My Houzz: La Casa Giardino di Dana Frigerio
L’evoluzione di una casa di famiglia nella splendida cornice del Lago di Como
Dana Frigerio dirige Blossom zine, il primo magazine online in Italia dedicato al gardening. È nata e cresciuta in una splendida villa sul Lago di Como, costruita nei primi anni del Novecento. Circondata da un avvolgente giardino, la casa di Dana è il luogo ideale per fare le cose che la padrona di casa preferisce: vivere nel luogo in cui è nata e lavorare ai suoi progetti, non allontanandosi mai dalle proprie radici.
Incontro Dana a pochi metri dalla sua casa. Mi accompagna lungo i vicoli di questo splendido borgo sul Lago di Como, e in due minuti siamo alla sua casa. «La villa è del 1914, i miei nonni la comprarono negli anni Sessanta e fu ristrutturata. Al piano terra c’era la zona giorno, al primo piano la zona notte», racconta Dana. «Tutta l’area è caratterizzata dalla presenza di ville antiche. Sul Lago di Como c’erano quella del compositore Vincenzo Bellini, della cantante lirica Giuditta Pasta, della famiglia Ricordi. E poi le ville Belvedere, Troubezkoy. Dieci anni fa questa casa è stata ristrutturata di nuovo, e ora abito con mio marito al piano terra, mentre al primo piano vivono i miei genitori. Noi abbiamo deciso di collocare la zona giorno con vista sul Lago, sarebbe uno spreco il contrario».
L’ingresso è un’area living che si apre sul terrazzo. La stanza è impreziosita dalla lampada Zettel’z di Ingo Maurer. «Da giovane, ho fatto l’assistente per il fotografo Tom Vack, che lavorava per Ingo Maurer. Così, ad un certo punto ho deciso di comprarmi la lampada», racconta Dana.
L’ingresso è un’area living che si apre sul terrazzo. La stanza è impreziosita dalla lampada Zettel’z di Ingo Maurer. «Da giovane, ho fatto l’assistente per il fotografo Tom Vack, che lavorava per Ingo Maurer. Così, ad un certo punto ho deciso di comprarmi la lampada», racconta Dana.
Nell’ingresso, spiccano le decorazioni a stencil dipinte da lei sul muro; sono ispirate alle decorazioni del packaging dei prodotti di Kusmi Tea. «Mi è sempre piaciuto disegnare, ho fatto il liceo artistico e poi ho studiato scenografia all’Accademia di Brera. Alla fine degli studi ho iniziato a lavorare come scenografa. Una volta ho lavorato alla scenografia della Tosca, messa in scena a Tokyo. Poi, come a volte succede nella vita, ho cambiato direzione. Mi sono messa a lavorare per mio padre, nel suo negozio di dischi. È stato a 36 anni che ho iniziato il mio percorso attuale: la folgorazione è stata una visita a Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli. Mi sono innamorata dei giardini, ho iniziato a leggere, studiare, poi mi sono iscritta a un corso di Garden Design della Fondazione Minoprio, e lì è iniziato tutto. Ho lavorato alcuni anni per il paesaggista Stefano Baccari, disegnavo giardini. La scenografia di un teatro è statica, il giardino è dinamico, ma ci sono molti punti di contatto, e credo di aver messo a frutto il giusto equilibrio tra le discipline di cui mi sono occupata in periodi diversi».
Nel 2008 Dana apre un blog, per cominciare a condividere tutti gli spunti accumulati sul gardening design. L’interesse dei suoi followers cresce, e nel 2013 fonda Blossom zine, la prima rivista online dedicata al gardening. Da quel momento, gestisce gran parte del suo lavoro da qui, la sua splendida casa.
«La cucina e il mio studio sono gli ambienti in cui trascorro la maggior parte del tempo. Quando ci sono gli amici, questo è il posto in cui stiamo. Il soffitto è ribassato e ci abbiamo inserito tappetini fonoassorbenti. I miei genitori hanno la loro camera proprio qui sopra e volevo evitare qualunque rumore che potesse disturbarli», spiega Dana e racconta che i mobili dei cucina, tutti in legno massiccio, erano di sua nonna, comprati in svendite in qualche villa della zona, decenni fa.
La cucina in acciaio è stata progettata dal marito Alberto, che è architetto e realizzata su misura da un artigiano. In questo modo è stata creata un’isola in acciaio con ai due lati le credenze in legno. L’alzatina di fronte alla cucina è un altare cinese.
«La cucina e il mio studio sono gli ambienti in cui trascorro la maggior parte del tempo. Quando ci sono gli amici, questo è il posto in cui stiamo. Il soffitto è ribassato e ci abbiamo inserito tappetini fonoassorbenti. I miei genitori hanno la loro camera proprio qui sopra e volevo evitare qualunque rumore che potesse disturbarli», spiega Dana e racconta che i mobili dei cucina, tutti in legno massiccio, erano di sua nonna, comprati in svendite in qualche villa della zona, decenni fa.
La cucina in acciaio è stata progettata dal marito Alberto, che è architetto e realizzata su misura da un artigiano. In questo modo è stata creata un’isola in acciaio con ai due lati le credenze in legno. L’alzatina di fronte alla cucina è un altare cinese.
