Orti in Città: 3 Coltivatori Urbani Che Hanno Realizzato un’Utopia
Impavidi esempi di una tendenza globale: per questi orticoltori il cibo fresco e biologico è solo uno dei vantaggi dell’agricoltura urbana
Il cortile anteriore di Wanda gode di una buona esposizione solare, indispensabile per le sue colture. Il suo orto ad angolo, con due lati affacciati sulla strada, è visibile dai vicini.
Alcuni governi cittadini stanno riconoscendo i vantaggi di questa tendenza. «Molte città degli Stati Uniti hanno fatto dei passi avanti per sostenere l’agricoltura urbana, offrendo terreni in affitto a prezzi accessibili, favorendo l’accesso all’acqua, e predisponendo trust fondiari che mirano a garantire il possesso del terreno a lungo termine», dice Raychel Santo, coltivatore urbano e coordinatore del programma The Johns Hopkins Center for a Livable Future (CLF) a Baltimora, nello Stato del Maryland. Santo è stato anche l’autore di uno studio pubblicato a maggio 2016 che evidenzia i vantaggi e i limiti dell’agricoltura urbana.
«La California ha approvato alcune leggi innovative per sostenere il diritto di affittuari e proprietari di case di coltivare i propri terreni, fornendo incentivi fiscali per incoraggiare l’agricoltura privata», dice. San Francisco è stata la prima città della California a promuovere lo sviluppo dell’agricoltura urbana su terreni privati. La cittadina di Berkeley permette ai proprietari di case di allevare animali (compresi polli, capre e conigli) senza alcuna autorizzazione se le recinzioni sono conformi ai requisiti e alle norme del codice comunale. A Oakland, in alcuni casi, si possono allevare animali se destinati ad uso personale e se non arrecano fastidio alla comunità.
Vivere in città significa avere dei vicini di casa, ed è importante considerare questo aspetto quando si pratica l’agricoltura urbana, in particolare se si allevano animali. «Invitateli a fare una visita nel vostro giardino», consiglia Ruby Blume, fondatrice dell’Institute of Urban Homesteading a Oakland. «Assicuratevi che le loro preoccupazioni siano infondate». E non abbiate paura di condividere il vostro raccolto: «Offrite loro miele o uova».
L’attrattività dei prodotti locali biologici e che tutelano gli animali
La domanda e la disponibilità di alimenti biologici sono in aumento. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America riporta che oggi tre negozi di generi alimentari su quattro vendono prodotti biologici. Ma uno studio di Consumers Reports del 2015 ha confrontato 100 prodotti biologici con i loro omologhi convenzionali e ha rivelato che i primi erano in media più costosi del 47 per cento. Tuttavia i prezzi elevati non garantiscono necessariamente che il cibo venga coltivato localmente. E quando si tratta di prodotti di origine animale come carne e uova è difficile tracciare il prezzo, l’etichettatura e l’origine dei prodotti.
Per Steward era importante consumare prodotti di qualità e di produzione locale. Constatando però che il prezzo delle uova biologiche era di 9 dollari a dozzina, realizzò che doveva riconsiderare le sue fonti di cibo. Non voleva compromettere la qualità a causa del prezzo, ma dato che non poteva permettersi di acquistare il cibo che desiderava, decise di avviarsi all’agricoltura e coltivare gli ortaggi che le piacevano e che sarebbero cresciuti bene nel suo giardino e in quelli dei vicini. «Lavoravo nei loro giardini, ponevo domande, guardavo e osservavo», racconta.
Alcuni governi cittadini stanno riconoscendo i vantaggi di questa tendenza. «Molte città degli Stati Uniti hanno fatto dei passi avanti per sostenere l’agricoltura urbana, offrendo terreni in affitto a prezzi accessibili, favorendo l’accesso all’acqua, e predisponendo trust fondiari che mirano a garantire il possesso del terreno a lungo termine», dice Raychel Santo, coltivatore urbano e coordinatore del programma The Johns Hopkins Center for a Livable Future (CLF) a Baltimora, nello Stato del Maryland. Santo è stato anche l’autore di uno studio pubblicato a maggio 2016 che evidenzia i vantaggi e i limiti dell’agricoltura urbana.
