Le Case di Houzz
La Casa di Giacomo Balla. Viaggio nell'Universo dell'Artista
A quasi cento anni dalla sua realizzazione, un viaggio futurista dentro la strabiliante casa di Giacomo Balla
Vivere la casa, non guardarsi troppo in giro.
Il segreto per visitare la strabiliante casa del genio futurista Giacomo Balla (Torino 1871 - Roma 1958) è svelato da una delle sue ultime eredi, Claudia Balla, figlia del nipote Alessandro: “Godetevi la casa come io l’ho goduta nella mia giovinezza. Non state a guardare troppo in giro, vivetela”.
Qui, uno dei protagonisti indiscussi del futurismo, pittore, scultore, scenografo, paroliberista, visse e lavorò dal 1929, fino alla morte. Il maestro si era trasferito con la moglie Elisa e le figlie Luce ed Elica, pittrici anch’esse e che hanno abitato e custodito la casa fino agli anni ’90 (e di cui qui sono esposte alcune loro opere).
L’appartamento, a forma di U e distribuito su 150 metri quadrati, si apre al quarto piano di una palazzina di metà Ottocento, a duecento metri da Piazza Mazzini, nel cuore del quartiere romano Della Vittoria, a Prati.
La casa è protetta da vincolo di tutela dal 2004. Nello stesso anno, è stata oggetto di un primo intervento di restauro, mentre ulteriori lavori di messa in sicurezza sono stati realizzati nel 2018 dalla Banca d’Italia in collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma.
Già solo trovarsi di fronte al portone di legno con la firma inequivocabile FuturBalla basta per capire di stare per entrare in una casa-universo, uno scrigno di meraviglie e sorprese da cui lasciarsi ispirare.
Il segreto per visitare la strabiliante casa del genio futurista Giacomo Balla (Torino 1871 - Roma 1958) è svelato da una delle sue ultime eredi, Claudia Balla, figlia del nipote Alessandro: “Godetevi la casa come io l’ho goduta nella mia giovinezza. Non state a guardare troppo in giro, vivetela”.
Qui, uno dei protagonisti indiscussi del futurismo, pittore, scultore, scenografo, paroliberista, visse e lavorò dal 1929, fino alla morte. Il maestro si era trasferito con la moglie Elisa e le figlie Luce ed Elica, pittrici anch’esse e che hanno abitato e custodito la casa fino agli anni ’90 (e di cui qui sono esposte alcune loro opere).
L’appartamento, a forma di U e distribuito su 150 metri quadrati, si apre al quarto piano di una palazzina di metà Ottocento, a duecento metri da Piazza Mazzini, nel cuore del quartiere romano Della Vittoria, a Prati.
La casa è protetta da vincolo di tutela dal 2004. Nello stesso anno, è stata oggetto di un primo intervento di restauro, mentre ulteriori lavori di messa in sicurezza sono stati realizzati nel 2018 dalla Banca d’Italia in collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma.
Già solo trovarsi di fronte al portone di legno con la firma inequivocabile FuturBalla basta per capire di stare per entrare in una casa-universo, uno scrigno di meraviglie e sorprese da cui lasciarsi ispirare.
Il corridoio futurista. Foto M3 Studio Courtesy - Fondazione MAXXI
Il progetto comincia dal corridoio
Entrando in casa Balla, non si può che essere rapiti dai colori e dalle forme del corridoio che attraversa il trilocale. Che cosa significa il corridoio per Balla? Ce lo spiega Domitilla Dardi, Curatrice per il Design del MAXXI: «Uno dei passaggi più emblematici della casa di via Oslavia e, forse, il più esemplificativo del modus operandi dei Balla è nel corridoio, spazio di risulta per definizione, che viene elevato a proscenio della vita. Qui risiede la straordinaria invenzione di un rivestimento che passa dalla bidimensionalità della superficie alla tridimensionalità del volume, proprio in virtù della sua moltiplicazione illimitata, sino alla determinazione di un ambiente nel quale gli stessi abitanti sono immersi, spesso rivestiti da abiti disegnati in continuità con esso».
