Giardini Selvaggi: Quando la Casualità è un Punto di Forza
Il selvatico ci affascina per l'idea di libertà. Alla scoperta delle piante spontanee per creare paesaggi dall’aspetto selvatico
Lidia Zitara
12 settembre 2015
Giornalista
Un ambiente chiuso e protetto, al cui interno sono ospitate specie pregiate: questo era, in origine, un giardino. Erbacce, animali, agenti atmosferici dannosi, ladri o semplici curiosi erano tenuti alla larga da alte mura o da altri sistemi dissuasori come reti e fossati.
Oggi le cose sono molto cambiate e molti apprezzano un giardino arruffato, addirittura selvatico, poco o nulla toccato dalla mano umana. Uno spazio in cui è più importante togliere che aggiungere (e si aggiunge sempre molto poco), e solo dopo accurata meditazione.
I giardini a vocazione paesaggistica non sono molti. Di certo non i giardini condominiali, con le loro fioriture ricche e ben composte. Più spesso sono le aree incolte ai margini del giardino stesso, in aperta campagna, a prestarsi a queste soluzioni. Non è detto che la città sia esclusa: alcuni parchi urbani possono facilmente essere adattati.
A volte ci sembra doveroso compensare una certa asprezza del territorio moltiplicando le fioriture e i colori: non è però sempre così. Bisogna prima capire le potenzialità di un paesaggio per esaltarle: è un’arte difficile, non mentiremo, che si acquisisce con la pratica e con lunga meditazione.
Oggi le cose sono molto cambiate e molti apprezzano un giardino arruffato, addirittura selvatico, poco o nulla toccato dalla mano umana. Uno spazio in cui è più importante togliere che aggiungere (e si aggiunge sempre molto poco), e solo dopo accurata meditazione.
I giardini a vocazione paesaggistica non sono molti. Di certo non i giardini condominiali, con le loro fioriture ricche e ben composte. Più spesso sono le aree incolte ai margini del giardino stesso, in aperta campagna, a prestarsi a queste soluzioni. Non è detto che la città sia esclusa: alcuni parchi urbani possono facilmente essere adattati.
A volte ci sembra doveroso compensare una certa asprezza del territorio moltiplicando le fioriture e i colori: non è però sempre così. Bisogna prima capire le potenzialità di un paesaggio per esaltarle: è un’arte difficile, non mentiremo, che si acquisisce con la pratica e con lunga meditazione.
Aghjia Romana a Corbara
Ha una vocazione quasi monastica questo piccolo edificio minimale in una zona collinare dell’alta Corsica, a Corbara.
La vegetazione è limitata ad alberi già esistenti, controllati nel numero e nella crescita, in modo che non oscurino la visuale del magnifico panorama. Lo spiazzo davanti all’entrata è costituito da pietre giustapposte sulla terra battuta. Qualche erba vi si infila, ma in questo caso la selvatichezza va controllata. Data l’estensione superficiale e la larghezza delle fughe tra le pietre, se erba o fiori striscianti vi penetrassero, il selciato sarebbe completamente sommerso, perdendo il suo aspetto severo e medievale.
Il diserbo in questi casi è d’obbligo. Si può fare con il pirodiserbante o con sale da cucina. Un altro sistema è la copertura temporanea con teli neri.
Per chi vuole abbreviare i tempi c’è sempre il diserbante sistemico a base di glifosato. Consideratelo però un rimedio estremo.
Ha una vocazione quasi monastica questo piccolo edificio minimale in una zona collinare dell’alta Corsica, a Corbara.
La vegetazione è limitata ad alberi già esistenti, controllati nel numero e nella crescita, in modo che non oscurino la visuale del magnifico panorama. Lo spiazzo davanti all’entrata è costituito da pietre giustapposte sulla terra battuta. Qualche erba vi si infila, ma in questo caso la selvatichezza va controllata. Data l’estensione superficiale e la larghezza delle fughe tra le pietre, se erba o fiori striscianti vi penetrassero, il selciato sarebbe completamente sommerso, perdendo il suo aspetto severo e medievale.
Il diserbo in questi casi è d’obbligo. Si può fare con il pirodiserbante o con sale da cucina. Un altro sistema è la copertura temporanea con teli neri.
Per chi vuole abbreviare i tempi c’è sempre il diserbante sistemico a base di glifosato. Consideratelo però un rimedio estremo.
