club?
«Ho lavorato come banchiere di investimenti nella City [il quartiere finanziario di Londra] per molti anni, ma nel 2011 mi sono licenziato per seguire la mia passione per il cibo e il vino. Al tempo scrivevo già il mio blog, The London Foodie, da tre anni e ho deciso di approfondire le mie competenze in cucina. Ho studiato cucina giapponese a Tokyo, poi sono tornato nel Regno Unito e mi sono laureato presso Le Cordon Bleu. Dopo queste esperienze volevo iniziare a mettere in pratica tutto quello che avevo imparato. Perciò ho avviato un supper club! Al primo evento vennero 14 persone. Da allora le cose sono cresciute sempre di più… Ora ricevo 30 ospiti a ogni evento».
«Ho lavorato come banchiere di investimenti nella City [il quartiere finanziario di Londra] per molti anni, ma nel 2011 mi sono licenziato per seguire la mia passione per il cibo e il vino. Al tempo scrivevo già il mio blog, The London Foodie, da tre anni e ho deciso di approfondire le mie competenze in cucina. Ho studiato cucina giapponese a Tokyo, poi sono tornato nel Regno Unito e mi sono laureato presso Le Cordon Bleu. Dopo queste esperienze volevo iniziare a mettere in pratica tutto quello che avevo imparato. Perciò ho avviato un supper club! Al primo evento vennero 14 persone. Da allora le cose sono cresciute sempre di più… Ora ricevo 30 ospiti a ogni evento».
Hai un servizio da tavola da 30 coperti?
«Ora sì – ma è ancora in crescita! Mi piace mixare stoviglie d’epoca e piatti moderni; preferisco comprare sedie, posate, decorazioni, piatti e bicchieri in negozi di antiquariato e nei mercatini delle pulci, e anche trovare piccoli accessori durante i miei viaggi all’estero!».
«Ora sì – ma è ancora in crescita! Mi piace mixare stoviglie d’epoca e piatti moderni; preferisco comprare sedie, posate, decorazioni, piatti e bicchieri in negozi di antiquariato e nei mercatini delle pulci, e anche trovare piccoli accessori durante i miei viaggi all’estero!».
Cosa cucini di solito nel tuo supper club?
«Il menu specifico è sempre una sorpresa per gli ospiti, di solito servo da 8 a 10 portate e il tema varia di volta in volta. Sono cresciuto a San Paolo, in Brasile, con genitori giapponesi e italiani, perciò questo patrimonio alimentare mi ha sicuramente ispirato, soprattutto nella cucina giapponese, brasiliana e Nikkei [combinazione tra la cucina giapponese e quella peruviana]. Ma visto che ho studiato la cucina classica francese, a volte posso aggiungere anche qualche piatto di questo tipo».
«Il menu specifico è sempre una sorpresa per gli ospiti, di solito servo da 8 a 10 portate e il tema varia di volta in volta. Sono cresciuto a San Paolo, in Brasile, con genitori giapponesi e italiani, perciò questo patrimonio alimentare mi ha sicuramente ispirato, soprattutto nella cucina giapponese, brasiliana e Nikkei [combinazione tra la cucina giapponese e quella peruviana]. Ma visto che ho studiato la cucina classica francese, a volte posso aggiungere anche qualche piatto di questo tipo».
Quali sono gli argomenti più frequenti a tavola?
«Ovviamente si parla di cibo. La maggior parte dei miei ospiti sono delle buone forchette. Da quando ho iniziato a scrivere il mio blog, sette anni fa, ho avuto lettori provenienti da diversi continenti, e molti di loro hanno visitato il mio supper club quando sono stati a Londra. Questa città è un melting pot di culture e nuovi arrivi. I miei clienti abituali possono essere australiani, brasiliani, singaporiani, per citare alcune nazionalità. Quindi parliamo anche di viaggi ed esperienze di ristoranti. “Sei stato lì, quale piatto hai provato?”, e così via».
«Ovviamente si parla di cibo. La maggior parte dei miei ospiti sono delle buone forchette. Da quando ho iniziato a scrivere il mio blog, sette anni fa, ho avuto lettori provenienti da diversi continenti, e molti di loro hanno visitato il mio supper club quando sono stati a Londra. Questa città è un melting pot di culture e nuovi arrivi. I miei clienti abituali possono essere australiani, brasiliani, singaporiani, per citare alcune nazionalità. Quindi parliamo anche di viaggi ed esperienze di ristoranti. “Sei stato lì, quale piatto hai provato?”, e così via».
