Guida al Pothos, la Pianta da Interno per i Negati del Verde
Amato per il suo portamento e per il fogliame screziato, il pothos è una garanzia di successo anche per i neofiti
Il termine “pothos” non indica più un genere di pianta, ma viene applicato in modo spesso scorretto a tutte le piante da interno rampicanti, con fogliame cuoriforme. Perciò la prima cosa di cui dovete assicurarvi è che il vostro pothos sia un vero pothos! I venditori non sono sempre precisi e bisogna dire che i botanici hanno messo un bel po’ del loro nel creare confusione tra diversi generi.
Con il termine “pothos” ci si riferisce in modo specifico all’Epipremnum aureum, che viene spesso confuso con il Philodendron hederaceum. Queste piante, quando sono piccoline, hanno un fogliame simile. Ma niente paura: il loro comportamento è analogo e anche le cure colturali non variano molto, anche se il Philodendron necessita di un po’ più d’acqua e maggiore illuminazione. Sono comunque entrambe piante molto accomodanti e davvero resistenti a ogni strapazzo.
Perciò, anche in caso di errore, rimediare non sarà difficile e molto probabilmente neanche necessario!
Con il termine “pothos” ci si riferisce in modo specifico all’Epipremnum aureum, che viene spesso confuso con il Philodendron hederaceum. Queste piante, quando sono piccoline, hanno un fogliame simile. Ma niente paura: il loro comportamento è analogo e anche le cure colturali non variano molto, anche se il Philodendron necessita di un po’ più d’acqua e maggiore illuminazione. Sono comunque entrambe piante molto accomodanti e davvero resistenti a ogni strapazzo.
Perciò, anche in caso di errore, rimediare non sarà difficile e molto probabilmente neanche necessario!
Terriccio e annaffiature
Ovviamente anche il paziente pothos ha delle preferenze! La prima domanda che ci si pone è: quale terriccio usare? Un buon terriccio molto ben drenato, abbastanza soffice e ricco di sfatticcio di foglie, mischiato a un po’ di sabbia inerte e qualche cucchiaio di farina di roccia o fertilizzante minerale a lento rilascio, garantisce almeno un anno di tranquillità.
Sarà necessario integrare con delle concimazioni liquide a base di azoto per incoraggiare la crescita, da somministrare periodicamente, specie durante la primavera. Se il terriccio è ben preparato, è sufficiente una concimazione liquida una volta al mese o anche ogni due, se avete poco tempo.
Quando annaffiare il pothos? È fondamentale che il terriccio non sia troppo umido, se avete dubbi, meglio poca acqua che troppa. Fate asciugare i primi due-tre centimetri di terriccio superficiale prima di procedere a nuove irrigazioni, che devono comunque inumidire bene tutto il pane di terra (irrigate, fate defluire, irrigate nuovamente). Il famoso “bicchiere d’acqua al giorno” è un errore tra i più diffusi. Meglio irrigazioni abbondanti e distanziate che poca acqua tutti i giorni.
Evitare il sottovaso non sarà possibile e bisogna dire che il pothos è una pianta che si adatta anche a quello, ma in linea generale è meglio svuotarlo o usare i distanziatori, in modo che l’acqua di raccolta non tocchi la base del vaso.
Ovviamente anche il paziente pothos ha delle preferenze! La prima domanda che ci si pone è: quale terriccio usare? Un buon terriccio molto ben drenato, abbastanza soffice e ricco di sfatticcio di foglie, mischiato a un po’ di sabbia inerte e qualche cucchiaio di farina di roccia o fertilizzante minerale a lento rilascio, garantisce almeno un anno di tranquillità.
Sarà necessario integrare con delle concimazioni liquide a base di azoto per incoraggiare la crescita, da somministrare periodicamente, specie durante la primavera. Se il terriccio è ben preparato, è sufficiente una concimazione liquida una volta al mese o anche ogni due, se avete poco tempo.
Quando annaffiare il pothos? È fondamentale che il terriccio non sia troppo umido, se avete dubbi, meglio poca acqua che troppa. Fate asciugare i primi due-tre centimetri di terriccio superficiale prima di procedere a nuove irrigazioni, che devono comunque inumidire bene tutto il pane di terra (irrigate, fate defluire, irrigate nuovamente). Il famoso “bicchiere d’acqua al giorno” è un errore tra i più diffusi. Meglio irrigazioni abbondanti e distanziate che poca acqua tutti i giorni.
