Design dal Mondo: 11 Artisti e Artigiani Aprono le loro Fucine di Idee
Entra nei laboratori di questi creativi, conosci i loro mestieri e scopri come le rispettive terre d’origine hanno influenzato il loro stile
Passione e talento, ecco cosa accomuna queste 11 persone: non solo la dedizione per il proprio mestiere, ma anche la ricerca costante di ispirazione e il coraggio nel trasformare un’abilità in una professione.
Unisciti a noi in un tour internazionale alla scoperta di diversi studi d’artisti e laboratori artigiani – dal Giappone alla Spagna, passando ovviamente per l’Italia – e scopri come gli ambienti nei quali questi professionisti vivono e lavorano hanno contribuito a plasmare le loro creazioni.
Questo articolo fa parte di una nuova serie internazionale che coinvolge tutte le redazioni Houzz nel mondo e racconta come gli stili di vita e il paese in cui si vive influiscano sul design della casa.
Unisciti a noi in un tour internazionale alla scoperta di diversi studi d’artisti e laboratori artigiani – dal Giappone alla Spagna, passando ovviamente per l’Italia – e scopri come gli ambienti nei quali questi professionisti vivono e lavorano hanno contribuito a plasmare le loro creazioni.
Questo articolo fa parte di una nuova serie internazionale che coinvolge tutte le redazioni Houzz nel mondo e racconta come gli stili di vita e il paese in cui si vive influiscano sul design della casa.
Lo spazio: il laboratorio di La Manna si trova in un vecchio mulino ad acqua. Dopo che i proprietari sono andati in pensione, hanno creato un museo dell’artigianato contadino nel piano terra. Il grande solaio era vuoto e stavano cercando un artista a cui affittarlo. La Manna è venuto a sapere dell’esistenza del mulino dismesso e ha deciso di trasformare la soffitta nel suo laboratorio artigiano. «A Milano non avrei mai avuto la possibilità di avere uno spazio come questo, e qui è davvero tranquillo», afferma. Dalla finestra si può vedere ancora la grande ruota che gira spinta dall’acqua del ruscello.
Il momento emozionante: la collaborazione con Augusto Creni, il quale ha frequentato il Guitar Institute of Technology di Los Angeles (ora Musicians Institute) ed è un chitarrista del genere manouche noto in tutto il mondo. Creni apprezza l’arte e le abilità di La Manna e gli ha già commissionato diversi strumenti.
Leggi tutta la storia del giovane liutaio Marco La Manna, innamorato del jazz
Leggi tutta la storia del giovane liutaio Marco La Manna, innamorato del jazz
2. Dipinti tra fantasia e realtà, in Spagna
Chi: Arantzazu Martinez, 38 anni
Le sue creazioni: dipinti di realismo figurativo
Dove: Madrid, Spagna
L’arte: «Tutto quello che dipingo è così reale che le colombe ritratte potrebbero davvero essere di buon auspicio», scherza Arantzazu Martinez. Le sue opere evocano un mondo di magia e fantasia, nel quale però i protagonisti sono basati su persone, animali o persino mobili realmente esistenti.
Martinez si è laureata nel 2000 presso Facoltà di Belle Arti dell’Università dei Paesi Baschi, poi ha acquisito una formazione classica presso la New York Academy of Art.
Un compagno di classe presentò Martinez al rinomato pittore realista Jacob Collins – fondatore di Water Street Atelier, Hudson River Fellowship e Grand Central Academy of Art – e diventò sua allieva per tre anni. «Tutto ciò che conosco sulla pittura del XIX secolo l’ho imparato da lui», afferma parlando del suo mentore.
Per un suo olio su tela (intitolato Confianza Absoluta: La Bella Durmiente - Fiducia Assoluta: La Bella Addormentata) Martinez ha ricevuto un importante premio di pittura figurativa da parte della fondazione Art Renewal Center.
Chi: Arantzazu Martinez, 38 anni
Le sue creazioni: dipinti di realismo figurativo
Dove: Madrid, Spagna
L’arte: «Tutto quello che dipingo è così reale che le colombe ritratte potrebbero davvero essere di buon auspicio», scherza Arantzazu Martinez. Le sue opere evocano un mondo di magia e fantasia, nel quale però i protagonisti sono basati su persone, animali o persino mobili realmente esistenti.
Martinez si è laureata nel 2000 presso Facoltà di Belle Arti dell’Università dei Paesi Baschi, poi ha acquisito una formazione classica presso la New York Academy of Art.
Un compagno di classe presentò Martinez al rinomato pittore realista Jacob Collins – fondatore di Water Street Atelier, Hudson River Fellowship e Grand Central Academy of Art – e diventò sua allieva per tre anni. «Tutto ciò che conosco sulla pittura del XIX secolo l’ho imparato da lui», afferma parlando del suo mentore.
Per un suo olio su tela (intitolato Confianza Absoluta: La Bella Durmiente - Fiducia Assoluta: La Bella Addormentata) Martinez ha ricevuto un importante premio di pittura figurativa da parte della fondazione Art Renewal Center.
L’influenza locale: «La Spagna ha una forza pittorica molto forte», afferma Martinez. Le sue opere sono fortemente influenzate dai dipinti del XIX secolo, sia in termini di paesaggio che di composizione. In questo senso, lo stilista spagnolo Mariano Fortuny e il pittore Joaquin Sorolla sono i suoi riferimenti, nonché il pittore Francisco Pradilla y Ortiz, del quale ama le composizioni affollate come in Doña Juana la Loca (1877). Anche Diego Velázquez, attivo nel XVII secolo, ha contribuito a plasmare lo stile di Martinez: il suo laboratorio è vicinissimo al Museo del Prado, nel quale si reca spesso per studiare le opere del celebre pittore.
Lo spazio: Martinez vive e lavora in un’abitazione di 300 metri quadrati opposta al Museo Reina Sofia nel quartiere Atocha di Madrid. È una tipica casa borghese distribuita su tre piani e un portico, che Martinez sfrutta spesso per dipingere. Dispone anche di una cantina tradizionale con soffitto a volta e mattoni a vista: «La chiamo “la prigione” perché laggiù ho allestito i piccoli studi dei miei studenti, come se li avessi confinati», dice con una risata.