Il progetto comincia dal corridoio
Entrando in casa Balla, non si può che essere rapiti dai colori e dalle forme del corridoio che attraversa il trilocale. Che cosa significa il corridoio per Balla? Ce lo spiega Domitilla Dardi, Curatrice per il Design del MAXXI: «Uno dei passaggi più emblematici della casa di via Oslavia e, forse, il più esemplificativo del modus operandi dei Balla è nel corridoio, spazio di risulta per definizione, che viene elevato a proscenio della vita. Qui risiede la straordinaria invenzione di un rivestimento che passa dalla bidimensionalità della superficie alla tridimensionalità del volume, proprio in virtù della sua moltiplicazione illimitata, sino alla determinazione di un ambiente nel quale gli stessi abitanti sono immersi, spesso rivestiti da abiti disegnati in continuità con esso».
Hai bisogno di un professionista per il tuo progetto di ristrutturazione della casa?
Troviamo i professionisti più adatti a te
Troviamo i professionisti più adatti a te
Un dettaglio del corridoio. Foto M3 Studio Courtesy - Fondazione MAXXI
L’attitudine modernissima al riuso dei materiali (e dove metterli)
«Il rivestimento – raccontava la figlia di Balla, Elica – si era pensato di farlo nel corridoio per contenere, negli armadi di poco spessore, tutti quei vari oggetti e strumenti necessari ai lavori di papà e cioè colori, carte, inchiostri, fotografie dei quadri, ferri da falegnami, barattoli di colore e impicci di vario genere.
Il rivestimento lo fece in seguito Enrico, un falegname che venne per molti anni in casa nostra a lavorare. Per questo rivestimento, e anche per le cornici che faceva fare mio padre, sono stati adoperati i telai sui quali erano tese le belle stoffe per lo scenario creato da mio padre nel 1917 per “Feu d’artifice” di Stravinskij».
«Il ricordo – chiarisce Domitilla Dardi – riporta dati che, dietro un primo aspetto aneddotico, rivelano alcuni importanti indizi dell’azione dei Balla: l’attitudine al riuso; l’assenza di deferenza all’arte e quindi il reale superamento della divisione tra arti maggiori e minori; l’artigianato come scelta obbligata, certo, ma anche come occasione per la realizzazione di un progetto semplificato e serializzabile. Sono tutti elementi che risuonano oggi di estrema attualità e che spiegano ancor meglio la rivendicazione delle ascendenze futuriste da parte dei designer contemporanei».
L’attitudine modernissima al riuso dei materiali (e dove metterli)
«Il rivestimento – raccontava la figlia di Balla, Elica – si era pensato di farlo nel corridoio per contenere, negli armadi di poco spessore, tutti quei vari oggetti e strumenti necessari ai lavori di papà e cioè colori, carte, inchiostri, fotografie dei quadri, ferri da falegnami, barattoli di colore e impicci di vario genere.
Il rivestimento lo fece in seguito Enrico, un falegname che venne per molti anni in casa nostra a lavorare. Per questo rivestimento, e anche per le cornici che faceva fare mio padre, sono stati adoperati i telai sui quali erano tese le belle stoffe per lo scenario creato da mio padre nel 1917 per “Feu d’artifice” di Stravinskij».
«Il ricordo – chiarisce Domitilla Dardi – riporta dati che, dietro un primo aspetto aneddotico, rivelano alcuni importanti indizi dell’azione dei Balla: l’attitudine al riuso; l’assenza di deferenza all’arte e quindi il reale superamento della divisione tra arti maggiori e minori; l’artigianato come scelta obbligata, certo, ma anche come occasione per la realizzazione di un progetto semplificato e serializzabile. Sono tutti elementi che risuonano oggi di estrema attualità e che spiegano ancor meglio la rivendicazione delle ascendenze futuriste da parte dei designer contemporanei».
