Guida alla Coltivazione della Rosa Rampicante 'Pierre de Ronsard'
Amata e odiata, questa rosa divide i giardinieri per la sua dolcezza, che può piacere o no, senza mezze misure
Lidia Zitara
7 maggio 2019
Giornalista
Inconfondibile per i suoi enormi fiori portati a profusione e l’aspetto zuccheroso, questa rosa rampicante e rifiorente fa discutere i giardinieri e gli appassionati di roseti ormai da decenni. In Italia viene spesso chiamata “la Pierona” o la “Pierina”, per via della sua diffusione, forse un po’ troppo generosa. In effetti l’unico vero problema delle ‘Pierre de Ronsard’, è la la giusta collocazione estetica.
Questa rosa fu ibridata da Meilland nel 1985 ed è risultata vincitrice del Concorso Internazionale delle Nuove Rose di Monza, nel 1987.
La rosa ebbe un tale successo che nel 2004 ne fu introdotta una “versione” bianca, dal nome ‘Palais Royal’.
Resistente e adatta anche a giardini piccoli, ciò che le manca è il profumo, appena percettibile.
Questa rosa fu ibridata da Meilland nel 1985 ed è risultata vincitrice del Concorso Internazionale delle Nuove Rose di Monza, nel 1987.
La rosa ebbe un tale successo che nel 2004 ne fu introdotta una “versione” bianca, dal nome ‘Palais Royal’.
Resistente e adatta anche a giardini piccoli, ciò che le manca è il profumo, appena percettibile.
Caratteristiche della ‘Pierre de Ronsard’
Senza dubbio ciò che rende questa rosa unica e riconoscibilissima sono i fiori molto grandi, a volte enormi, il cui colore è di un rosa più marcato sul bordo del petalo, che ha la base bianca con luminescenze giallastre. Questo conferisce alla corolla un aspetto molto romantico, con un centro rosa scuro e una sorta di “aureola” più chiara, come se il fiore fosse disegnato in un fumetto.
La fioritura profusa, specie quella primaverile, la rende una rosa che è impossibile non notare, in qualsiasi contesto la si collochi.
È proprio la sua esuberanza dolciastra ad averla allontanata dai favori degli specialisti rodofili, che storcono il naso classificandola come banalotta o di cattivo gusto, pacchiana, preferendo bellezze più delicate ed eteree.
C’è invece chi l’ama alla follia proprio per la sua straripante dolcezza.
Poche rose hanno diviso così tanto l’opinione degli appassionati, e questo è entusiasmante!
Senza dubbio ciò che rende questa rosa unica e riconoscibilissima sono i fiori molto grandi, a volte enormi, il cui colore è di un rosa più marcato sul bordo del petalo, che ha la base bianca con luminescenze giallastre. Questo conferisce alla corolla un aspetto molto romantico, con un centro rosa scuro e una sorta di “aureola” più chiara, come se il fiore fosse disegnato in un fumetto.
La fioritura profusa, specie quella primaverile, la rende una rosa che è impossibile non notare, in qualsiasi contesto la si collochi.
È proprio la sua esuberanza dolciastra ad averla allontanata dai favori degli specialisti rodofili, che storcono il naso classificandola come banalotta o di cattivo gusto, pacchiana, preferendo bellezze più delicate ed eteree.
C’è invece chi l’ama alla follia proprio per la sua straripante dolcezza.
Poche rose hanno diviso così tanto l’opinione degli appassionati, e questo è entusiasmante!
Esposizione, impianto e cure
Come tutte le rose, ‘Pierre de Ronsard’ desidera un’esposizione assolata, anzi, è quel tipo di rosa che non si accontenta di posizioni che non godano di almeno sei ore di luce diretta, in estate, e quattro in inverno. È anche molto resistente alla siccità, ed è perfetta in zone arse a estati torride.
Questo non implica che si accontenti di terreno scadente; in realtà, infatti, il terreno deve essere composto seguendo le regole base per le rose: buon terriccio sciolto a componente argillosa, ben drenato e ben concimato.
Le irrigazioni dovranno essere costanti, così come la concimazione, che sarà a base di letame, letamino o stallatico, sfarinato o in pellet, oltre a concime minerale in inverno, e proseguita con qualche altro pugno di concime minerale per incoraggiare la fioritura.
I vegani useranno abbondante compost, sfatticcio di foglie, farine di roccia e macerato d’ortica (che peraltro sono ottimi concimi e ammendanti, utili anche a chi non pratica il biologico-vegano).
Come tutte le rose, ‘Pierre de Ronsard’ desidera un’esposizione assolata, anzi, è quel tipo di rosa che non si accontenta di posizioni che non godano di almeno sei ore di luce diretta, in estate, e quattro in inverno. È anche molto resistente alla siccità, ed è perfetta in zone arse a estati torride.