Evitare il sottovaso non sarà possibile e bisogna dire che il pothos è una pianta che si adatta anche a quello, ma in linea generale è meglio svuotarlo o usare i distanziatori, in modo che l’acqua di raccolta non tocchi la base del vaso.
Cure colturali
Il pothos chiede davvero poco, regalando tanto.
È una pianta da climi tropicali, amante dell’umido e del calore, non tollera temperature che siano permanentemente al di sotto dei 10 gradi e raffiche di vento gelido possono seccare o bruciare il fogliame. Le variegature vengono meglio conservate in ambienti più luminosi (mai luce diretta!), mentre in stanze un po’ buie le foglie tenderanno a tornare verdi. Se il pothos ha le foglie gialle, potrebbe dipendere da carenze nutrizionali o da un’eccessiva annaffiatura: controllate l’umidità del terriccio: se zuppo lasciate asciugare prima di irrigare.
Il rammollimento della pianta e un generale deperimento indicano un terriccio troppo umido: in quel caso si tolgono le parti morte, si mette il vaso da parte, sospendendo le irrigazioni e facendo asciugare il pane di terra quasi completamente e si attende la rivegetazione. Un marciume è però difficile da arrestare una volta partito.
La concimazione primaverile deve essere leggera: diluite a metà delle dose consigliata e fertilizzate una volta al mese, o portate a un quarto e fertilizzate ogni quindici giorni. Vale insomma la regola del “il meno è il più”.
In inverno cautela con l’irrigazione, mentre è importante nebulizzare il fogliame, sia per consentire alle radici aeree di catturare l’acqua, sia per prevenire infestazioni di piccoli insettini, che vengono disturbati dall’umidità, come il ragnetto rosso, particolarmente attivo nelle zone a estati secche.
Il pothos è in genere una pianta sana che non abbisogna di prevenzioni o terapie particolari.
Crescita stentata indica carenze nutrizionali o un ambiente troppo freddo e buio.
Il pothos chiede davvero poco, regalando tanto.
È una pianta da climi tropicali, amante dell’umido e del calore, non tollera temperature che siano permanentemente al di sotto dei 10 gradi e raffiche di vento gelido possono seccare o bruciare il fogliame. Le variegature vengono meglio conservate in ambienti più luminosi (mai luce diretta!), mentre in stanze un po’ buie le foglie tenderanno a tornare verdi. Se il pothos ha le foglie gialle, potrebbe dipendere da carenze nutrizionali o da un’eccessiva annaffiatura: controllate l’umidità del terriccio: se zuppo lasciate asciugare prima di irrigare.
Il rammollimento della pianta e un generale deperimento indicano un terriccio troppo umido: in quel caso si tolgono le parti morte, si mette il vaso da parte, sospendendo le irrigazioni e facendo asciugare il pane di terra quasi completamente e si attende la rivegetazione. Un marciume è però difficile da arrestare una volta partito.
La concimazione primaverile deve essere leggera: diluite a metà delle dose consigliata e fertilizzate una volta al mese, o portate a un quarto e fertilizzate ogni quindici giorni. Vale insomma la regola del “il meno è il più”.
In inverno cautela con l’irrigazione, mentre è importante nebulizzare il fogliame, sia per consentire alle radici aeree di catturare l’acqua, sia per prevenire infestazioni di piccoli insettini, che vengono disturbati dall’umidità, come il ragnetto rosso, particolarmente attivo nelle zone a estati secche.
Il pothos è in genere una pianta sana che non abbisogna di prevenzioni o terapie particolari.
Crescita stentata indica carenze nutrizionali o un ambiente troppo freddo e buio.
Riprodurre il pothos? Un gioco da ragazzi!
Non c’è nulla di più facile che riprodurre un pothos. Si può fare in qualsiasi stagione con delle talee prese dalla pianta e messe in un barattolo con dell’acqua: in breve le talee radicheranno e potranno essere invasate singolarmente.
Ma quando potare il pothos? Non è una pianta che necessita di potature, se non per tenerla in forma o contenerne l’esuberanza: i rametti tagliati si useranno come talee. C’è chi preferisce metterli in acqua per farli radicare, chi invece li interra direttamente: la percentuale di successo è sempre molto alta.
Si può anche dividere il cespo in occasione di un rinvaso. A proposito, quando rinvasare? Anche il rinvaso si può fare in qualsiasi stagione, ma indicativamente si privilegia la fine dell’inverno o la primavera. Rinvasare è importante perché la pianta ha una crescita molto veloce e “consuma” terreno. Si può anche dividere, se si vogliono mantenere il vaso e la posizione. È fondamentale il drenaggio perfetto.
