Nuovi Design Trend: Giù Open Space Su Trasversalità
Tempo di tirare le somme su come è cambiata la casa durante la pandemia: esperti e ricercatori spiegano le novità
Antonia Solari
14 giugno 2021
Houzz Italia Contributor, sono architetto e giornalista professionista
Ricercatori e designer sono d’accordo: ci sono alcune tendenze chiare (e probabilmente durature) conseguenti ai cambiamenti legati al modo di vivere la casa durante la pandemia. La rivoluzione maggiore riguarda l’open space; dopo anni di successo di piante aperte e spazi fluidi, ora basta: si cercano ambienti indipendenti, separati, dove la privacy venga maggiormente tutelata e si possa identificare uno spazio con una e una sola funzione.
Gli altri trend vedono la richiesta di uno spazio filtro all’ingresso, di ampie soluzioni per il contenimento e l’ordine in casa, e di trasversalità non nell’uso degli spazi ma degli arredi.
A seguire, grazie anche al contributo di ricercatori e designer – di Vitra, POSThome e del Danish Architecture Center, spieghiamo meglio come queste tendenze si traducono in progetti e come si abbinano a un’altra rivoluzione, sociale, che vede aumentare le ‘case multigenerazione’, dove convivono familiari appartenenti a diverse fasce d’età.
Gli altri trend vedono la richiesta di uno spazio filtro all’ingresso, di ampie soluzioni per il contenimento e l’ordine in casa, e di trasversalità non nell’uso degli spazi ma degli arredi.
A seguire, grazie anche al contributo di ricercatori e designer – di Vitra, POSThome e del Danish Architecture Center, spieghiamo meglio come queste tendenze si traducono in progetti e come si abbinano a un’altra rivoluzione, sociale, che vede aumentare le ‘case multigenerazione’, dove convivono familiari appartenenti a diverse fasce d’età.
Immagine di POSThome
Casa come riparo, rifugio, specchio della personalità
Il primo capitolo sull’analisi dei trend dell’abitare parte dal valore stesso che si dà alla casa, in questo ultimo anno cambiato e molto cresciuto. Ne parla Claudia Campone fondatrice di ThirtyOne Design e ideatrice di POSThome, concept di sperimentazione sulle nuove modalità dell’abitare: «Nella prima fase della pandemia la casa è tornata alla sua funzione primitiva di riparo e rifugio e, una volta costretti nell’isolamento, abbiamo capito che gli spazi che consideravamo dei semplici alloggi sono in realtà un’estensione della nostra personalità e delle nostre passioni. Se pensiamo, poi, a quanta visibilità diamo alle nostre vita sui social, la casa è diventata la scenografia delle nostre azioni quotidiane. Semplicemente tutto ciò che delegavamo agli spazi “altri” abbiamo dovuto e saputo ricrearlo in casa: il lavoro, lo sport, lo svago, e, per molti, il mangiar bene».
Casa come riparo, rifugio, specchio della personalità
Il primo capitolo sull’analisi dei trend dell’abitare parte dal valore stesso che si dà alla casa, in questo ultimo anno cambiato e molto cresciuto. Ne parla Claudia Campone fondatrice di ThirtyOne Design e ideatrice di POSThome, concept di sperimentazione sulle nuove modalità dell’abitare: «Nella prima fase della pandemia la casa è tornata alla sua funzione primitiva di riparo e rifugio e, una volta costretti nell’isolamento, abbiamo capito che gli spazi che consideravamo dei semplici alloggi sono in realtà un’estensione della nostra personalità e delle nostre passioni. Se pensiamo, poi, a quanta visibilità diamo alle nostre vita sui social, la casa è diventata la scenografia delle nostre azioni quotidiane. Semplicemente tutto ciò che delegavamo agli spazi “altri” abbiamo dovuto e saputo ricrearlo in casa: il lavoro, lo sport, lo svago, e, per molti, il mangiar bene».
Immagine di POSThome
Vivere la casa con maggiore intensità e frequenza, dunque, ha portato alla coscienza su nuove esigenze, prima della pandemia meno sentite. Nella maggior parte dei casi, come vedremo a seguire, hanno a che fare con la ricerca di soluzioni capaci di garantire privacy e benessere, attraverso strumenti legati alla composizione degli spazi – per ritagliarne di privati – e alla progettazione degli arredi, che dovranno sia seguire i gusti personali che rispondere a necessità sempre più polifunzionali.
