L’Architettura di Rem Koolhaas Secondo la Signora delle Pulizie
Affetto, disordine, familiarità e viste dalla finestra: un festival racconta il lato meno glam, ma umano, dell’abitare
Leonora Sartori
24 maggio 2017
Si apre in questi giorni a Torino il Festival Architettura in Città 2017 (24-27 maggio 2017), dal tema La città come casa, curato da Nina Bassoli e Davide Ferrando. Curatori, artisti, come Ila Bêka e Louise Lemoine, e architetti, come Xavier Vendrell, spiegano come ribaltare l’immagine patinata dell’architettura faccia bene all’architettura stessa. E anche a tutti noi che l’architettura la viviamo ogni giorno, sia a casa nostra sia come cittadini di metropoli in continua trasformazione.
Dall’importanza del tempo e del vicinato, fino al valore dei ninnoli e all’importanza di costruire con flessibilità, ecco alcune lezioni per cittadini, proprietari di casa e architetti che possiamo portarci a casa da questo festival.
Dall’importanza del tempo e del vicinato, fino al valore dei ninnoli e all’importanza di costruire con flessibilità, ecco alcune lezioni per cittadini, proprietari di casa e architetti che possiamo portarci a casa da questo festival.
Immagine tratta dal docu-film Koolhaas Houselife di Ila Bêka and Louise Lemoine, 2008.
«Cosa succede all’architettura quando viene abitata davvero? Quali sono i problemi reali che riscontra la signora Guadalupe?», si chiede l’architetto e regista Ila Bêka, i cui lavori sono presentati al festival torinese.
Ila Bêka e Louise Lemoine hanno realizzato il primo cortometraggio della serie Living architecture nella Maison à Bordeaux progettata da Rem Koolhaas. Il video venne presentato all’11ª edizione della Biennale di Architettura di Venezia con un gran successo di critica. Ora i 16 video della serie che sono seguiti sono stati acquistati dal MoMA. L’approccio di Bêka e Lemoine è guardare all’architettura delle archistar come Meyer, Piano e Herzog & de Meuron con un occhio diverso e un punto di vista insolito: seguendo ad esempio Guadalupe Acedo, la signora delle pulizie della Maison à Bordeaux di Koolhaas o i lavavetri del Guggenheim Museum Bilbao di Frank O. Gehry. «Non è un attacco al mondo delle grandi firme dell’architettura, ma un modo per prendere le distanze. Non dobbiamo mai dimenticare che gli architetti sono al servizio di chi le case e le città le abita poi davvero, giorno per giorno, come tutti noi», spiega Bêka.
Cosa possiamo imparare da questo insolito, eppure vero e spietatamente ironico, punto di vista? Ecco alcune lezioni preziose per noi e per gli architetti.
«Cosa succede all’architettura quando viene abitata davvero? Quali sono i problemi reali che riscontra la signora Guadalupe?», si chiede l’architetto e regista Ila Bêka, i cui lavori sono presentati al festival torinese.
Ila Bêka e Louise Lemoine hanno realizzato il primo cortometraggio della serie Living architecture nella Maison à Bordeaux progettata da Rem Koolhaas. Il video venne presentato all’11ª edizione della Biennale di Architettura di Venezia con un gran successo di critica. Ora i 16 video della serie che sono seguiti sono stati acquistati dal MoMA. L’approccio di Bêka e Lemoine è guardare all’architettura delle archistar come Meyer, Piano e Herzog & de Meuron con un occhio diverso e un punto di vista insolito: seguendo ad esempio Guadalupe Acedo, la signora delle pulizie della Maison à Bordeaux di Koolhaas o i lavavetri del Guggenheim Museum Bilbao di Frank O. Gehry. «Non è un attacco al mondo delle grandi firme dell’architettura, ma un modo per prendere le distanze. Non dobbiamo mai dimenticare che gli architetti sono al servizio di chi le case e le città le abita poi davvero, giorno per giorno, come tutti noi», spiega Bêka.
Cosa possiamo imparare da questo insolito, eppure vero e spietatamente ironico, punto di vista? Ecco alcune lezioni preziose per noi e per gli architetti.
La signora Guadalupe Acedo che segue le pulizie nella casa disegnata dall’architetto premio Pritzker Rem Koolhaas. Immagine tratta da Koolhaas Houselife di Ila Bêka and Louise Lemoine, 2008.