Nell’ultima ristrutturazione di una decina di anni fa Dana e il marito hanno deciso di sfruttare al massimo gli spazi lasciando solo un corridoio nella zona notte. Nella zona giorno, perciò, si passa da una stanza all’altra: l’ingresso, il living con cucina e un locale dispensa di appoggio. Quest’ultimo è la stanza nella foto, utilizzata come lavanderia e deposito per tutti gli attrezzi da giardino utilizzati da Dana.
Qui, come in tutta la casa, il riscaldamento è a pavimento. «È un sistema di riscaldamento Eurotherm, essendo una ristrutturazione, è stato posato con le clip e non il pannello bugnato, e con uno strato isolante di poliuretano per migliorare l’efficienza, in più c’è un termostato in ogni stanza. Oltre a razionalizzare la gestione del riscaldamento, è una modalità che consente di non sprecare ulteriore spazio per i caloriferi».
Qui, come in tutta la casa, il riscaldamento è a pavimento. «È un sistema di riscaldamento Eurotherm, essendo una ristrutturazione, è stato posato con le clip e non il pannello bugnato, e con uno strato isolante di poliuretano per migliorare l’efficienza, in più c’è un termostato in ogni stanza. Oltre a razionalizzare la gestione del riscaldamento, è una modalità che consente di non sprecare ulteriore spazio per i caloriferi».
Oltrepassata la zona giorno, il primo ambiente che si incontra è lo studio di Dana. È letteralmente pieno di libri. «Sono quasi 3 mila – racconta – di tutti i generi e autori. Sono ordinati secondo il sistema di classificazione di Aby Warburg, studioso tedesco del Novecento e storico d’arte fondatore di un’immensa biblioteca. La classificazione è per: Azione (libri di storia, economia, società), Parola (letteratura), Immagine (libri figurati, d’arte, ecc.), Orientamento (filosofia, mitologia, ecc.). Sulle librerie (composte dal sistema componibile Ivar di Ikea) ho deciso di raccogliere anche tutti gli oggetti che mi ricordano viaggi, incontri, progetti. Questo è il posto in cui lavoro e trascorro gran parte del mio tempo, prevalentemente al computer, e mi piace essere circondata da tutto ciò che ricorda i momenti diversi della vita».
Nella stanza studio c’è spazio anche per un letto (recuperato da uno dei progetti di ristrutturazione realizzato dal marito Alberto in una casa della zona). «Mi è piaciuto poterlo collocare qui, in una nicchia che abbiamo lasciato e che c’era già nei muri della casa in origine. È un altro di quegli angoli in cui puoi notare lo spessore dei muri in pietra. Qui sono forse di venti, trenta centimetri. Ma in molte aree della casa il muro può essere spesso anche più di un metro», spiega Dana.
Esposte nel suo studio, alcune riproduzioni dei ritratti realizzati dal fotografo August Sander, parte della serie People of the Twentieth Century.
Esposte nel suo studio, alcune riproduzioni dei ritratti realizzati dal fotografo August Sander, parte della serie People of the Twentieth Century.
Sul corridoio, prima di accedere alla camera di Dana, ecco il bagno. «Il progetto è di mio marito. È stato pensato con questo muro divisorio che separa i servizi e valorizza la doccia. Anche qui il riscaldamento è a pavimento, che è posato con piastrelle a dimensione ridotta rispetto a quelle utilizzate nel resto della casa. La sedia e lo specchio arrivano dalla casa dei nonni».
Il bagno padronale e quello degli ospiti sono divisi da un muro. Quello riservato agli ospiti è decorato con una serie di stampe e fotografie di famiglia. Anche qui a dominare sono i toni del rosa.
L’ultima stanza in fondo al corridoio è quella di Dana e del marito. «Ci sono anche qui mobili di provenienza diversa. La finestra, come i serramenti di tutta la casa, è stata realizzata su misura da un artigiano, che ha ricostruito la forma originale. Abbiamo dovuto cambiare tutti i vecchi serramenti, che ormai non garantivano alcun isolamento termico. C’erano giorni in cui d’inverno, al mattino, dovevo pulire la condensa su tutte le finestre».
Dana racconta che in questa stanza il soffitto è più alto, non essendo stato occupato lo spazio per lo strato fonoassorbente realizzato nell’area living.
Dana racconta che in questa stanza il soffitto è più alto, non essendo stato occupato lo spazio per lo strato fonoassorbente realizzato nell’area living.
La camera ha un accesso all’ampia cabina armadio. Il muro ha una decorazione a linee verticali. «La mia idea sarebbe adattare il colore delle credenze alla decorazione a muro, facendo proseguire le linee direttamente sui mobili. È un tipo di decorazione che mi piace molto, l’ho vista realizzata da un artista svizzero che si occupa di architettura d’interni per hotel di lusso (l’architetto e designer Carlo Rampazzi). Queste credenze erano in una cantina e sarebbero state buttate. Le abbiamo prese noi e restituite a nuova vita. Il tavolo fagiolino è un mobile recuperato dalla ristrutturazione di una casa seguita da mio marito. I proprietari buttavano tutto, così me lo sono preso», spiega Dana.