«La California ha approvato alcune leggi innovative per sostenere il diritto di affittuari e proprietari di case di coltivare i propri terreni, fornendo incentivi fiscali per incoraggiare l’agricoltura privata», dice. San Francisco è stata la prima città della California a promuovere lo sviluppo dell’agricoltura urbana su terreni privati. La cittadina di Berkeley permette ai proprietari di case di allevare animali (compresi polli, capre e conigli) senza alcuna autorizzazione se le recinzioni sono conformi ai requisiti e alle norme del codice comunale. A Oakland, in alcuni casi, si possono allevare animali se destinati ad uso personale e se non arrecano fastidio alla comunità.
Vivere in città significa avere dei vicini di casa, ed è importante considerare questo aspetto quando si pratica l’agricoltura urbana, in particolare se si allevano animali. «Invitateli a fare una visita nel vostro giardino», consiglia Ruby Blume, fondatrice dell’Institute of Urban Homesteading a Oakland. «Assicuratevi che le loro preoccupazioni siano infondate». E non abbiate paura di condividere il vostro raccolto: «Offrite loro miele o uova».
L’attrattività dei prodotti locali biologici e che tutelano gli animali
La domanda e la disponibilità di alimenti biologici sono in aumento. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America riporta che oggi tre negozi di generi alimentari su quattro vendono prodotti biologici. Ma uno studio di Consumers Reports del 2015 ha confrontato 100 prodotti biologici con i loro omologhi convenzionali e ha rivelato che i primi erano in media più costosi del 47 per cento. Tuttavia i prezzi elevati non garantiscono necessariamente che il cibo venga coltivato localmente. E quando si tratta di prodotti di origine animale come carne e uova è difficile tracciare il prezzo, l’etichettatura e l’origine dei prodotti.
Per Steward era importante consumare prodotti di qualità e di produzione locale. Constatando però che il prezzo delle uova biologiche era di 9 dollari a dozzina, realizzò che doveva riconsiderare le sue fonti di cibo. Non voleva compromettere la qualità a causa del prezzo, ma dato che non poteva permettersi di acquistare il cibo che desiderava, decise di avviarsi all’agricoltura e coltivare gli ortaggi che le piacevano e che sarebbero cresciuti bene nel suo giardino e in quelli dei vicini. «Lavoravo nei loro giardini, ponevo domande, guardavo e osservavo», racconta.
Kitty Sharkey nutre capre e polli nel suo cortile di Oakland.
A pochi chilometri di distanza, Kitty Sharkey ha cominciato a porsi domande sulla carne che acquistava dopo aver letto il libro Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan. Anche se poteva permettersi gli ortaggi biologici provenienti dalla Baia di San Francisco, non era lo stesso per la carne allevata secondo criteri etici; ma dall’altra parte non voleva eliminarla dalla sua dieta.
Così Kitty, che già coltivava alcuni ortaggi nella sua casa di Oakland, ha deciso di dedicarsi completamente all’agricoltura e ha trasformato i 400 metri quadri di giardino in un allevamento di animali, iniziando con le capre, per la produzione di carne, latte e formaggio. La qualità del cibo e la tutela degli animali erano le sue priorità. «Mettere la mia prima capra nel congelatore non è stato affatto facile – racconta – ma mi ha permesso di avere il pieno controllo della carne che mangio». Ora sono passati alcuni anni e alleva polli e anatre per produrre uova e carne; tacchini per carne; conigli, per carne e letame; oche, che servono come sistema di allarme; maiali, che grufolano nel terreno del suo giardino tra le stagioni; e una pecora, per produrre lana. «Credo che abbia fatto la differenza avere un buon rapporto con i funzionari della città ed essere aperta e onesta su quello che faccio», spiega Kitty. E in effetti sembra funzionare, dal momento che non ha ricevuto alcuna visita ufficiale, domande o reclami in sei anni di attività.
Kitty produce circa il 95 per cento di carne, uova e latticini (eccetto il burro), di cui ha bisogno annualmente in 10 mesi. In media, produce il 60-70 per cento del suo cibo in 8 mesi. L’estate è la stagione più produttiva, aggiunge, e permette di conservare abbastanza frutta e verdura per tutto l’anno.
A pochi chilometri di distanza, Kitty Sharkey ha cominciato a porsi domande sulla carne che acquistava dopo aver letto il libro Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan. Anche se poteva permettersi gli ortaggi biologici provenienti dalla Baia di San Francisco, non era lo stesso per la carne allevata secondo criteri etici; ma dall’altra parte non voleva eliminarla dalla sua dieta.