Il momento emozionante: nel 2009 Martinez ha ricevuto un’e-mail dal regista George Lucas, il quale mostrava interesse nel suo lavoro e la invitava a partecipare a un progetto con la sua casa di produzione Lucasfilm. «Ho pensato che fosse una truffa, come quando si riceve un messaggio di spam secondo cui hai vinto un premio. Non potevo crederci», racconta. Invece era tutto vero: a Martinez era stato chiesto di dipingere in stile libero sul tema Star Wars per un progetto chiamato Star Wars Visions. «George Lucas era così soddisfatto del risultato che ha deciso di acquistare il quadro», dichiara.
Lo spazio: Martinez vive e lavora in un’abitazione di 300 metri quadrati opposta al Museo Reina Sofia nel quartiere Atocha di Madrid. È una tipica casa borghese distribuita su tre piani e un portico, che Martinez sfrutta spesso per dipingere. Dispone anche di una cantina tradizionale con soffitto a volta e mattoni a vista: «La chiamo “la prigione” perché laggiù ho allestito i piccoli studi dei miei studenti, come se li avessi confinati», dice con una risata.
Il momento emozionante: nel 2009 Martinez ha ricevuto un’e-mail dal regista George Lucas, il quale mostrava interesse nel suo lavoro e la invitava a partecipare a un progetto con la sua casa di produzione Lucasfilm. «Ho pensato che fosse una truffa, come quando si riceve un messaggio di spam secondo cui hai vinto un premio. Non potevo crederci», racconta. Invece era tutto vero: a Martinez era stato chiesto di dipingere in stile libero sul tema Star Wars per un progetto chiamato Star Wars Visions. «George Lucas era così soddisfatto del risultato che ha deciso di acquistare il quadro», dichiara.
3. La promessa della moda in Francia
Chi: Reouven Zana, 17 anni
Le sue creazioni: abbigliamento
Dove: Parigi, Francia
L’arte: «Vesto le donne. Rielaboro figure che mi affascinano prendendo ispirazione da un’icona, come Brigitte Bardot, o da un movimento artistico», afferma Reouven Zana. «Sono cresciuto in una famiglia creativa: mio nonno era pittore e mia nonna lavorava l’uncinetto per Chanel e attrici famose durante gli anni Sessanta. Il suo lavoro è stato estremamente stimolante per me».
Zana ha creato il suo primo marchio di moda quando aveva 14 anni. «Lo stile di quella collezione era abbastanza casual, poi ho deciso di dedicarmi maggiormente all’alta moda. Sono capace di trascorrere notti intere nel mio seminterrato lavorando su un progetto», racconta Zana, il quale fa tutto da solo: dai disegni, ai modelli, fino ai lavori di sartoria. «Non ho mai frequentato un corso di cucito, sono un autodidatta molto appassionato», afferma.
Chi: Reouven Zana, 17 anni
Le sue creazioni: abbigliamento
Dove: Parigi, Francia
L’arte: «Vesto le donne. Rielaboro figure che mi affascinano prendendo ispirazione da un’icona, come Brigitte Bardot, o da un movimento artistico», afferma Reouven Zana. «Sono cresciuto in una famiglia creativa: mio nonno era pittore e mia nonna lavorava l’uncinetto per Chanel e attrici famose durante gli anni Sessanta. Il suo lavoro è stato estremamente stimolante per me».
Zana ha creato il suo primo marchio di moda quando aveva 14 anni. «Lo stile di quella collezione era abbastanza casual, poi ho deciso di dedicarmi maggiormente all’alta moda. Sono capace di trascorrere notti intere nel mio seminterrato lavorando su un progetto», racconta Zana, il quale fa tutto da solo: dai disegni, ai modelli, fino ai lavori di sartoria. «Non ho mai frequentato un corso di cucito, sono un autodidatta molto appassionato», afferma.
L’influenza locale: Parigi per Zana è una città ricca di stimoli. «Ho tutto a portata di mano: mostre, architettura, case di moda e… le donne! Le donne parigine del passato, presente e futuro, sono le mie principali fonti di ispirazione», spiega. «Ci sono anche alcuni luoghi che visito spesso per trovare nuove idee, ad esempio il quartiere di Le Marais e il bosco di Vincennes, dove c’è un laghetto molto affascinante con una cascata – è sempre molto rilassante, amo il contatto con la natura».
Lo spazio: lo studio di Zana si trova nel piano interrato di 40 metri quadrati della casa dei genitori, un ambiente diviso tra il suo studio e quello della madre. «Mi rifugio qui appena mi vengono in mente nuove idee». racconta.
Il momento emozionante: quest’anno Zana ha presentato la sua prima sfilata alla Paris Fashion Week. «Ho lavorato duramente per settimane fino all’ultima sera, occupandomi di ogni fase: dal casting delle modelle, al confezionamento dei vestiti per l’evento. Non sapevo se ce l’avrei fatta fino a quel giorno, ma devo ammettere che mi è piaciuto molto e ho imparato tanto».
Uno dei suoi pezzi preferiti è l’abito in pizzo modello ballerina, ispirato dalla Bardot: «Mescola l’eleganza parigina con un tocco di allegria alla Saint Tropez; suggerisce senza mostrare».
Scopri altre immagini di questo atelier
Lo spazio: lo studio di Zana si trova nel piano interrato di 40 metri quadrati della casa dei genitori, un ambiente diviso tra il suo studio e quello della madre. «Mi rifugio qui appena mi vengono in mente nuove idee». racconta.
Il momento emozionante: quest’anno Zana ha presentato la sua prima sfilata alla Paris Fashion Week. «Ho lavorato duramente per settimane fino all’ultima sera, occupandomi di ogni fase: dal casting delle modelle, al confezionamento dei vestiti per l’evento. Non sapevo se ce l’avrei fatta fino a quel giorno, ma devo ammettere che mi è piaciuto molto e ho imparato tanto».
Uno dei suoi pezzi preferiti è l’abito in pizzo modello ballerina, ispirato dalla Bardot: «Mescola l’eleganza parigina con un tocco di allegria alla Saint Tropez; suggerisce senza mostrare».
Scopri altre immagini di questo atelier
4. Mega sculture in rete metallica, negli Stati Uniti
Chi: Atticus Samsell Adams, 54 anni
Le sue creazioni: sculture in metallo
Dove: Lawrenceville, quartiere di Pittsburgh, Pennsylvania, Stati Uniti
L’arte: Atticus Adams utilizza la maglia metallica per creare installazioni e opere d’arte in 3D. «Ho iniziato a utilizzare questo materiale nel 1992 durante un corso estivo di architettura ad Harvard, e ora la rete metallica è il materiale principale di tutte le mie creazioni», racconta. «A volte integro perle, cristallo o persino vetro recuperato da auto rotte: mi piace mescolare elementi eleganti o inusuali con questo materiale tradizionalmente industriale. Amo anche rivestire la rete con il gesso per sperimentare nuove superfici e volumi».
