Architettura e design
Dentro uno Chashitsu: Storia e Magia delle Case del Tè Giapponesi
La tradizione iniziò con Rikyū, il “Santo del Tè”, 500 anni fa. E il suo spirito innovativo vive ancora negli chashitsu di oggi
La prima cosa che viene spesso in mente quando si pensa all’architettura giapponese è la casa del tè o stanza del tè (chashitsu). Queste sono emerse con lo sviluppo della cerimonia del tè (chanoyu o sadō) – una forma d’arte che esprime il sentimentalismo e l’estetica giapponese attraverso l’atto di bere il tè.
Il chashitsu, così come è inteso oggi, è ampiamente attribuito a Sen no Rikyū, il quale codificò le rigide regole del cerimoniale innovando gli spazi che erano già presenti nell’architettura giapponese. La stanza del tè detiene una posizione speciale nella tradizione architettonica del Paese e, ancora oggi, vengono costruiti molti tipi di chashitsu che la rispettano, seppur con contaminazioni contemporanee.
Il chashitsu, così come è inteso oggi, è ampiamente attribuito a Sen no Rikyū, il quale codificò le rigide regole del cerimoniale innovando gli spazi che erano già presenti nell’architettura giapponese. La stanza del tè detiene una posizione speciale nella tradizione architettonica del Paese e, ancora oggi, vengono costruiti molti tipi di chashitsu che la rispettano, seppur con contaminazioni contemporanee.
Requisiti per lo chashitsu
La casa da tè è uno spazio costruito appositamente per facilitare gli “incontri del tè”. Tuttavia, come scrive Masao Nakamura – il più importante esperto di chashitsu – in A Picture History of Japanese Tearooms (Tankosha, 1998): “Il semplice possesso di quanto necessario per una cerimonia del tè non è abbastanza per creare una casa del tè. Oltre a soddisfare i requisiti funzionali per la cerimonia, lo spazio deve anche evocare la giusta atmosfera”.
La cerimonia del tè è intrisa della sensibilità del popolo nipponico nei confronti della natura; di conseguenza, le case del tè sono spazi che riflettono tali sentimenti.
Componenti basilari di una casa del tè tradizionale
Questa zona naturale all’esterno dell’edificio offre un piacevole avvicinamento allo spazio ultraterreno costituito dalla casa del tè.
La casa da tè è uno spazio costruito appositamente per facilitare gli “incontri del tè”. Tuttavia, come scrive Masao Nakamura – il più importante esperto di chashitsu – in A Picture History of Japanese Tearooms (Tankosha, 1998): “Il semplice possesso di quanto necessario per una cerimonia del tè non è abbastanza per creare una casa del tè. Oltre a soddisfare i requisiti funzionali per la cerimonia, lo spazio deve anche evocare la giusta atmosfera”.
La cerimonia del tè è intrisa della sensibilità del popolo nipponico nei confronti della natura; di conseguenza, le case del tè sono spazi che riflettono tali sentimenti.
Componenti basilari di una casa del tè tradizionale
- Il giardino del tè (roji)
Questa zona naturale all’esterno dell’edificio offre un piacevole avvicinamento allo spazio ultraterreno costituito dalla casa del tè.
- L’ingresso alla casa del tè (nijiriguchi)
L’ospitante invece utilizza un ingresso diverso, chiamato sadōguchi.
Esistono diverse leggende attorno all’origine del nijiriguchi, si narra che la piccola entrata costringerebbe anche un generale a lasciare la sua spada sulla soglia per passarci attraverso. Così lo spazio interno si distacca a tutti gli effetti dalla realtà: gli ospiti lasciano al di fuori le rispettive condizioni sociali e interagiscono come se fossero tutti uguali. Si dice anche che entrare da una porta così piccola renderebbe lo spazio della stanza del tè più grande.
- Superficie dello chashitsu
Le stanze da tè più piccole sono chiamate koma e le più grandi hiroma.