La sua facilità di riproduzione la rende una pianta molto economica, che si può trovare a pochi euro, specie in vasi piccoli. Vasi più grandi e varietà inusuali possono avere prezzi maggiori.
Il consiglio è di farvi dare una talea da amici, magari scambiandola con un’altra pianta.
Non c’è nulla di più facile che riprodurre un pothos. Si può fare in qualsiasi stagione con delle talee prese dalla pianta e messe in un barattolo con dell’acqua: in breve le talee radicheranno e potranno essere invasate singolarmente.
Ma quando potare il pothos? Non è una pianta che necessita di potature, se non per tenerla in forma o contenerne l’esuberanza: i rametti tagliati si useranno come talee. C’è chi preferisce metterli in acqua per farli radicare, chi invece li interra direttamente: la percentuale di successo è sempre molto alta.
Si può anche dividere il cespo in occasione di un rinvaso. A proposito, quando rinvasare? Anche il rinvaso si può fare in qualsiasi stagione, ma indicativamente si privilegia la fine dell’inverno o la primavera. Rinvasare è importante perché la pianta ha una crescita molto veloce e “consuma” terreno. Si può anche dividere, se si vogliono mantenere il vaso e la posizione. È fondamentale il drenaggio perfetto.
La sua facilità di riproduzione la rende una pianta molto economica, che si può trovare a pochi euro, specie in vasi piccoli. Vasi più grandi e varietà inusuali possono avere prezzi maggiori.
Il consiglio è di farvi dare una talea da amici, magari scambiandola con un’altra pianta.
Essendo nativo delle zone tropicali può essere portato in esterno durante la bella stagione, purché non alla luce diretta del sole.
Il pothos è velenoso o no?
La tossicità del pothos non è dimostrata, tanto che molti allevatori di animali esotici lo usano nei terrari. Tuttavia, appartenendo alla famiglia delle aracee, il fiore potrebbe essere tossico, ma non esiste una letteratura in merito, poiché il pothos non fiorisce mai in interno!
L’ingestione accidentale del fogliame da parte di animali domestici (mammiferi), è un’eventualità nominale, tanto che non è riportata nella letteratura veterinaria. Si tratterebbe comunque di intossicazione e non di un avvelenamento. In ogni caso, se questo accade, consultate immediatamente un veterinario.
Tocca a te! Hai un pothos e vuoi condividere la tua esperienza? Scrivici nei Commenti.
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La tossicità del pothos non è dimostrata, tanto che molti allevatori di animali esotici lo usano nei terrari. Tuttavia, appartenendo alla famiglia delle aracee, il fiore potrebbe essere tossico, ma non esiste una letteratura in merito, poiché il pothos non fiorisce mai in interno!
L’ingestione accidentale del fogliame da parte di animali domestici (mammiferi), è un’eventualità nominale, tanto che non è riportata nella letteratura veterinaria. Si tratterebbe comunque di intossicazione e non di un avvelenamento. In ogni caso, se questo accade, consultate immediatamente un veterinario.
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Tra le piante da interno, il pothos è forse la più elementare: si adatta bene ad androni poco luminosi, a cucine surriscaldate, a bagni umidi. È una di quelle piante che amo definire “highlander”, per via della resistenza all’incuria.
Anche se defedata, cioè in deperimento organico, si riprende abbastanza facilmente con cure colturali adeguate: è per questo che è una delle piante da interno più diffuse al mondo e un inizio ideale se non avete un pollice verdissimo, ma volete mettervi alla prova.
Il pothos ama ambienti abbastanza caldi e ombrosi, ma si adatta anche a temperature non da serra. Vive benissimo su ballatoi, scale (specie al Sud), e in qualsiasi stanza della casa. L’importante è che non prenda raffiche fredde o che non sia troppo vicino a un termosifone. Il pothos ha bisogno di luce, ma non deve stare alla luce diretta, che lo danneggia: predilige angolini un po’ più defilati.
Il suo portamento può essere rampicante o cadente, nel primo caso necessita di sostegni (sconsiglio il classico palo rivestito di sfagno – una specie di muschio –, che dà alla pianta un effetto artificiale), nel secondo invece viene lasciato cadere giù da un contenitore sospeso o appoggiato. Se lasciato crescere sulle scale, adorna balaustre e ringhiere.
La sua crescita è veloce e abbondante, con buone cure raggiunge molti metri di lunghezza.