1. Fai passare degli anni
Attenzione attenzione a tutti gli architetti: non basta che il vostro progetto architettonico abbia un bell’aspetto il giorno dell’inaugurazione. È importante monitorare le opere e immaginarle nel futuro. Materiali, sicurezza e utilizzo cambiano drasticamente ogni progetto edilizio. I video di Bêka e Lemoine sono in questo senso un monito e apertura alla scoperta della vera vita dell’architettura, che sia d’autore o meno.
2. La flessibilità è la chiave
Tutto scorre, la vita e con essa anche la famiglia e la casa che la ospita. Una casa non deve avere paura del tempo, al contrario essere pronta a trasformarsi. No alle case standard quindi, sì alla possibilità di trasformare e personalizzare. All’infinito.
1. Fai passare degli anni
Attenzione attenzione a tutti gli architetti: non basta che il vostro progetto architettonico abbia un bell’aspetto il giorno dell’inaugurazione. È importante monitorare le opere e immaginarle nel futuro. Materiali, sicurezza e utilizzo cambiano drasticamente ogni progetto edilizio. I video di Bêka e Lemoine sono in questo senso un monito e apertura alla scoperta della vera vita dell’architettura, che sia d’autore o meno.
2. La flessibilità è la chiave
Tutto scorre, la vita e con essa anche la famiglia e la casa che la ospita. Una casa non deve avere paura del tempo, al contrario essere pronta a trasformarsi. No alle case standard quindi, sì alla possibilità di trasformare e personalizzare. All’infinito.
Immagine della conferenza La casa sono io. Rural Studio, foto di Timothy Hursley.
«Penso che l’architettura diventi vera architettura quando il destinatario prende il sopravvento e usa gli edifici come vuole», dice l’architetto Xavier Vendrell, tra i relatori della conferenza La casa sono io.
«Detto questo c’è una differenza sostanziale tra l’architetto che disegna per un cliente in carne e ossa con cui si confronta e l’architetto che disegna per un utilizzatore immaginario. In ogni caso, l’architetto deve prevedere idee e soluzioni per cui chi abiterà la casa possa sentirsi a suo agio. Un casa disegnata bene è quella che permette diversi modi di essere vissuta. Non esiste uno spazio migliore di un altro, dipende da chi ci abita».
«Penso che l’architettura diventi vera architettura quando il destinatario prende il sopravvento e usa gli edifici come vuole», dice l’architetto Xavier Vendrell, tra i relatori della conferenza La casa sono io.
«Detto questo c’è una differenza sostanziale tra l’architetto che disegna per un cliente in carne e ossa con cui si confronta e l’architetto che disegna per un utilizzatore immaginario. In ogni caso, l’architetto deve prevedere idee e soluzioni per cui chi abiterà la casa possa sentirsi a suo agio. Un casa disegnata bene è quella che permette diversi modi di essere vissuta. Non esiste uno spazio migliore di un altro, dipende da chi ci abita».
Immagine tratta da Moriyama-San, video girato nel 2005 da Bêka & Lemoine nella casa disegnata dal premio Pritzker Ryue Nishizawa (SANAA).
3. Impara a leggere le stanze
«Chiedo spesso a mia figlia se le piace dov’è il tavolo dove mangiamo o se vorrebbe spostare il letto in un altro punto della stanza», racconta Ila Bêka. «Ha voluto provare a spostare il letto e dopo 4 giorni ha detto che preferiva riportarlo dove era prima. In quel momento ha imparato a capire cosa le piace e dove si sente bene. E questa è una scoperta importantissima. C’è bisogno di un’alfabetizzazione agli spazi così che le persone imparino a capire dove stanno bene senza accettare standard stereotipati uguali per tutti».
3. Impara a leggere le stanze
«Chiedo spesso a mia figlia se le piace dov’è il tavolo dove mangiamo o se vorrebbe spostare il letto in un altro punto della stanza», racconta Ila Bêka. «Ha voluto provare a spostare il letto e dopo 4 giorni ha detto che preferiva riportarlo dove era prima. In quel momento ha imparato a capire cosa le piace e dove si sente bene. E questa è una scoperta importantissima. C’è bisogno di un’alfabetizzazione agli spazi così che le persone imparino a capire dove stanno bene senza accettare standard stereotipati uguali per tutti».
Immagine tratta da Moriyama-San, Bêka & Lemoine, 2005.