Per tornare nell’area giorno, Dana mi precede ripercorrendo l’unico corridoio di casa, su cui si apre una finestra che riempie di luce anche questo punto della casa, situata sul lato opposto rispetto all’ingresso con vista sul lago.
«Il baule era del mio nonno materno Adolfo, che faceva il capo pasticcere negli hotel di lusso negli anni 30/40/50 del secolo scorso. Lo usava come valigia, stava lontano da casa per mesi e mesi interi. Sul baule ci sono ancora le etichette con il suo indirizzo di casa e anche le etichette/cartoline figurate con le destinazioni come Villa Igiea a Palermo e l’Hotel Danieli a Venezia. Sono stata a Villa Igiea l’anno scorso perché volevo vedere dove aveva vissuto negli anni Trenta mio nonno, ed è ancora un bellissimo posto», mi racconta Dana.
«Il baule era del mio nonno materno Adolfo, che faceva il capo pasticcere negli hotel di lusso negli anni 30/40/50 del secolo scorso. Lo usava come valigia, stava lontano da casa per mesi e mesi interi. Sul baule ci sono ancora le etichette con il suo indirizzo di casa e anche le etichette/cartoline figurate con le destinazioni come Villa Igiea a Palermo e l’Hotel Danieli a Venezia. Sono stata a Villa Igiea l’anno scorso perché volevo vedere dove aveva vissuto negli anni Trenta mio nonno, ed è ancora un bellissimo posto», mi racconta Dana.
Il terrazzo di fronte all’ingresso è uno spazio che d’estate diventa un prolungamento naturale degli interni. Con alle spalle il giardino e la casa, di fronte la vista spettacolare del lago di Como, è il luogo ideale per stare con gli amici e rilassarsi.
Pochi metri e ci si ritrova nel giardino con lunghe scalinate che portano agli accessi della proprietà.
«Questo giardino c’è sempre stato, da quando esiste la casa – racconta Dana – e sebbene io progetti e disegni giardini per lavoro, non mi sono mai concentrata con le stesse intenzioni sul mio. Mi piace che possa vivere di vita propria, senza l’idea di un ordine o una particolare disciplina nel gestirlo. Ad esempio, la passiflora è nata e cresciuta per i semi caduti dalle piante dei vicini. È forse un’idea bucolica quella del giardino spontaneo, ma mi piace molto. Il Ficus repens sui gradini a un certo punto coprirà tutta la scala. Puoi in qualche modo lasciare che i giardini vivano della propria esistenza in modo spontaneo», dice Dana, scherzando sul fatto che con gli amici ha definito questa scalinata “L’ingresso di casa Jumanji” (il richiamo è al film del 1995 di Joe Johnston con Robin Williams).
«Questo giardino c’è sempre stato, da quando esiste la casa – racconta Dana – e sebbene io progetti e disegni giardini per lavoro, non mi sono mai concentrata con le stesse intenzioni sul mio. Mi piace che possa vivere di vita propria, senza l’idea di un ordine o una particolare disciplina nel gestirlo. Ad esempio, la passiflora è nata e cresciuta per i semi caduti dalle piante dei vicini. È forse un’idea bucolica quella del giardino spontaneo, ma mi piace molto. Il Ficus repens sui gradini a un certo punto coprirà tutta la scala. Puoi in qualche modo lasciare che i giardini vivano della propria esistenza in modo spontaneo», dice Dana, scherzando sul fatto che con gli amici ha definito questa scalinata “L’ingresso di casa Jumanji” (il richiamo è al film del 1995 di Joe Johnston con Robin Williams).
La casa di Dana è il luogo delle origini, in un borgo antico del Lago di Como. È un posto che si è evoluto negli usi e nella forma, dove Dana coltiva ciò che ha creato per se stessa, il lavoro e gli affetti. Tutti i suoi progetti nascono qui, dalle sue radici, e qui trovano l’identità della loro realizzazione; nel suo studio, in giardino, nella cucina. Nei luoghi modificati nel tempo, restando il posto migliore in cui realizzare se stessi.
Guarda tutte le foto di questa casa
Nella nostra rubrica My Houzz proponiamo interessanti e originali abitazioni di proprietari di case e inquilini. Se vuoi partecipare, inviaci alcune foto dell’abitazione insieme a una breve descrizione a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di pubblicare la tua casa, ti contatteremo al più presto.
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Colpo d’occhio
Chi ci abita: Dana Frigerio con il marito Alberto Trabucchi e Ginger, un gatto rosso impossibile da fotografare
Dove: Blevio, Lago di Como
Superficie: 150 m² distribuiti in un ingresso, un soggiorno con cucina, un locale dispensa, uno studio, una camera da letto, un bagno grande e un bagno più piccolo per gli ospiti
Il particolare interessante: la casa, in posizione panoramica sul Lago di Como, è circondata da un giardino rigoglioso, con una scalinata di accesso all’abitazione completamente ricoperta da un ficus rampicante libero di crescere senza limiti