Dato che sei un cuoco professionista, hai mai pensato di aprire un vero e proprio ristorante?
«Ci ho pensato in passato, ma una delle cose più belle di un supper club è l’interazione sociale e la possibilità di conoscere nuove persone. E questo è ciò che li rende così diversi dai ristoranti, dove invece una conversazione con i commensali del tavolo accanto sarebbe considerata piuttosto inusuale. Voglio mantenerlo privato anche per poter controllare il menu e gli eventi.
È un onore per me quando le persone sono fiduciose e aperte a provare cose nuove, questo mi motiva a cucinare per loro. L’aspetto sociale è fantastico. È sempre soddisfacente vedere un gruppo misto di sconosciuti relazionarsi, scambiarsi i numeri di telefono e trascorrere un bel momento attorno alla mia tavola. E nel corso degli anni molti degli ospiti sono diventati miei amici. All’ultimo veglione di Capodanno mi sono guardato intorno e ho realizzato che alcuni dei miei amici più cari li ho incontrati nei supper club di Londra».
«Ci ho pensato in passato, ma una delle cose più belle di un supper club è l’interazione sociale e la possibilità di conoscere nuove persone. E questo è ciò che li rende così diversi dai ristoranti, dove invece una conversazione con i commensali del tavolo accanto sarebbe considerata piuttosto inusuale. Voglio mantenerlo privato anche per poter controllare il menu e gli eventi.
È un onore per me quando le persone sono fiduciose e aperte a provare cose nuove, questo mi motiva a cucinare per loro. L’aspetto sociale è fantastico. È sempre soddisfacente vedere un gruppo misto di sconosciuti relazionarsi, scambiarsi i numeri di telefono e trascorrere un bel momento attorno alla mia tavola. E nel corso degli anni molti degli ospiti sono diventati miei amici. All’ultimo veglione di Capodanno mi sono guardato intorno e ho realizzato che alcuni dei miei amici più cari li ho incontrati nei supper club di Londra».
ROMA, ITALIA
Chi cucina e intrattiene i commensali: la giornalista e cuoca Cecilia Scaldaferri, autrice del blog Cecilia the Kitchen Witch
Dov’è la sala da pranzo: in un piccolo appartamento nel quartiere Ostiense, Roma Sud
Chi cucina e intrattiene i commensali: la giornalista e cuoca Cecilia Scaldaferri, autrice del blog Cecilia the Kitchen Witch
Dov’è la sala da pranzo: in un piccolo appartamento nel quartiere Ostiense, Roma Sud
Cosa si prova a invitare sconosciuti in casa?
«Sono sempre agitata. La prima volta è stata l’estate scorsa, quando ho avviato il mio blog di cucina. Aprire la mia casa agli estranei non è facile. Non so nulla di loro: chi sono, cosa fanno, cosa si aspettano da me. Apprezzeranno il mio cibo? Cosa penseranno della mia casa – che è, ovviamente, una parte di me, costruita con cura un pezzo dopo l’altro? È una sorta di esame… ma dura solo per pochi minuti, all’inizio della serata. Poi si rompe il ghiaccio, e di solito le cose vanno avanti molto bene. Troviamo la nostra strada, iniziamo a parlare, poi mangiamo e beviamo».
«Sono sempre agitata. La prima volta è stata l’estate scorsa, quando ho avviato il mio blog di cucina. Aprire la mia casa agli estranei non è facile. Non so nulla di loro: chi sono, cosa fanno, cosa si aspettano da me. Apprezzeranno il mio cibo? Cosa penseranno della mia casa – che è, ovviamente, una parte di me, costruita con cura un pezzo dopo l’altro? È una sorta di esame… ma dura solo per pochi minuti, all’inizio della serata. Poi si rompe il ghiaccio, e di solito le cose vanno avanti molto bene. Troviamo la nostra strada, iniziamo a parlare, poi mangiamo e beviamo».
Cosa cucini di solito?
«Chiaramente propongo delle specialità italiane nel mio menu. Ma la mia è una cucina rivisitata, prendo piatti tradizionali e li trasformo in qualcosa di nuovo. Ad esempio, una tipica lasagna però con asparagi, pinoli e limone. È un piatto delizioso! Mi baso sui prodotti di stagione. Vivo accanto a uno dei mercati più caratteristici della capitale, Testaccio, perciò la mattina faccio sempre una capatina per comprare gli ingredienti per la cena del giorno».