Questa stanza compatta è una nijō-nakaita koma (due tatami e una fornace), è adatta a tre invitati e un ospitante.
- Fornace (ro)
- Alcova (toko)
I toko sono composti da un pilastro principale (tokobashira), un rivestimento inferiore (tokogamachi), un pilastro aggiuntivo (aitebashira) e un rivestimento superiore (otoshigake). Non è raro per i giapponesi spendere anni a raccogliere pezzi intrisi di storia e carattere per riempire questi spazi.
La parete della nicchia è intonacata e talvolta ha una finestra reticolare (shitajimado); il pavimento può essere in pannelli di legno o coperto di tatami.
- La stanza per la preparazione (mizuya)
Per costruire una casa del tè o stanza del tè, si deve ricorrere all’aiuto di una vasta gamma di professionisti qualificati, tra cui: falegname, impagliatore di tetti, stuccatore, artigiano di porte (tategushi), produttore di tatami e giardiniere.
L’architetto Yasushi Iwasaki di Iwasaki Architecture Laboratory dice: «Il chashitsu è il prodotto della combinazione di tutte le arti tradizionali giapponesi. Piuttosto che considerarlo un’opera di architettura, può essere visto come il più grande degli utensili per il tè». Iwasaki ha progettato un gran numero di stanze del tè residenziali, tra cui quelle immortalate nelle ultime tre fotografie qui sopra.
Parlando dei suoi progetti, Iwasaki racconta: «Molti dei miei clienti cultori della cerimonia del tè desideravano un luogo dove tenere i propri incontri, altri volevano questo spazio proprio per imparare la cerimonia del tè». Questo rito include un pasto tradizionale (kaiseki), tè denso (koicha) e tè leggero (usucha).
L’architetto Yasushi Iwasaki di Iwasaki Architecture Laboratory dice: «Il chashitsu è il prodotto della combinazione di tutte le arti tradizionali giapponesi. Piuttosto che considerarlo un’opera di architettura, può essere visto come il più grande degli utensili per il tè». Iwasaki ha progettato un gran numero di stanze del tè residenziali, tra cui quelle immortalate nelle ultime tre fotografie qui sopra.
Parlando dei suoi progetti, Iwasaki racconta: «Molti dei miei clienti cultori della cerimonia del tè desideravano un luogo dove tenere i propri incontri, altri volevano questo spazio proprio per imparare la cerimonia del tè». Questo rito include un pasto tradizionale (kaiseki), tè denso (koicha) e tè leggero (usucha).
Il chashitsu tradizionale in appartamento
Nelle moderne città giapponesi molte persone non vivono in abitazioni indipendenti, ma in appartamenti all’interno di complessi abitativi. Nonostante ciò, spesso le stanze da tè vengono create anche qui.
Un esempio è questa stanza del tè di Tokyo progettata da Hiroyuki Suzuki di Atelier 137 per esaudire il sogno della moglie del suo cliente, la quale aveva studiato la cerimonia del tè della scuola Urasenke per 30 anni.
Ma la realizzazione di una stanza del tè in un complesso residenziale non è un compito semplice. Per ricavare la buca per il focolare e soddisfare le normative antincendio, ci deve essere una quantità sufficiente di spazio sotto il pavimento. Inoltre la stanza per la preparazione deve avere un impianto di rifornimento e scarico d’acqua adeguato; però, dato che gli appartamenti hanno un sistema di tubature prestabilito, soffrono di poca flessibilità.
Per risolvere tali problematiche, in questo appartamento la stanza da tè è stata rialzata di circa 41 centimetri rispetto alla zona giorno.
Nelle moderne città giapponesi molte persone non vivono in abitazioni indipendenti, ma in appartamenti all’interno di complessi abitativi. Nonostante ciò, spesso le stanze da tè vengono create anche qui.
