Roberta Castelli & Gisella Sasso
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Pro Spotlight: Come Ottenere il Massimo dal tuo Open Space
Carta da parati, luci e "giravolte": un architetto torinese ci svela come sfruttarli per gestire al meglio l'open space
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Chi: Roberta Castelli
Dove: Torino
Dice di sé: «Nel mio lavoro cerco sempre di interpretare i desideri dei clienti senza imporre le mie decisioni. Individuando un filo logico e stilistico che tenga uniti tutti gli elementi del progetto».
Questo filo logico e stilistico diventa difficile da impostare quando soggiorno, zona pranzo e cucina convivono in uno stesso spazio aperto, perchè da un lato occorre scandire gli spazi in base alle varie funzioni, dall’altro è importante che tra loro ci sia una coerenza stilistica che li tenga uniti e in armonia. L’architetto Roberta Castelli risponde a questa sfida con un approccio specifico: «Creando, per la zona giorno, uno spazio che sia il più possibile aperto ma allo stesso tempo suddiviso da quinte o vetrate che delimitano le zone senza chiuderle», spiega.
Dove: Torino
Dice di sé: «Nel mio lavoro cerco sempre di interpretare i desideri dei clienti senza imporre le mie decisioni. Individuando un filo logico e stilistico che tenga uniti tutti gli elementi del progetto».
Questo filo logico e stilistico diventa difficile da impostare quando soggiorno, zona pranzo e cucina convivono in uno stesso spazio aperto, perchè da un lato occorre scandire gli spazi in base alle varie funzioni, dall’altro è importante che tra loro ci sia una coerenza stilistica che li tenga uniti e in armonia. L’architetto Roberta Castelli risponde a questa sfida con un approccio specifico: «Creando, per la zona giorno, uno spazio che sia il più possibile aperto ma allo stesso tempo suddiviso da quinte o vetrate che delimitano le zone senza chiuderle», spiega.
Portare alla luce il gusto e le abitudini di chi abita la casa
«Sono convinta che un progetto sia ben riuscito se rispecchia il gusto e la personalità del cliente – dichiara Roberta Castelli – e per farli emergere occorre collaborare, affidarsi e confrontarsi».
Per questo, l’architetto affronta il progetto studiando lo spazio ma anche approfondendo la personalità e le abitudini dei proprietari, parlando con loro e condividendo proposte e immagini per aiutarli a mettere a fuoco l’obiettivo estetico e funzionale della ristrutturazione.
«Sono convinta che un progetto sia ben riuscito se rispecchia il gusto e la personalità del cliente – dichiara Roberta Castelli – e per farli emergere occorre collaborare, affidarsi e confrontarsi».
Per questo, l’architetto affronta il progetto studiando lo spazio ma anche approfondendo la personalità e le abitudini dei proprietari, parlando con loro e condividendo proposte e immagini per aiutarli a mettere a fuoco l’obiettivo estetico e funzionale della ristrutturazione.
Rendere gli spazi più attuali e vivibili
Architetto e committente devono fare lavoro di squadra, dunque, con l’obiettivo di rendere lo spazio più vivibile e sfruttarlo al massimo. «I progetti che mi vengono richiesti di più – racconta l’architetto – sono ristrutturazioni di case costruite dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, caratterizzate da bagni piccoli, camere da letto grandi, cucina lontana dal soggiorno. Perciò la richiesta principale è quella di rendere lo spazio più attuale e utilizzabile al meglio rispetto alle esigenze (che si tratti di una famiglia, una coppia o di single). Il primo step, quindi, consiste nel riconfigurare gli spazi: bagni con docce grandi, camere più piccole ma con cabine armadio e, soprattutto, open space con cucina, zona pranzo e soggiorno».
Vediamo insieme, dunque, come Roberta Castelli ha affrontato la riconfigurazione degli spazi, in tre diversi casi di open space.
Architetto e committente devono fare lavoro di squadra, dunque, con l’obiettivo di rendere lo spazio più vivibile e sfruttarlo al massimo. «I progetti che mi vengono richiesti di più – racconta l’architetto – sono ristrutturazioni di case costruite dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, caratterizzate da bagni piccoli, camere da letto grandi, cucina lontana dal soggiorno. Perciò la richiesta principale è quella di rendere lo spazio più attuale e utilizzabile al meglio rispetto alle esigenze (che si tratti di una famiglia, una coppia o di single). Il primo step, quindi, consiste nel riconfigurare gli spazi: bagni con docce grandi, camere più piccole ma con cabine armadio e, soprattutto, open space con cucina, zona pranzo e soggiorno».
Vediamo insieme, dunque, come Roberta Castelli ha affrontato la riconfigurazione degli spazi, in tre diversi casi di open space.
1. Privacy e decorazione in un’unica mossa
In questa casa di Torino, la porta di ingresso si apriva direttamente sul soggiorno e mancava lo spazio per realizzare un vero e proprio ingresso che facesse da filtro tra interno ed esterno.
