Com'è Vivere in un'Antica Torre Medievale in Umbria?
Una torre d’avvistamento diventa un’affascinante casa vacanze dove si mescolano epoche e stili, tra tradizione e design
Siamo in Umbria, nella campagna circostante la città di Todi, un luogo di grande fascino dominato dalla natura. Qui, su una collina, c’è un vecchia torre d’avvistamento originaria del XII secolo. Questa particolare struttura architettonica, alta 25 metri, nel tardo Trecento è stata ampliata ed è stata utilizzata quale abitazione.
Oggi questa grande casa, circondata da un oliveto con oltre 180 piante e un parco privato, è affittata temporaneamente a uso turistico ed è di proprietà di Enrico Menestò, studioso esperto di Medioevo, e della moglie, l’architetto Raffaella Maria Gabetta che ha curato i lavori di ristrutturazione, iniziati negli anni Novanta e proseguiti fino al 2005.
Oggi questa grande casa, circondata da un oliveto con oltre 180 piante e un parco privato, è affittata temporaneamente a uso turistico ed è di proprietà di Enrico Menestò, studioso esperto di Medioevo, e della moglie, l’architetto Raffaella Maria Gabetta che ha curato i lavori di ristrutturazione, iniziati negli anni Novanta e proseguiti fino al 2005.
La torre si sviluppa su cinque piani indipendenti, uniti tra loro da un ascensore (realizzato nel 2003), ognuno dei quali si estende per circa 130 metri quadrati. Al piano terra si trova un grande salone, una cucina e una sala lettura; tutto il primo piano è occupato dalla biblioteca privata del proprietario di casa, lo studioso Enrico Menestò, mentre gli altri presentano la medesima suddivisione degli spazi, fedele alla struttura originaria.
L’arredo è stato studiato in modo da conferire al progetto uno stile più contemporaneo: mobili antichi, di proprietà della famiglia, si combinano con successo con quadri classici e arredi moderni.
La foto sopra immortala il grande salone al piano terra, caratterizzato da un soffitto a volte. I mobili di famiglia, appoggiati alla parete, dialogano con il tavolo al centro, realizzato da un artigiano di Todi con un trave in quercia della torre, e con le sedie in pelle di Marcel Breuer.
Qui, come nella maggior parte degli ambienti, dominano le tonalità del beige e dei marroni. L’unico tocco di colore è dato dall’opera d’arte appesa alla parete.
L’arredo è stato studiato in modo da conferire al progetto uno stile più contemporaneo: mobili antichi, di proprietà della famiglia, si combinano con successo con quadri classici e arredi moderni.
La foto sopra immortala il grande salone al piano terra, caratterizzato da un soffitto a volte. I mobili di famiglia, appoggiati alla parete, dialogano con il tavolo al centro, realizzato da un artigiano di Todi con un trave in quercia della torre, e con le sedie in pelle di Marcel Breuer.
Qui, come nella maggior parte degli ambienti, dominano le tonalità del beige e dei marroni. L’unico tocco di colore è dato dall’opera d’arte appesa alla parete.
In foto vediamo una delle camere al secondo piano, è la suite bianca: ha una superficie di 90 metri quadrati, il letto king size è l’unico mobile antico presente nella stanza, resa più moderna dagli oggetti d’arredo. «Amo il design nordico e danese. Ho scelto lampadari a sospensione di Slamp e sedie di Kartell», racconta l’architetto.
La pavimentazione di tutta la torre, tranne al primo piano dove c’è il travertino bianco, è in cotto: «L’ho restaurato e sono intervenuta in maniera più forte solo nei casi in cui ho trovato delle gravi lesioni».
Travi in legno alternate a un piano in cotto caratterizzano il soffitto di questa stanza.
Lampadari a sospensione: Ginetta, design di Nigel Coates, Slamp; sedie: Victoria Ghost, design di Philippe Starck, Kartell
La pavimentazione di tutta la torre, tranne al primo piano dove c’è il travertino bianco, è in cotto: «L’ho restaurato e sono intervenuta in maniera più forte solo nei casi in cui ho trovato delle gravi lesioni».
Travi in legno alternate a un piano in cotto caratterizzano il soffitto di questa stanza.
Lampadari a sospensione: Ginetta, design di Nigel Coates, Slamp; sedie: Victoria Ghost, design di Philippe Starck, Kartell
Un dettaglio del secondo piano.
Sedie: design di Ron Arad per Moroso; vaso artigianale in ceramica di Deruta; quadro dell’artista Erik Larson
Sedie: design di Ron Arad per Moroso; vaso artigianale in ceramica di Deruta; quadro dell’artista Erik Larson
Sempre al secondo piano, c’è la “suite rossa” che deve il suo nome al quadro appeso alla parete: è l’opera d’arte Signora rossa dell’artista contemporaneo Alessandra Pierelli: «L’abito è in velluto, un materiale che esprime sontuosità e rende più elegante l’arredo vintage: un vecchio letto in ferro recuperato in un mercatino è stato trasformato in un divano».
Nella foto, il salotto del terzo piano. Un ambiente di 50 metri quadrati. «La madia è uno dei mobili ereditati dalla famiglia, mentre il camino in arenaria è originario del XVII secolo. Le sedie Wassily di Marcel Breuer sono un omaggio al periodo Bauhaus».
Tutte le porte della torre sono autentiche, non sono state sostituite. «Appartengono a epoche differenti, vanno dal Cinquecento all’Ottocento, e per questo sono state realizzate con legni che presentano diverse sfumature di colore».
