My Houzz a Catania: Magnifico Classico Intellettuale da Giovanna
Oggetti cult, mobili vintage, foto e suppellettili esposti in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato
Ambra Scamarda
3 marzo 2018
Collaboratore Houzz Magazine, sono musicista ma mi occupo anche di immagine, comunicazione e web marketing, il design mi ha da sempre appassionata, la scrittura una delle forme espressive che piu amo.
Suono il basso elettrico e dal 2001 lavoro sia in studio che live per diversi artisti di caratura nazionale. Da oltre 10 anni porto avanti alcuni progetti di musica inedita : Ansiolitico e Liptrick che mi permettono di giocare con i suoni e le contaminazioni. Dal 2009 lavoro come Tour Manager e Personal Manager. Nel 2012 divento socio fondatore di Zona3, associazione culturale e incubatore artistico e professionale.
Collaboratore Houzz Magazine, sono musicista ma mi occupo anche di immagine, comunicazione... Altro
Giovanna Brogna Sonnino è una regista catanese introspettiva ed eclettica che ha deciso di installare tutte le sue opere nella casa in cui vive: oggetti cult, arredamento vintage, foto e suppellettili convivono in un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato. La fotografia, il cinema e il collezionare oggetti sono le sue grandi passioni.
Siamo in un appartamento di fine Ottocento in via Plebiscito, epicentro dello storico quartiere di S. Cristoforo a Catania, luogo ricco di stimoli e denso di contraddizioni: degrado urbano e sociale ma anche autoritratto dell’animo della città. Semplici residenze rivolte verso la strada si alternano a palazzi borghesi, piccole fabbriche, laboratori artigiani, officine e curiosi veicoli che propongono street food, fra cui i famosi arrusti e mangia di carne di cavallo.
Siamo in un appartamento di fine Ottocento in via Plebiscito, epicentro dello storico quartiere di S. Cristoforo a Catania, luogo ricco di stimoli e denso di contraddizioni: degrado urbano e sociale ma anche autoritratto dell’animo della città. Semplici residenze rivolte verso la strada si alternano a palazzi borghesi, piccole fabbriche, laboratori artigiani, officine e curiosi veicoli che propongono street food, fra cui i famosi arrusti e mangia di carne di cavallo.
Foto di Zona 3
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Giovanna Brogna Sonnino
Dove: Catania
Superficie: 220 m² suddivisi in ingresso, soggiorno, stanza da letto, studio, camera degli ospiti, cucina, due bagni e terrazzo
Anno di costruzione: fine Ottocento
Attraversando l’ampio cortile della palazzina in stile neoclassico, guardano all’insù, ci accolgono gli odori dei panni stesi e le geometrie dei balconi su un cielo blu che ha il sapore del Mediterraneo. «Ho deciso di acquistare questo appartamento perché mi ha subito ricordato la casa di mia nonna dove ho trascorso l’infanzia, ho cercato di ricrearne l’atmosfera portando con me mobili e oggetti appartenuti a lei.
Il quartiere, poi, turbolento e variopinto, è stato per me grande fonte di ispirazione. Non appena tornata a Catania nel 2003, ho subito realizzato un nuovo lavoro: Riprendimi, un film che racconta il valore della marginalità e il confronto tra le diversità».
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Giovanna Brogna Sonnino
Dove: Catania
Superficie: 220 m² suddivisi in ingresso, soggiorno, stanza da letto, studio, camera degli ospiti, cucina, due bagni e terrazzo
Anno di costruzione: fine Ottocento
Attraversando l’ampio cortile della palazzina in stile neoclassico, guardano all’insù, ci accolgono gli odori dei panni stesi e le geometrie dei balconi su un cielo blu che ha il sapore del Mediterraneo. «Ho deciso di acquistare questo appartamento perché mi ha subito ricordato la casa di mia nonna dove ho trascorso l’infanzia, ho cercato di ricrearne l’atmosfera portando con me mobili e oggetti appartenuti a lei.
Il quartiere, poi, turbolento e variopinto, è stato per me grande fonte di ispirazione. Non appena tornata a Catania nel 2003, ho subito realizzato un nuovo lavoro: Riprendimi, un film che racconta il valore della marginalità e il confronto tra le diversità».
Entrando nell’antico palazzo, la scalinata di fine Ottocento ci conduce al secondo piano e, varcata la soglia, ci troviamo immersi in un’atmosfera sofisticata, definita da due grandi finestre assolate, un porta-uccelliera anni Quaranta recuperato a casa della nonna, un piccolo tavolino e, al centro della stanza, un porta-materasso adibito a tavolo.
A diciotto anni, Giovanna lascia Catania per intraprendere gli studi di cinematografia a Firenze e si trasferisce poi a Roma dove realizza servizi e documentari per la RAI. Sempre nella capitale comincia a produrre film e docufilm che le procurano riconoscimenti in Italia e all’estero (Nastro d’Argento, Brooklyn Film Festival, Torino Film Festival).
Dopo aver trascorso quasi trent’anni lontana dalla sua città decide di tornarci per ritrovare le sue radici. «Sentivo il bisogno di tornare a casa e di abbandonare il mondo della televisione per dedicarmi a me stessa e ai miei progetti artistici; per questo ho scelto di acquistare una casa nella mia città».
