My Houzz a Reggio Emilia: “Il Riutilizzo è la mia Filosofia"
A Reggio Emilia, un appartamento arredato con materiali di recupero tra pareti colorate e un giardino sospeso.

Cristina Cusani
5 agosto 2018
Houzz Contributor; Fotografa professionista specializzata in fotografia di interni;
Houzz Contributor; Fotografa professionista specializzata in fotografia di interni;... Altro
Nel centro storico di Reggio Emilia c’è un piccolo palazzo antico con all’interno un cortile che ha preso il nome di Atelier ViaDeiDueGobbiTre poiché al suo interno ci sono abitazioni e studi di artisti di vario genere.
In cima a tutto, in una casetta di 60 metri quadrati, abita Maria Clara, una fotografa ritrattista che crede molto nelle energie dei luoghi e delle persone: «Questa casa mi ha scelto – racconta – appena l’ho vista l’ho sentita immediatamente mia, non ho avuto dubbi, era quasi vuota tranne i mobili bianchi e aveva tutte le pareti colorate. Per venire ad abitare qui non basta essere legati al mondo dell’arte, ma qualcuno ti deve presentare. Un anno fa, il giorno in cui sono tornata a vivere a Reggio Emilia dopo tre anni a Napoli, ho saputo che si era liberato uno spazio, non erano ancora arrivati i miei scatoloni ma grazie ad un amico stavo già vedendo questa casa, giusto in tempo».
In cima a tutto, in una casetta di 60 metri quadrati, abita Maria Clara, una fotografa ritrattista che crede molto nelle energie dei luoghi e delle persone: «Questa casa mi ha scelto – racconta – appena l’ho vista l’ho sentita immediatamente mia, non ho avuto dubbi, era quasi vuota tranne i mobili bianchi e aveva tutte le pareti colorate. Per venire ad abitare qui non basta essere legati al mondo dell’arte, ma qualcuno ti deve presentare. Un anno fa, il giorno in cui sono tornata a vivere a Reggio Emilia dopo tre anni a Napoli, ho saputo che si era liberato uno spazio, non erano ancora arrivati i miei scatoloni ma grazie ad un amico stavo già vedendo questa casa, giusto in tempo».
Foto di Cristina Cusani
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Maria Clara Macrì
Dove: Reggio Emilia
Superficie: 60 m²
Anno di costruzione del palazzo: 1700 circa
Anno di ristrutturazione dell’appartamento: 2017
Maria Clara Macrì ha 30 anni e fatica a sopravvivere con il suo lavoro di fotografa. Quando si è trasferita nel palazzo non aveva un soldo e ha arredato la casa con mobili di recupero: «Per fortuna tanti amici mi hanno aiutato, regalandomi piatti, posate, tazze, tutto quello che le persone che vanno via non si portano dietro. I reggiani erano molto contenti che io fossi tornata e quindi mi hanno accolto proprio bene, aiutandomi molto».
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Maria Clara Macrì
Dove: Reggio Emilia
Superficie: 60 m²
Anno di costruzione del palazzo: 1700 circa
Anno di ristrutturazione dell’appartamento: 2017
Maria Clara Macrì ha 30 anni e fatica a sopravvivere con il suo lavoro di fotografa. Quando si è trasferita nel palazzo non aveva un soldo e ha arredato la casa con mobili di recupero: «Per fortuna tanti amici mi hanno aiutato, regalandomi piatti, posate, tazze, tutto quello che le persone che vanno via non si portano dietro. I reggiani erano molto contenti che io fossi tornata e quindi mi hanno accolto proprio bene, aiutandomi molto».
In foto: Maria Clara Macrì
«Ho sempre sognato di avere una casa piena di piante; curare le piante è una cosa molto importante per me, mi piace molto e non avevo mai scoperto di essere anche brava», racconta. «Il riutilizzo è una mia filosofia di vita, non sono solo un’amante del vintage, ma mi piace l’idea di condividere, di tenere in mano qualcosa che è già stato amato. Questo vale per la casa ma anche per i vestiti e i libri, li prendo spesso usati perché oltre alla questione economica mi piace pensare che abbiano già avuto una storia».