Come Cambiano le Case ai Tempi del COVID-19
Vivere la casa con maggiore intensità e frequenza, dunque, ha portato alla coscienza su nuove esigenze, prima della pandemia meno sentite. Nella maggior parte dei casi, come vedremo a seguire, hanno a che fare con la ricerca di soluzioni capaci di garantire privacy e benessere, attraverso strumenti legati alla composizione degli spazi – per ritagliarne di privati – e alla progettazione degli arredi, che dovranno sia seguire i gusti personali che rispondere a necessità sempre più polifunzionali.
Come Cambiano le Case ai Tempi del COVID-19
Immagine di Vitra
Stop all’open space
I ricercatori sono concordi: il primo grande cambiamento riguarda il declino dell’open space come soluzione progettuale per la zona giorno. «La pianta si è finalmente emancipata dal giogo dell’open space a tutti i costi, figlio tra l’altro di un grande malinteso: spazi industriali e laboratori che, negli esempi dei loft cosmopoliti, venivano convertiti in spazi residenziali fluidi. L’abitare ha invece bisogno di organizzazione spaziale, di separazioni e connessioni. Una pianta più ragionata è quindi necessaria, da valorizzare con due tipologie di arredo: quelli su misura per massimizzare lo spazio orizzontale e verticale, e quello che “fa bene agli occhi”, pezzi scelti, che abbiano un peso affettivo o iconico», dichiara Claudia Campone.
Stop all’open space
I ricercatori sono concordi: il primo grande cambiamento riguarda il declino dell’open space come soluzione progettuale per la zona giorno. «La pianta si è finalmente emancipata dal giogo dell’open space a tutti i costi, figlio tra l’altro di un grande malinteso: spazi industriali e laboratori che, negli esempi dei loft cosmopoliti, venivano convertiti in spazi residenziali fluidi. L’abitare ha invece bisogno di organizzazione spaziale, di separazioni e connessioni. Una pianta più ragionata è quindi necessaria, da valorizzare con due tipologie di arredo: quelli su misura per massimizzare lo spazio orizzontale e verticale, e quello che “fa bene agli occhi”, pezzi scelti, che abbiano un peso affettivo o iconico», dichiara Claudia Campone.
Alla ricerca di confini
“Il più grande cambiamento indotto dalla pandemia potrebbe essere la morte dello spazio abitativo a pianta aperta. Molte persone sono state un po’ ossessionate dalla vita open space negli anni precedenti, ma vivere tutta la vita in una stanza priva di privacy ora sembra molto meno interessante”, conferma Monica Khemsurov, cofondatrice della testata Unseen e relatrice in occasione dell’appuntamento Home Dynamics voluto da Vitra per indagare i nuovi modi di abitare.
Dopo mesi in cui la cucina è stata anche sede per fare i compiti di scuola e per lavorare e il salotto ha visto l’accatastarsi continuo di fascicoli di lavoro, libri, giocattoli e computer, rendendo molto complicato lo ‘staccarsi’ veramente da un’attività – soprattutto se di lavoro – e rilassarsi, si cerca – quando possibile – di dividere gli spazi. Se l’home office può avere a disposizione una stanza propria, chiuderne la porta alle spalle ci aiuterà a staccare la spina.
“Le nostre cucine sono diventate uffici e spesso non ci siamo nemmeno preoccupati di mettere via i nostri laptop per mangiare, perché tanto saremmo tornati subito al lavoro. Abbiamo vissuto un crollo totale dei confini durante l’adattamento a una visione del mondo completamente nuova, e questo ha avuto un grave impatto sulla nostra salute mentale”, conferma Esther Perel psicoterapeuta partecipante a Home Dynamics.
“Il più grande cambiamento indotto dalla pandemia potrebbe essere la morte dello spazio abitativo a pianta aperta. Molte persone sono state un po’ ossessionate dalla vita open space negli anni precedenti, ma vivere tutta la vita in una stanza priva di privacy ora sembra molto meno interessante”, conferma Monica Khemsurov, cofondatrice della testata Unseen e relatrice in occasione dell’appuntamento Home Dynamics voluto da Vitra per indagare i nuovi modi di abitare.
