Parco di Villa Durazzo Pallavicini: Questo Giardino è un Teatro
L’incanto di trasformare un giardino in un’opera di teatro: succede a Genova e ne parla la direttrice del Parco
Il Parco Durazzo Pallavicini di Genova Pegli è riconosciuto in Europa come uno degli esempi più interessanti di giardino all’inglese di taglio romantico. È stato realizzato tra il 1840 e la fine degli anni ’60 per volere del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini, su progetto dell’architetto, scenografo e decoratore Michele Canzio. Ci invita a conoscerlo da vicino e a esplorarlo – attraverso il suo racconto – l’architetta Silvana Ghigino, direttrice del Parco e titolare dello studio Ghigino&Associati, specializzato nel restauro dei monumenti e del paesaggio, con particolare interesse per i giardini storici, che si occupa di ricerca e professionalmente di questo bene, insieme all’architetto Fabio Calvi, sin dal 1985.
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Foto di Gaia Peverati
Ci svela qualche segreto del parco? «Inaugurato nel 1846, il parco si sviluppa per otto ettari sulle pendici di una collina alle spalle del palazzo padronale (oggi sede del Museo di Archeologia Ligure) che è stata fortemente manipolata al fine di creare un’enorme organizzazione paesaggistica a carattere scenografico-spaziale che segue le logiche del melodramma e sviluppa un sofisticato racconto esoterico durante un percorso lungo circa 3 km».
Ci svela qualche segreto del parco? «Inaugurato nel 1846, il parco si sviluppa per otto ettari sulle pendici di una collina alle spalle del palazzo padronale (oggi sede del Museo di Archeologia Ligure) che è stata fortemente manipolata al fine di creare un’enorme organizzazione paesaggistica a carattere scenografico-spaziale che segue le logiche del melodramma e sviluppa un sofisticato racconto esoterico durante un percorso lungo circa 3 km».
Foto di Gaia Peverati
Messaggi spirituali racchiusi in un giardino
Melodramma? Il parco viene concepito come un’opera di teatro. Ma in che senso? «Nel rispetto della strutturazione della tragedia greca, schema adottato nel melodramma ottocentesco, lungo il percorso del parco, si sviluppano Prologo, Antefatto, tre Atti, ognuno comprendente quattro scene, ed un Esodo finale. Trama del “viaggio” nel parco è lo sviluppo spirituale dell’uomo che si trova nel buio della Selva Oscura e che accetta di compiere un tuffo nella Natura, intesa come possibile curatrice dei suoi malesseri esistenziali. Il percorso lo accompagna alla rivisitazione del passato, all’incontro della morte cruenta prodotta dalla guerra e quindi agli inferi e alla catarsi finale. Nel terzo atto questo uomo nuovo sarà accolto nel Paradiso, approdo al meraviglioso giardino creato per l’uomo da Dio».
Messaggi spirituali racchiusi in un giardino
Melodramma? Il parco viene concepito come un’opera di teatro. Ma in che senso? «Nel rispetto della strutturazione della tragedia greca, schema adottato nel melodramma ottocentesco, lungo il percorso del parco, si sviluppano Prologo, Antefatto, tre Atti, ognuno comprendente quattro scene, ed un Esodo finale. Trama del “viaggio” nel parco è lo sviluppo spirituale dell’uomo che si trova nel buio della Selva Oscura e che accetta di compiere un tuffo nella Natura, intesa come possibile curatrice dei suoi malesseri esistenziali. Il percorso lo accompagna alla rivisitazione del passato, all’incontro della morte cruenta prodotta dalla guerra e quindi agli inferi e alla catarsi finale. Nel terzo atto questo uomo nuovo sarà accolto nel Paradiso, approdo al meraviglioso giardino creato per l’uomo da Dio».
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Foto di Maria Grazia L’Abbate
Lungo il Viale delle Camelie
Una trama complessa che si snoda camminando lungo i viali del parco che ospita il più antico camelieto di Italia. Che cosa c’è di speciale in questo parco? «Visitare il parco equivale a fare un tuffo in uno spazio dove natura e ingegno dell’uomo hanno trovato una perfetta armonia. Ogni scena è abilmente composta da piante specifiche, idonee a creare le sensazioni e i sentimenti desiderati, da architetture negli stili più vari, da arredi e da acque, ora presentate come calmi bacini paradisiaci o come gorgoglianti cascate o ruscelli, da spettacolari manipolazioni paesaggistiche che l’autore ha imposto al panorama esterno al fine di ampliare i confini percettivi del parco all’infinito, allo scopo di materializzare le logiche esoteriche di unità e indivisibilità della manifestazione divina».
