Diario di Natale da Barcellona, a Casa di Due Fotografi Italiani
Due giovani expat raccontano come celebrano le festività natalizie tra tradizioni e usanze natalizie spagnole
Diambra Mariani
11 dicembre 2017
Iniziamo col presentarci, siamo Diambra e Francesco, oggi abitiamo a Barcellona e da qui vi raccontiamo la nostra storia, che va di pari passo con quella della nostra casa di emigranti, in bilico tra l’abbracciare le nuove tradizioni spagnole e il non voler (o poter) dimenticare lo stile di casa in Italia.
Tutto è iniziato circa cinque anni fa. Dopo due anni di relazione a distanza era arrivato il momento di cercare un luogo nel quale vivere insieme e nessuna delle nostre due città, Verona e Milano, corrispondeva esattamente al nostro ideale di vita: sognavamo una casa vicino al mare. L’idea è nata quasi per scherzo, al telefono, una fredda e piovosa sera di autunno: “Perché non cerchiamo un posto con un clima migliore?”, ci siamo chiesti a vicenda. Non avevamo particolari legami, potevamo spostarci agilmente (siamo entrambi fotografi) e sull’onda dell’entusiasmo, una volta decisa la meta, Barcellona, ci siamo subito messi a cercare un appartamento che corrispondesse alle nostre esigenze. Guardare annunci immobiliari online era diventata un’ossessione! Abbiamo concentrato le nostre ricerche sulla Barceloneta, il vecchio barrio dei pescatori, che, nel frattempo, si è purtroppo trasformato nel luogo simbolo del fenomeno della gentrificazione.
Tutto è iniziato circa cinque anni fa. Dopo due anni di relazione a distanza era arrivato il momento di cercare un luogo nel quale vivere insieme e nessuna delle nostre due città, Verona e Milano, corrispondeva esattamente al nostro ideale di vita: sognavamo una casa vicino al mare. L’idea è nata quasi per scherzo, al telefono, una fredda e piovosa sera di autunno: “Perché non cerchiamo un posto con un clima migliore?”, ci siamo chiesti a vicenda. Non avevamo particolari legami, potevamo spostarci agilmente (siamo entrambi fotografi) e sull’onda dell’entusiasmo, una volta decisa la meta, Barcellona, ci siamo subito messi a cercare un appartamento che corrispondesse alle nostre esigenze. Guardare annunci immobiliari online era diventata un’ossessione! Abbiamo concentrato le nostre ricerche sulla Barceloneta, il vecchio barrio dei pescatori, che, nel frattempo, si è purtroppo trasformato nel luogo simbolo del fenomeno della gentrificazione.
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Diambra Mariani e Francesco Mion, fotografi di Bluetomatophoto
Dove: quartiere Born, al confine con il quartiere Barceloneta, Barcellona, Spagna
Superificie: 110 m²
La realizzazione del nostro progetto abitativo è stata graduale: i primi due anni abbiamo vissuto in un appartamento piuttosto piccolo e modernissimo (ma molto vicino alla spiaggia), abbastanza diverso da quello che cercavamo, ma anche l’unico che avessimo trovato nonostante le accanite ricerche.
Da tre anni viviamo finalmente in una casa che ci somiglia: sufficientemente ampia, di struttura tradizionale, con i vecchi infissi in legno, i soffitti a volta e le baldosas catalanas (le piastrelle colorate tipiche della regione, tornate di moda dopo anni di oblio), a due minuti dal porto vecchio e a dieci dalla spiaggia della Barceloneta. È il posto perfetto (almeno per noi) dove abitare, lavorare e ricevere familiari e amici, soprattutto durante le feste. I difetti? Si tratta di un quarto piano senza ascensore.
Chi ci abita: Diambra Mariani e Francesco Mion, fotografi di Bluetomatophoto
Dove: quartiere Born, al confine con il quartiere Barceloneta, Barcellona, Spagna
Superificie: 110 m²
La realizzazione del nostro progetto abitativo è stata graduale: i primi due anni abbiamo vissuto in un appartamento piuttosto piccolo e modernissimo (ma molto vicino alla spiaggia), abbastanza diverso da quello che cercavamo, ma anche l’unico che avessimo trovato nonostante le accanite ricerche.