Un esempio è questa stanza del tè di Tokyo progettata da Hiroyuki Suzuki di Atelier 137 per esaudire il sogno della moglie del suo cliente, la quale aveva studiato la cerimonia del tè della scuola Urasenke per 30 anni.
Ma la realizzazione di una stanza del tè in un complesso residenziale non è un compito semplice. Per ricavare la buca per il focolare e soddisfare le normative antincendio, ci deve essere una quantità sufficiente di spazio sotto il pavimento. Inoltre la stanza per la preparazione deve avere un impianto di rifornimento e scarico d’acqua adeguato; però, dato che gli appartamenti hanno un sistema di tubature prestabilito, soffrono di poca flessibilità.
Per risolvere tali problematiche, in questo appartamento la stanza da tè è stata rialzata di circa 41 centimetri rispetto alla zona giorno.
Questo progetto è un esempio di un bellissimo spazio realizzabile solo dalle mani di abili artigiani.
Lo stuccatore ha lavorato con intonaco di terra diatomacea e il falegname ha utilizzato finiture in carta (minato-gami) nei toni del blu scuro per i pannelli in legno. I materiali prevalenti nella nicchia (tokonoma) sono cedro per il pilastro e paglia per pavimento e scaffalatura.
La pavimentazione della stanza per la preparazione è dotata di uno sgocciolatoio in bambù che permette all’acqua di scolare liberamente. In previsione degli schizzi, il pannello blu scuro è stato sostituito da tavole in legno. Il rubinetto, lo scolapiatti e le mensole sono tutti in linea con filosofia della scuola Urasenke.
«Poiché la mizuya è situata dove c’era una volta la lavatrice, siamo stati in grado di creare un impianto idrico adeguato senza problemi», spiega Suzuki.
Le case e stanze del tè di oggi: i successori dello spirito innovativo di Rikyū
Finora abbiamo trattato solo case e stanze da tè tradizionali, ma a condizione che i requisiti di base siano soddisfatti – ossia “fornire il necessario per la cerimonia del tè e creare l’atmosfera giusta”, come diceva Nakamura – gli chashitsu possono sfoggiare anche un design contemporaneo.
Lo stuccatore ha lavorato con intonaco di terra diatomacea e il falegname ha utilizzato finiture in carta (minato-gami) nei toni del blu scuro per i pannelli in legno. I materiali prevalenti nella nicchia (tokonoma) sono cedro per il pilastro e paglia per pavimento e scaffalatura.
La pavimentazione della stanza per la preparazione è dotata di uno sgocciolatoio in bambù che permette all’acqua di scolare liberamente. In previsione degli schizzi, il pannello blu scuro è stato sostituito da tavole in legno. Il rubinetto, lo scolapiatti e le mensole sono tutti in linea con filosofia della scuola Urasenke.
«Poiché la mizuya è situata dove c’era una volta la lavatrice, siamo stati in grado di creare un impianto idrico adeguato senza problemi», spiega Suzuki.
Le case e stanze del tè di oggi: i successori dello spirito innovativo di Rikyū
Finora abbiamo trattato solo case e stanze da tè tradizionali, ma a condizione che i requisiti di base siano soddisfatti – ossia “fornire il necessario per la cerimonia del tè e creare l’atmosfera giusta”, come diceva Nakamura – gli chashitsu possono sfoggiare anche un design contemporaneo.
Uno chashitsu dentro un poliedro
La Hironaka House, progettata dall’architetto Ken Yokogawa, è un edificio con una forma innovativa, che appare dalla strada come un poliedro coperto di pannelli di alluminio. I passanti potrebbero persino pensare che non si tratti di una residenza privata. Ma in realtà il sito è situato su un pendio, e al primo piano si cela una confortevole zona giorno open space.
Il secondo piano – costituito dalla sezione poliedrica dell’edificio – funziona da studio e stanza da tè del proprietario, un avvocato che si dedica anche alla pittura e alla cerimonia del tè. In altre parole, il primo piano è un ambiente per tutti i giorni, mentre il secondo è uno spazio “ultraterreno”.