Questo non implica che si accontenti di terreno scadente; in realtà, infatti, il terreno deve essere composto seguendo le regole base per le rose: buon terriccio sciolto a componente argillosa, ben drenato e ben concimato.
Le irrigazioni dovranno essere costanti, così come la concimazione, che sarà a base di letame, letamino o stallatico, sfarinato o in pellet, oltre a concime minerale in inverno, e proseguita con qualche altro pugno di concime minerale per incoraggiare la fioritura.
I vegani useranno abbondante compost, sfatticcio di foglie, farine di roccia e macerato d’ortica (che peraltro sono ottimi concimi e ammendanti, utili anche a chi non pratica il biologico-vegano).
Potatura
Essendo una rifiorente (cioè una rosa che fiorisce due volte l’anno, in primavera e in autunno), la ‘Pierre de Ronsard’ ha bisogno di una sfoltita dopo la fioritura primaverile: va eliminato tutto lo sfiorito, fermandosi con le forbici a rami non più sottili di una matita (che non fiorirebbero) e lasciando la chioma aperta e morbida, tagliando i rami incrociati.
Uno dei problemi di questa rosa è proprio il disordine del portamento e la crescita non esattamente armonica dei rami, che tendono a formare un intrico, producendo pochi fiori all’interno. Tenderà a formare rami lunghi che getteranno di lato, voi però incoraggiate la crescita di rami nuovi, togliendo quelli induriti e invecchiati. Non effettuate un taglio drastico a meno che non sia del tutto necessario, poiché la pianta, che pure è molto vigorosa, ne soffrirebbe.
I fiori che seguono l’abbondante e caratteristica fioritura primaverile tendono a essere più aperti e meno delicati, inoltre tra una fioritura e l’altra si presenta qualche corolla isolata.
Essendo una rifiorente (cioè una rosa che fiorisce due volte l’anno, in primavera e in autunno), la ‘Pierre de Ronsard’ ha bisogno di una sfoltita dopo la fioritura primaverile: va eliminato tutto lo sfiorito, fermandosi con le forbici a rami non più sottili di una matita (che non fiorirebbero) e lasciando la chioma aperta e morbida, tagliando i rami incrociati.
Uno dei problemi di questa rosa è proprio il disordine del portamento e la crescita non esattamente armonica dei rami, che tendono a formare un intrico, producendo pochi fiori all’interno. Tenderà a formare rami lunghi che getteranno di lato, voi però incoraggiate la crescita di rami nuovi, togliendo quelli induriti e invecchiati. Non effettuate un taglio drastico a meno che non sia del tutto necessario, poiché la pianta, che pure è molto vigorosa, ne soffrirebbe.
I fiori che seguono l’abbondante e caratteristica fioritura primaverile tendono a essere più aperti e meno delicati, inoltre tra una fioritura e l’altra si presenta qualche corolla isolata.
Coltivazione in vaso
Essendo una rampicante di bassa statura, tra i due e i tre metri, la ‘Pierre de Ronsard’ si presta al vaso, sebbene con tutte le difficoltà e limitazioni della coltivazione delle rose in contenitore.
Il problema è che la disarmonia tra la chioma e il fiore, già percepibili nella coltivazione in piena terra, in vaso si accentueranno, rendendo la fioritura troppo languida e un po’ pesante.
Sconsiglierei la coltivazione di questa cultivar in vaso, specie se isolato. Fatta questa doverosa premessa estetica, da un punto di vista orticolo, nulla vieta di coltivarla in contenitore, se si praticano le giuste cure.
Essendo una rampicante di bassa statura, tra i due e i tre metri, la ‘Pierre de Ronsard’ si presta al vaso, sebbene con tutte le difficoltà e limitazioni della coltivazione delle rose in contenitore.
Il problema è che la disarmonia tra la chioma e il fiore, già percepibili nella coltivazione in piena terra, in vaso si accentueranno, rendendo la fioritura troppo languida e un po’ pesante.
Sconsiglierei la coltivazione di questa cultivar in vaso, specie se isolato. Fatta questa doverosa premessa estetica, da un punto di vista orticolo, nulla vieta di coltivarla in contenitore, se si praticano le giuste cure.
La giusta collocazione
‘Pierre de Ronsard’ non passa mai inosservata per la ricchezza delle sue corolle, piene di petali e molto appariscenti. Per smorzarne un po’ la dolcezza è indicato un contesto rurale, poco cittadino o urbano, accanto ad altri rampicanti dal fogliame di un bel verde tenero, non necessariamente fioriti, o con fioriture poco appariscenti. In quel caso la “Pierina” dà davvero il meglio di sé.
Può essere ottimamente usata come rosa da grande siepe di campagna, lasciata crescere ad arbusto libero, o addossata a cancelli, recinzioni, muri e staccionate (foto successiva).