Dopo mesi in cui la cucina è stata anche sede per fare i compiti di scuola e per lavorare e il salotto ha visto l’accatastarsi continuo di fascicoli di lavoro, libri, giocattoli e computer, rendendo molto complicato lo ‘staccarsi’ veramente da un’attività – soprattutto se di lavoro – e rilassarsi, si cerca – quando possibile – di dividere gli spazi. Se l’home office può avere a disposizione una stanza propria, chiuderne la porta alle spalle ci aiuterà a staccare la spina.
“Le nostre cucine sono diventate uffici e spesso non ci siamo nemmeno preoccupati di mettere via i nostri laptop per mangiare, perché tanto saremmo tornati subito al lavoro. Abbiamo vissuto un crollo totale dei confini durante l’adattamento a una visione del mondo completamente nuova, e questo ha avuto un grave impatto sulla nostra salute mentale”, conferma Esther Perel psicoterapeuta partecipante a Home Dynamics.
Il bisogno di ordine
La volontà di combattere lo stress dell’open space affollato e delle scrivanie ricolme ha portato anche a un’altra tendenza: incrementare gli spazi di contenimento in casa, per riporre (o nascondere) appena possibile gli oggetti lasciati in giro e potersi rilassare circondati da maggior ordine.
Ordine in Casa = Ordine Mentale. Sarà Vero? Prova e Commenta
La volontà di combattere lo stress dell’open space affollato e delle scrivanie ricolme ha portato anche a un’altra tendenza: incrementare gli spazi di contenimento in casa, per riporre (o nascondere) appena possibile gli oggetti lasciati in giro e potersi rilassare circondati da maggior ordine.
Ordine in Casa = Ordine Mentale. Sarà Vero? Prova e Commenta
Immagine di POSThome
Un filtro all’ingresso
Ai progettisti, oggi, si chiede anche di prevedere uno spazio-filtro all’ingresso, con due obiettivi principali: avere a disposizione uno spazio dove lasciare borse, scarpe e cappotti per entrare in casa con una maggiore attenzione verso l’igiene, e anche poter separare la vera a propria zona giorno rispetto alla porta di ingresso dove si ricevono i corrieri.
Un filtro all’ingresso
Ai progettisti, oggi, si chiede anche di prevedere uno spazio-filtro all’ingresso, con due obiettivi principali: avere a disposizione uno spazio dove lasciare borse, scarpe e cappotti per entrare in casa con una maggiore attenzione verso l’igiene, e anche poter separare la vera a propria zona giorno rispetto alla porta di ingresso dove si ricevono i corrieri.
La casa laboratorio
Soprattutto nei primi mesi di lockdown si sono moltiplicate le proposte, soprattutto rivolte ai bambini, di attività manuali e laboratori da seguire online per impegnarsi e cercare nuove forme di divertimento (che, per molti adulti, si sono trasferite in cucina). Ed è così che Claudia Campone identifica un altro punto di indagine: «un trend molto interessante è quello della casa/laboratorio: nelle nostre case mancano spesso spazi ‘per fare’, tavolo da lavoro o stanze adibite alla creatività musicale/artistica/culturale. Lo spazio lettura, l’angolo della musica, il tavolo per riparare qualcosa di rotto: grazie alla pandemia abbiamo capito quanto sia utile e stimolante una certa dose di ‘autarchia domestica’».
Soprattutto nei primi mesi di lockdown si sono moltiplicate le proposte, soprattutto rivolte ai bambini, di attività manuali e laboratori da seguire online per impegnarsi e cercare nuove forme di divertimento (che, per molti adulti, si sono trasferite in cucina). Ed è così che Claudia Campone identifica un altro punto di indagine: «un trend molto interessante è quello della casa/laboratorio: nelle nostre case mancano spesso spazi ‘per fare’, tavolo da lavoro o stanze adibite alla creatività musicale/artistica/culturale. Lo spazio lettura, l’angolo della musica, il tavolo per riparare qualcosa di rotto: grazie alla pandemia abbiamo capito quanto sia utile e stimolante una certa dose di ‘autarchia domestica’».