Scalinata di pietre tra i fiori selvatici
Un’idea che si può replicare in ogni clima: bordare una scalinata in pietra con fiori annuali o perenni in grado di autodisseminarsi.
Nei climi freddi campanule, Delphinium, Consolida, digitale, papaveri, anemoni, potentille, ecc. Nei climi più caldi lino, fiordaliso, zinnie nane, Godetia, Helianthemum, Portulaca, ecc.
Basta rifornirsi da una buona azienda semenziera, scegliendo le piante più adatte al clima e all’esposizione. Ricordate che un declivio fa drenare facilmente l’acqua, quindi scartate tutte le piante che gradiscono anche un minimo ristagno.
I semi sono disponibili in varietà singole o in miscugli già pronti. In questo caso si dovrà forse eliminare qualche pianta che per altezza, colore e aspetto in generale potrebbe stonare con il contesto.
Un’idea che si può replicare in ogni clima: bordare una scalinata in pietra con fiori annuali o perenni in grado di autodisseminarsi.
Nei climi freddi campanule, Delphinium, Consolida, digitale, papaveri, anemoni, potentille, ecc. Nei climi più caldi lino, fiordaliso, zinnie nane, Godetia, Helianthemum, Portulaca, ecc.
Basta rifornirsi da una buona azienda semenziera, scegliendo le piante più adatte al clima e all’esposizione. Ricordate che un declivio fa drenare facilmente l’acqua, quindi scartate tutte le piante che gradiscono anche un minimo ristagno.
I semi sono disponibili in varietà singole o in miscugli già pronti. In questo caso si dovrà forse eliminare qualche pianta che per altezza, colore e aspetto in generale potrebbe stonare con il contesto.
Prato selvatico dietro casa
Un giardinetto dietro casa, racchiuso da una staccionata di legno grigio, ha l’apparenza di un prato selvatico. Ma l’apparenza inganna: qui tutto è calcolato. L’effetto “prateria” è dato non già da graminacee ma da Santolina e da Helichrysum italicum piantati molto ravvicinati, lasciando dei sentieri zigzaganti.
In modo casuale sono stati piantati degli Allium giganteum (per ottenere un effetto davvero spontaneo, prendete i bulbi e lanciateli intorno a voi mentre camminate), e sul fondo i pennacchietti lillacini di Lavandula stoechas.
La cura di un insieme apparentemente selvatico non è elementare. Questo genere di “prateria” ha il suo acme in tarda primavera, fino alle soglie dell’estate. Successivamente l’attrattiva è solo quella dei cespugli a foglia grigia, che vanno comunque rincalzati periodicamente e capitozzati per mantenerli giovani.
In ogni caso si tratta di un giardino a necessità contenuta di cure e d’acqua.
Un giardinetto dietro casa, racchiuso da una staccionata di legno grigio, ha l’apparenza di un prato selvatico. Ma l’apparenza inganna: qui tutto è calcolato. L’effetto “prateria” è dato non già da graminacee ma da Santolina e da Helichrysum italicum piantati molto ravvicinati, lasciando dei sentieri zigzaganti.
In modo casuale sono stati piantati degli Allium giganteum (per ottenere un effetto davvero spontaneo, prendete i bulbi e lanciateli intorno a voi mentre camminate), e sul fondo i pennacchietti lillacini di Lavandula stoechas.
La cura di un insieme apparentemente selvatico non è elementare. Questo genere di “prateria” ha il suo acme in tarda primavera, fino alle soglie dell’estate. Successivamente l’attrattiva è solo quella dei cespugli a foglia grigia, che vanno comunque rincalzati periodicamente e capitozzati per mantenerli giovani.
In ogni caso si tratta di un giardino a necessità contenuta di cure e d’acqua.
Parco urbano o campagna?
Potrebbe essere un prato in aperta campagna, ma è in città. Un parco urbano o un terreno abbandonato possono facilmente trasformarsi in un “meadow” o prato rustico. Il noto architetto e paesaggista francese Gilles Clément ha elaborato teorie piuttosto complesse sulla naturalezza degli ambienti abbandonati e incolti. Teorie messe poi in pratica nella realizzazione di numerosi parchi e del suo giardino a La Vallée.
Ogni paese e ogni città hanno un incolto pubblico che, con un po’ di impegno, può essere trasformato in prato rustico o in prato fiorito.