«Ho provato a non essere un artista – poco redditizio e funzionale», spiega Adams. «Inoltre non mi sentivo a mio agio in questo ruolo». Come compromesso ha deciso di studiare architettura e grafica per sviluppare una carriera creativa “concreta”. «Tuttavia è stato inutile; ho quindi accettato questa condizione e ho cercato di incanalare le mie energie per diventare il miglior artista che potessi essere, un processo ancora in corso».
L’opera che Adams tiene in mano in questa foto richiama la forma di un fiore ed è stata progettata per appenderla alla parete.
Chi: Atticus Samsell Adams, 54 anni
Le sue creazioni: sculture in metallo
Dove: Lawrenceville, quartiere di Pittsburgh, Pennsylvania, Stati Uniti
L’arte: Atticus Adams utilizza la maglia metallica per creare installazioni e opere d’arte in 3D. «Ho iniziato a utilizzare questo materiale nel 1992 durante un corso estivo di architettura ad Harvard, e ora la rete metallica è il materiale principale di tutte le mie creazioni», racconta. «A volte integro perle, cristallo o persino vetro recuperato da auto rotte: mi piace mescolare elementi eleganti o inusuali con questo materiale tradizionalmente industriale. Amo anche rivestire la rete con il gesso per sperimentare nuove superfici e volumi».
«Ho provato a non essere un artista – poco redditizio e funzionale», spiega Adams. «Inoltre non mi sentivo a mio agio in questo ruolo». Come compromesso ha deciso di studiare architettura e grafica per sviluppare una carriera creativa “concreta”. «Tuttavia è stato inutile; ho quindi accettato questa condizione e ho cercato di incanalare le mie energie per diventare il miglior artista che potessi essere, un processo ancora in corso».
L’opera che Adams tiene in mano in questa foto richiama la forma di un fiore ed è stata progettata per appenderla alla parete.
L’influenza locale: Adams è cresciuto nella Virginia Occidentale, uno stato intriso di arte e folklore. «Diversi membri della mia famiglia sono artisti autodidatti e svolgono mestieri artigiani, ad esempio come intagliatori e tappezzieri», racconta. «La capacità di realizzare oggetti tangibili fa sicuramente parte della mia eredità familiare. Tendo a utilizzare materiali di base, facilmente disponibili per alimentare lo sfogo creativo».
Le fonti d’ispirazione di Adams sono radicate nella sua memoria: «Molte sono esperienze visive risalenti alla mia infanzia trascorsa nella Virginia Occidentale, che emergono mentre cerco di ricordare i bei momenti felici: dai campi arati coperti di ghiaccio, alla raccolta di muschio nei boschi, fino alle brezze estive e il profumo del bucato steso sul filo».
Le fonti d’ispirazione di Adams sono radicate nella sua memoria: «Molte sono esperienze visive risalenti alla mia infanzia trascorsa nella Virginia Occidentale, che emergono mentre cerco di ricordare i bei momenti felici: dai campi arati coperti di ghiaccio, alla raccolta di muschio nei boschi, fino alle brezze estive e il profumo del bucato steso sul filo».
Lo spazio: lo studio di Adams si trova in un edificio precedentemente usato come residenza di famiglia, situato sopra il piccolo negozio di generi vari. Sono state demolite due pareti e mantenute le travi a vista per creare un ampio ambiente a pianta aperta. Il socio di Adams, Garry Pyles, aveva trovato online una scala in metallo, ma il costo era superiore al loro budget così hanno optato per una simile in legno. «L’ambiente con le travi esposte è perfetto per ospitare le mie creazioni, poiché molti pezzi pendono dal soffitto», dice Adams. «I pavimenti sono stati dipinti di bianco per massimizzare la luce, essenziale in particolare quando si procede al taglio e alla lavorazione della maglia metallica».
Il momento emozionante: «Uno dei momenti più entusiasmanti è stato quando ho creato un’installazione qui a Pittsburgh per un’esibizione curata da Mattress Factory. Questo progetto è stato emozionante perché era inaspettato e di profilo più alto rispetto a quelli realizzati in passato. Il museo Mattress Factory è un’istituzione dedicata all’arte visiva dell’installazione – un luogo che ci si aspetta di trovare in una città molto più grande come New York o Chicago. Sono stato ispirato da una citazione di H.D. Thoreau tratta da Walden ovvero Vita nei boschi su come trasformare il sogno della tua vita in realtà, e ho creato un’imponente opera in maglia di alluminio per l’occasione».
Guarda altre foto delle creazioni e dello studio di Adam
Il momento emozionante: «Uno dei momenti più entusiasmanti è stato quando ho creato un’installazione qui a Pittsburgh per un’esibizione curata da Mattress Factory. Questo progetto è stato emozionante perché era inaspettato e di profilo più alto rispetto a quelli realizzati in passato. Il museo Mattress Factory è un’istituzione dedicata all’arte visiva dell’installazione – un luogo che ci si aspetta di trovare in una città molto più grande come New York o Chicago. Sono stato ispirato da una citazione di H.D. Thoreau tratta da Walden ovvero Vita nei boschi su come trasformare il sogno della tua vita in realtà, e ho creato un’imponente opera in maglia di alluminio per l’occasione».
Guarda altre foto delle creazioni e dello studio di Adam
5. Ceramiche meravigliosamente semplici, in Danimarca
Chi: Julie Bonde Bülck, 37 anni
Le sue creazioni: ceramiche e oggetti di design
Dove: Nørrebro, Copenhagen, Danimarca
L’arte: «Lavoro la ceramica dall’età di 14 anni, quando presi lezioni al di fuori dei miei studi scolastici», racconta Julie Bonde Bülck. «Poi ho frequentato la Danish Design School, laureandomi nel 2008». Dopodiché ha lavorato come designer presso la Royal Copenhagen – una delle più antiche compagnie di porcellana del mondo – per un anno prima di realizzare il suo sogno e avviare il proprio studio: Uh la la Ceramics, nel quale disegna e realizza pezzi esclusivi.
L’influenza locale: «Tendo a sostenere la grande tradizione dell’artigianato nordico», dice Bonde Bülck. «Mi piace sentirmi vicina alla produzione e avere la libertà di creare nuovi colori di smalti per ceramica ogni settimana». Seguendo lo stile danese, utilizza solo materiali di alta qualità – infatti, la maggior parte dei classici del design danese sono prodotti in materiali puri: acciaio, argento, legno, ecc.