«Chiaramente propongo delle specialità italiane nel mio menu. Ma la mia è una cucina rivisitata, prendo piatti tradizionali e li trasformo in qualcosa di nuovo. Ad esempio, una tipica lasagna però con asparagi, pinoli e limone. È un piatto delizioso! Mi baso sui prodotti di stagione. Vivo accanto a uno dei mercati più caratteristici della capitale, Testaccio, perciò la mattina faccio sempre una capatina per comprare gli ingredienti per la cena del giorno».
I tuoi ospiti possono accedere a ogni stanza della casa?
«È tutto aperto, dato che abito in un piccolo appartamento di 45 m². Un ampio soggiorno è separato dalla cucina attraverso una parete-libreria, questa soluzione mi permette di chiacchierare con i miei ospiti e al tempo stesso cucinare senza che vedano tutto il caos tra pentole e fornelli. Oltre a questo ambiente, c’è solo la mia camera da letto con cabina armadio e un bagno. Quindi non ci sono muri per limitare le zone ai miei ospiti».
«È tutto aperto, dato che abito in un piccolo appartamento di 45 m². Un ampio soggiorno è separato dalla cucina attraverso una parete-libreria, questa soluzione mi permette di chiacchierare con i miei ospiti e al tempo stesso cucinare senza che vedano tutto il caos tra pentole e fornelli. Oltre a questo ambiente, c’è solo la mia camera da letto con cabina armadio e un bagno. Quindi non ci sono muri per limitare le zone ai miei ospiti».
Hai dovuto fare scorta di tutto quando hai iniziato?
«Quando ho avviato il mio home restaurant, ho dovuto comprare posate extra e bicchieri nuovi. Ma l’ho usata come una scusa per divertirmi e acquistare cose nuove: piatti, tegami, vari utensili ed elettrodomestici».
«Quando ho avviato il mio home restaurant, ho dovuto comprare posate extra e bicchieri nuovi. Ma l’ho usata come una scusa per divertirmi e acquistare cose nuove: piatti, tegami, vari utensili ed elettrodomestici».
Cosa ti piace di più dei supper club?
«Amo avere persone sedute intorno al tavolo, mangiare e chiacchierare, condividere la mia passione per il cibo, scambiarsi consigli di viaggi, film e libri. Inizialmente partecipavano alle mie cene soprattutto turisti stranieri. È stata una scelta deliberata, sono un giornalista degli affari esteri e mi affascina conoscere persone provenienti da altri paesi. Mi possono dire quello che fanno e pensano, e aprirmi gli occhi su come è vivere altrove.
Nel frattempo gli ospiti italiani sono aumentati, grazie al passaparola. Gli stranieri mi chiedono sempre consigli su Roma, chicche che non si trovano nelle guide. E sono più che felice di condividere e far scoprire loro la “mia” Roma».
Visita la casa di Cecilia
«Amo avere persone sedute intorno al tavolo, mangiare e chiacchierare, condividere la mia passione per il cibo, scambiarsi consigli di viaggi, film e libri. Inizialmente partecipavano alle mie cene soprattutto turisti stranieri. È stata una scelta deliberata, sono un giornalista degli affari esteri e mi affascina conoscere persone provenienti da altri paesi. Mi possono dire quello che fanno e pensano, e aprirmi gli occhi su come è vivere altrove.
Nel frattempo gli ospiti italiani sono aumentati, grazie al passaparola. Gli stranieri mi chiedono sempre consigli su Roma, chicche che non si trovano nelle guide. E sono più che felice di condividere e far scoprire loro la “mia” Roma».
Visita la casa di Cecilia
STOCCOLMA, SVEZIA
Chi cucina e intrattiene i commensali: Anna Nilsson, project leader in un’azienda di retail
Dov’è la sala da pranzo: in un appartamento a Södermalm, Stoccolma Sud, Svezia
Chi cucina e intrattiene i commensali: Anna Nilsson, project leader in un’azienda di retail
Dov’è la sala da pranzo: in un appartamento a Södermalm, Stoccolma Sud, Svezia
Quando hai iniziato a invitare estranei a casa per cena?
«L’idea mi è venuta con l’app AirDine, è stata lanciata in Svezia nel mese di marzo. Finora ho tenuto tre cene e ospiterò la quarta questo fine settimana. La prima volta è stato un mix di emozioni contrastanti. Era il weekend di Pasqua, pochi giorni prima della cena un ospite, il primo a essersi registrato, ha dovuto disdire all’improvviso. Rimanevo solo io e un altro ospite. Non sembrava super eccitante, ma poi fortunatamente si è iscritta un’altra persona e ho pensato che il rischio che fossero due maniaci era piuttosto basso. Alla fine abbiamo trascorso una serata meravigliosa! Eravamo io, un personal trainer 27enne e un responsabile della comunicazione 53enne – tre persone molto diverse, unite dall’interesse per il cibo e dalla curiosità!».