Se avete un grande giardino e volete provarci, lasciate crescere le erbe che vi interessano ed eliminate manualmente quelle che non vi piacciono. Quindi aggiungete bulbi e altre piante portate all’inselvatichimento. Nelle operazioni di manutenzione del prato rustico, falciate una o due volte l’anno al massimo, dopo la fioritura.
Potrebbe essere un prato in aperta campagna, ma è in città. Un parco urbano o un terreno abbandonato possono facilmente trasformarsi in un “meadow” o prato rustico. Il noto architetto e paesaggista francese Gilles Clément ha elaborato teorie piuttosto complesse sulla naturalezza degli ambienti abbandonati e incolti. Teorie messe poi in pratica nella realizzazione di numerosi parchi e del suo giardino a La Vallée.
Ogni paese e ogni città hanno un incolto pubblico che, con un po’ di impegno, può essere trasformato in prato rustico o in prato fiorito.
Se avete un grande giardino e volete provarci, lasciate crescere le erbe che vi interessano ed eliminate manualmente quelle che non vi piacciono. Quindi aggiungete bulbi e altre piante portate all’inselvatichimento. Nelle operazioni di manutenzione del prato rustico, falciate una o due volte l’anno al massimo, dopo la fioritura.
Ordine e caos
Nel paesaggio di campagna la giustapposizione fra ordine e caos è sempre di grande effetto.
Il paesaggio raffigurato si articola in quattro piani successivi: le rose in primo piano ci fanno pensare a un giardino ben curato; la Verbena bonariensis, usata come pianta di riempimento in trasparenza, accompagna l’occhio al piano successivo, quello della selvatichezza misurata, di un prato non falciato, con alberi bassi a fusto multiplo e diramazioni ampie e sottili. Infine lo sfondo, che è in realtà ciò che attira maggiormente lo sguardo, è rappresentato dai tronchi lineari di betulle piantate in filari precisi al millimetro. Il tronco bianco e affusolato contrasta con gli alberi più vicini all’osservatore, e il prato rasato con quello incolto.
Un insieme di grande fascino, apparentemente casuale, dove ogni elemento è invece studiato con accuratezza.
In questi casi la presenza dei fiori, seppur bassi, è distraente.
Nel paesaggio di campagna la giustapposizione fra ordine e caos è sempre di grande effetto.
Il paesaggio raffigurato si articola in quattro piani successivi: le rose in primo piano ci fanno pensare a un giardino ben curato; la Verbena bonariensis, usata come pianta di riempimento in trasparenza, accompagna l’occhio al piano successivo, quello della selvatichezza misurata, di un prato non falciato, con alberi bassi a fusto multiplo e diramazioni ampie e sottili. Infine lo sfondo, che è in realtà ciò che attira maggiormente lo sguardo, è rappresentato dai tronchi lineari di betulle piantate in filari precisi al millimetro. Il tronco bianco e affusolato contrasta con gli alberi più vicini all’osservatore, e il prato rasato con quello incolto.
Un insieme di grande fascino, apparentemente casuale, dove ogni elemento è invece studiato con accuratezza.
In questi casi la presenza dei fiori, seppur bassi, è distraente.
Declivi e pendenze
Le zone in pendio sono preziose in un giardino selvatico. Lungo il declivio l’acqua scorrerà veloce, permettendo l’irrigazione ma non il ristagno, e rendendo il terreno adatto a specie che non sopportano né la siccità né l’eccesso d’acqua.
Al piede del versante, invece, ci sarà una maggiore raccolta d’acqua: qua pianteremo le specie che ne hanno maggiore bisogno (in caso opposto, si dovrà provvedere a un sistema di drenaggio e scolo).
L’Echinops, detto “cardo palla”, è una pianta amante di un clima asciutto ma non troppo afoso. Si presta bene a essere disseminato su un declivio scosceso, che punteggerà di piccoli globi azzurri. È molto utilizzato anche nelle composizioni di fiori secchi.
Ricordate che versanti opposti di una collina hanno esposizioni diverse a luce e vento, e che ciò che cresce da un lato troverà difficoltà sull’altro, e viceversa. In natura non è raro trovare piante che occupano solo un versante di una collina.