Così Kitty, che già coltivava alcuni ortaggi nella sua casa di Oakland, ha deciso di dedicarsi completamente all’agricoltura e ha trasformato i 400 metri quadri di giardino in un allevamento di animali, iniziando con le capre, per la produzione di carne, latte e formaggio. La qualità del cibo e la tutela degli animali erano le sue priorità. «Mettere la mia prima capra nel congelatore non è stato affatto facile – racconta – ma mi ha permesso di avere il pieno controllo della carne che mangio». Ora sono passati alcuni anni e alleva polli e anatre per produrre uova e carne; tacchini per carne; conigli, per carne e letame; oche, che servono come sistema di allarme; maiali, che grufolano nel terreno del suo giardino tra le stagioni; e una pecora, per produrre lana. «Credo che abbia fatto la differenza avere un buon rapporto con i funzionari della città ed essere aperta e onesta su quello che faccio», spiega Kitty. E in effetti sembra funzionare, dal momento che non ha ricevuto alcuna visita ufficiale, domande o reclami in sei anni di attività.
Kitty produce circa il 95 per cento di carne, uova e latticini (eccetto il burro), di cui ha bisogno annualmente in 10 mesi. In media, produce il 60-70 per cento del suo cibo in 8 mesi. L’estate è la stagione più produttiva, aggiunge, e permette di conservare abbastanza frutta e verdura per tutto l’anno.
Ruby Blume coltiva alberi da frutto, aromatiche, fiori e ortaggi annuali e perenni nel suo cortile di Oakland.
Un clima per coltivare tutto l’anno
Oltre ad avere una legislazione locale progressista, la costa orientale della Baia di San Francisco ha temperature miti tutto l’anno. Ciò significa che un orto è in grado di produrre raccolto in modo continuo. «Mangio i prodotti del mio giardino quasi ogni giorno dell’anno», dice Ruby Blume, coltivatrice urbana che l’anno scorso, tra le varie colture, ha raccolto circa 180 chili di zucca nel suo giardino a nord di Oakland. Qui alleva anche conigli, e scambia la loro carne con altri produttori che condividono la sua passione. Non ha mai bisogno di acquistare latte, formaggio o uova, e coltiva circa il 70-90 per cento della propria frutta e verdura tra febbraio e ottobre.
Un clima per coltivare tutto l’anno
Oltre ad avere una legislazione locale progressista, la costa orientale della Baia di San Francisco ha temperature miti tutto l’anno. Ciò significa che un orto è in grado di produrre raccolto in modo continuo. «Mangio i prodotti del mio giardino quasi ogni giorno dell’anno», dice Ruby Blume, coltivatrice urbana che l’anno scorso, tra le varie colture, ha raccolto circa 180 chili di zucca nel suo giardino a nord di Oakland. Qui alleva anche conigli, e scambia la loro carne con altri produttori che condividono la sua passione. Non ha mai bisogno di acquistare latte, formaggio o uova, e coltiva circa il 70-90 per cento della propria frutta e verdura tra febbraio e ottobre.
Ruby Blume di fronte ai tralicci per la coltivazione dalla zucca.
Luppolo e viti si arrampicano sulle pareti del cortile di Blume occupando pochissimo spazio.
Le sfide degli orti urbani
Nessun giardino è privo di sfide. Ma chiunque abbia coltivato una pianta di pomodoro o di lattuga conosce la moltitudine di problemi che possono sorgere (dovuti a innaffiatura, luce solare, parassiti, terreno) ed è capace di apprezzare lo sforzo necessario a produrre anche un singolo ortaggio o frutto. Un piccolo appezzamento, adiacente a quelli dei vicini di casa, terreno compattato o addirittura contaminato: sono queste le vere sfide del giardinaggio urbano.
Wanda Stewart, la coltivatrice di Berkeley, si rese ben presto conto che la sfida maggiore sarebbe stata quella di trovare la posizione migliore per le sue colture. «Ho coltivato con molto successo nel cortile sul retro di casa per una stagione, forse due», racconta. Poi però l’orto ha smesso di produrre. Dopo alcune ricerche e l’aiuto di un vicino di casa, si rese conto che le sostanze nutritive del suo terreno venivano spazzate via dal torrente che scorre sotto quella zona del cortile. Inoltre gli alberi presenti stavano crescendo e le fronde in espansione bloccavano oltre sei delle otto ore di luce solare diretta necessaria alle piante. «È stato molto deludente avere un orto produttivo per due stagioni e poi doverci rinunciare», aggiunge.