Lungo il Viale delle Camelie
Una trama complessa che si snoda camminando lungo i viali del parco che ospita il più antico camelieto di Italia. Che cosa c’è di speciale in questo parco? «Visitare il parco equivale a fare un tuffo in uno spazio dove natura e ingegno dell’uomo hanno trovato una perfetta armonia. Ogni scena è abilmente composta da piante specifiche, idonee a creare le sensazioni e i sentimenti desiderati, da architetture negli stili più vari, da arredi e da acque, ora presentate come calmi bacini paradisiaci o come gorgoglianti cascate o ruscelli, da spettacolari manipolazioni paesaggistiche che l’autore ha imposto al panorama esterno al fine di ampliare i confini percettivi del parco all’infinito, allo scopo di materializzare le logiche esoteriche di unità e indivisibilità della manifestazione divina».
Foto di Gaia Peverati
Non è tutto rose e fiori: il lavoro dentro il parco
Qual è la storia più recente del parco? «Il parco è rimasto alla famiglia Pallavicini Durazzo fino al 1928, anno in cui è stato donato al Comune di Genova. Da quel momento ha intrapreso una lenta via di declino che lo ha portato ai primi restauri nel 1992. Dopo questo importante intervento, due decenni di abbandono e incomprensione lo hanno nuovamente portato ad un degrado profondo. Oggi, dopo un restauro durato sei anni, è gestito con la formula della Concessione dall’ATI Villa Durazzo Pallavicini».
Non è tutto rose e fiori: il lavoro dentro il parco
Qual è la storia più recente del parco? «Il parco è rimasto alla famiglia Pallavicini Durazzo fino al 1928, anno in cui è stato donato al Comune di Genova. Da quel momento ha intrapreso una lenta via di declino che lo ha portato ai primi restauri nel 1992. Dopo questo importante intervento, due decenni di abbandono e incomprensione lo hanno nuovamente portato ad un degrado profondo. Oggi, dopo un restauro durato sei anni, è gestito con la formula della Concessione dall’ATI Villa Durazzo Pallavicini».
Foto di Gaia Peverati
Com’è stato il restauro? «Tra il 2010 e il 2016 è stato avviato un nuovo ciclo di restauri. Il restauro è stato filologico dal punto di vista formale e della materialità. La nostra cura è stata quella di portare al restauro i particolari del giardino pensato come un viaggio in un mondo altro. Un giardino come un’opera teatrale che sottende un racconto esoterico sin dal suo concepimento. Le piante cambiano da scena a scena, come una scenografia che mette in atto un racconto iniziatico, come nel Flauto Magico di Mozart. Il giardino è stato riportato alla sua originaria leggibilità; gli interventi hanno riguardato sia la struttura compositiva che la massa della vegetazione, le architetture, i percorsi, le strutture di contenimento del suolo, di regimentazione delle acque meteoriche e gli impianti. Relativamente alla vegetazione sono state realizzate consistenti azioni di potatura e governo delle forme delle chiome, al fine di riequilibrare le scenografie e di recuperare importanti assi visivi. Sono state inoltre inserite centinaia di nuove piante, allo scopo di ricomporre aree colonizzate da infestanti che ne avevano completamente cancellato le logiche compositive».
Com’è stato il restauro? «Tra il 2010 e il 2016 è stato avviato un nuovo ciclo di restauri. Il restauro è stato filologico dal punto di vista formale e della materialità. La nostra cura è stata quella di portare al restauro i particolari del giardino pensato come un viaggio in un mondo altro. Un giardino come un’opera teatrale che sottende un racconto esoterico sin dal suo concepimento. Le piante cambiano da scena a scena, come una scenografia che mette in atto un racconto iniziatico, come nel Flauto Magico di Mozart. Il giardino è stato riportato alla sua originaria leggibilità; gli interventi hanno riguardato sia la struttura compositiva che la massa della vegetazione, le architetture, i percorsi, le strutture di contenimento del suolo, di regimentazione delle acque meteoriche e gli impianti. Relativamente alla vegetazione sono state realizzate consistenti azioni di potatura e governo delle forme delle chiome, al fine di riequilibrare le scenografie e di recuperare importanti assi visivi. Sono state inoltre inserite centinaia di nuove piante, allo scopo di ricomporre aree colonizzate da infestanti che ne avevano completamente cancellato le logiche compositive».
