Guarda come un Rudere Pericolante Diventa un Casale Sostenibile
Nella campagna Toscana, un casale viene radicalmente ristrutturato con priorità ai materiali naturali e a nuove tecniche
Antonia Solari
27 giugno 2019
Houzz Italia Contributor, sono architetto e giornalista professionista
Si presentava come un rudere, il casale costruito verso le fine dell’Ottocento nella campagna attorno a Firenze e lasciato in abbandono da tempo. Gli architetti dello Studio Ora, Filippo Martini e Flavio Bonsignore, hanno dato il via a un progetto di ristrutturazione impegnativo, perché gran parte della struttura era completamente da rifare, fra copertura, pareti perimetrali, isolamento e impianti. Il filo conduttore dell’intero intervento è stato il rispetto del territorio e della natura, confermato dalla scelta di materiali naturali, dalla pietra locale al legno, e dalla volontà di contenere l’impatto del casale rinnovato. Fra le chiavi di lettura del progetto, perché eloquente come percorso stilistico e nella scelta dei materiali, la volontà di rivestire parte dell’involucro in legno.
Vuoi approfondire? In fondo all’articolo trovi due focus che spiegano le speciali tecniche usate dai professionisti
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Colpo d’occhio
Chi ci abita: giovane famiglia con figli
Dove: località Monsanto, Barberino Tavernelle (FI)
Anno costruzione: fine Ottocento
Anno progetto: 2016
Anno ristrutturazione: 2017
Architetti: Ora Architetti
Superficie: 220 m²
Costo: circa 350.000 €
Chi ci abita: giovane famiglia con figli
Dove: località Monsanto, Barberino Tavernelle (FI)
Anno costruzione: fine Ottocento
Anno progetto: 2016
Anno ristrutturazione: 2017
Architetti: Ora Architetti
Superficie: 220 m²
Costo: circa 350.000 €
Lo stato di fatto, come si vede in foto, si presentava come abbastanza allarmante e precario: poco poteva essere salvato e quasi tutto aveva bisogno di un intervento strutturale e un aggiornamento complessivo.
Ci si trova a Monsanto, una frazione di Barberino Val d’Elsa in provincia di Firenze; una posizione privilegiata per questa vecchia capanna agricola a servizio della vicina fattoria, perché sulla sommità di una collina e con un panorama a 360 gradi.
Il casale, costruito verso la fine dell’Ottocento, era composto da una struttura principale e da una secondaria, aggiunta in un secondo momento (visibile sulla destra) come evidente anche dalla differenza fra tipologie strutturali: la prima parte è in pietra locale, la seconda in cemento.
Ci si trova a Monsanto, una frazione di Barberino Val d’Elsa in provincia di Firenze; una posizione privilegiata per questa vecchia capanna agricola a servizio della vicina fattoria, perché sulla sommità di una collina e con un panorama a 360 gradi.
Il casale, costruito verso la fine dell’Ottocento, era composto da una struttura principale e da una secondaria, aggiunta in un secondo momento (visibile sulla destra) come evidente anche dalla differenza fra tipologie strutturali: la prima parte è in pietra locale, la seconda in cemento.
Proprio il contrasto fra queste due strutture ha rappresentato una delle chiavi di lettura del percorso progettuale, come racconta Filippo Martini: «Dal punto di vista di impostazione filologica, il volume rivestito di legno nasce sulle ceneri di uno che è stato oggetto di sanatoria negli anni Ottanta e costruito negli anni Cinquanta. La nostra volontà progettuale, dunque, non era di sfruttare un volume oggetto di sanatoria per fare un falso storico di pietra. Il nostro intento era di far risaltare il corpo principale in pietra e di non scimmiottare il volume a lato ma di differenziarlo in modo da evidenziare una lettura maggiore della tessitura muraria precedente».
Nella foto, la cosiddetta “aia mattonata” al livello a monte, che nel passato serviva ai contadini come piano d’appoggio per sementi o raccolti
«Il legno scelto per il rivestimento è larice – racconta Flavio Bonsignore – un legno che raggiungerà un cromatismo perfetto a stagionatura fra qualche anno. Non abbiamo voluto appositamente verniciare per raggiungere le desaturazioni che cerchiamo perché siamo convinti che si raggiungono solo con il tempo. Fra 2-3 anni, quando sia le fughe della pietra che il legno saranno attaccati dagli agenti atmosferici, si raggiungeranno le tonalità finali che abbiamo immaginato, tendenti al grigio, quindi omogenee con il sottobosco di zona».
«Il legno scelto per il rivestimento è larice – racconta Flavio Bonsignore – un legno che raggiungerà un cromatismo perfetto a stagionatura fra qualche anno. Non abbiamo voluto appositamente verniciare per raggiungere le desaturazioni che cerchiamo perché siamo convinti che si raggiungono solo con il tempo. Fra 2-3 anni, quando sia le fughe della pietra che il legno saranno attaccati dagli agenti atmosferici, si raggiungeranno le tonalità finali che abbiamo immaginato, tendenti al grigio, quindi omogenee con il sottobosco di zona».