Le zone in pendio sono preziose in un giardino selvatico. Lungo il declivio l’acqua scorrerà veloce, permettendo l’irrigazione ma non il ristagno, e rendendo il terreno adatto a specie che non sopportano né la siccità né l’eccesso d’acqua.
Al piede del versante, invece, ci sarà una maggiore raccolta d’acqua: qua pianteremo le specie che ne hanno maggiore bisogno (in caso opposto, si dovrà provvedere a un sistema di drenaggio e scolo).
L’Echinops, detto “cardo palla”, è una pianta amante di un clima asciutto ma non troppo afoso. Si presta bene a essere disseminato su un declivio scosceso, che punteggerà di piccoli globi azzurri. È molto utilizzato anche nelle composizioni di fiori secchi.
Ricordate che versanti opposti di una collina hanno esposizioni diverse a luce e vento, e che ciò che cresce da un lato troverà difficoltà sull’altro, e viceversa. In natura non è raro trovare piante che occupano solo un versante di una collina.
Siepi naturali
Dove gli alberi non sono fitti, in natura si formano autonomamente delle siepi e una “macchia” bassa e compatta, spesso spinosa.
Molti considerano questo genere di arbusti spontanei alla stregua dei rovi: delle infestanti da eliminare con il trattorino.
Ma se si desidera la selvatichezza, una siepe è un dono. Offre infatti riparo a fauna selvatica in pericolo, e consente la nidificazione degli uccelli. Meglio “sostenerla”, come d’altra parte fanno molti agricoltori col bocage, eliminando specie aliene e invasive e introducendo piante da bacca commestibile, o arbusti fioriti. Le rose botaniche, ad esempio, saranno perfette anche in situazioni di terreno povero o asciutto.
Alberi selvatici possono essere innestati, il prato può essere arricchito con bulbi che tendono a inselvatichirsi. Giocate con i verdi dei fogliami, inserendo alberi che si colorino in autunno, o che abbiano un fogliame giallognolo, come Robinia pseudoacacia ‘Frisia’.
L’insieme apparirà fulgido e un po’ magico.
Dove gli alberi non sono fitti, in natura si formano autonomamente delle siepi e una “macchia” bassa e compatta, spesso spinosa.
Molti considerano questo genere di arbusti spontanei alla stregua dei rovi: delle infestanti da eliminare con il trattorino.
Ma se si desidera la selvatichezza, una siepe è un dono. Offre infatti riparo a fauna selvatica in pericolo, e consente la nidificazione degli uccelli. Meglio “sostenerla”, come d’altra parte fanno molti agricoltori col bocage, eliminando specie aliene e invasive e introducendo piante da bacca commestibile, o arbusti fioriti. Le rose botaniche, ad esempio, saranno perfette anche in situazioni di terreno povero o asciutto.
Alberi selvatici possono essere innestati, il prato può essere arricchito con bulbi che tendono a inselvatichirsi. Giocate con i verdi dei fogliami, inserendo alberi che si colorino in autunno, o che abbiano un fogliame giallognolo, come Robinia pseudoacacia ‘Frisia’.
L’insieme apparirà fulgido e un po’ magico.
Prato rustico o prato fiorito
In Italia non siamo ancora riusciti a tradurre correttamente il termine inglese “meadow”, una consociazione di graminacee e piante da fiori, bulbose, annuali o perenni, che si sviluppa in modo naturale in grandi spazi aperti.
La ricerca di un prato rustico che ricrei la vegetazione spontanea ormai perduta, è diventata quasi un’ossessione per molti giardinieri.
Il Principe Carlo, nella sua tenuta di Highgrove, ha ricreato i prati della sua infanzia, con erbe alte e piccoli fiori.
Il prato rustico o fiorito può essere un’ottima alternativa a un tappeto erboso rasato, qualora si abbiano poco tempo e poche risorse idriche. Tuttavia la sua bellezza non è tanto nella sostenibilità, quanto nel fascino che richiama le illustrazioni dei libri di favole e i ricordi della fanciullezza.
In Italia non siamo ancora riusciti a tradurre correttamente il termine inglese “meadow”, una consociazione di graminacee e piante da fiori, bulbose, annuali o perenni, che si sviluppa in modo naturale in grandi spazi aperti.
La ricerca di un prato rustico che ricrei la vegetazione spontanea ormai perduta, è diventata quasi un’ossessione per molti giardinieri.