Da tre anni viviamo finalmente in una casa che ci somiglia: sufficientemente ampia, di struttura tradizionale, con i vecchi infissi in legno, i soffitti a volta e le baldosas catalanas (le piastrelle colorate tipiche della regione, tornate di moda dopo anni di oblio), a due minuti dal porto vecchio e a dieci dalla spiaggia della Barceloneta. È il posto perfetto (almeno per noi) dove abitare, lavorare e ricevere familiari e amici, soprattutto durante le feste. I difetti? Si tratta di un quarto piano senza ascensore.
Arredarlo non è stato semplicissimo: si è trattato di mescolare i nostri mobili Ikea (che sono la maggior parte) con alcuni pezzi portati dall’Italia (come la sedia Pantone, il comodino di Kartell, la lampada Eclisse e alcune stampe che provengono dall’appartamento dei miei genitori, tutto visibile in soggiorno) con altri trovati al mercato delle pulci Els Encants di Barcellona.
Una delle cose belle del nostro lavoro è che ci porta a collaborare con designer, architetti e artisti. Veniamo a contatto con oggetti bellissimi; alcuni li abbiamo scelti per arredare casa nostra, come il quadro dell’artista catalano Jaume Munoz (è in soggiorno ma non si vede in foto) o il tappeto Beni Ourain di Sukhi Rug (sempre in soggiorno). Sono tutti elementi che sono entrati a far parte della nostra vita, di cui conosciamo la storia, che contribuiscono a farci sentire più “a casa”.
Divano a due posti e poggiapiedi contenitore: Kivik; poltroncina: Ekenaäset; tutto di Ikea; contenitore dietro alla poltroncina: I Componibili di Kartell, design di Anna Castelli Ferrieri; sedia pieghevole: Pantone 286 di Seletti
Una delle cose belle del nostro lavoro è che ci porta a collaborare con designer, architetti e artisti. Veniamo a contatto con oggetti bellissimi; alcuni li abbiamo scelti per arredare casa nostra, come il quadro dell’artista catalano Jaume Munoz (è in soggiorno ma non si vede in foto) o il tappeto Beni Ourain di Sukhi Rug (sempre in soggiorno). Sono tutti elementi che sono entrati a far parte della nostra vita, di cui conosciamo la storia, che contribuiscono a farci sentire più “a casa”.
Divano a due posti e poggiapiedi contenitore: Kivik; poltroncina: Ekenaäset; tutto di Ikea; contenitore dietro alla poltroncina: I Componibili di Kartell, design di Anna Castelli Ferrieri; sedia pieghevole: Pantone 286 di Seletti
Questo appartamento ha una struttura che favorisce la socialità: con una sola camera da letto e un solo bagno, la maggior parte dei suoi 110 metri quadri è occupata da un soggiorno-studio e dalla sala da pranzo; completano lo spazio un ingresso spazioso, una cucina a vista e una stanza multiuso, quella meno fortunata a livello di illuminazione e che spesso trasformiamo in camera per gli ospiti, guardaroba quando organizziamo feste, spogliatoio quando abbiamo sessioni fotografiche.
Fortunatamente l’abbiamo trovato in buone condizioni: abbiamo solo dovuto farlo imbiancare ed è stato pronto! Sono stati gli inquilini precedenti a fare qualche intervento, come la ristrutturazione della cucina e la costruzione di due grandi scaffalature bianche in cartongesso in soggiorno. È proprio lì che passiamo la maggior parte del tempo: lavoriamo, ascoltiamo musica (Francesco è un appassionato di vinili, ne ha una collezione) e guardiamo molti film, soprattutto da quando ci è stato regalato un proiettore, due Natali fa.