«La semplicità che caratterizza il design nordico ha avuto una grande influenza sul mio stile», afferma Bonde Bülck. «Amo le forme geometriche. I miei pezzi sono concepiti per essere oggetti basati sull’estetica del materiale, più che sulla funzionalità. «Solitamente stravolgo le forme semplici con smalti sperimentali».
Lo spazio: lo studio di Bonde Bülck ospita anche il suo showroom: nel piano interrato c’è un negozio dove espone le sue opere e nel retro si sviluppa il suo laboratorio, che arriva fino al primo piano. Il quartiere di Nørrebro è costellato di negozi interessanti; vicino al suo studio si trova il celebre ristorante Relæ, del famoso chef stellato Christian F. Puglisi – di origine siciliana – e Bonde Bülck ha disegnato tutti i suoi piatti un anno prima che fosse premiato con una stella Michelin.
Il momento emozionante: due anni fa Bonde Bülck è stata invitata a partecipare alla mostra Wallpaper* Handmade – uno degli eventi di punta del Fuorisalone di Milano. «Mi hanno chiesto di preparare alcuni pezzi da esposizione per presentare la mia collezione di bomboniere (in questa foto) all’evento, nel quale hanno partecipato celebri designer come Jaime Hayon e Tom Dixon», racconta.
Altre immagini del laboratorio di ceramiche
Chi: Julie Bonde Bülck, 37 anni
Le sue creazioni: ceramiche e oggetti di design
Dove: Nørrebro, Copenhagen, Danimarca
L’arte: «Lavoro la ceramica dall’età di 14 anni, quando presi lezioni al di fuori dei miei studi scolastici», racconta Julie Bonde Bülck. «Poi ho frequentato la Danish Design School, laureandomi nel 2008». Dopodiché ha lavorato come designer presso la Royal Copenhagen – una delle più antiche compagnie di porcellana del mondo – per un anno prima di realizzare il suo sogno e avviare il proprio studio: Uh la la Ceramics, nel quale disegna e realizza pezzi esclusivi.
L’influenza locale: «Tendo a sostenere la grande tradizione dell’artigianato nordico», dice Bonde Bülck. «Mi piace sentirmi vicina alla produzione e avere la libertà di creare nuovi colori di smalti per ceramica ogni settimana». Seguendo lo stile danese, utilizza solo materiali di alta qualità – infatti, la maggior parte dei classici del design danese sono prodotti in materiali puri: acciaio, argento, legno, ecc.
«La semplicità che caratterizza il design nordico ha avuto una grande influenza sul mio stile», afferma Bonde Bülck. «Amo le forme geometriche. I miei pezzi sono concepiti per essere oggetti basati sull’estetica del materiale, più che sulla funzionalità. «Solitamente stravolgo le forme semplici con smalti sperimentali».
Lo spazio: lo studio di Bonde Bülck ospita anche il suo showroom: nel piano interrato c’è un negozio dove espone le sue opere e nel retro si sviluppa il suo laboratorio, che arriva fino al primo piano. Il quartiere di Nørrebro è costellato di negozi interessanti; vicino al suo studio si trova il celebre ristorante Relæ, del famoso chef stellato Christian F. Puglisi – di origine siciliana – e Bonde Bülck ha disegnato tutti i suoi piatti un anno prima che fosse premiato con una stella Michelin.
Il momento emozionante: due anni fa Bonde Bülck è stata invitata a partecipare alla mostra Wallpaper* Handmade – uno degli eventi di punta del Fuorisalone di Milano. «Mi hanno chiesto di preparare alcuni pezzi da esposizione per presentare la mia collezione di bomboniere (in questa foto) all’evento, nel quale hanno partecipato celebri designer come Jaime Hayon e Tom Dixon», racconta.
Altre immagini del laboratorio di ceramiche
6. Creazioni d’acciaio a Berlino
Chi: Anderl Kammermeier, 58 anni
Le sue creazioni: arredi e accessori per la tavola in metallo
Dove: Moabit, quartiere di Berlino, Germania
L’arte: Anderl Kammermeier è nato nel sud della Germania e in origine ha avuto una formazione da orafo. Oggi lavora principalmente l’acciaio e crea oggetti di dimensioni molto più grandi, come mobili (comprese le sedie da giardino nella foto) e accessori per la tavola (ad esempio i vassoi in metallo alla parete), spesso realizza anche scenografie. «Non sono un designer – nel senso che non opero nel design industriale – preferisco definirmi artigiano, oppure “designer artista”», dichiara Kammermeier.
Dopo aver preparato lo schizzo, realizza le sue opere nel banco da lavoro. «Puoi capire quando un oggetto è stato realizzato a mani nude da qualcuno», sostiene. «E ti basta guardarlo per renderti conto della qualità e del peso del materiale». Una regola che segue in ogni fase del suo processo di progettazione: «Dedico un sacco di tempo a ogni creazione, a volte addirittura anni».
Chi: Anderl Kammermeier, 58 anni
Le sue creazioni: arredi e accessori per la tavola in metallo
Dove: Moabit, quartiere di Berlino, Germania
L’arte: Anderl Kammermeier è nato nel sud della Germania e in origine ha avuto una formazione da orafo. Oggi lavora principalmente l’acciaio e crea oggetti di dimensioni molto più grandi, come mobili (comprese le sedie da giardino nella foto) e accessori per la tavola (ad esempio i vassoi in metallo alla parete), spesso realizza anche scenografie. «Non sono un designer – nel senso che non opero nel design industriale – preferisco definirmi artigiano, oppure “designer artista”», dichiara Kammermeier.
Dopo aver preparato lo schizzo, realizza le sue opere nel banco da lavoro. «Puoi capire quando un oggetto è stato realizzato a mani nude da qualcuno», sostiene. «E ti basta guardarlo per renderti conto della qualità e del peso del materiale». Una regola che segue in ogni fase del suo processo di progettazione: «Dedico un sacco di tempo a ogni creazione, a volte addirittura anni».
L’influenza locale: Kammermeier si è trasferito dalla Baviera a Berlino Est nel 1983. Ha trovato lavoro in una fabbrica di acciaio dove, avendo accesso ai macchinari, ha iniziato a sperimentare questo materiale. La Berlino degli anni Ottanta, quando ancora esisteva la Germania Est, ha plasmato il suo stile; la scena artistica era in fermento e il Nuovo Design tedesco – un movimento i cui membri sperimentavano con oggetti e mobili – era in pieno sviluppo. Kammermeier sostiene che se non si fosse trasferito a Berlino la sua vita sarebbe stata completamente diversa.