Per Kitty, la coltivatrice di Oakland, le difficoltà nell’allevare animali in città sono arrivate in un secondo momento. Poche settimane prima della nostra visita a maggio, il cane di un vicino di casa aveva scavato sotto la recinzione del suo giardino e aveva ucciso cinque giovani tacchini e due conigli. «Non è colpa dei vicini», dice, ma furono settimane difficili per la sua fattoria. In più, i polli erano scappati dal loro recinto e avevano mangiato lattuga, cavoli, bietole e germogli di senape. Dopodiché Kitty ha riparato la recinzione per assicurarsi che il problema non si ripresenti.
Le sfide degli orti urbani
Nessun giardino è privo di sfide. Ma chiunque abbia coltivato una pianta di pomodoro o di lattuga conosce la moltitudine di problemi che possono sorgere (dovuti a innaffiatura, luce solare, parassiti, terreno) ed è capace di apprezzare lo sforzo necessario a produrre anche un singolo ortaggio o frutto. Un piccolo appezzamento, adiacente a quelli dei vicini di casa, terreno compattato o addirittura contaminato: sono queste le vere sfide del giardinaggio urbano.
Wanda Stewart, la coltivatrice di Berkeley, si rese ben presto conto che la sfida maggiore sarebbe stata quella di trovare la posizione migliore per le sue colture. «Ho coltivato con molto successo nel cortile sul retro di casa per una stagione, forse due», racconta. Poi però l’orto ha smesso di produrre. Dopo alcune ricerche e l’aiuto di un vicino di casa, si rese conto che le sostanze nutritive del suo terreno venivano spazzate via dal torrente che scorre sotto quella zona del cortile. Inoltre gli alberi presenti stavano crescendo e le fronde in espansione bloccavano oltre sei delle otto ore di luce solare diretta necessaria alle piante. «È stato molto deludente avere un orto produttivo per due stagioni e poi doverci rinunciare», aggiunge.
Per Kitty, la coltivatrice di Oakland, le difficoltà nell’allevare animali in città sono arrivate in un secondo momento. Poche settimane prima della nostra visita a maggio, il cane di un vicino di casa aveva scavato sotto la recinzione del suo giardino e aveva ucciso cinque giovani tacchini e due conigli. «Non è colpa dei vicini», dice, ma furono settimane difficili per la sua fattoria. In più, i polli erano scappati dal loro recinto e avevano mangiato lattuga, cavoli, bietole e germogli di senape. Dopodiché Kitty ha riparato la recinzione per assicurarsi che il problema non si ripresenti.
Il pollaio di Wanda ospita venti galline ovaiole.
Il sistema acquaponico verticale di Kitty serve per coltivare piante di lattuga. Il mini stagno d’acqua sottostante alimenta le piante con l’acqua e con i nutrienti presenti negli escrementi dei pesci attraverso un sistema di ricircolo. L’acqua scorre in un tubo che passa tra i tre livelli di vasi e inumidisce il terreno, che a sua volta agisce da filtro per restituire acqua pulita alla vasca.
Imparare con la pratica
Come spesso accade, dalle sfide nascono soluzioni intelligenti. Wanda si era resa conto che il cortile anteriore della sua casa era molto più soleggiato di quello posteriore, e il terreno era molto più ricco. Perciò si è concentrata su quella zona per creare il suo orto. Il precedente proprietario di casa, con le sue coltivazioni, aveva migliorato il terreno argilloso e le colture di Wanda hanno cominciato a crescere quasi subito. «Sono stata davvero fortunata ad aver ereditato un buon terreno», racconta.
Ha piantato alberi da frutto sul lato nord della proprietà in modo da non ombreggiare le piante. Ma col tempo ha imparato che la lattuga ama crescere all’ombra di questi alberi. Ha seminato dei fiori selvatici vicino agli ortaggi per attirare gli insetti impollinatori e lascia che alcune piante vadano a seme in modo da autoseminarsi ogni anno. Nella parte ombreggiata, più riparata, ha posizionato un pollaio per godere di uova fresche tutto l’anno.
I bravi coltivatori hanno imparato a trarre il massimo vantaggio da tutti gli aspetti dei loro giardini, al fine di creare un sistema a circuito chiuso. I polli, ad esempio, contribuiscono alla fertilità del suolo con il loro letame, e si nutrono degli avanzi organici di casa e degli scarti del giardino. Grazie anche a sistemi di irrigazione innovativi, come l’impianto acquaponico di Kitty, e l’uso di piante perenni, che riseminano e quindi diventano più resistenti alla siccità, i giardini si trasformano lentamente in ecosistemi capaci di autosostenersi.