Moduli contenitore sotto il giradischi: collezione Ikea PS 2014 (fuori produzione); tavolino a tre gambe: Lövbacken di Ikea; lampada rossa nella libreria: Eclisse di Artemide, design di Vico Magistretti
Fortunatamente l’abbiamo trovato in buone condizioni: abbiamo solo dovuto farlo imbiancare ed è stato pronto! Sono stati gli inquilini precedenti a fare qualche intervento, come la ristrutturazione della cucina e la costruzione di due grandi scaffalature bianche in cartongesso in soggiorno. È proprio lì che passiamo la maggior parte del tempo: lavoriamo, ascoltiamo musica (Francesco è un appassionato di vinili, ne ha una collezione) e guardiamo molti film, soprattutto da quando ci è stato regalato un proiettore, due Natali fa.
Moduli contenitore sotto il giradischi: collezione Ikea PS 2014 (fuori produzione); tavolino a tre gambe: Lövbacken di Ikea; lampada rossa nella libreria: Eclisse di Artemide, design di Vico Magistretti
Una delle caratteristiche che più ci piace di questa casa è proprio la versatilità. Spostare i mobili non ci spaventa, lo facciamo spesso, soprattutto quando realizziamo servizi fotografici. La stanza degli ospiti diventa un camerino, una parte del soggiorno si trasforma in set, la zona ufficio sparisce (la scrivania, come si vede nella prima foto, è fatta di due semplici assi di legno montati su due cavalletti) e la sala da pranzo diventa “zona ristoro”.
Abbiamo anche ospitato piccoli eventi, decorando la casa come se fosse un locale, disponendo tavolini e candele in tutti gli spazi.
Abbiamo anche ospitato piccoli eventi, decorando la casa come se fosse un locale, disponendo tavolini e candele in tutti gli spazi.
L’ingresso si affaccia a destra sul soggiorno e a sinistra sulla sala pranzo, mentre di fronte si trova la “stanza multiuso”.
Mobile svedese anni Sessanta: ereditato dalla nonna di Francesco
Mobile svedese anni Sessanta: ereditato dalla nonna di Francesco
La cucina, che si trova in fondo all’appartamento, subito dopo la sala da pranzo, è molto funzionale ma anche difficile da tenere in ordine, essendo organizzata interamente con scaffali a vista. L’abbiamo trovata così al nostro arrivo (con l’unica differenza che era tutta dipinta di nero!). Non potendo nascondere proprio niente conserviamo la maggior parte dei prodotti alimentari (zucchero, farina, cereali, legumi, frutta secca, caffè…) in barattoli di vetro e di latta che rendono l’ambiente meno caotico.
La camera da letto è arredata con mobili Ikea, tutti rigorosamente bianchi. Il pavimento è a sua volta bianco con piccoli scacchi neri, perciò, per dare un tocco di colore, abbiamo messo due scendiletto marocchini dai toni caldi, un regalo dei genitori di Francesco. Abbiamo poi diversi plaid colorati (comprati da Zara Home, El Corte Inglés, ai mercatini oppure online). Sopra al letto abbiamo appeso alcune piccole stampe, ognuna con una cornice diversa: sono tutti ricordi che ci siamo portati dall’Italia.
Ma nel periodo natalizio, è la sala da pranzo che si trasforma…
Il primo anno non eravamo quasi mai soli: i nostri genitori e i nostri amici più stretti, qualche familiare e qualche conoscente. Sono tutti venuti a trovarci almeno una volta! Poco a poco le visite si sono diradate e adesso quasi lamentiamo l’assenza di tutta quella iniziale confusione.
Adesso che le vacanze natalizie si avvicinano la distanza si fa sentire. I nostri genitori sono piuttosto restii all’idea di viaggiare in questo periodo dell’anno e così ci divideremo tra Barcellona, Milano e Verona: in Italia per la Vigilia, Natale e Santo Stefano, in Spagna per Capodanno e l’Epifania.
Il primo anno non eravamo quasi mai soli: i nostri genitori e i nostri amici più stretti, qualche familiare e qualche conoscente. Sono tutti venuti a trovarci almeno una volta! Poco a poco le visite si sono diradate e adesso quasi lamentiamo l’assenza di tutta quella iniziale confusione.