«Ho sempre sognato di avere una casa piena di piante; curare le piante è una cosa molto importante per me, mi piace molto e non avevo mai scoperto di essere anche brava», racconta. «Il riutilizzo è una mia filosofia di vita, non sono solo un’amante del vintage, ma mi piace l’idea di condividere, di tenere in mano qualcosa che è già stato amato. Questo vale per la casa ma anche per i vestiti e i libri, li prendo spesso usati perché oltre alla questione economica mi piace pensare che abbiano già avuto una storia».
In salotto tutte le pareti erano arancioni, ma quando si è trasferita, come prima cosa Maria Clara ha dipinto alcune pareti di bianco e su una di queste ha creato il suo studio fotografico, costruendo il fondale con il bambù. Per il Festival Fotografia Europea ha aperto la sua casa atelier con una esposizione particolare: «Il tema di quest’anno era “Rivoluzioni Ribellioni e Cambiamenti” e ho deciso di appendere delle cornici vuote; le persone che venivano a vedere la mia istallazione dovevano immaginarsi le foto, è stato come esporre tutte le foto che non ho fatto in modo che ogni persona potesse immaginarsi la propria immagine della rivoluzione».
La casa è sempre aperta agli amici e il salotto infatti cambia spesso a seconda dell’occasione, passando da studio fotografico a sala espositiva o stanza da ballo: «Il salotto lo uso per fare feste o per cene per terra; io ci passo il tempo a leggere o quando mi rilasso. Non ho la televisione, per scelta, però uso il computer per guardare qualche film sul divano; anche l’estate sto molto seduta per terra tra le piante a leggere».
La casa è sempre aperta agli amici e il salotto infatti cambia spesso a seconda dell’occasione, passando da studio fotografico a sala espositiva o stanza da ballo: «Il salotto lo uso per fare feste o per cene per terra; io ci passo il tempo a leggere o quando mi rilasso. Non ho la televisione, per scelta, però uso il computer per guardare qualche film sul divano; anche l’estate sto molto seduta per terra tra le piante a leggere».
«In casa è tutto basso, perché così mi sembra di avere più spazio, di avere più aria. Il divano si è rotto ed è diventato ancora più basso, e anche il letto l’avrei messo a terra se mamma non avesse insistito a regalarmi la struttura». Inoltre, è tutto mobile, in modo che Maria Clara possa facilmente spostare le cose per assecondare la necessità di fotografare in un posto o in un altro della casa. Racconta che la cassapanca davanti al divano, così come quella in camera da letto e la mensola dove sono i libri, le ha prese per strada. Quando le ha trovate erano entrambe sporche di pittura e le ha carteggiate per ripulirle, ma senza togliere tutti i segni del tempo, per mantenere la loro storia.
La parete del soggiorno di fronte alla finestra e anch’essa colorata di arancione. La scatola di legno sul comò l’ha presa a Napoli, perché voleva usarla per fare un’istallazione con una fotografia retro-illuminata che comunicasse con i santini sul coperchio, ma poi ha finito per usarla come contenitore.
Dal salotto, andando verso sinistra, si attraversa una piccola anticamera dove c’è un ripostiglio dietro ad una pesante tenda blu, che fa spazio a un attaccapanni vintage che Maria Clara usa per appendere la sua giacca preferita. Continuando a camminare verso destra si accede alla camera da letto, anche detta “la stanza blu”. Pur avendo previsto lo studio in salotto, ha poi scoperto che il vero studio è la sua camera da letto.
«Non avrei mai pensato di fare una stanza blu, ma quando l’ho vista ho sentito una serenità incredibile. Quando mi sveglio la mattina, è uguale al colore del cielo, mi sembra di stare in barca, c’è una luce pazzesca e un atmosfera rarefatta. C’è una energia per cui ci si sente bene. Purtroppo però non ci passo tanto tempo, la uso solo per dormire e per fotografare”.
La sua ricerca riguarda la ridefinizione del genere femminile, e parte dal testo “Una stanza tutta per sé”, in cui Virginia Wolf scriveva di come una donna, grazie a uno stipendio, potesse permettersi una stanza tutta per sé per creare e scrivere, dando così il via a una cultura al femminile.
Maria Clara ha così cominciato a fotografare le donne, per lo più sconosciute, nella stanza blu: «Poi ho capito che dovevo andare proprio nella loro stanza personale, per capire come si comportavano nel loro spazio di libertà, cercando di entrare in empatia per ritrarle nella loro più intima versione».