Dopo aver trascorso quasi trent’anni lontana dalla sua città decide di tornarci per ritrovare le sue radici. «Sentivo il bisogno di tornare a casa e di abbandonare il mondo della televisione per dedicarmi a me stessa e ai miei progetti artistici; per questo ho scelto di acquistare una casa nella mia città».
Dall’ingresso accediamo a un lungo corridoio su cui si aprono le sette stanze della casa.
Giovanna è una collezionista di oggetti (foto, acquerelli, vestiti, agende, mobili e altro); li raccoglie e li classifica per tema, anno e luogo, chiamandoli “Archivi”. Tutti gli oggetti presenti in casa (arredi, foto, scatole, vestiti…) sono cataloghi secondo questo suo personale sistema.
Ogni Archivio ci racconta un pezzo della sua vita e del suo lavoro. In ogni stanza ce ne sono diversi e le pareti ne ospitano il titolo, segnato su un’apposita etichetta. Visitando la casa si ha la sensazione di trovarsi tra i corridoi di una galleria d’arte.
A destra, sul mobile, il primo dei numerosi Archivi-collezione che incontreremo visitando la casa e il cui titolo è “Niente durerà in eterno”. Si tratta di una riflessione sulla memoria: ogni scatola rivestita e riposta sul mobile contiene un racconto, composto da scatti in bianco e nero che Giovanna stessa ha realizzato.
Il mezzo busto di donna a sinistra è stato acquistato a Firenze, in una bottega d’antiquariato.
Giovanna è una collezionista di oggetti (foto, acquerelli, vestiti, agende, mobili e altro); li raccoglie e li classifica per tema, anno e luogo, chiamandoli “Archivi”. Tutti gli oggetti presenti in casa (arredi, foto, scatole, vestiti…) sono cataloghi secondo questo suo personale sistema.
Ogni Archivio ci racconta un pezzo della sua vita e del suo lavoro. In ogni stanza ce ne sono diversi e le pareti ne ospitano il titolo, segnato su un’apposita etichetta. Visitando la casa si ha la sensazione di trovarsi tra i corridoi di una galleria d’arte.
A destra, sul mobile, il primo dei numerosi Archivi-collezione che incontreremo visitando la casa e il cui titolo è “Niente durerà in eterno”. Si tratta di una riflessione sulla memoria: ogni scatola rivestita e riposta sul mobile contiene un racconto, composto da scatti in bianco e nero che Giovanna stessa ha realizzato.
Il mezzo busto di donna a sinistra è stato acquistato a Firenze, in una bottega d’antiquariato.
Prima tappa del viaggio, il salone grande e luminoso; le altezze dei tetti a volta e gli affreschi originali della palazzina ci fanno pensare che in questo luogo il tempo si è davvero fermato.
«Il lampadario a sospensione, degli anni Cinquanta, è appartenuto alle mie zie, mentre le poltrone anni Sessanta, in bouclé blu, le ho trovate qui. Ho conservato tutti gli arredi che erano in casa al momento dell’acquisto, mi piacevano e avevano un’anima simile alla mia; mi sono sentita da subito a mio agio e non ho voluto buttare nulla: posso affermare di non aver acquistato quasi niente per arredare il mio appartamento».
«Il lampadario a sospensione, degli anni Cinquanta, è appartenuto alle mie zie, mentre le poltrone anni Sessanta, in bouclé blu, le ho trovate qui. Ho conservato tutti gli arredi che erano in casa al momento dell’acquisto, mi piacevano e avevano un’anima simile alla mia; mi sono sentita da subito a mio agio e non ho voluto buttare nulla: posso affermare di non aver acquistato quasi niente per arredare il mio appartamento».
Sulla sinistra, la greppina (o daybed), recuperata a casa della nonna e addossato alla parete, il tavolo di famiglia. Quest’ultimo fa parte dell’Archivio-collezione “In Sicilia non si butta niente”, perfettamente in linea con la filosofia dell’artista che ha dedicato il lavoro di una vita a preservare la memoria delle cose.
L’Etna la fa da padrone in quest’angolo di corridoio, non appena fuori dal salone. Il vulcano, spaventoso e vitale, determina il carattere di questa città del Sud, segnandone anche l’aspetto architettonico e urbanistico: terremoti ed eruzioni nei secoli hanno sotterrato Catania, che è stata distrutta e ricostruita ben nove volte. “U mungibeddu”, come lo chiamano i catanesi, ha un posto d’onore in questa casa. “Essere vivi è un miracolo e invece si dà tutto per scontato” è il titolo di questo Archivio.
Continuando lungo il corridoio troviamo un’altra raccolta di oggetti di Giovanna; sulle pareti, sia a destra che a sinistra, gli abiti appartenuti alle donne della sua famiglia e a lei, alcuni confezionati in sartoria, altri trovati sulle bancarelle dei mercatini dell’usato. Sul pavimento, i libri di storia dell’arte sui quali ha studiato. “Io non mi occupo di moda in questo corridoio” è il titolo dell’Archivio.