Adesso che le vacanze natalizie si avvicinano la distanza si fa sentire. I nostri genitori sono piuttosto restii all’idea di viaggiare in questo periodo dell’anno e così ci divideremo tra Barcellona, Milano e Verona: in Italia per la Vigilia, Natale e Santo Stefano, in Spagna per Capodanno e l’Epifania.
Ma le differenze non sono solo climatiche, nel periodo natalizio.
Una delle tradizioni più radicate a Barcellona è quella di regalare ad amici e parenti i biglietti della Lotería del
Niño (simile alla nostra lotteria di Capodanno). Il primo premio, detto El Gordo, è ovviamente ambitissimo (si tratta di due milioni di euro), la città è tappezzata di cartelloni pubblicitari e il sorteggio è vissuto con trepidazione. Il vincitore viene annunciato il 6 gennaio, giornata speciale per Barcellona, non solo per la lotteria.
Il 5 gennaio si festeggia infatti in grande stile l’arrivo dei Re Magi, che nel tardo pomeriggio entrano nel porto
cittadino a bordo di un bellissimo veliero. Una volta sbarcati, con un seguito di personaggi in costume e musicisti, sfilano in corteo per le strade del centro, ballando e regalando caramelle e dolciumi. La mattina dopo, finalmente, i bambini ricevono i loro regali, consegnati nella notte dai Reyes Magos.
Forse, però, tra le varie tradizioni spagnole, quella che sentiamo più “nostra” è quella delle Campanadas de Fin de Año. Da quando viviamo qui abbiamo sempre festeggiato il 31 dicembre a casa nostra, invitando gli amici per cena. Il nostro menu è all’italiana: le lenticchie di buon auspicio, il cotechino e un dolce a base di panettone e crema di mascarpone. Quello che abbiamo introdotto dalla tradizione spagnola, invece, sono i
dodici acini d’uva da mangiare seguendo il ritmo dei dodici rintocchi delle campane che segnano la mezzanotte.
Riuscire a deglutire tutti i chicchi d’uva in tempo porta fortuna per il nuovo anno e, per quanto possa sembrare facile, è un’esperienza che somiglia molto al soffocamento. È buona educazione (e buon senso) preparare acini d’uva piccoli e privi di semi per i bambini, ma credo che quest’anno avremo la stessa attenzione per tutti i nostri
ospiti.
Una delle tradizioni più radicate a Barcellona è quella di regalare ad amici e parenti i biglietti della Lotería del
Niño (simile alla nostra lotteria di Capodanno). Il primo premio, detto El Gordo, è ovviamente ambitissimo (si tratta di due milioni di euro), la città è tappezzata di cartelloni pubblicitari e il sorteggio è vissuto con trepidazione. Il vincitore viene annunciato il 6 gennaio, giornata speciale per Barcellona, non solo per la lotteria.
Il 5 gennaio si festeggia infatti in grande stile l’arrivo dei Re Magi, che nel tardo pomeriggio entrano nel porto
cittadino a bordo di un bellissimo veliero. Una volta sbarcati, con un seguito di personaggi in costume e musicisti, sfilano in corteo per le strade del centro, ballando e regalando caramelle e dolciumi. La mattina dopo, finalmente, i bambini ricevono i loro regali, consegnati nella notte dai Reyes Magos.
Forse, però, tra le varie tradizioni spagnole, quella che sentiamo più “nostra” è quella delle Campanadas de Fin de Año. Da quando viviamo qui abbiamo sempre festeggiato il 31 dicembre a casa nostra, invitando gli amici per cena. Il nostro menu è all’italiana: le lenticchie di buon auspicio, il cotechino e un dolce a base di panettone e crema di mascarpone. Quello che abbiamo introdotto dalla tradizione spagnola, invece, sono i
dodici acini d’uva da mangiare seguendo il ritmo dei dodici rintocchi delle campane che segnano la mezzanotte.
Riuscire a deglutire tutti i chicchi d’uva in tempo porta fortuna per il nuovo anno e, per quanto possa sembrare facile, è un’esperienza che somiglia molto al soffocamento. È buona educazione (e buon senso) preparare acini d’uva piccoli e privi di semi per i bambini, ma credo che quest’anno avremo la stessa attenzione per tutti i nostri
ospiti.