La Hironaka House, progettata dall’architetto Ken Yokogawa, è un edificio con una forma innovativa, che appare dalla strada come un poliedro coperto di pannelli di alluminio. I passanti potrebbero persino pensare che non si tratti di una residenza privata. Ma in realtà il sito è situato su un pendio, e al primo piano si cela una confortevole zona giorno open space.
Il secondo piano – costituito dalla sezione poliedrica dell’edificio – funziona da studio e stanza da tè del proprietario, un avvocato che si dedica anche alla pittura e alla cerimonia del tè. In altre parole, il primo piano è un ambiente per tutti i giorni, mentre il secondo è uno spazio “ultraterreno”.
Lo studio e la stanza da tè possono essere raggiunti salendo la scala esterna accanto all’ingresso del living. Il percorso che attraversa questo spazio erboso – simile a un roji – agisce come luogo di passaggio tra il mondo terreno del primo piano e quello “soprannaturale” del secondo.
Dall’entrata del poliedro al secondo livello, sul lato sinistro si accede allo studio, mentre l’ingresso per la stanza da tè è sulla destra.
Dall’entrata del poliedro al secondo livello, sul lato sinistro si accede allo studio, mentre l’ingresso per la stanza da tè è sulla destra.
La dimensione di questa stanza da tè è di 8.2 metri quadrati (4,5 jō), come previsto dallo standard tradizionale.
La stanza del tè è uno spazio che tradizionalmente premia l’ombra, ma lo studio integrato nella stessa struttura richiedeva una buona illuminazione naturale. Per questo motivo, il lato della stanza del tè ha un soffitto reticolato e una parte del soffitto dello studio può essere aperta, creando un bel contrasto tra luce e ombra che delimita le due zone.
La stanza del tè è uno spazio che tradizionalmente premia l’ombra, ma lo studio integrato nella stessa struttura richiedeva una buona illuminazione naturale. Per questo motivo, il lato della stanza del tè ha un soffitto reticolato e una parte del soffitto dello studio può essere aperta, creando un bel contrasto tra luce e ombra che delimita le due zone.
Il legno utilizzato per l’alcova è stato recuperato dalla casa dei genitori del proprietario, originariamente ubicata nello stesso sito. Per questo spazio è stato scelto un design dalle linee arrotondate.
Questa stanza del tè serve anche da camera per gli ospiti.
L’architetto responsabile del progetto, Ken Yokogawa, ha progettato numerose stanze del tè contemporanee, non solo in abitazioni private, ma anche per edifici pubblici. A proposito della stanza del tè moderna dice: «La tradizione è importante, ma se ci si lascia sopraffare da essa non si può realizzare qualcosa di interessante. Rikyū ha stabilito le regole della cerimonia del tè e degli chashitsu, e il suo successo è stato di essere creativo e innovativo per il suo tempo. Penso che i veri chashitsu dei tempi moderni siano quelli che mantengono lo spirito di Rikyū integrandolo con la creatività degli ambienti contemporanei».
Guarda tutte le foto del progetto
Questa stanza del tè serve anche da camera per gli ospiti.
L’architetto responsabile del progetto, Ken Yokogawa, ha progettato numerose stanze del tè contemporanee, non solo in abitazioni private, ma anche per edifici pubblici. A proposito della stanza del tè moderna dice: «La tradizione è importante, ma se ci si lascia sopraffare da essa non si può realizzare qualcosa di interessante. Rikyū ha stabilito le regole della cerimonia del tè e degli chashitsu, e il suo successo è stato di essere creativo e innovativo per il suo tempo. Penso che i veri chashitsu dei tempi moderni siano quelli che mantengono lo spirito di Rikyū integrandolo con la creatività degli ambienti contemporanei».
Guarda tutte le foto del progetto
Una stanza del tè trasportabile esplora la consapevolezza dello spazio
Come accennato in precedenza, lo chashitsu è uno spazio ultraterreno.