La cucina futurista. Foto M3Studio Courtesy - Fondazione MAXXI
Un impegno trentennale per aprire le porte di Casa Balla
«Ci sono voluti quasi trent’anni dalla morte di Elica e Luce, nel 1993 la prima e nel 1994 la seconda, e quasi cento dalla sua realizzazione – spiega, invece, Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MAXXI – per riuscire finalmente ad aprire le porte al pubblico una delle testimonianze più straordinarie del futurismo e del suo indiscusso maestro.
Casa Balla non è soltanto la casa decorata in stile futurista da Giacomo Balla, ma è la concreta attuazione della sua visione di arte totale e della sorprendente attualità e modernità della sua concezione artistica. Un’idea dell’arte che sin dagli esordi scardina tutti i confini disciplinari, travalica definizioni e steccati, rivoluziona principi estetici e parametri spazio-temporali. Quel che Balla propone, e di cui la casa è fulcro, origine e paradigma, è un’arte che non sia solo rinnovamento stilistico o esperimento avanguardista ma che ripensi l’idea stessa di arte per come era stata concepita sino a quel momento».
Un impegno trentennale per aprire le porte di Casa Balla
«Ci sono voluti quasi trent’anni dalla morte di Elica e Luce, nel 1993 la prima e nel 1994 la seconda, e quasi cento dalla sua realizzazione – spiega, invece, Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MAXXI – per riuscire finalmente ad aprire le porte al pubblico una delle testimonianze più straordinarie del futurismo e del suo indiscusso maestro.
Casa Balla non è soltanto la casa decorata in stile futurista da Giacomo Balla, ma è la concreta attuazione della sua visione di arte totale e della sorprendente attualità e modernità della sua concezione artistica. Un’idea dell’arte che sin dagli esordi scardina tutti i confini disciplinari, travalica definizioni e steccati, rivoluziona principi estetici e parametri spazio-temporali. Quel che Balla propone, e di cui la casa è fulcro, origine e paradigma, è un’arte che non sia solo rinnovamento stilistico o esperimento avanguardista ma che ripensi l’idea stessa di arte per come era stata concepita sino a quel momento».
Il dettaglio del soggiorno. Foto M3Studio - Courtesy Fondazione MAXXI
Da un appartamento come tanti a un laboratorio di sperimentazione
Anche un appartamento uguale ad un altro può quindi diventare un capolavoro: «Quando dalla strada che fa angolo con via Oslavia guardai in su, verso quelle che sarebbero state le nostre finestre – raccontava Elica Balla – mi si strinse il cuore a vederle così piccole e in fila fra tante altre; noi eravamo abituati in una casa dove le finestre, irregolari, affacciavano sulla campagna».
Da un appartamento come tanti a un laboratorio di sperimentazione
Anche un appartamento uguale ad un altro può quindi diventare un capolavoro: «Quando dalla strada che fa angolo con via Oslavia guardai in su, verso quelle che sarebbero state le nostre finestre – raccontava Elica Balla – mi si strinse il cuore a vederle così piccole e in fila fra tante altre; noi eravamo abituati in una casa dove le finestre, irregolari, affacciavano sulla campagna».
Il soggiorno. Foto M3Studio - Courtesy Fondazione MAXXI
Siamo nel cuore di un laboratorio di sperimentazione con pareti e porte dipinte, mobili e arredi decorati, utensili autocostruiti, quadri e sculture, abiti disegnati e cuciti in casa e tanti altri oggetti che, insieme, hanno creato un unico e caleidoscopico “progetto totale”. Sulla scia delle idee del manifesto sulla “Ricostruzione futurista dell’Universo”, firmato da Balla e Fortunato Depero nel 1915.
Siamo nel cuore di un laboratorio di sperimentazione con pareti e porte dipinte, mobili e arredi decorati, utensili autocostruiti, quadri e sculture, abiti disegnati e cuciti in casa e tanti altri oggetti che, insieme, hanno creato un unico e caleidoscopico “progetto totale”. Sulla scia delle idee del manifesto sulla “Ricostruzione futurista dell’Universo”, firmato da Balla e Fortunato Depero nel 1915.
