Le Case di Houzz
Le Case di Houzz: Se il Salento Incontra il Design Internazionale
La stagione felice di un palazzo nobile rivive grazie all’incontro con pezzi selezionati di design da collezione
In una piccola grande perla barocca dell’entroterra pugliese, Galatina, due milanesi trovano una nuova residenza d’adozione tra le volte imponenti di un palazzo nobiliare. Ed è qui, in questa insolita location, che trovano il luogo ideale dove, per contrasto stilistico, mettere in mostra la loro collezione di pezzi d’arte raccolti nel tempo e di design anni Cinquanta.
Dopo qualche anno, però, il desiderio di uno spazio più ampio e importante, deputato a ricevere e ad accogliere la propria collezione di pezzi di design, inizia a farsi sentire. Galatina, città barocca non lontana da Nardò, una piccola “bella addormentata” ancora esclusa dalla fama che ha già reso arcinote molte mete della Puglia, appare ai due come una possibile destinazione perfetta. Ed è proprio a questo punto che sopraggiunge il colpo di fortuna: la possibilità di acquistare una delle due ale gemelle di Palazzo Mongiò dell’Elefante, un complesso importante nello storico nucleo barocco della città, abbandonata da oltre cinquant’anni. A colpire Antonio e Christian, oltre all’ovvia spettacolarità degli spazi e al grande potenziale offerto da una metratura importante, è il contrasto tra il piano nobile e l’insolito ultimo livello, affacciato su grandi vetrate e inconsapevolmente segnato da un sapore tutto contemporaneo.
Grazie ai lavori di ristrutturazione, durati sei mesi, il primo spazio a ritrovare intensità è il grande androne del piano terra. Dominato da volte a stella monumentali, viene dipinto di grigio antracite per segnare il passaggio tra esterno e interno con un’enfasi quasi drammatica. La suggestione e il mistero sono poi enfatizzati dalla presenza di un’installazione site-specific dell’artista Giovanni Lamorgese collocata alla fine dell’ingresso.
Il carattere speciale dello spazio, poi, ha ispirato ai padroni di casa una destinazione d’uso aperta a format culturali da condividere con il grande pubblico. A partire dal 2015, le stanze laterali accolgono durante la stagione estiva una rassegna di arte contemporanea – Luce (2015) e Luce1 (2016) – dedicata al tema della luce nell’arte.
Il carattere speciale dello spazio, poi, ha ispirato ai padroni di casa una destinazione d’uso aperta a format culturali da condividere con il grande pubblico. A partire dal 2015, le stanze laterali accolgono durante la stagione estiva una rassegna di arte contemporanea – Luce (2015) e Luce1 (2016) – dedicata al tema della luce nell’arte.
Nel piano nobile, una sofisticata rarefazione preserva lo spazio da ogni rischio di accumulo. Sono selezionatissimi, quasi schiacciati dall’ampiezza della volta a padiglione, i pezzi che come una punteggiatura segnano lo spazio, dalle sedute smussate in blu pavone, dalla Red and Blue Chair di Rietveld, fino al tavolo centrale che marca il baricentro della stanza. A dare un carattere indelebile all’insieme è ancora una volta un’opera d’arte, il filo rosso proteso nella volta dello scultore italiano Eduard Habicher.
Intorno, quattro stanze si dispongono ai lati della sala: un ufficio (per garantire continuità sul lavoro anche a distanza) e tre camere da letto destinate all’ospitalità. Oltre agli amici, i padroni di casa allargano infatti la dimensione della convivialità anche agli ospiti che, attratti dal fascino maestoso della residenza, possono essere accolti nelle stanze dedicate a guest house.
Intorno, quattro stanze si dispongono ai lati della sala: un ufficio (per garantire continuità sul lavoro anche a distanza) e tre camere da letto destinate all’ospitalità. Oltre agli amici, i padroni di casa allargano infatti la dimensione della convivialità anche agli ospiti che, attratti dal fascino maestoso della residenza, possono essere accolti nelle stanze dedicate a guest house.
In tutte le stanze, siano esse la zona giorno o la zona notte, il segno degli anni Cinquanta funziona come legante, come filo rosso per rafforzare l’armonia tra gli spazi. L’amore per questa prima decade del Mid-Century, con un riferimento particolare alla produzione italiana del periodo, delinea un contrasto curioso tra l’imponenza dell’architettura e il tratto affusolato di questo specifico stile. In un dialogo che lavora per sottrazione, l’uno sembra bilanciare l’altro, regalando alla maestosità naturale della casa una patina understatement.
In tutte le stanze, poi, i pavimenti di cementine originali già presenti nel palazzo enfatizzano, anche grazie alle tinte alle pareti, il gusto grafico di ogni stanza.
In tutte le stanze, poi, i pavimenti di cementine originali già presenti nel palazzo enfatizzano, anche grazie alle tinte alle pareti, il gusto grafico di ogni stanza.