«L’idea mi è venuta con l’app AirDine, è stata lanciata in Svezia nel mese di marzo. Finora ho tenuto tre cene e ospiterò la quarta questo fine settimana. La prima volta è stato un mix di emozioni contrastanti. Era il weekend di Pasqua, pochi giorni prima della cena un ospite, il primo a essersi registrato, ha dovuto disdire all’improvviso. Rimanevo solo io e un altro ospite. Non sembrava super eccitante, ma poi fortunatamente si è iscritta un’altra persona e ho pensato che il rischio che fossero due maniaci era piuttosto basso. Alla fine abbiamo trascorso una serata meravigliosa! Eravamo io, un personal trainer 27enne e un responsabile della comunicazione 53enne – tre persone molto diverse, unite dall’interesse per il cibo e dalla curiosità!».
Cosa cucini di solito?
«Il menu varia, mi piace mixare. Spesso servo tanti piatti di piccole-medie dimensioni. Questo perché a volte ho difficoltà a decidere esattamente cosa cucinare, ma anche perché è divertente poter offrire diversi piatti e quindi più sapori. Amo il “cibo di strada”, i sapori esaltati evocano davvero la magia in modo semplice e genuino. Il classico street food è il fondamento di molte delle mie ricette, prima di trasformarle con il mio tocco».
«Il menu varia, mi piace mixare. Spesso servo tanti piatti di piccole-medie dimensioni. Questo perché a volte ho difficoltà a decidere esattamente cosa cucinare, ma anche perché è divertente poter offrire diversi piatti e quindi più sapori. Amo il “cibo di strada”, i sapori esaltati evocano davvero la magia in modo semplice e genuino. Il classico street food è il fondamento di molte delle mie ricette, prima di trasformarle con il mio tocco».
Come descriveresti una serata nel tuo supper club?
«All’inizio chiacchieriamo sempre un po’. Il mio appartamento ha uno stile molto personale: ho riempito la casa con oggetti a cui sono affezionata e ricordi di viaggio, che tendono rapidamente a diventare argomento di conversazione. Dopo una mezz’ora o giù di lì, invito la gente a tavola, c’è un menu scritto in ogni posto, e poi spiego le regole per la serata».
«All’inizio chiacchieriamo sempre un po’. Il mio appartamento ha uno stile molto personale: ho riempito la casa con oggetti a cui sono affezionata e ricordi di viaggio, che tendono rapidamente a diventare argomento di conversazione. Dopo una mezz’ora o giù di lì, invito la gente a tavola, c’è un menu scritto in ogni posto, e poi spiego le regole per la serata».
Regole?
«Sì, prima di tutto nessuno è ammesso in cucina. Diventa abbastanza disordinata quando sto preparando la cena. E voglio dire, non è comune aiutare i camerieri per pulire il tavolo in ristorante, quindi perché lo si dovrebbe fare qui? Un’altra regola è che gli ospiti non devono mangiare se il cibo non è di loro gradimento. In realtà pagano per la cena che cucino, quindi ognuno di loro può decidere se vuole mangiare o no.
Quando invito degli amici per cena, non importa se mi capita di bruciare la bistecca, la mangeranno e saranno felici comunque. Qui è diverso. A tavola, nel posto di ogni commensale inserisco delle stelline scintillanti; in qualsiasi momento durante la cena gli ospiti possono accendere il bastoncino scintillante, e allora quella persona ha la parola. Quindi, se si desidera cambiare argomento o dire la propria in una discussione, si deve semplicemente accendere la stellina».
«Sì, prima di tutto nessuno è ammesso in cucina. Diventa abbastanza disordinata quando sto preparando la cena. E voglio dire, non è comune aiutare i camerieri per pulire il tavolo in ristorante, quindi perché lo si dovrebbe fare qui? Un’altra regola è che gli ospiti non devono mangiare se il cibo non è di loro gradimento. In realtà pagano per la cena che cucino, quindi ognuno di loro può decidere se vuole mangiare o no.