Imparare con la pratica
Come spesso accade, dalle sfide nascono soluzioni intelligenti. Wanda si era resa conto che il cortile anteriore della sua casa era molto più soleggiato di quello posteriore, e il terreno era molto più ricco. Perciò si è concentrata su quella zona per creare il suo orto. Il precedente proprietario di casa, con le sue coltivazioni, aveva migliorato il terreno argilloso e le colture di Wanda hanno cominciato a crescere quasi subito. «Sono stata davvero fortunata ad aver ereditato un buon terreno», racconta.
Ha piantato alberi da frutto sul lato nord della proprietà in modo da non ombreggiare le piante. Ma col tempo ha imparato che la lattuga ama crescere all’ombra di questi alberi. Ha seminato dei fiori selvatici vicino agli ortaggi per attirare gli insetti impollinatori e lascia che alcune piante vadano a seme in modo da autoseminarsi ogni anno. Nella parte ombreggiata, più riparata, ha posizionato un pollaio per godere di uova fresche tutto l’anno.
I bravi coltivatori hanno imparato a trarre il massimo vantaggio da tutti gli aspetti dei loro giardini, al fine di creare un sistema a circuito chiuso. I polli, ad esempio, contribuiscono alla fertilità del suolo con il loro letame, e si nutrono degli avanzi organici di casa e degli scarti del giardino. Grazie anche a sistemi di irrigazione innovativi, come l’impianto acquaponico di Kitty, e l’uso di piante perenni, che riseminano e quindi diventano più resistenti alla siccità, i giardini si trasformano lentamente in ecosistemi capaci di autosostenersi.
Il cortile anteriore di Kitty dispone di piante selezionate per attirare gli impollinatori. La coltivatrice ha piantato una striscia di commestibili, quali barbabietole e alberi di prugna, per i suoi vicini. In più, ha creato una piccola biblioteca per offrire loro libri gratuiti.
La connessione con il vicinato
La possibilità di disporre di cibo fresco a prezzi accessibili è una delle ragioni che ha portato questi coltivatori urbani a dedicarsi all’agricoltura, ma non è l’unica. Gli orti urbani permettono anche di avvicinare le persone. Raychel Santo di Johns Hopkins Center for a Livable Future racconta di aver «sperimentato il potenziale trasformativo insito nel coltivare cibo con altre persone».
La metratura del giardino di Wanda e la luce del sole hanno posto dei limiti alla sua coltivazione, ma non a quello che può ottenere da amici e vicini di casa. «Noi scambiamo i nostri raccolti», afferma. Un suo vicino di casa ha recentemente lanciato un’applicazione mobile chiamata Cogarden che permette ai coltivatori di collaborare e condividere i prodotti che coltivano. «Quello che possiamo coltivare in realtà dipende dal tipo di terreno a disposizione», spiega. «Non possiamo coltivare tutti tutto, e non è necessario!».
Kitty ha convertito lo spazio riservato al suo parcheggio in un orto dove coltiva cibo appositamente per i suoi vicini. Qui ha anche inserito una piccola biblioteca gratuita, sempre piena di volumi multilingue da scambiare. «Mi piace contribuire alla vita del mio quartiere», dice Kitty. «Molte persone a Oakland stanno cercando di riconnettersi con le loro radici, e molte di queste sono basate sul cibo».
La connessione con il vicinato
La possibilità di disporre di cibo fresco a prezzi accessibili è una delle ragioni che ha portato questi coltivatori urbani a dedicarsi all’agricoltura, ma non è l’unica. Gli orti urbani permettono anche di avvicinare le persone. Raychel Santo di Johns Hopkins Center for a Livable Future racconta di aver «sperimentato il potenziale trasformativo insito nel coltivare cibo con altre persone».
La metratura del giardino di Wanda e la luce del sole hanno posto dei limiti alla sua coltivazione, ma non a quello che può ottenere da amici e vicini di casa. «Noi scambiamo i nostri raccolti», afferma. Un suo vicino di casa ha recentemente lanciato un’applicazione mobile chiamata Cogarden che permette ai coltivatori di collaborare e condividere i prodotti che coltivano. «Quello che possiamo coltivare in realtà dipende dal tipo di terreno a disposizione», spiega. «Non possiamo coltivare tutti tutto, e non è necessario!».