All’ultimo piano, il livello che in dialetto locale prende il nome di “suppinne” (la grande camera d’aria per separare il tetto dal piano nobile) rivive dopo la ristrutturazione con lo spirito di un grande open space. È qui che Antonio e Christian amano alloggiare durante i loro soggiorni in inverno: i soffitti più raccolti permettono di riscaldare lo spazio con facilità, mentre la luce che irrompe dalle grandi finestre non si risparmia neanche con la brutta stagione.
Ancora una volta, pezzi di design anni Cinquanta sono felicemente mescolati tra loro: di fronte alla Lounge Chair con ottomano di Charles e Ray Eames si dispongono una seduta di Borsani per Tecno, un divano anni Cinquanta, una credenza di Gio Ponti e, alla parete, una applique di Stilnovo.
Ancora una volta, pezzi di design anni Cinquanta sono felicemente mescolati tra loro: di fronte alla Lounge Chair con ottomano di Charles e Ray Eames si dispongono una seduta di Borsani per Tecno, un divano anni Cinquanta, una credenza di Gio Ponti e, alla parete, una applique di Stilnovo.
Alla cucina si arriva dopo aver sceso qualche gradino: all’ultimo piano, infatti, le stanze sono sempre sfalsate rispetto al livello dell’open space, rispondendo così alle differenti volumetrie delle stanze del piano inferiore. Questo è l’ambiente maggiormente segnato da un tratto contemporaneo, anche grazie al protagonismo dell’acciaio inox, con cui convivono amabilmente vecchi pezzi da antologia e nuove creazioni minimaliste.
Sempre in cucina, sopra al lucernario che investe lo spazio di una bella luce zenitale, troviamo un pezzo da collezione importante: una credenza di Osvaldo Borsani con maniglie su disegno di Lucio Fontana, testimonianza della felice collaborazione tra il designer e l’artista nei primi anni Cinquanta. Sopra, un’applique di Luigi Caccia Dominioni.
Senza soluzione di continuità con i pezzi firmati, non manca neanche lo zampino progettuale dei padroni di casa. Nella sala pranzo-cucina, le sedute Medea di Vittorio Nobili si dispongono intorno a un tavolo realizzato su disegno dello stesso Antonio Scolari. Al soffitto, un lampadario di Luigi Caccia Dominioni e, appesa alla parete, un servizio di piatti di Gio Ponti per Ceramiche Franco Pozzi del 1967.
Dall’open space dell’ultimo piano, terrazze a livello si affacciano sui tetti del centro storico. Il dialogo tra lo spirito locale e il gusto per il contemporaneo non viene tradito neanche negli spazi esterni, come vediamo dall’accostamento riuscito tra i cuscini dai toni neutri sulla panca in pietra leccese e il blu acceso della Thinking Man’s Chair di Jasper Morrison per Cappellini.
Questa scenografia sempre in divenire, non risparmia nemmeno il bagno: in quello che vediamo nella foto, un comò preso da Studio Quaranta a Brescia convive felicemente con una serie di Ceramiche nere di Giovanni Lamorgese e, a parete, con Opera blu di Helmut Pizzinini. Ma attenzione questa scenografia potrebbe essere passeggera, e mutevole secondo l’estro dei proprietari per cui la casa è una vera tavolozza creativa dove mettersi costantemente in gioco. Il work in progress si estenda anche oltre i confini di Palazzo Mongiò: una dimora del 1500, recentemente acquistata grazie al passaparola degli amici, che li aspetta a partire dalla prossima estate per reinventare i piccoli gioielli dell’architettura locale attraverso la loro cifra e il loro istinto per la contaminazione.
Nella rubrica Le Case di Houzz proponiamo interessanti progetti dei professionisti di Houzz. Se vuoi mostrarci il tuo lavoro, carica le foto sul tuo profilo Houzz e invia il link insieme a una breve descrizione a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di pubblicare il tuo progetto, ti contatteremo al più presto.
Altro
Il Perfetto Stile Anni Cinquanta in 5 Mosse
Il Modernariato Non È per Nostalgici. Guida per Arredare in Stile
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Chi ci abita: Antonio Scolari e Christian Pizzinini
Dove: Galatina, prov. di Lecce
Anno di costruzione: 1723
Anno di ristrutturazione: 2013
Progetto di interior: Pizzini Scolari Comunicazione
Superficie: 400 m² suddivisi su tre livelli
Il particolare interessante: dimostrare che mescolare l’architettura settecentesca pugliese con una collezione di design degli anni Cinquanta internazionale è possibile
È una passione nata quasi per caso, quella che da qualche anno lega due professionisti milanesi della comunicazione nonché interior designer, Antonio Scolari e Christian Pizzinini, alla bellezza del Salento. Complice un amico medico di origini pugliesi, i due vi approdano incuriositi dalla fama crescente di questa terra raccolta e remota, segnata dai venti e bagnata dai mari a levante e ponente. Non passa troppo tempo, poi, che l’acquisto di un primo appartamento nel piccolo centro di Nardò li porta a sperimentare un registro decorativo tutto personale giocato sul confronto tra dimensione locale e un asciutto stile contemporaneo.