Immagine di Vitra
Le case multigenerazione
Nora Fehlbaum, CEO di Vitra, mette in luce un altro aspetto, legato alla nuova composizione delle famiglie e alle sue conseguenze sull’abitare: “Da quando le case di cura sono diventate l’epicentro della crisi sanitaria e gli anziani corrono un rischio maggiore per questa e altre malattie, le famiglie hanno riportato gli anziani nelle loro case. Gli ex nidi vuoti si stanno trasformando in habitat multigenerazionali e le famiglie sembrano divertirsi. I nuclei più numerosi richiedono alcuni adattamenti, come più sedie da pranzo, divani più grandi, oggetti che possono sopportare un uso più pesante, … ma l’investimento sembra valerne la pena: l’82% delle famiglie multigenerazionali negli Stati Uniti riferisce che la convivenza ha rafforzato il loro legame”.
E così, i giovani che rimangono in casa più a lungo, anche come conseguenza della crisi economica, talvolta condivideranno gli spazi anche con i nonni.
Vivere coi Genitori Anziani: Istruzioni per Case Multigenerazione
Le case multigenerazione
Nora Fehlbaum, CEO di Vitra, mette in luce un altro aspetto, legato alla nuova composizione delle famiglie e alle sue conseguenze sull’abitare: “Da quando le case di cura sono diventate l’epicentro della crisi sanitaria e gli anziani corrono un rischio maggiore per questa e altre malattie, le famiglie hanno riportato gli anziani nelle loro case. Gli ex nidi vuoti si stanno trasformando in habitat multigenerazionali e le famiglie sembrano divertirsi. I nuclei più numerosi richiedono alcuni adattamenti, come più sedie da pranzo, divani più grandi, oggetti che possono sopportare un uso più pesante, … ma l’investimento sembra valerne la pena: l’82% delle famiglie multigenerazionali negli Stati Uniti riferisce che la convivenza ha rafforzato il loro legame”.
E così, i giovani che rimangono in casa più a lungo, anche come conseguenza della crisi economica, talvolta condivideranno gli spazi anche con i nonni.
Vivere coi Genitori Anziani: Istruzioni per Case Multigenerazione
La trasversalità
In termini di arredo prende sempre più piede la trasversalità dei singoli oggetti e la loro multifunzionalità. Già da anni, per esempio, gli arredi per ufficio si stavano avvicinando – come stile e colori – a quelli per la casa; ora quelli per la casa seguono il percorso inverso e stanno entrando negli appartamenti i pannelli acustici e le pareti scorrevoli prima pensate solo per dividere gli spazi di lavoro; le scrivanie assomigliano sempre più a quelle dell’ufficio, per esempio anche i modelli per la casa inglobano i meccanismi sit-stand per garantire una migliore postura.
In termini di arredo prende sempre più piede la trasversalità dei singoli oggetti e la loro multifunzionalità. Già da anni, per esempio, gli arredi per ufficio si stavano avvicinando – come stile e colori – a quelli per la casa; ora quelli per la casa seguono il percorso inverso e stanno entrando negli appartamenti i pannelli acustici e le pareti scorrevoli prima pensate solo per dividere gli spazi di lavoro; le scrivanie assomigliano sempre più a quelle dell’ufficio, per esempio anche i modelli per la casa inglobano i meccanismi sit-stand per garantire una migliore postura.
Freno alla tecnologia
Sempre più spesso compare il neologismo technopherence, che indica l’interferenza ingombrante delle tecnologie nello sviluppo delle relazioni personali e, dopo mesi passati online, la tendenza è di ridurre, quando possibile, i rapporti digitali, anche in casa.
«La pandemia accelerato, quasi come uno tsunami, il nostro uso di mezzi digitali di comunicazione riguardanti il lavoro, l’educazione, lo shopping, il tempo libero e la spesa settimanale. All’improvviso abbiamo fatto molte delle cose che normalmente avremmo fatto in città e in altri luoghi, inclusi gli spazi pubblici e la natura, all’interno della nostra casa. Sopraffatti digitalmente e socialmente isolati in uno spazio fisico più o meno ristretto, abbiamo rapidamente iniziato a desiderare le esperienze ed i valori dello spazio pubblico e del contatto con la natura», spiega Kent Martinussen, CEO del DAC, Danish Architecture Center.