Foto di Gaia Peverati
In un parco come questo si deve “governare” la natura? «Sì. Un ampio spazio è stato dedicato al ripristino dei canali di regimentazione delle acque meteoriche, riprogettate in ingegneria naturalistica, strutture assolutamente necessarie per garantire la stabilità dei versanti della ripida collina su cui si adagia il parco che si snoda da pochi metri sul livello del mare fino a 134 metri di altitudine. Durante questi lavori sono stati restaurati alcuni tra gli edifici più imponenti, il Castello del Capitano, il Mausoleo del Capitano, la Tribuna Gotica e il Tempio di Flora ed alcuni elementi della scenografia del Paradiso quali, il Chiosco Turco, il Ponte e Pagoda Cinese, il Ponte Romano e l’Obelisco Egizio».
In un parco come questo si deve “governare” la natura? «Sì. Un ampio spazio è stato dedicato al ripristino dei canali di regimentazione delle acque meteoriche, riprogettate in ingegneria naturalistica, strutture assolutamente necessarie per garantire la stabilità dei versanti della ripida collina su cui si adagia il parco che si snoda da pochi metri sul livello del mare fino a 134 metri di altitudine. Durante questi lavori sono stati restaurati alcuni tra gli edifici più imponenti, il Castello del Capitano, il Mausoleo del Capitano, la Tribuna Gotica e il Tempio di Flora ed alcuni elementi della scenografia del Paradiso quali, il Chiosco Turco, il Ponte e Pagoda Cinese, il Ponte Romano e l’Obelisco Egizio».
Foto di Gaia Peverati
Che intervento è stato fatto dopo la riapertura al pubblico, avvenuta nel settembre 2016? «Abbiamo posto in atto una manutenzione conservativa, un’azione di restauro permanente coinvolgendo le piante da fiore, gli angoli segreti, la gestione dei padiglioni e i visitatori stessi intesi come ospiti del monumento. Sono stati eseguiti nuovi restauri tra cui quello delle Grotte degli inferi, del Parco dei Divertimenti, il Chiosco delle Rose, della scena della Sorgente e della scena del Villaggio con la Capanna Svizzera».
Che intervento è stato fatto dopo la riapertura al pubblico, avvenuta nel settembre 2016? «Abbiamo posto in atto una manutenzione conservativa, un’azione di restauro permanente coinvolgendo le piante da fiore, gli angoli segreti, la gestione dei padiglioni e i visitatori stessi intesi come ospiti del monumento. Sono stati eseguiti nuovi restauri tra cui quello delle Grotte degli inferi, del Parco dei Divertimenti, il Chiosco delle Rose, della scena della Sorgente e della scena del Villaggio con la Capanna Svizzera».
Foto di Gaia Peverati
Una curiosità
«Nel 2017 il parco è stato nominato Parco più bello d’Italia alla sezione parchi pubblici. In verità, non esiste un nome per questo tipo di parco che non è semplicemente un parco ma è un luogo in cui ogni movimento concorre a raccontare un viaggio esoterico e spirituale. Certamente l’esperienza dipende dalla spiritualità di ogni avventore. Il marchese Pallavicini ha lasciato, attraverso questo parco, un messaggio importante, aveva in animo di costruire un parco con l’arte e con la natura, seguendo questo motto: elevare lo spirito a Dio».
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Una curiosità
«Nel 2017 il parco è stato nominato Parco più bello d’Italia alla sezione parchi pubblici. In verità, non esiste un nome per questo tipo di parco che non è semplicemente un parco ma è un luogo in cui ogni movimento concorre a raccontare un viaggio esoterico e spirituale. Certamente l’esperienza dipende dalla spiritualità di ogni avventore. Il marchese Pallavicini ha lasciato, attraverso questo parco, un messaggio importante, aveva in animo di costruire un parco con l’arte e con la natura, seguendo questo motto: elevare lo spirito a Dio».
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Colpo d’occhio
Dove: Pegli (Genova, Italia)
Superficie complessiva: 8,5 ettari – 2,7 km di percorso
Attuale proprietario: Comune di Genova
Anno: 1840-1846
Restauro: primo intervento parziale nel 1992; secondo intervento, per la parte alta e i padiglioni: 2010-2016
Progettisti: Studio Ghigino & Associati (Arch. Silvana Ghigino, Arch. Fabio Calvi)
Da non perdere: il raggruppamento botanico di Camelie storiche più ampio e importante in Italia (fioritura da febbraio a aprile); nel 2017 il parco è stato nominato “Parco più bello d’Italia”