Il Principe Carlo, nella sua tenuta di Highgrove, ha ricreato i prati della sua infanzia, con erbe alte e piccoli fiori.
Il prato rustico o fiorito può essere un’ottima alternativa a un tappeto erboso rasato, qualora si abbiano poco tempo e poche risorse idriche. Tuttavia la sua bellezza non è tanto nella sostenibilità, quanto nel fascino che richiama le illustrazioni dei libri di favole e i ricordi della fanciullezza.
Rigore geometrico e naturalezza
In un paesaggio completamente dominato da una steppa a graminacee, si staglia un edificio lineare e squadrato, in aperto contrasto con il paesaggio aperto, battuto dal vento. A rendere la scelta architettonica omogenea al genius loci è la pulizia delle linee. A parte un gruppetto di alberi nella parte bassa, dove evidentemente si raccoglie più umidità, la collina è spoglia. Il perimetro è semplicemente segnato con dei pali, e il percorso attorno alla casa è solo un sentiero curvo tenuto pulito dalle erbe.
In questo contesto non c’è distinzione tra piante ornamentali e piante selvatiche e neanche i pochi fiori che sono più accosti all’edificio appaiono, per questo, meno aspri e selvatici.
Si tratta di una scelta estetica estrema. Ovviamente nessun intervento, se non un lancio occasionale di semi di fiori annuali, dovrà turbare questa tensione di opposti.
In un paesaggio completamente dominato da una steppa a graminacee, si staglia un edificio lineare e squadrato, in aperto contrasto con il paesaggio aperto, battuto dal vento. A rendere la scelta architettonica omogenea al genius loci è la pulizia delle linee. A parte un gruppetto di alberi nella parte bassa, dove evidentemente si raccoglie più umidità, la collina è spoglia. Il perimetro è semplicemente segnato con dei pali, e il percorso attorno alla casa è solo un sentiero curvo tenuto pulito dalle erbe.
In questo contesto non c’è distinzione tra piante ornamentali e piante selvatiche e neanche i pochi fiori che sono più accosti all’edificio appaiono, per questo, meno aspri e selvatici.
Si tratta di una scelta estetica estrema. Ovviamente nessun intervento, se non un lancio occasionale di semi di fiori annuali, dovrà turbare questa tensione di opposti.
Sentiero rialzato
La tradizione del decking è piuttosto antica. Si usava in Giappone, nei giardini da meditazione, ed è stata ampiamente utilizzata in Germania da Karl Foerster, soprattutto in prossimità di stagni e specchi d’acqua, in abbinamento con graminacee. Gli USA ne hanno fatto dei veri e propri modelli, specie nelle zone settentrionali, dove abbonda il legname da costruzione.
Può essere uno stratagemma risolutivo se non volete impegnarvi nel taglio del prato, lasciando che cresca selvaggio, intervenendo occasionalmente per rimuovere qualche arbusto o erbacea troppo infestante.
È una soluzione utilizzatissima laddove la flora sia protetta, ad esempio in Nuova Zelanda, sui set di celebri film come Lo Hobbit o la trilogia del Signore degli Anelli, sono state usate passatoie metalliche per salvaguardare la preziosa flora locale.
In situazioni meno particolari, una composizione di questo genere combina l’apertura del mare d’erba con la netta demarcazione della passerella, dando l’impressione di attraversare un oceano verde mentre ci si trova a bordo di una nave.
È una sensazione molto suggestiva, di apertura, grandiosità e libertà. Adottabile in paesaggi molto aperti e con orizzonti liberi.
La tradizione del decking è piuttosto antica. Si usava in Giappone, nei giardini da meditazione, ed è stata ampiamente utilizzata in Germania da Karl Foerster, soprattutto in prossimità di stagni e specchi d’acqua, in abbinamento con graminacee. Gli USA ne hanno fatto dei veri e propri modelli, specie nelle zone settentrionali, dove abbonda il legname da costruzione.
Può essere uno stratagemma risolutivo se non volete impegnarvi nel taglio del prato, lasciando che cresca selvaggio, intervenendo occasionalmente per rimuovere qualche arbusto o erbacea troppo infestante.
È una soluzione utilizzatissima laddove la flora sia protetta, ad esempio in Nuova Zelanda, sui set di celebri film come Lo Hobbit o la trilogia del Signore degli Anelli, sono state usate passatoie metalliche per salvaguardare la preziosa flora locale.