Rikyū ha tenuto al di fuori il mondo esterno con la costruzione di pareti, e ha creato con le sue case del tè una realtà indipendente, un microcosmo definito.
Tuttavia, l’architettura tradizionale giapponese è caratterizzata solo da soffitto, sostegni e pavimento – non ci sono muri. L’interior designer Uchida Shigeru riteneva che «l’aspetto delle pareti introdotte con gli chashitsu di Rikyū era uno sconvolgimento rivoluzionario nello spazio architettonico giapponese», e si è opposto con una serie di tre stanze da tè con muri semitrasparenti in bambù e washi (carta giapponese). Sono chiamate Ji-An (Rifugio di Vedanā), Gyo-An (Rifugio di Saṅkhāra), e So-An (Rifugio di Saṃjñā).
Come accennato in precedenza, lo chashitsu è uno spazio ultraterreno.
Rikyū ha tenuto al di fuori il mondo esterno con la costruzione di pareti, e ha creato con le sue case del tè una realtà indipendente, un microcosmo definito.
Tuttavia, l’architettura tradizionale giapponese è caratterizzata solo da soffitto, sostegni e pavimento – non ci sono muri. L’interior designer Uchida Shigeru riteneva che «l’aspetto delle pareti introdotte con gli chashitsu di Rikyū era uno sconvolgimento rivoluzionario nello spazio architettonico giapponese», e si è opposto con una serie di tre stanze da tè con muri semitrasparenti in bambù e washi (carta giapponese). Sono chiamate Ji-An (Rifugio di Vedanā), Gyo-An (Rifugio di Saṅkhāra), e So-An (Rifugio di Saṃjñā).
Ma se le pareti vengono rimosse, è possibile suscitare l’atmosfera di una stanza del tè?
Per enfatizzare questa domanda, non a caso i nomi delle stanze da tè sono associati a tre dei cinque Skandha (o aggregati) che costituiscono la totalità del corpo e dell’anima umana secondo la dottrina buddhista. Ovvero: vedanā (“sensazione”, le cose che l’uomo prova), saṃjñā (“percezione”, le cose che l’uomo pensa), e saṅkhāra (“formazioni mentali”, le cose che l’uomo fa).
Dalla loro prima esibizione nel 1993, sono state acquistate da diversi benefattori delle arti, a cominciare dalla Fondazione Conran, e vengono utilizzate per incontri del tè in occasione di eventi.
Per enfatizzare questa domanda, non a caso i nomi delle stanze da tè sono associati a tre dei cinque Skandha (o aggregati) che costituiscono la totalità del corpo e dell’anima umana secondo la dottrina buddhista. Ovvero: vedanā (“sensazione”, le cose che l’uomo prova), saṃjñā (“percezione”, le cose che l’uomo pensa), e saṅkhāra (“formazioni mentali”, le cose che l’uomo fa).
Dalla loro prima esibizione nel 1993, sono state acquistate da diversi benefattori delle arti, a cominciare dalla Fondazione Conran, e vengono utilizzate per incontri del tè in occasione di eventi.
Una casa del tè fai-da-te sull’albero
Chashitsu Tetsu, la quarta casa da tè sull’albero progettata dall’architetto Terunobu Fujimori, è stata completata nel 2009. La filosofia personale di Fujimori rispetto agli chashitsu è:
Chashitsu Tetsu, la quarta casa da tè sull’albero progettata dall’architetto Terunobu Fujimori, è stata completata nel 2009. La filosofia personale di Fujimori rispetto agli chashitsu è:
- Essendo incentrato sull’individuo il chashitsu è l’inversione di grandi entità, come ad esempio il periodo temporale, la società e il mondo in generale
- Il chashitsu esplora il fine essenziale, l’unità minima dell’architettura in uno spazio piccolo, chiuso, includendo il fuoco
- Questa unità architettonica minimale, definitiva, basilare è un progetto fai da te
- Per queste ragioni, l’esplorazione dell’architettura degli chashitsu è una sfida universale per l’umanità.