4. Pensa anche al contorno
Nel bene e nel male, il vicinato e le aree limitrofe di un progetto architettonico acquistano un’importanza particolare. Come nel progetto utopico dell’architetto Ryue Nishizawa a Tokyo. Un gruppo abitativo formato da cubi ravvicinati, una sorta di community che qui funziona, ma certo non è per tutti», spiega Bêka.
«La finestra è un luogo domestico importante», spiega Davide Ferrando, co-curatore insieme a Nina Bassoli dell’edizione 2017 del festival e ideatore della mostra Stanze finestre, sempre insieme a Bassoli. «Non è importante solo perché porta luce, ma perché è una soglia che ci mette in relazione col mondo di fuori. Il mondo di fuori accade anche dentro, quando lo vediamo entra nella nostra vita domestica. Anche se il mercato immobiliare si basa sulla forza della location, a noi interessa mostrare il lato affettivo della vita normale, anche in contesti che molti definiscono brutti».
4. Pensa anche al contorno
Nel bene e nel male, il vicinato e le aree limitrofe di un progetto architettonico acquistano un’importanza particolare. Come nel progetto utopico dell’architetto Ryue Nishizawa a Tokyo. Un gruppo abitativo formato da cubi ravvicinati, una sorta di community che qui funziona, ma certo non è per tutti», spiega Bêka.
«La finestra è un luogo domestico importante», spiega Davide Ferrando, co-curatore insieme a Nina Bassoli dell’edizione 2017 del festival e ideatore della mostra Stanze finestre, sempre insieme a Bassoli. «Non è importante solo perché porta luce, ma perché è una soglia che ci mette in relazione col mondo di fuori. Il mondo di fuori accade anche dentro, quando lo vediamo entra nella nostra vita domestica. Anche se il mercato immobiliare si basa sulla forza della location, a noi interessa mostrare il lato affettivo della vita normale, anche in contesti che molti definiscono brutti».
Immagine tratta dalla mostra Stanze finestre, curata da Nina Bassoli e Davide Ferrando.
5. La storia speciale delle piccole cose
Impariamo a guardare al nostro disordine e al caos quotidiano con affetto. Sono quegli elementi che rendono la nostra casa intima e personale e unica. Nella carrellata di immagini raccolte nella mostra Stanze finestre ci si accorge della poesia del quotidiano, dell’estetica della normalità, in cui le luci e i set non sono quelli perfetti di Instagram o delle case delle brochure di architettura. «Quando una casa viene mostrata non per essere venduta, ma per essere raccontata, il nostro intento e interesse cambia. Cerchiamo allora i dettagli di personalità che la rendono speciale e che ci assomigliano. Quello che ci tocca davvero è la storia che ogni casa racchiude», dice Nina Bassoli.
5. La storia speciale delle piccole cose
Impariamo a guardare al nostro disordine e al caos quotidiano con affetto. Sono quegli elementi che rendono la nostra casa intima e personale e unica. Nella carrellata di immagini raccolte nella mostra Stanze finestre ci si accorge della poesia del quotidiano, dell’estetica della normalità, in cui le luci e i set non sono quelli perfetti di Instagram o delle case delle brochure di architettura. «Quando una casa viene mostrata non per essere venduta, ma per essere raccontata, il nostro intento e interesse cambia. Cerchiamo allora i dettagli di personalità che la rendono speciale e che ci assomigliano. Quello che ci tocca davvero è la storia che ogni casa racchiude», dice Nina Bassoli.
Immagine tratta dalla mostra Stanze finestre, curata da Nina Bassoli e Davide Ferrando.
«Speriamo che questa mostra ci tolga la paura di mostrare le cose come stanno, anche dentro casa», conclude Bassoli.
«Speriamo che questa mostra ci tolga la paura di mostrare le cose come stanno, anche dentro casa», conclude Bassoli.
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Certo Eric, ma il punto è proprio questo: a te non piace il disordine e hai il diritto di vivere in una casa ordinata, ad un'altro magari piace circondarsi di mille oggetti secondo un'ordine che magari vede solo lui. È casa tua ed è giusto che esprima il tuo stile e la tua personalità, l'architetto deve essere bravo ad interpretarla e tradurla in realtà.
Da ora in poi quando guarderò fuori sarà ancora più speciale.
Certo in una casa di Meier ci abiterei