In situazioni meno particolari, una composizione di questo genere combina l’apertura del mare d’erba con la netta demarcazione della passerella, dando l’impressione di attraversare un oceano verde mentre ci si trova a bordo di una nave.
È una sensazione molto suggestiva, di apertura, grandiosità e libertà. Adottabile in paesaggi molto aperti e con orizzonti liberi.
Accanto all’acqua
L’acqua in movimento è uno degli elementi più preziosi in un giardino. Inumidisce alcune zone ma non inzuppa il terreno circostante.
Anche un piccolo rivo, seminascosto fra sassi e rocce, è preziosissimo perché molte piante amano avere radici fresche ma ben drenate. Molte specie alpine gradiscono questo genere di irrigazione, poiché in natura vivono su pendii scoscesi.
In punti vicini al corso d’acqua possono trovare l’ambiente ideale molte piante selvatiche diventate ormai rare per le particolari condizioni che richiedono.
L’acqua in movimento è uno degli elementi più preziosi in un giardino. Inumidisce alcune zone ma non inzuppa il terreno circostante.
Anche un piccolo rivo, seminascosto fra sassi e rocce, è preziosissimo perché molte piante amano avere radici fresche ma ben drenate. Molte specie alpine gradiscono questo genere di irrigazione, poiché in natura vivono su pendii scoscesi.
In punti vicini al corso d’acqua possono trovare l’ambiente ideale molte piante selvatiche diventate ormai rare per le particolari condizioni che richiedono.
Il minimo artificio
Riporta decisamente al paesaggismo settecentesco questa immagine bucolica in cui la mano si è limitata al taglio del prato selvatico per consentire il transito. Il bello di questo sistema è che il percorso può essere rinnovato ogni anno, ma fate attenzione a non esagerare con le curve, e a rispettare una certa proporzione: il sentiero infatti si dirige verso il punto di ancoraggio più vicino, cioè il grande albero.
Ti potrebbe interessare leggere anche Giardino per Esperti: Come Costruire la Prospettiva
Raccontaci: hai un giardino selvaggio? In questo caso ce lo descriveresti? Facci sapere cosa ami di più del suo aspetto selvatico.
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la natura è o meglio dovrebbe essere la grande artefice... ogni giardino ha in sè una stilla delle origini, una pianta selvatica, un fiore una radice.... e le foto qui sopra lo dimostrano... madre natura lascia al caso come il giardiniere lascia all'erbaccia ogni cosa nasce secondo uno schema, secondo "natura"
ricordo, rifacendo il giardino del nonno di aver trovato una minuscola felce.... quasi invisibile, un pò avvizzita... la vedete dietro l'azalea, perfettamente naturalizzata integrata in quella aprte di giardino che le si addiceva ha colonizzato un'aiola di 15 mt.... accudita solo da innaffiature e rimozione delle foglie secche... per 20 anni!!!
agli selvatico, trifoglio... han riempito gli spazi facendo da sentinelle alle carenze d'acqua accolte per quello che sono....
la mia prima grande lezione di umiltà nei confronti di madre natura
Cara Lidia, quando puoi ti aspettiamo volentieri per un paio di chiarimenti richiesti dalla gentile Tiziana Balestrieri, nella discussione linkata qui sotto! Grazie... A presto...
Buonanotte Stellata!
Piero
https://www.houzz.it/discussions/4790598/pianta-grassa
Mi piace molto il richiamo finale al principio del "minimo artificio". Temporibus illis, nei corsi per progettista del paesaggio mi hanno insegnato che un giardino deve mostrarsi frutto di un progetto, ma al contempo non apparire "troppo progettato". Che dire allora, ad esempio, della Biblioteca degli Alberi di Milano, dove persino il tipico prato naturalistico di Piet Oudolf è stato incapsulato in un sistema di rigide geometrie? La natura lasciata a sé a volte produce opere meravigliose. Però vediamo di non ideologizzarla: gli iconici paesaggi toscani sono opera dell'uomo, gli ulivi e i cipressi non vi sono arrivati da soli; così come in Sicilia non sono arrivati da soli gli agrumi, i mandorli e i fichi d'India. i risultati migliori derivano dalla collaborazione tra uomo e natura e dal giusto compendio di natura e cultura.