I bagni a casa di Giovanna sono due e, per una scelta originale, sono divisi per genere. Il primo che incontriamo è quello delle donne, di fianco alla camera da letto. «A casa ho voluto un bagno per le donne e uno per gli uomini. Nel primo, alle pareti ho appeso quadri e foto che narrano l’amicizia tra le donne. Lo specchio e il mobile fine ‘800 sono appartenuti a mia madre a e mia nonna».
«La stanza da letto è una delle
più caotiche della casa; vi trascorro molto tempo, amo lavorare qui ed è per questo che ho voluto una piccola scrivania che uso come ufficio».
La testata del letto è appartenuta ai genitori e risale agli anni Cinquanta, mentre l’armadio è foderato con una particolare carta di canapa realizzata negli anni settanta, che Giovanna ha trovato a casa della madre.
più caotiche della casa; vi trascorro molto tempo, amo lavorare qui ed è per questo che ho voluto una piccola scrivania che uso come ufficio».
La testata del letto è appartenuta ai genitori e risale agli anni Cinquanta, mentre l’armadio è foderato con una particolare carta di canapa realizzata negli anni settanta, che Giovanna ha trovato a casa della madre.
Superata la camera da letto e prima di accedere alla grande cucina, troviamo il bagno dedicato agli uomini.
«Per arredare il bagno degli uomini ho deciso di usare oggetti, foto e disegni in qualche modo collegati agli uomini che hanno avuto un ruolo importante nella mia vita».
«Per arredare il bagno degli uomini ho deciso di usare oggetti, foto e disegni in qualche modo collegati agli uomini che hanno avuto un ruolo importante nella mia vita».
Dopo aver superato un piccolo disimpegno non appena fuori dal bagno, Giovanna ci fa accomodare in cucina, l’atmosfera è calda e romantica come nel resto della casa.
«Il tavolo e le poltrone al centro fanno parte degli arredi che ho trovato qui, mentre la credenza è appartenuta a mia madre e i quadri sono due nature morte che ho disegnato a sedici anni, durante i miei studi di pittura con il maestro Elio Romano».
«Il tavolo e le poltrone al centro fanno parte degli arredi che ho trovato qui, mentre la credenza è appartenuta a mia madre e i quadri sono due nature morte che ho disegnato a sedici anni, durante i miei studi di pittura con il maestro Elio Romano».
Giovanna ha scelto di far tingere di bianco il pianoforte della nonna, in onore di John Lennon che ne suonava uno dello stesso colore. Il lampadario, comprato in Argentina, le poltrone e i divani colorati ed eccentrici ci invitano ad entrare nell’ultima stanza di questa casa.
«In genere non lavoro sempre nello stesso posto, amo girovagare per la casa e ogni stanza mi concilia attività diverse; nella sala da pranzo trascorro il tempo a catalogare e archiviare, è il luogo in cui mi concentro meglio».
Poltrone: Fede Cheti
«In genere non lavoro sempre nello stesso posto, amo girovagare per la casa e ogni stanza mi concilia attività diverse; nella sala da pranzo trascorro il tempo a catalogare e archiviare, è il luogo in cui mi concentro meglio».
Poltrone: Fede Cheti
Salutiamo Giovanna, ma non prima di aver dato uno sguardo fuori: dal terrazzo, infatti, si vedono il Castello Ursino, il centro storico di Catania e, sullo sfondo, l’Etna che domina imponente su tutta la città.
«Durante il giorno è molto silenzioso e le luci del tramonto sono sempre belle e coinvolgenti. Questo è il luogo in cui sento di essere veramente a casa».
Guarda tutte le foto della casa
Nella nostra rubrica My Houzz proponiamo interessanti e originali abitazioni di proprietari di case e inquilini. Se vuoi partecipare inviaci alcune foto con una breve descrizione dell’abitazione a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di fotografare in esclusiva la tua casa, ti contatteremo al più presto.
«Durante il giorno è molto silenzioso e le luci del tramonto sono sempre belle e coinvolgenti. Questo è il luogo in cui sento di essere veramente a casa».
Guarda tutte le foto della casa
Nella nostra rubrica My Houzz proponiamo interessanti e originali abitazioni di proprietari di case e inquilini. Se vuoi partecipare inviaci alcune foto con una breve descrizione dell’abitazione a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di fotografare in esclusiva la tua casa, ti contatteremo al più presto.
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Condivido in parte il ragionamento di sopra ma trovo che ci sia una via di mezzo tra l'effetto ascetico "da showroom" e una casa davvero troppo piena di oggetti di dubbia utilità (i cesti nella vasca da bagno?). Anche una casa molto personalizzata e amata può essere funzionale. Poi, ognuno - giustamente - crea l'ambiente in cui si sente bene con se stesso.
a pulizzialla ti vogghiu…:)
appartamento che ha l'anima di chi lo abita, dove ogni cosa, ogni oggetto ti fa viaggiare in un mondo di affetti, viaggi, ricordi. dove anche le cose inutili hanno una loro logica. se avessi i mezzi, vorrei che la mia casa fosse cosi