Lo spazio: il laboratorio di Kammermeier si trova dal 1988 in un vecchio deposito militare, il quale rappresenta uno di quei luoghi autentici di Berlino diventati alquanto rari. «Non avrei potuto disporre di uno spazio come questo a Monaco», afferma. È un edificio di grandi dimensioni dotato di un ampio giardino per sedersi e intrattenersi. Kammermeier trae ispirazione da tutto ciò che lo circonda, compresa la gente del posto: ogni estate apre il giardino e il laboratorio al pubblico per organizzare alcune domeniche all’insegna della musica, mostre e letture.
Il momento emozionante: nel 2009 il fotografo di moda peruviano Mario Testino ha realizzato un servizio fotografico con Keira Knightley per Vogue nell’incantevole giardino di Kammermeier. «Per circa due ore c’era una tensione speciale nell’aria», ricorda Kammermeier. Uno dei suoi prototipi – la Berliner gartenstuhl (sedia da giardino berlinese) immortalata nella foto precedente – venne utilizzato come oggetto di scena. «Ho pensato: se Testino ritiene questo che sia un buon design, probabilmente vale la pena svilupparlo; l’avrei fatto comunque, ma questo mi ha dato una spinta speciale». Oggi la serie Berliner gartenstuhl rappresenta uno dei suoi prodotti più venduti.
Scopri altre foto di questo studio berlinese
Lo spazio: il laboratorio di Kammermeier si trova dal 1988 in un vecchio deposito militare, il quale rappresenta uno di quei luoghi autentici di Berlino diventati alquanto rari. «Non avrei potuto disporre di uno spazio come questo a Monaco», afferma. È un edificio di grandi dimensioni dotato di un ampio giardino per sedersi e intrattenersi. Kammermeier trae ispirazione da tutto ciò che lo circonda, compresa la gente del posto: ogni estate apre il giardino e il laboratorio al pubblico per organizzare alcune domeniche all’insegna della musica, mostre e letture.
Il momento emozionante: nel 2009 il fotografo di moda peruviano Mario Testino ha realizzato un servizio fotografico con Keira Knightley per Vogue nell’incantevole giardino di Kammermeier. «Per circa due ore c’era una tensione speciale nell’aria», ricorda Kammermeier. Uno dei suoi prototipi – la Berliner gartenstuhl (sedia da giardino berlinese) immortalata nella foto precedente – venne utilizzato come oggetto di scena. «Ho pensato: se Testino ritiene questo che sia un buon design, probabilmente vale la pena svilupparlo; l’avrei fatto comunque, ma questo mi ha dato una spinta speciale». Oggi la serie Berliner gartenstuhl rappresenta uno dei suoi prodotti più venduti.
Scopri altre foto di questo studio berlinese
7. Dipinti felici come il sole, in Australia
Chi: Tamara Armstrong, 33 anni
Le sue creazioni: dipinti vivaci
Dove: Monte Tamborine, Gold Coast, Queensland, Australia
L’arte: Tamara Armstrong realizza opere d’arte particolarmente colorate e vivaci: «I protagonisti dei miei dipinti sono principalmente ritratti di donne e uccelli pittoreschi, nonché animali e piante tropicali, tutti caratterizzati da tinte sgargianti e figure geometriche», spiega. «Dipingo da moltissimo tempo: avevo circa 4 anni quando ho ricevuto ufficialmente il mio primo set di tempere, e da allora non ho più smesso».
Ha iniziato a lavorare come artista professionista tre anni fa. «La pittura per me è la cosa più appagante, e mi sento incredibilmente fortunata ad aver trovato un modo per guadagnarmi da vivere facendo quello che amo», afferma.
Chi: Tamara Armstrong, 33 anni
Le sue creazioni: dipinti vivaci
Dove: Monte Tamborine, Gold Coast, Queensland, Australia
L’arte: Tamara Armstrong realizza opere d’arte particolarmente colorate e vivaci: «I protagonisti dei miei dipinti sono principalmente ritratti di donne e uccelli pittoreschi, nonché animali e piante tropicali, tutti caratterizzati da tinte sgargianti e figure geometriche», spiega. «Dipingo da moltissimo tempo: avevo circa 4 anni quando ho ricevuto ufficialmente il mio primo set di tempere, e da allora non ho più smesso».
Ha iniziato a lavorare come artista professionista tre anni fa. «La pittura per me è la cosa più appagante, e mi sento incredibilmente fortunata ad aver trovato un modo per guadagnarmi da vivere facendo quello che amo», afferma.
L’influenza regionale: «Questa zona è ricca di bellezze naturali e da quando mi sono trasferita qui sei anni fa, la mia creatività e attività artistica sono migliorate sempre di più», dice Armstrong. «La vista sulla valle e sulle catene montuose di cui gode il mio studio si riflette nella presenza di triangoli e uccelli in molti dei miei quadri recenti». Il Monte Tamborine è sempre stato considerato un luogo sacro dagli abitanti della zona. I loro antenati credevano che non si dovesse vivere sulla montagna, in quanto era una meta da visitare per la guarigione e il ringiovanimento, ed erano convinti che alcuni punti all’interno della foresta pluviale emettessero potenti vibrazioni magnetiche. «Sento una forte energia positiva per me quassù», afferma Armstrong. «Qualunque cosa sia, non ho alcuna intenzione di andarmene a breve».
Lo spazio: lo studio, costruito nel marzo 2014, si trova al posto di un vecchio gazebo in giardino. La porta d’ingresso è realizzata con una finestra alla francese recuperata. «L’ho verniciata nel mio colore preferito: il turchese Magnetic Magic di Dulux. Trovo che sia una tonalità davvero energizzante e invitante, la uso infatti in quasi tutti i miei quadri», racconta Armstrong. L’artista desiderava più finestre possibili in modo da poter ammirare la bellissima vista mentre si dedica alla pittura.
Lo spazio: lo studio, costruito nel marzo 2014, si trova al posto di un vecchio gazebo in giardino. La porta d’ingresso è realizzata con una finestra alla francese recuperata. «L’ho verniciata nel mio colore preferito: il turchese Magnetic Magic di Dulux. Trovo che sia una tonalità davvero energizzante e invitante, la uso infatti in quasi tutti i miei quadri», racconta Armstrong. L’artista desiderava più finestre possibili in modo da poter ammirare la bellissima vista mentre si dedica alla pittura.