Particolare, nello specifico, anche le scelta del rivestimento che circonda i nuovi infissi (è stato possibile aprire nuove finestre grazie al cambiamento di destinazione d’uso): «Ci piaceva l’idea di dare un impatto di plasticità a questo volume in legno e quindi abbiamo studiato i dettagli; è come se ci fosse uno spessore maggiore nel legno e questa struttura è utile anche perché “incornicia” le viste. Siamo orientati verso Volterra e San Gimignano, quindi verso un panorama molto fortunato e abbiamo disegnato le finestre in modo che tendano a slanciarsi in quella direzione», spiega Filippo Martini.
Se questa prima chiave di lettura evidenzia già la filosofia alla base del progetto, cioè legarsi al paesaggio rispettando la natura a 360 gradi – anche nella scelta dei materiali edili – ci sono altri dettagli che vanno nella stessa direzione, come ad esempio l’inserimento di strati isolanti composti da fibra di legno, l’installazione di pannelli solari per riscaldare l’acqua o la costruzione di tetti ventilati.
Ma da chi è partita la vocazione verso il rispetto di principi di architettura sostenibile? Risponde Filippo Martini: «Si è trattato di una scelta condivisa; noi abbiamo proposto l’impostazione al cliente e in questo caso abbiamo ottenuto una risposta positiva, anche perché il cliente stesso aveva una visione vicina ai concetti della casa passiva, tant’è che ha voluto inserire anche un sistema di riscaldamento autonomo a legna per essere energeticamente indipendente».
Ma da chi è partita la vocazione verso il rispetto di principi di architettura sostenibile? Risponde Filippo Martini: «Si è trattato di una scelta condivisa; noi abbiamo proposto l’impostazione al cliente e in questo caso abbiamo ottenuto una risposta positiva, anche perché il cliente stesso aveva una visione vicina ai concetti della casa passiva, tant’è che ha voluto inserire anche un sistema di riscaldamento autonomo a legna per essere energeticamente indipendente».
Dal punto di vista della distribuzione degli spazi, nella sua pianta originale il casale era composto da un ambiente unico, senza divisioni interne, a parte quella rappresentata dal volumetto a fianco, più recente.
Nella pianta aggiornata, come si vede nell’immagine, i circa 220 metri quadrati residenziali sono organizzati su più livelli, seguendo la conformazione originale della struttura che vedeva una parte più alta, a monte, e una più bassa, a valle.
L’organizzazione degli spazi segue ancora il concetto della pianta libera, intervallata soprattutto dalle scale che servono per raggiungere i vari livelli.
Nella pianta aggiornata, come si vede nell’immagine, i circa 220 metri quadrati residenziali sono organizzati su più livelli, seguendo la conformazione originale della struttura che vedeva una parte più alta, a monte, e una più bassa, a valle.
L’organizzazione degli spazi segue ancora il concetto della pianta libera, intervallata soprattutto dalle scale che servono per raggiungere i vari livelli.
Anche gli interni rispecchiano la filosofia applicata nella ristrutturazione degli esterni, votata all’uso di materiali naturali: la struttura della copertura ricalca la tipologia locale ed è composta da una capriata e da travi in legno di castagno.
Il dettaglio tecnico spiegato dal Pro:
la tecnica cuci-scuci
I solai degli altri ambienti sono sempre in legno, ma stavolta di abete. Le parti in muratura - tanto negli interni quanto per gli esterni – sono state ricostruite seguendo la tecnica tradizionale del “cuci-scuci”, salvando cioè le pietra e ricollocandole dopo aver aggiornato il resto della struttura ed eliminato le parti ammalorate.
la tecnica cuci-scuci
I solai degli altri ambienti sono sempre in legno, ma stavolta di abete. Le parti in muratura - tanto negli interni quanto per gli esterni – sono state ricostruite seguendo la tecnica tradizionale del “cuci-scuci”, salvando cioè le pietra e ricollocandole dopo aver aggiornato il resto della struttura ed eliminato le parti ammalorate.
Per i pavimenti è stata scelta resina con finitura cemento, sempre per mantenere una coerenza cromatica con i materiali esistenti e per fare della semplicità un’altra chiave di lettura.
Il dettaglio tecnico spiegato dal Pro:
la pettinatura della resina
Solo il bagno ospita un’originale variazione, come raccontano gli architetti: «La resina con finitura cemento nei bagni è stata pettinata, letteralmente. Con il resinatore abbiamo studiato questa finitura artigianale e abbiamo preso un pettine; prima che avvenisse l’asciugatura della resina l’abbiamo raschiato sulle superfici», dice Flavio Bonsignore.
la pettinatura della resina
Solo il bagno ospita un’originale variazione, come raccontano gli architetti: «La resina con finitura cemento nei bagni è stata pettinata, letteralmente. Con il resinatore abbiamo studiato questa finitura artigianale e abbiamo preso un pettine; prima che avvenisse l’asciugatura della resina l’abbiamo raschiato sulle superfici», dice Flavio Bonsignore.
Nella camera da letto il parquet è in legno di abete e l’affaccio sulle grandi finestre sottolinea, ancora una volta, il legame stretto con il territorio locale, considerando che da qui si vede proprio il profilo di San Gimignano, sia con il concetto più ampio di natura, che è stato interpretato scegliendo tecniche e materiali capaci di rispettarla.
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Sinceramente, scusate, non mi piace.Trovo eccessivo il contrasto tra le strutture e non so quanto sia funzionale.A livello termico anche io vorrei sapere di più.
Bellissimo lavoro, complimenti!
Ma hanno rinunciato completamente alla privacy?