Quando invito degli amici per cena, non importa se mi capita di bruciare la bistecca, la mangeranno e saranno felici comunque. Qui è diverso. A tavola, nel posto di ogni commensale inserisco delle stelline scintillanti; in qualsiasi momento durante la cena gli ospiti possono accendere il bastoncino scintillante, e allora quella persona ha la parola. Quindi, se si desidera cambiare argomento o dire la propria in una discussione, si deve semplicemente accendere la stellina».
Perché inviti sconosciuti a cena?
«Due motivi: il cibo e incontrare persone. Sono cresciuta a Skåne [nel sud della Svezia], con una madre che amava la buona cucina e un padre agricoltore – il che spiega il mio interesse per il buon cibo. La mia passione probabilmente è sempre esistita.
A Stoccolma la maggior parte della gente semplicemente esce con chi la pensa in modo simile, ma queste cene sono un modo per provare qualcosa di nuovo e magari rendere il proprio punto di vista un po’ più ampio. Il cibo unisce le persone, inoltre è divertente per me testare nuove idee in cucina e ottenere una valutazione più onesta».
«Due motivi: il cibo e incontrare persone. Sono cresciuta a Skåne [nel sud della Svezia], con una madre che amava la buona cucina e un padre agricoltore – il che spiega il mio interesse per il buon cibo. La mia passione probabilmente è sempre esistita.
A Stoccolma la maggior parte della gente semplicemente esce con chi la pensa in modo simile, ma queste cene sono un modo per provare qualcosa di nuovo e magari rendere il proprio punto di vista un po’ più ampio. Il cibo unisce le persone, inoltre è divertente per me testare nuove idee in cucina e ottenere una valutazione più onesta».
Si accendono molte discussioni?
«Sì! È una delle cose che amo di più del mio supper club: che estranei di età, background, professioni e personalità diversi debbano interagire tra loro. Diventa un po’ come un reality show, e quando i soliti denominatori comuni non ci sono, si alimentano rapidamente nuove conversazioni che altrimenti non avverrebbero. Come fobie e opinioni politiche. Si è costretti ad ampliare i propri confini sociali. Se la discussione diventa troppo animata, io, come padrona di casa, posso sempre placarla con un sorbetto di mango fresco!».
«Sì! È una delle cose che amo di più del mio supper club: che estranei di età, background, professioni e personalità diversi debbano interagire tra loro. Diventa un po’ come un reality show, e quando i soliti denominatori comuni non ci sono, si alimentano rapidamente nuove conversazioni che altrimenti non avverrebbero. Come fobie e opinioni politiche. Si è costretti ad ampliare i propri confini sociali. Se la discussione diventa troppo animata, io, come padrona di casa, posso sempre placarla con un sorbetto di mango fresco!».
Perché i supper club sono diventati così
popolari?
«Da un lato credo che sia una reazione contro le chat e i forum online anonimi. Ora vogliamo incontrarci di nuovo nella vita reale! E godere delle occasioni in cui si possono incontrare nuove persone – noi svedesi lo desideriamo in maniera sentita. Idealmente è facile uscire tra estranei, ma alla fine molti di noi vanno a cena solo con amici e conoscenti. In un home restaurant si può gustare dell’ottimo cibo fatto in casa, senza dover stare ai fornelli da soli. Spero che sempre più persone scoprano il fascino di queste cene!».
Raccontaci: hai mai ospitato o partecipato a una cena in un supper club? Quali sono state le tue esperienze?
La Mia Casa è un Ristorante: Come Arredare in Tempi di Social Eating
popolari?
«Da un lato credo che sia una reazione contro le chat e i forum online anonimi. Ora vogliamo incontrarci di nuovo nella vita reale! E godere delle occasioni in cui si possono incontrare nuove persone – noi svedesi lo desideriamo in maniera sentita. Idealmente è facile uscire tra estranei, ma alla fine molti di noi vanno a cena solo con amici e conoscenti. In un home restaurant si può gustare dell’ottimo cibo fatto in casa, senza dover stare ai fornelli da soli. Spero che sempre più persone scoprano il fascino di queste cene!».
Raccontaci: hai mai ospitato o partecipato a una cena in un supper club? Quali sono state le tue esperienze?
La Mia Casa è un Ristorante: Come Arredare in Tempi di Social Eating
LONDRA, INGHILTERRA
Chi cucina e intrattiene i commensali: il cuoco e scrittore di cibo Luiz Hara, autore del blog Nikkei Cuisine: Japanese Food the South American Way
Dov’è la sala da pranzo: in una casa vittoriana a Islington, Londra Nord, Inghilterra