Il momento emozionante: «Ogni volta che qualcuno mi contatta per realizzare un dipinto o un murale mi sento davvero emozionata e lusingata», dichiara Armstrong. «Ma se dovessi scegliere un progetto in particolare, potrei menzionare quando ho disegnato e dipinto un murale di grandi dimensioni commissionato dal centro di salute e benessere I Quit Sugar nel giardino della sede di Surry Hills, a Sydney. «Ho avuto modo di collaborare con il paesaggista di giardini Richie Northcott, il quale ha costruito una serie di fioriere autoirriganti in legno di recupero e le ha posizionate lungo la parete decorata con il mio murale», racconta. «È stata un’esperienza davvero straordinaria e indimenticabile, e il risultato finale era davvero suggestivo»
Guarda altre foto di questo luminoso studio d’artista
Guarda altre foto di questo luminoso studio d’artista
8. Arredi realizzati a mano, in Russia
Chi: Anna Sazhinova e Konstantin Lagutin di Archpole, entrambi di circa trent’anni
Le loro creazioni: oggetti e complementi d’arredo
Dove: Mosca, Russia
L’arte: «Sin da quando abbiamo lanciato questa attività, nel 2008, concepiamo la progettazione non come un processo di scelta di mobili da cataloghi per poi disporli qua e là nelle proprie case, bensì cerchiamo di fondere l’architettura e l’arredamento in un’unica cosa», dice Konstantin Lagutin. «Il nostro scopo è rendere gli arredi realizzati a mano più personali e accessibili, in modo che chiunque possa acquistarli e inserirli a casa propria. Tutti i 400 oggetti e complementi d’arredo della nostra collezione sono collegati tra loro e offrono la possibilità di combinarli come si preferisce».
Chi: Anna Sazhinova e Konstantin Lagutin di Archpole, entrambi di circa trent’anni
Le loro creazioni: oggetti e complementi d’arredo
Dove: Mosca, Russia
L’arte: «Sin da quando abbiamo lanciato questa attività, nel 2008, concepiamo la progettazione non come un processo di scelta di mobili da cataloghi per poi disporli qua e là nelle proprie case, bensì cerchiamo di fondere l’architettura e l’arredamento in un’unica cosa», dice Konstantin Lagutin. «Il nostro scopo è rendere gli arredi realizzati a mano più personali e accessibili, in modo che chiunque possa acquistarli e inserirli a casa propria. Tutti i 400 oggetti e complementi d’arredo della nostra collezione sono collegati tra loro e offrono la possibilità di combinarli come si preferisce».
L’influenza locale: Archpole produce mobili e piccoli oggetti realizzati a mano in compensato di betulla e legno di recupero; la betulla, in particolare, è molto popolare in Russia per le sue linee pulite. Ma la coppia non ha intenzione di essere semplicemente ispirata dal proprio paese d’origine – vorrebbe anche influenzarlo a sua volta. «La Russia è a misura di megalopoli: tutte le aziende si trovano nelle grandi città, come Mosca», racconta Anna Sazhinova. «Ragion per cui un sacco di persone che vivono lontane da Mosca non hanno la possibilità di ottenere un posto di lavoro decente. Abbiamo deciso di cambiare un po’ il mondo: a settembre avvieremo la costruzione di alcuni edifici in un piccolo villaggio nella regione di Vologda, i quali ospiteranno la nostra futura sede e fabbrica».
Lo spazio: lo studio di Archpole si trova a Mosca dal 2012, all’interno di un edificio neogotico risalente al 1915 e ricco di storia. Difatti la fabbrica Elektrozavod è stata costruita in origine per una grande azienda che realizzava prodotti in gomma, chiusa però con la rivoluzione russa del 1917. Dieci anni dopo lo stabile è stato utilizzato per produrre lampade elettriche e durante la Seconda guerra mondiale lanciarazzi; in seguito ha prodotto trasformatori e parti per le linee di trasmissione. Oggi ospita studi di architettura, studi fotografici e laboratori artigiani.
Il momento emozionante: «Il nostro pezzo preferito è la sedia della collezione Full Moon: è quello più semplice, ma l’abbiamo perfezionato ed è diventato il nostro prodotto più popolare», dichiara Lagutin. Vendite a parte, ha un’altra caratteristica speciale: «Tutti i gatti – non solo il nostro gatto Tom – amano questa sedia per la forma della sua seduta. Se viene acquistata dal proprietario di un gatto, sicuramente il suo animale domestico si accuccerà sopra».
Scopri altre immagini di questo spazio creativo e showroom
Il momento emozionante: «Il nostro pezzo preferito è la sedia della collezione Full Moon: è quello più semplice, ma l’abbiamo perfezionato ed è diventato il nostro prodotto più popolare», dichiara Lagutin. Vendite a parte, ha un’altra caratteristica speciale: «Tutti i gatti – non solo il nostro gatto Tom – amano questa sedia per la forma della sua seduta. Se viene acquistata dal proprietario di un gatto, sicuramente il suo animale domestico si accuccerà sopra».
Scopri altre immagini di questo spazio creativo e showroom
9. Ceramiche organiche in Inghilterra
Chi: Janene Waudby, 45enne, di jwaudbyceramics
Le sue creazioni: ceramiche
Dove: Londra, Inghilterra
L’arte: Waudby lavora in un laboratorio in giardino, realizzato appositamente per la sua attività. I suoi vasi, immortalati in queste scaffalature, sono creati con la tecnica di cottura del “Pit Fire”: «Vengono cotti una prima volta nell’apposito forno per ceramica, poi avvolti in felci o pezzi di canapa e cotti nuovamente nel forno a segatura», spiega. «La particolarità di questa tecnica è che puoi influire relativamente sul risultato finale, quindi non sai mai esattamente cosa otterrai e ogni pezzo è unico e irriproducibile».
L’influenza locale: le creazioni di Waudby sono influenzate dai paesaggi e dalle forme della natura, tant’è vero che la ruota del suo vasaio è posizionata in prossimità delle ampie finestre del laboratorio, così può ammirare il giardino mentre lavora.
Lo spazio: il laboratorio in giardino ha rappresentato la prima modifica apportata da Waudby appena si è trasferita nella sua abitazione attuale. «Abbiamo costruito tutto il resto attorno a questo ambiente», afferma. «Desideravo godere di tante finestre nella parte anteriore e solo una in quella posteriore, perché è da lì che entra la luce del mattino». Lo studio è un rifugio e un idillio per Waudby, anche quando non lavora: «A volte, quando sono seduta in terrazza, i vicini di casa si avvicinano e mi porgono una tazza di tè».