Uno degli aspetti più difficili di questo restauro è stata l’illuminazione: « Le travi sono invasive, non è stato semplice realizzare un progetto. Per garantire una luce omogenea, ho tirato dei cavi in acciaio ai quali ho fissato degli apparecchi a Led. Solo in alcuni punti, ho scelto degli apparecchi da terra per un effetto decorativo».
Tutte le porte della torre sono autentiche, non sono state sostituite. «Appartengono a epoche differenti, vanno dal Cinquecento all’Ottocento, e per questo sono state realizzate con legni che presentano diverse sfumature di colore».
Uno degli aspetti più difficili di questo restauro è stata l’illuminazione: « Le travi sono invasive, non è stato semplice realizzare un progetto. Per garantire una luce omogenea, ho tirato dei cavi in acciaio ai quali ho fissato degli apparecchi a Led. Solo in alcuni punti, ho scelto degli apparecchi da terra per un effetto decorativo».
Siamo al quarto piano: nel salotto è rimasto il vecchio camino in arenaria, mentre l’arredo è di nuovo un omaggio a Le Corbusier.
Colorano le pareti lasciate grezze dei quadri ricavati da un calendario realizzato dall’artista Pietro Orazio.
Questa stanza è stata illuminata con apparecchi a incasso. Non è stato semplice poiché è stato necessario riprogettare il tetto, dal momento che la struttura in pietra originaria del Medioevo non era salda e presentava delle crepe: «Prima ho realizzato un’intelaiatura con travi in ferro e poi ho realizzato delle iniezioni di resina in modo che la struttura in muratura non cedesse e, infine, ho inserito delle parti in acciaio per legare i vari elementi gli uni agli altri».
Divano nero: LC2, design di Le Corbusier, prodotto da Cassina
Colorano le pareti lasciate grezze dei quadri ricavati da un calendario realizzato dall’artista Pietro Orazio.
Questa stanza è stata illuminata con apparecchi a incasso. Non è stato semplice poiché è stato necessario riprogettare il tetto, dal momento che la struttura in pietra originaria del Medioevo non era salda e presentava delle crepe: «Prima ho realizzato un’intelaiatura con travi in ferro e poi ho realizzato delle iniezioni di resina in modo che la struttura in muratura non cedesse e, infine, ho inserito delle parti in acciaio per legare i vari elementi gli uni agli altri».
Divano nero: LC2, design di Le Corbusier, prodotto da Cassina
La torre termina con un grande terrazzo che ha una superficie di quasi 200 metri quadrati. Aperto su tutti i lati, regala una vista spettacolare su tutta la collina.
Questo spazio è stato arredato con arredi d’esterno realizzati da artigiani locali. Oltre a lettini e barbecue, è stato allestito un tavolo che può ospitare fino a 12 persone.
Le foto sono realizzate da Francesca Pagliai che a proposito di questa particolare torre dice: «Gli spazi sono fluidi e vivibili e nonostante siano molto grandi, si ha la percezione che tutto sia a portato di mano. Gli oggetti antichi ereditati dalla famiglia, da una parte, e gli arredi di design, espressione di una passione, dall’altra, contribuiscono a rendere calda e accogliente questa casa. La torre, isolata in aperta campagna ed esposta su tutti i lati, è molto luminosa, le stanze sono caratterizzati da spettacolari riverberi di luce».
Nella nostra rubrica Le Case di Houzz proponiamo interessanti progetti dei professionisti di Houzz. Se vuoi mostrarci il tuo lavoro, carica le foto sul tuo profilo Houzz e invia il link insieme a una breve descrizione del progetto a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di pubblicare il tuo lavoro, ti contatteremo al più presto.
Questo spazio è stato arredato con arredi d’esterno realizzati da artigiani locali. Oltre a lettini e barbecue, è stato allestito un tavolo che può ospitare fino a 12 persone.
Le foto sono realizzate da Francesca Pagliai che a proposito di questa particolare torre dice: «Gli spazi sono fluidi e vivibili e nonostante siano molto grandi, si ha la percezione che tutto sia a portato di mano. Gli oggetti antichi ereditati dalla famiglia, da una parte, e gli arredi di design, espressione di una passione, dall’altra, contribuiscono a rendere calda e accogliente questa casa. La torre, isolata in aperta campagna ed esposta su tutti i lati, è molto luminosa, le stanze sono caratterizzati da spettacolari riverberi di luce».
Nella nostra rubrica Le Case di Houzz proponiamo interessanti progetti dei professionisti di Houzz. Se vuoi mostrarci il tuo lavoro, carica le foto sul tuo profilo Houzz e invia il link insieme a una breve descrizione del progetto a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di pubblicare il tuo lavoro, ti contatteremo al più presto.
Dove: Todi, Umbria
Anno di costruzione: XII secolo
Anno di ristrutturazione: tra gli anni Novanta e il 2005
Superficie: circa 2 ettari la tenuta e 700 m² la torre, distribuiti in 5 piani di 130 m² circa ciascuno
Architetto: Raffaella Maria Gabetta
Il particolare interessante: la torre sorge in un contesto naturale di grande fascino, è immersa nel verde e domina su tutta la collina regalando dalle finestre una vista spettacolare.
Il progetto di restauro non ha alterato la struttura, soggetta a vincoli paesaggistici e architettonici: «Ho rispettato le caratteristiche originarie e le ho attualizzate», spiega l’architetto Gabetta. «Ho ristrutturato la torre senza ricostruire ciò che non c’era, non ho realizzato dei falsi storici, ma sono intervenuta su ciò che è stato deteriorato dal tempo».