‘Pierre de Ronsard’ non passa mai inosservata per la ricchezza delle sue corolle, piene di petali e molto appariscenti. Per smorzarne un po’ la dolcezza è indicato un contesto rurale, poco cittadino o urbano, accanto ad altri rampicanti dal fogliame di un bel verde tenero, non necessariamente fioriti, o con fioriture poco appariscenti. In quel caso la “Pierina” dà davvero il meglio di sé.
Può essere ottimamente usata come rosa da grande siepe di campagna, lasciata crescere ad arbusto libero, o addossata a cancelli, recinzioni, muri e staccionate (foto successiva).
Prevenzione e cura delle malattie
Si tratta di una rosa molto resistente, anche se tende a prendere ruggine e afidi, e a ospitare le forfecchie. Ma questi sono problemi che molte rose condividono.
Il fatto è che se anche si ammala, ‘Pierre de Ronsard’ non smette di schiudere i boccioli, come accade a molte altre rose.
Tuttavia il fogliame ingiallito o macchiato da patologie deve essere evitato, non solo perché la ‘Pierre de Ronsard’ ha un fogliame scuro e vivido che ne risulterebbe sminuito, ma perché è un sicuro veicolo di contagio.
Quindi i trattamenti dovranno essere preventivi più che curativi.
Il macerato di ortica diluito (si acquista già pronto in flaconi), l’olio di neem e l’estratto di equiseto proteggono da insetti e funghi, ma se preferite potete acquistare prodotti chimici per il trattamento: evitate comunque i piretroidi e i nicotinoidi che causano la morte delle api, e anche permetrina e deltametrina, che possono essere dannose per gli animali domestici e inquinano la falda acquifera e i corsi d’acqua, danneggiando seriamente l’ecosistema.
Si tratta di una rosa molto resistente, anche se tende a prendere ruggine e afidi, e a ospitare le forfecchie. Ma questi sono problemi che molte rose condividono.
Il fatto è che se anche si ammala, ‘Pierre de Ronsard’ non smette di schiudere i boccioli, come accade a molte altre rose.
Tuttavia il fogliame ingiallito o macchiato da patologie deve essere evitato, non solo perché la ‘Pierre de Ronsard’ ha un fogliame scuro e vivido che ne risulterebbe sminuito, ma perché è un sicuro veicolo di contagio.
Quindi i trattamenti dovranno essere preventivi più che curativi.
Il macerato di ortica diluito (si acquista già pronto in flaconi), l’olio di neem e l’estratto di equiseto proteggono da insetti e funghi, ma se preferite potete acquistare prodotti chimici per il trattamento: evitate comunque i piretroidi e i nicotinoidi che causano la morte delle api, e anche permetrina e deltametrina, che possono essere dannose per gli animali domestici e inquinano la falda acquifera e i corsi d’acqua, danneggiando seriamente l’ecosistema.
Fiore reciso e talea
Avendo bisogno di rimonde frequenti e a volte di piccole spuntatine durante il corso dell’anno, ci si ritrova spesso con rametti adatti alle talee. I rami devono essere alti una trentina di centimetri, avere lo spessore di una matita o leggermente di più, ed essere conficcati in terreno sciolto, poco nutrito, a tessitura sabbiosa.
Le talee di giugno possono essere più sottili, e vanno poste in ombra luminosa e irrigate solo quando sono asciutte, mentre le talee autunnali vanno poste alla luce, dove non prendano pioggia e irrigate pochissimo.
È inoltre adattissima come fiore reciso.
Ti piace la rosa illustrata in questo articolo? Dì la tua nei Commenti e, se anche tu hai una ‘Pierre de Ronsard’, puoi caricare una foto semplicemente trascinandola nella finestra di dialogo.
Altro:
Potare le rose: 11 cose indispensabili da sapere
I 9 errori da non commettere mai quando si coltivano le rose
Avendo bisogno di rimonde frequenti e a volte di piccole spuntatine durante il corso dell’anno, ci si ritrova spesso con rametti adatti alle talee. I rami devono essere alti una trentina di centimetri, avere lo spessore di una matita o leggermente di più, ed essere conficcati in terreno sciolto, poco nutrito, a tessitura sabbiosa.
Le talee di giugno possono essere più sottili, e vanno poste in ombra luminosa e irrigate solo quando sono asciutte, mentre le talee autunnali vanno poste alla luce, dove non prendano pioggia e irrigate pochissimo.
È inoltre adattissima come fiore reciso.
Ti piace la rosa illustrata in questo articolo? Dì la tua nei Commenti e, se anche tu hai una ‘Pierre de Ronsard’, puoi caricare una foto semplicemente trascinandola nella finestra di dialogo.
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ecco la mia, al suo primo anno di fioritura! spero di non fare troppi casini per la potatura. In che periodo si fa?
se è il primo anno, rimonda lo sfiorito e basta, lasciala un po' tranquilla. Le rose si potano tra novembre e febbraio, a seconda del tuo clima.