Sempre più spesso compare il neologismo technopherence, che indica l’interferenza ingombrante delle tecnologie nello sviluppo delle relazioni personali e, dopo mesi passati online, la tendenza è di ridurre, quando possibile, i rapporti digitali, anche in casa.
«La pandemia accelerato, quasi come uno tsunami, il nostro uso di mezzi digitali di comunicazione riguardanti il lavoro, l’educazione, lo shopping, il tempo libero e la spesa settimanale. All’improvviso abbiamo fatto molte delle cose che normalmente avremmo fatto in città e in altri luoghi, inclusi gli spazi pubblici e la natura, all’interno della nostra casa. Sopraffatti digitalmente e socialmente isolati in uno spazio fisico più o meno ristretto, abbiamo rapidamente iniziato a desiderare le esperienze ed i valori dello spazio pubblico e del contatto con la natura», spiega Kent Martinussen, CEO del DAC, Danish Architecture Center.
Il contatto con il verde
Ed ecco, quindi, il trend che è parso a tutti più evidente: i più fortunati, durante il lockdown, sono stati quelli che hanno avuto a disposizione uno spazio verde e all’aperto, fra giardini e balconi, sia perché significava avere preziosi metri quadrati in più, sia per i benefici conseguenti al rapporto con il verde.
Ed ecco, quindi, il trend che è parso a tutti più evidente: i più fortunati, durante il lockdown, sono stati quelli che hanno avuto a disposizione uno spazio verde e all’aperto, fra giardini e balconi, sia perché significava avere preziosi metri quadrati in più, sia per i benefici conseguenti al rapporto con il verde.
Continua Kent Martinussen: «Riconosco una forte tendenza generale ed è la natura! Succede per molte ragioni, una delle quali è la travolgente presenza digitale in cui tutti viviamo e in cui ci sentiamo totalmente incorporati e talvolta intrappolati. L’agenda politica della sostenibilità gioca un ruolo nel promuovere l’attenzione verso la natura, ma in realtà siamo definiti e guidati da un bisogno umano generale e dal desiderio di un equilibrio tra il mondo spesso sfocato e immateriale in continua evoluzione della nostra vita digitale da un lato e – dall’altro lato – la sensazione di essere radicati in un mondo e materiali viventi, come il legno, il bambù, le pietre e gli organismi viventi come le piante e persino l’acqua e gli animali, che appartengono allo stesso mondo di cui siamo effettivamente parte e al quale siamo connessi; la natura!».
In quale, fra questi trend, ti riconosci di più? Scrivici nei Commenti qui sotto.
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Che ci sia bisogno di una pandemia per arrivare a certe conclusioni è un po' mortificante, ma è pur sempre positivo. Mi riferisco in particolare al rapporto col digitale versus natura.
Bene l'attenzione allo spazio filtro, essenziale e molto trascurato in numerosi interventi edilizi. Stessa cosa per quegli spazi funzionali come ripostigli e "banco lavoro".
Personalmente non sono mai stata convinta dell'open space, mentre amo le grandi cucine-pranzo, perché cucino molto e preferisco che l'area relax sia priva di distrazioni visive e di odori (non sempre la cucina è perfettamente in ordine!).
Importante anche considerare che un open space non offre molta variabilità di visuale: l'abitante può avere l'impressione di essere "intrappolato" sempre nello stesso posto, cosa che avviene più difficilmente articolando spazi diversi con diversi punti di vista.
Concordo in pieno
Io, al contrario, ritengo che l'open space sia un'ottima opportunità di socializzazione con parenti e amici, il rimanere sola in cucina intenta a preparare piatti per gli invitati non consentendomi di partecipare alla convivialità, lo ritengo frustrante. In quanto all'idea di tenere separati il living dalla cucina per il timore di vivere nel "disordine" lo ritengo un falso problema, la casa va vissuta non deve essere un museo. Per ciò che attiene gli odori oggi con le nuove concezioni edilizie vengono realizzati dei sistemi di areazione molto efficienti in grado di assorbire qualsiasi tipo di odore