Camera di Luce. Foto M3Studio - Courtesy Fondazione MAXXI
Un modo di concepire l’arte ad ampio raggio, viverla, anche nella sua quotidianità domestica, familiare. Il futurismo è nel nostro DNA. Come ci racconta Bartolomeo Pietromarchi: «Dal teatro al cinema, dalla poesia all’arte, dal design all’arredamento, dalla moda alla ricerca culinaria, non c’è aspetto della vita e della creatività che non sia stato investito dall’estetica futurista. Per noi oggi il futurismo non è soltanto una delle più importanti storie dell’arte del XX secolo, ma resta fortemente radicato nel DNA del nostro modo di concepire la creatività come sistema di pensiero funzionale e centrale nella sua dimensione sociale e culturale, parte della nostra più profonda identità nazionale e precursore di idee e concetti che ancora oggi riconosciamo come straordinariamente attuali».
Un modo di concepire l’arte ad ampio raggio, viverla, anche nella sua quotidianità domestica, familiare. Il futurismo è nel nostro DNA. Come ci racconta Bartolomeo Pietromarchi: «Dal teatro al cinema, dalla poesia all’arte, dal design all’arredamento, dalla moda alla ricerca culinaria, non c’è aspetto della vita e della creatività che non sia stato investito dall’estetica futurista. Per noi oggi il futurismo non è soltanto una delle più importanti storie dell’arte del XX secolo, ma resta fortemente radicato nel DNA del nostro modo di concepire la creatività come sistema di pensiero funzionale e centrale nella sua dimensione sociale e culturale, parte della nostra più profonda identità nazionale e precursore di idee e concetti che ancora oggi riconosciamo come straordinariamente attuali».
Camera di Elica - visione d’insieme. Foto M3Studio - Courtesy Fondazione MAXXI
Monumento al Futurismo
E di tutto questo Giacomo Balla è stato il grande maestro, il genio incomparabile. «È per tale motivo – conclude Pietromarchi – che siamo fieri e allo stesso tempo onorati come Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di averne promosso l’eredità culturale e rinnovato il dibattito e la comprensione presso le nuove generazioni di artisti e creativi, attraverso il recupero e la promozione di quello che, a tutti gli effetti, possiamo definire un capolavoro e un monumento: Casa Balla».
Monumento al Futurismo
E di tutto questo Giacomo Balla è stato il grande maestro, il genio incomparabile. «È per tale motivo – conclude Pietromarchi – che siamo fieri e allo stesso tempo onorati come Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di averne promosso l’eredità culturale e rinnovato il dibattito e la comprensione presso le nuove generazioni di artisti e creativi, attraverso il recupero e la promozione di quello che, a tutti gli effetti, possiamo definire un capolavoro e un monumento: Casa Balla».
Dentro lo Studiolo rosso. Foto M3Studio - Courtesy Fondazione MAXXI
Il riferimento
Il volume “CasaBalla. Dalla casa all’universo e ritorno”, a cura di Bartolomeo Pietromarchi Direttore del MAXXI Arte e Domitilla Dardi Curatrice per il Design del MAXXI. Frutto di una significativa sinergia interistituzionale, il progetto di Casa Balla è prodotto e realizzato dal MAXXI in collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio, con il supporto della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e il contributo di Banca d’Italia e degli sponsor Laura Biagiotti, Mastercard e Cassina.
Il riferimento
Il volume “CasaBalla. Dalla casa all’universo e ritorno”, a cura di Bartolomeo Pietromarchi Direttore del MAXXI Arte e Domitilla Dardi Curatrice per il Design del MAXXI. Frutto di una significativa sinergia interistituzionale, il progetto di Casa Balla è prodotto e realizzato dal MAXXI in collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio, con il supporto della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e il contributo di Banca d’Italia e degli sponsor Laura Biagiotti, Mastercard e Cassina.
Colpo d’occhio
Dove: via Oslavia 39/b, quartiere della Vittoria a Roma
Superficie: 150 m²