Il momento emozionante: uno dei progetti in corso di Waudby riguarda una serie di vasi allungati e ondulati. «Mia sorella chiama questa collezione “la pastinaca”», racconta con una risata. «Volevo creare qualcosa di sostanzialmente statico, ma che sembrasse in movimento. L’idea è di fare apparire i vasi come se fossero vivi».
Guarda altre foto di questo capanno-laboratorio
Chi: Janene Waudby, 45enne, di jwaudbyceramics
Le sue creazioni: ceramiche
Dove: Londra, Inghilterra
L’arte: Waudby lavora in un laboratorio in giardino, realizzato appositamente per la sua attività. I suoi vasi, immortalati in queste scaffalature, sono creati con la tecnica di cottura del “Pit Fire”: «Vengono cotti una prima volta nell’apposito forno per ceramica, poi avvolti in felci o pezzi di canapa e cotti nuovamente nel forno a segatura», spiega. «La particolarità di questa tecnica è che puoi influire relativamente sul risultato finale, quindi non sai mai esattamente cosa otterrai e ogni pezzo è unico e irriproducibile».
L’influenza locale: le creazioni di Waudby sono influenzate dai paesaggi e dalle forme della natura, tant’è vero che la ruota del suo vasaio è posizionata in prossimità delle ampie finestre del laboratorio, così può ammirare il giardino mentre lavora.
Lo spazio: il laboratorio in giardino ha rappresentato la prima modifica apportata da Waudby appena si è trasferita nella sua abitazione attuale. «Abbiamo costruito tutto il resto attorno a questo ambiente», afferma. «Desideravo godere di tante finestre nella parte anteriore e solo una in quella posteriore, perché è da lì che entra la luce del mattino». Lo studio è un rifugio e un idillio per Waudby, anche quando non lavora: «A volte, quando sono seduta in terrazza, i vicini di casa si avvicinano e mi porgono una tazza di tè».
Il momento emozionante: uno dei progetti in corso di Waudby riguarda una serie di vasi allungati e ondulati. «Mia sorella chiama questa collezione “la pastinaca”», racconta con una risata. «Volevo creare qualcosa di sostanzialmente statico, ma che sembrasse in movimento. L’idea è di fare apparire i vasi come se fossero vivi».
Guarda altre foto di questo capanno-laboratorio
10. Borse dai colori sgargianti in Giappone
Chi: Akemie Shiroyama, circa 40 anni
Le sue creazioni: borse su misura
Dove: Tokyo, Giappone
L’arte: Akemie Shiroyama ha iniziato la sua carriera da stilista di borse circa 10 anni fa. «Ora creo pezzi unici, realizzati su misura per i singoli clienti e combinando elementi e materiali accuratamente selezionati; il processo prevede una consulenza preliminare che può durare tra i 40 minuti e le 2 ore».
Per le sue creazioni utilizza pelle pregiata di molteplici colori e bellissimi tessuti artigianali. «Amo creare borse perché sono come le tue migliori amiche: le puoi portare con te dappertutto e condividere con loro ogni esperienza, positiva e negativa. Quando ci sentiamo un po’ tristi, la borsa è sempre al nostro fianco e può tirarci su il morale, mostrando i suoi colori vivaci o i motivi allegri che proprio noi abbiamo scelto».
Chi: Akemie Shiroyama, circa 40 anni
Le sue creazioni: borse su misura
Dove: Tokyo, Giappone
L’arte: Akemie Shiroyama ha iniziato la sua carriera da stilista di borse circa 10 anni fa. «Ora creo pezzi unici, realizzati su misura per i singoli clienti e combinando elementi e materiali accuratamente selezionati; il processo prevede una consulenza preliminare che può durare tra i 40 minuti e le 2 ore».
Per le sue creazioni utilizza pelle pregiata di molteplici colori e bellissimi tessuti artigianali. «Amo creare borse perché sono come le tue migliori amiche: le puoi portare con te dappertutto e condividere con loro ogni esperienza, positiva e negativa. Quando ci sentiamo un po’ tristi, la borsa è sempre al nostro fianco e può tirarci su il morale, mostrando i suoi colori vivaci o i motivi allegri che proprio noi abbiamo scelto».
L’influenza locale: «La gente spesso dice che il mio stile non è tipicamente giapponese, ma in realtà ho imparato dal mio primo capo: una stilista delle isole di Okinawa nell’estremo sud del Giappone», racconta Shiroyama. «Usava una vasta gamma di colori vivaci, combinandoli in modo così audace e altresì perfetto che ho imparato anch’io ad abbinare le diverse tonalità in maniera inaspettata e brillante». Lo studio di Shiroyama si trova a Higashi-Kanda, uno dei quartieri di Tokyo più popolato da artisti e artigiani e costellato di laboratori, gallerie d’arte contemporanea e negozi di design. «L’atmosfera di questa città mi offre moltissima ispirazione», dichiara.
Lo spazio: Shiroyama ha progettato personalmente gli interni del suo studio in affitto, un ex garage. «Avevo le idee molto chiare su come sarebbe stato il mio studio da appena ho iniziato a lavorare come stilista. Ho preso ispirazione dal mio negozio preferito situato nel quartiere Aoyama di Tokyo: nella parte anteriore erano esposti un sacco di bellissimi vestiti e nel retro, nascosto da una tenda a picco, c’era il laboratorio del proprietario britannico, nel quale cuciva gli abiti. Era come un ristorante con cucina a vista: i clienti potevano comprare il proprio abito fatto a mano appena “sfornato”. Ho sempre sognato di avere uno studio simile».
Lo spazio: Shiroyama ha progettato personalmente gli interni del suo studio in affitto, un ex garage. «Avevo le idee molto chiare su come sarebbe stato il mio studio da appena ho iniziato a lavorare come stilista. Ho preso ispirazione dal mio negozio preferito situato nel quartiere Aoyama di Tokyo: nella parte anteriore erano esposti un sacco di bellissimi vestiti e nel retro, nascosto da una tenda a picco, c’era il laboratorio del proprietario britannico, nel quale cuciva gli abiti. Era come un ristorante con cucina a vista: i clienti potevano comprare il proprio abito fatto a mano appena “sfornato”. Ho sempre sognato di avere uno studio simile».