Nel corso degli anni abbiamo creato delle piccole tradizioni italo-spagnole alle quali siamo ormai affezionati. Il giorno della partenza da Barcellona è ormai un rituale il “rifornimento” al negozio di cava, lo spumante catalano.
Nella stessa bottega compriamo altre specialità locali: le anxoves de L’Escala (acciughe) il fuet (un parente del salamino alla cacciatora), jamón ibérico e dolcetti ai pinoli. Immancabile, poi, il torrone, soprattutto nella
versione morbida.
Al ritorno, invece, riempiamo il furgone di vino Valpolicella, formaggio grana, radicchio trevigiano e panettone,
per allestire il cenone di Capodanno.
Ma non trasportiamo solo cibo, nei nostri viaggi! Il mobile svedese anni Sessanta che si trova in entrata, ad esempio, apparteneva alla nonna di Francesco e giaceva da anni abbandonato in una soffitta. Quando ci hanno detto che sarebbe stato buttato abbiamo deciso di recuperarlo e l’abbiamo caricato in macchina. Quest’anno, invece, ci piacerebbe portare una vecchia poltrona che ho fatto restaurare e che sarebbe perfetta nell’angolo della sala da pranzo dove abbiamo allestito l’albero di Natale.
Nella stessa bottega compriamo altre specialità locali: le anxoves de L’Escala (acciughe) il fuet (un parente del salamino alla cacciatora), jamón ibérico e dolcetti ai pinoli. Immancabile, poi, il torrone, soprattutto nella
versione morbida.
Al ritorno, invece, riempiamo il furgone di vino Valpolicella, formaggio grana, radicchio trevigiano e panettone,
per allestire il cenone di Capodanno.
Ma non trasportiamo solo cibo, nei nostri viaggi! Il mobile svedese anni Sessanta che si trova in entrata, ad esempio, apparteneva alla nonna di Francesco e giaceva da anni abbandonato in una soffitta. Quando ci hanno detto che sarebbe stato buttato abbiamo deciso di recuperarlo e l’abbiamo caricato in macchina. Quest’anno, invece, ci piacerebbe portare una vecchia poltrona che ho fatto restaurare e che sarebbe perfetta nell’angolo della sala da pranzo dove abbiamo allestito l’albero di Natale.
Tutto ciò che può essere imballato e spedito, invece, ci arriva sotto forma di regalo da parte dei miei genitori, che un paio di volte all’anno ci fanno recapitare quello che abbiamo battezzato “il pacco dell’emigrante”: uno scatolone pieno di cibi italiani, qualche libro e qualche oggetto per la casa.
Un paio di anni fa abbiamo festeggiato il Natale qui a Barcellona con loro. Poco prima di andarli a prendere in aeroporto abbiamo ricevuto la visita di un corriere: nello scatolone che abbiamo ricevuto c’erano decorazioni natalizie, una tovaglia scozzese e un centrotavola tradizionale (che vedete nelle foto). È stata una bella sorpresa. Di quei giorni ricordiamo soprattutto la passeggiata sulla spiaggia la mattina di Santo Stefano, osservando i surfisti tra le onde: decisamente un paesaggio natalizio diverso rispetto a quello cui eravamo abituati.
E ora, tocca a te: come festeggerai il Natale? Raccontaci usi e tradizioni del posto in cui abiti.
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Un paio di anni fa abbiamo festeggiato il Natale qui a Barcellona con loro. Poco prima di andarli a prendere in aeroporto abbiamo ricevuto la visita di un corriere: nello scatolone che abbiamo ricevuto c’erano decorazioni natalizie, una tovaglia scozzese e un centrotavola tradizionale (che vedete nelle foto). È stata una bella sorpresa. Di quei giorni ricordiamo soprattutto la passeggiata sulla spiaggia la mattina di Santo Stefano, osservando i surfisti tra le onde: decisamente un paesaggio natalizio diverso rispetto a quello cui eravamo abituati.
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