«Inserire una quinta in cartongesso ci ha permesso di dare privacy e intimità alla zona living, delimitarla senza chiuderla e quindi senza rinunciare alla luce naturale e alla fluidità dello spazio», spiega l’architetto. La quinta, larga circa 150 cm, è realizzata in un cartongesso di tipo strutturale che supporta, sul lato del soggiorno, il televisore, nascondendo i cavi all’interno. Sul lato della zona pranzo, invece, una carta da parati a tema naturalistico trasforma la quinta in elemento di decoro.
Guarda tutte le foto di questo progetto
In questa casa di Torino, la porta di ingresso si apriva direttamente sul soggiorno e mancava lo spazio per realizzare un vero e proprio ingresso che facesse da filtro tra interno ed esterno.
«Inserire una quinta in cartongesso ci ha permesso di dare privacy e intimità alla zona living, delimitarla senza chiuderla e quindi senza rinunciare alla luce naturale e alla fluidità dello spazio», spiega l’architetto. La quinta, larga circa 150 cm, è realizzata in un cartongesso di tipo strutturale che supporta, sul lato del soggiorno, il televisore, nascondendo i cavi all’interno. Sul lato della zona pranzo, invece, una carta da parati a tema naturalistico trasforma la quinta in elemento di decoro.
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2. La luce per scandire gli spazi
La proprietaria di questo appartamento di Pino Torinese, appena fuori Torino, aveva il desiderio di scandire le varie aree della zona giorno e sottolineare i diversi rituali della giornata con la luce.
«In ogni open space convivono funzioni diverse – spiega l’architetto – a cui corrispondono esigenze illuminative diverse. Generalmente, quando si prepara il cibo o si mangia, la luce deve essere più intensa, quando invece ci si rilassa sul divano, la luce diventa diffusa e accogliente». Seguendo questa traccia, dunque, l’architetto ha utilizzato luci di tipo diverso per le varie aree dell’open space, alcune dirette altre diffuse. La padrona di casa può utilizzarle insieme oppure singolarmente, in base alle esigenze del momento.
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La proprietaria di questo appartamento di Pino Torinese, appena fuori Torino, aveva il desiderio di scandire le varie aree della zona giorno e sottolineare i diversi rituali della giornata con la luce.
«In ogni open space convivono funzioni diverse – spiega l’architetto – a cui corrispondono esigenze illuminative diverse. Generalmente, quando si prepara il cibo o si mangia, la luce deve essere più intensa, quando invece ci si rilassa sul divano, la luce diventa diffusa e accogliente». Seguendo questa traccia, dunque, l’architetto ha utilizzato luci di tipo diverso per le varie aree dell’open space, alcune dirette altre diffuse. La padrona di casa può utilizzarle insieme oppure singolarmente, in base alle esigenze del momento.
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3. Elementi multifunzionali per piccoli ambienti
Vediamo adesso un altro caso tipico di open space da gestire al centimetro: siamo in un monolocale nel centro di Torino. Prima della ristrutturazione non c’era soluzione di continuità tra zona notte, soggiorno e cucina.
«La sensazione era quella di “dormire in cucina”», racconta l’architetto, che ha saputo suddividere lo spazio senza sacrificarlo attraverso due elementi multifunzione. Il primo è una spalletta in cartongesso che divide soggiorno e zona notte e allo stesso tempo contiene la televisione montata su un meccanismo che con una “giravolta” la fa ruotare rendendola fruibile da entrambi i lati. Il secondo è una vetrata satinata che nasconde la cucina, senza ostacolare la diffusione la luce naturale. Di sera, accendendo le luci della cucina stessa, crea una sorta di parete luminosa dall’inaspettato potere decorativo.
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In più: per maggiori informazioni ed esempi del lavoro di Castelli, visita il suo profilo Houzz
Questo Ideabook è stato scritto dal team Houzz che gestisce i contenuti sponsorizzati
Vediamo adesso un altro caso tipico di open space da gestire al centimetro: siamo in un monolocale nel centro di Torino. Prima della ristrutturazione non c’era soluzione di continuità tra zona notte, soggiorno e cucina.
«La sensazione era quella di “dormire in cucina”», racconta l’architetto, che ha saputo suddividere lo spazio senza sacrificarlo attraverso due elementi multifunzione. Il primo è una spalletta in cartongesso che divide soggiorno e zona notte e allo stesso tempo contiene la televisione montata su un meccanismo che con una “giravolta” la fa ruotare rendendola fruibile da entrambi i lati. Il secondo è una vetrata satinata che nasconde la cucina, senza ostacolare la diffusione la luce naturale. Di sera, accendendo le luci della cucina stessa, crea una sorta di parete luminosa dall’inaspettato potere decorativo.
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SOMETIMES HOME HAS A HEARTBEAT
Roberta & Gisella: lavoriamo insieme da molti anni durante i quali abbiamo... Continua a leggere
Recensione di Gaetano Santamaria:
Roberta e Gisella hanno fatto un lavoro fantastico.
Mi hanno guidato dall'inizio alla fine dei lavori, seguendo ogni minimo dettaglio, dal progetto, alle pratiche burocratiche, al design ed arredament...Altro
L'importanza della luce! Ottimo contributo, grazie Roberta!