Maria Clara ha così cominciato a fotografare le donne, per lo più sconosciute, nella stanza blu: «Poi ho capito che dovevo andare proprio nella loro stanza personale, per capire come si comportavano nel loro spazio di libertà, cercando di entrare in empatia per ritrarle nella loro più intima versione».
Il tronco dell’albero sopra al letto è stato trovato durante una settimana di nudismo in Toscana: «I fiori secchi mi piacciono perché mi sembra di dargli una nuova vita. Invece delle calamite da attaccare al frigo raccolgo i fiori secchi o i tronchi come souvenir dei miei viaggi o delle esperienze che vivo».
Tornando in salotto e andando verso destra, si accede al bagno. Anche nel bagno ci sono fiori secchi di lavanda che profumano l’ambiente e una pianta di aloe in un contenitore di aringhe: «Mi piace dare un nuovo senso alle cose, come i barattoli di aringhe che sono diventate vasi».
Proseguendo oltre il bagno c’è la cucina, l’ultima stanza della casa: «È lo spazio che utilizzo di più perché sono sempre stata abituata così. Per me rappresenta lo spazio della convivialità ed è anche il luogo dove accolgo gli amici».
La cucina l’ha trovata in casa ed è di Ikea, ma anche qui non mancano arredi di riutilizzo, come la mensola, che è un asse da lavoro usata come ponteggio, trovata per strada, e anche qui non mancano le piante, fra cui l’asparagina che grazie alle cure di Maria Clara è cresciuta enormemente invadendo l’armadio.
«In questa casa mi sono capitate un sacco di sorprese, le persone a volte arrivano senza avvisare e io le ospito convivendoci per settimane, perché voglio che questa casa, che inizialmente non aveva neanche una porta, si basi sulla condivisione degli spazi e sull’accoglienza».
«Qui manca solo un balcone o un giardino – conclude Maria Clara – ma se le piante le metto dentro mi sembra quasi di averne uno, per questo ho creato il mio giardino sospeso.
Non sono abitudinaria e mi piace viaggiare, ho pochissime cose e spero sempre che tutto possa cambiare. Mettere radici in un posto mi terrorizza e, nonostante questo, il legame che ho instaurato con questa è casa mi fa sempre tornare».
La cucina l’ha trovata in casa ed è di Ikea, ma anche qui non mancano arredi di riutilizzo, come la mensola, che è un asse da lavoro usata come ponteggio, trovata per strada, e anche qui non mancano le piante, fra cui l’asparagina che grazie alle cure di Maria Clara è cresciuta enormemente invadendo l’armadio.
«In questa casa mi sono capitate un sacco di sorprese, le persone a volte arrivano senza avvisare e io le ospito convivendoci per settimane, perché voglio che questa casa, che inizialmente non aveva neanche una porta, si basi sulla condivisione degli spazi e sull’accoglienza».
«Qui manca solo un balcone o un giardino – conclude Maria Clara – ma se le piante le metto dentro mi sembra quasi di averne uno, per questo ho creato il mio giardino sospeso.
Non sono abitudinaria e mi piace viaggiare, ho pochissime cose e spero sempre che tutto possa cambiare. Mettere radici in un posto mi terrorizza e, nonostante questo, il legame che ho instaurato con questa è casa mi fa sempre tornare».
Camminando per i ballatoi del palazzo, tra i tantissimi appartamentini che compongono la corte, si respira l’arte. In certe occasioni tutti gli studi e le case all’interno del palazzo Atelier ViaDeiDueGobbiTre vengono aperti al pubblico, per ospitare mostre di giovani artisti o proprio dei creativi che abitano qui, tra cui Maria Clara Macrì.
In cortile, opere di Daniela Olivi, artista residente all’Atelier ViaDeiDueGobbiTre, allestite per il Festival Fotografia Europea 2018
Nella rubrica My Houzz proponiamo interessanti e originali abitazioni di proprietari di case e inquilini. Se vuoi partecipare alla rubrica, inviaci alcune foto della tua abitazione insieme a una breve descrizione a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di fotografare in esclusiva la tua casa, ti contatteremo al più presto.
Nella rubrica My Houzz proponiamo interessanti e originali abitazioni di proprietari di case e inquilini. Se vuoi partecipare alla rubrica, inviaci alcune foto della tua abitazione insieme a una breve descrizione a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di fotografare in esclusiva la tua casa, ti contatteremo al più presto.
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cozy, molto bella!
Ok fino a 30 anni......massimo