Kitty ha convertito lo spazio riservato al suo parcheggio in un orto dove coltiva cibo appositamente per i suoi vicini. Qui ha anche inserito una piccola biblioteca gratuita, sempre piena di volumi multilingue da scambiare. «Mi piace contribuire alla vita del mio quartiere», dice Kitty. «Molte persone a Oakland stanno cercando di riconnettersi con le loro radici, e molte di queste sono basate sul cibo».
Un vialetto verde si snoda tra le aiuole dell’orto di Ruby Blume.
Quando Blume ha cominciato a dedicarsi al giardinaggio a Oakland, scoprì che nella Bay Area non c’era un luogo d’incontro per le persone interessate all’agricoltura urbana e desiderose di imparare dai contadini tradizionali. Così nove anni fa ha fondato Institute of Urban Homesteading, un istituto che offre 50-75 corsi all’anno per 10 persone a classe. Gli iscritti pagano la cifra che possono permettersi e le lezioni sono tenute da docenti esperti su argomenti che vanno dalla fermentazione alla coltivazione di un frutteto in cortile.
Qui Kitty ha frequentato un corso di caseificazione e così ha conosciuto Blume. Ora Sharkley impartisce lezioni sull’allevamento delle capre. L’istituto promuove un tour degli orti, durante il quale si può visitare anche quello di Wanda.
Qui Kitty ha frequentato un corso di caseificazione e così ha conosciuto Blume. Ora Sharkley impartisce lezioni sull’allevamento delle capre. L’istituto promuove un tour degli orti, durante il quale si può visitare anche quello di Wanda.
Wanda fa volontariato in una scuola elementare e insegna ai bambini il valore di coltivare il proprio cibo. «Seminiamo insieme delle piante, e mi auguro che se ne prendano cura nel futuro», racconta.
Non sappiamo ancora come si svilupperà il giardinaggio urbano in futuro, ma per questi orticoltori i vantaggi sono evidenti. «Sono più magra, più felice e più in salute», spiega Wanda. «Grazie a questa scelta sto meglio sotto ogni aspetto». La sua soddisfazione va oltre le condizioni di salute: «È un modo meraviglioso per vivere con le persone intorno a voi!».
Altro
Mini Tour fra gli Orti della Nostra Community
Tutte le Guide sull‘Orto
Non sappiamo ancora come si svilupperà il giardinaggio urbano in futuro, ma per questi orticoltori i vantaggi sono evidenti. «Sono più magra, più felice e più in salute», spiega Wanda. «Grazie a questa scelta sto meglio sotto ogni aspetto». La sua soddisfazione va oltre le condizioni di salute: «È un modo meraviglioso per vivere con le persone intorno a voi!».
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Sono le 7:45 di una mattina di maggio, Wanda Stewart inizia le sue attività quotidiane nella mini fattoria nella sua casa di Berkeley, in California. Chayote, cavoli, peperoni e agrumi crescono tra le sbarre del recinto. Germogli di cavolo attendono di essere piantati o distribuiti ai vicini. Gli uccelli cinguettano e in strada c’è un flusso costante di bambini in bicicletta che si recano a scuola. Il cane di Wanda, Angel, saluta ogni passante con un verso amichevole.
L’architetto e paesaggista Jamie Morf mentre sta andando al lavoro si ferma a raccogliere una dozzina di uova deposte dalle galline di Wanda. Le due donne chiacchierano per qualche minuto, poi Jamie si allontana e Wanda si prepara a un giro perlustrativo della sua fattoria e di altri sette orti urbani. Ogni anno attende questo momento con impazienza. «È un ottimo modo per incontrare gente – dice – nonché un’opportunità per promuovere quello che faccio e in cui credo».
Da quasi dieci anni, Wanda alleva galline in un’area cittadina di meno di 400 metri quadri. Ma non è l’unica: sono sempre di più i cittadini di tutto il mondo che oggi praticano l’agricoltura urbana. A Tokyo, gli appartamenti di un nuovo complesso residenziale dispongono di orti collettivi, i newyorkesi stanno trasformando i tetti cittadini in mini fattorie, e un’azienda di Londra coltiva germogli e insalate nei rifugi antiaerei sotterranei della Seconda guerra mondiale. I residenti di alcune città della Baia di San Francisco, in particolare sulla costa orientale, si stanno impegnando a coltivare i propri cortili per produrre la maggior parte dei generi alimentari di cui hanno bisogno, dagli ortaggi alle uova, ma anche latte e carne.