Il momento emozionante: «Lavoro sempre su progetti molto personali e individuali, e i momenti più entusiasmanti sono spesso quelli che trascorro parlando con i miei clienti», racconta Shiroyama. «Alcuni di loro mi hanno riferito che il processo di scelta dei materiali per la propria borsa è come una sessione curativa: difatti rappresenta una buona occasione per scavare nel profondo alla ricerca delle caratteristiche preferite. È meraviglioso sapere che la mia borsa è capace di rallegrare il proprietario anche prima di essere realizzata. Lavoro da sola in questo studio tutti i giorni, ma mi sento sempre in compagnia».
Tutte le foto del colorato laboratorio di Shiroyama
Tutte le foto del colorato laboratorio di Shiroyama
11. Arte di strada raffinata in Svezia
Chi: Iron
Le sue creazioni: graffiti
Dove: Svezia meridionale
L’arte: «Ho sempre lavorato con le immagini, in vari modi. Ho iniziato a dipingere graffiti quando ero giovane, ma sempre in forma figurativa, piuttosto che fare semplicemente tag sui muri (n.d.r. scrivere il proprio nome d’arte con la bomboletta)», dice Iron. «Con la diffusione dell’arte di strada, il mio interesse è cresciuto ancora di più. Ero un po’ stanco di vivere l’arte come spettatore, ma non appena ho preso in mano una bomboletta mi sono appassionato di nuovo».
L’anonimato è molto importante per Iron: «Mi permette di lavorare in serenità e rendere le immagini protagoniste. A volte mi prendo la libertà di dipingere senza permesso, attività considerata vandalismo piuttosto che arte… ma trovo questo discutibile e seguo la mia bussola morale interiore».
Chi: Iron
Le sue creazioni: graffiti
Dove: Svezia meridionale
L’arte: «Ho sempre lavorato con le immagini, in vari modi. Ho iniziato a dipingere graffiti quando ero giovane, ma sempre in forma figurativa, piuttosto che fare semplicemente tag sui muri (n.d.r. scrivere il proprio nome d’arte con la bomboletta)», dice Iron. «Con la diffusione dell’arte di strada, il mio interesse è cresciuto ancora di più. Ero un po’ stanco di vivere l’arte come spettatore, ma non appena ho preso in mano una bomboletta mi sono appassionato di nuovo».
L’anonimato è molto importante per Iron: «Mi permette di lavorare in serenità e rendere le immagini protagoniste. A volte mi prendo la libertà di dipingere senza permesso, attività considerata vandalismo piuttosto che arte… ma trovo questo discutibile e seguo la mia bussola morale interiore».
L’influenza locale: «Ho preferito la vita cittadina a quella di campagna – la pace e la tranquillità hanno un’influenza positiva sulla creatività. Creo arte di strada anche nell’ambiente naturale che mi circonda. Prendo ispirazione dalla politica e dalle vicende che coinvolgono la Svezia e altre parti d’Europa». Di recente Iron ha dipinto una versione del poster elettorale con la scritta “Hope” disegnato da Shepard Fairey per Barack Obama, sostituendo la parola “speranza” con “odio” e raffigurando un politico conservatore svedese. «È subito diventato virale sui social media», racconta.
Lo spazio: lo studio di Iron si trova in una vecchia fabbrica che presenta ancora un’immensa ciminiera in mattoni. «Ogni giorno penso che stia per cascare giù», dichiara. «Al di sotto dell’edificio vi è un corso d’acqua che veniva utilizzato per alimentare i macchinari. Sono l’unico artista qui, ma abbiamo un inventore, un rilegatore di libri e un circolo automobilistico».
Il momento emozionante: «È costantemente dietro l’angolo – il prossimo progetto è sempre il migliore», afferma. «Sto decorando uno spazio autorizzato a Stoccolma, il quale sarà rivelato a breve. L’arte di strada sta vivendo un momento di slancio, tant’è vero che ora ci sono muri e spazi autorizzati dedicati ai graffiti, in cui possiamo dipingere liberamente – e dove le persone possono venire a vedere le nostre opere».
Altre foto dello studio di Iron
E ora, a te la parola! Sei un artista, un artigiano o un appassionato dell’attività manuale? Mostraci il tuo studio e le tue recenti creazioni nella sezione Commenti, raccontandoci come il luogo nel quale vivi ha plasmato il tuo stile.
Lo spazio: lo studio di Iron si trova in una vecchia fabbrica che presenta ancora un’immensa ciminiera in mattoni. «Ogni giorno penso che stia per cascare giù», dichiara. «Al di sotto dell’edificio vi è un corso d’acqua che veniva utilizzato per alimentare i macchinari. Sono l’unico artista qui, ma abbiamo un inventore, un rilegatore di libri e un circolo automobilistico».
Il momento emozionante: «È costantemente dietro l’angolo – il prossimo progetto è sempre il migliore», afferma. «Sto decorando uno spazio autorizzato a Stoccolma, il quale sarà rivelato a breve. L’arte di strada sta vivendo un momento di slancio, tant’è vero che ora ci sono muri e spazi autorizzati dedicati ai graffiti, in cui possiamo dipingere liberamente – e dove le persone possono venire a vedere le nostre opere».
Altre foto dello studio di Iron
E ora, a te la parola! Sei un artista, un artigiano o un appassionato dell’attività manuale? Mostraci il tuo studio e le tue recenti creazioni nella sezione Commenti, raccontandoci come il luogo nel quale vivi ha plasmato il tuo stile.
Chi: Marco La Manna, 27 anni
Le sue creazioni: chitarre
Dove: Dovera, un piccolo paese vicino a Cremona, Lombardia, Italia
L’arte: Marco La Manna lavora come liutaio – costruisce strumenti musicali a corda – dal 2006 quando, dopo il diploma, si è iscritto alla Scuola di Liuteria di Milano. «La creazione di una nuova chitarra partendo dallo schizzo iniziale necessita di circa 200 ore di lavoro», spiega. «Lavoro da solo nel mio ampio laboratorio mentre ascolto - neanche a dirlo - musica. È un lavoro solitario, ma ho bisogno di molta concentrazione, in particolare durante la fase di verniciatura: una mano di troppo e il suono della chitarra potrebbe risultare diverso. Concepisco il mio lavoro come un modo per dare anima a un materiale altrimenti comune: il legno».
L’influenza locale: i liutai lavorano in tutta Italia, è un mestiere antico e complesso. Ma La Manna ha scelto un luogo molto speciale per aprire il suo laboratorio: Cremona è la città dove nel XVII secolo è nato Antonio Stradivari, uno dei liutai più conosciuti al mondo. È proprio qui che l’artigiano creò più di 1.100 strumenti musicali – quelli ancora in circolazione oggi valgono centinaia di migliaia, se non milioni, di dollari.