Questa stanza del tè è a 4 metri dal suolo ed è costruita sopra un cipresso giapponese di 80 anni.
Il tetto in lastre di rame e le pareti in intonaco sono state realizzate con l’aiuto degli amici di Fujimori del Jōmon Architecture Group – in altre parole, dei dilettanti in materia di chashitsu.
Si trova sul sito di una ex scuola elementare che ora ospita decine di Somei-yoshino, una varietà di alberi di ciliegio, e durante la fioritura dei ciliegi la vista è come un sogno a occhi aperti.
Il tetto in lastre di rame e le pareti in intonaco sono state realizzate con l’aiuto degli amici di Fujimori del Jōmon Architecture Group – in altre parole, dei dilettanti in materia di chashitsu.
Si trova sul sito di una ex scuola elementare che ora ospita decine di Somei-yoshino, una varietà di alberi di ciliegio, e durante la fioritura dei ciliegi la vista è come un sogno a occhi aperti.
Una stanza del tè come installazione artistica
Questa stanza del tè, chiamata Ma Ba, è opera dell’artista e architetto Fumihiko Sano, che ricevette una formazione in carpenteria presso la Nakamura Sotoji Komuten, una nota azienda di progettazione e costruzione specializzata nei tradizionali pergolati per la cerimonia del tè (sukiya).
Nasce come installazione per una galleria d’arte di New York ospitante una mostra sul Giappone che metteva in evidenza i luoghi di incontro del popolo nipponico creati con la mente piuttosto che con la materia. Una scatola di legno posta al centro della galleria emette una luce che definisce una linea di confine immateriale per creare uno “spazio”. Quattro sensori misurano la relazione tra gli individui all’interno dello spazio in termini di numero, distanza l’uno dall’altro e movimenti; e regolano la luce di conseguenza.
L’idea alla base dell’installazione è che grazie al fuoco le persone si riuniscono: la vita quotidiana è resa possibile, ed emerge una comunità. Nel periodo Jōmon, i riti sciamanici venivano eseguiti attorno al fuoco. L’essenza della vita umana ruota attorno ad un nucleo centripeto di luce e fuoco, ed è questo il messaggio che viene comunicato nella cerimonia del tè – l’ospitante entra in sinergia con gli invitati e bevono il tè mentre l’acqua bolle su un focolare.
Questa stanza del tè, chiamata Ma Ba, è opera dell’artista e architetto Fumihiko Sano, che ricevette una formazione in carpenteria presso la Nakamura Sotoji Komuten, una nota azienda di progettazione e costruzione specializzata nei tradizionali pergolati per la cerimonia del tè (sukiya).
Nasce come installazione per una galleria d’arte di New York ospitante una mostra sul Giappone che metteva in evidenza i luoghi di incontro del popolo nipponico creati con la mente piuttosto che con la materia. Una scatola di legno posta al centro della galleria emette una luce che definisce una linea di confine immateriale per creare uno “spazio”. Quattro sensori misurano la relazione tra gli individui all’interno dello spazio in termini di numero, distanza l’uno dall’altro e movimenti; e regolano la luce di conseguenza.
L’idea alla base dell’installazione è che grazie al fuoco le persone si riuniscono: la vita quotidiana è resa possibile, ed emerge una comunità. Nel periodo Jōmon, i riti sciamanici venivano eseguiti attorno al fuoco. L’essenza della vita umana ruota attorno ad un nucleo centripeto di luce e fuoco, ed è questo il messaggio che viene comunicato nella cerimonia del tè – l’ospitante entra in sinergia con gli invitati e bevono il tè mentre l’acqua bolle su un focolare.
Fotografia di Yasutake Kondo
Una casa del tè in vetro
Come detto in precedenza, il chashitsu è una forma architettonica nata per celebrare la natura e l’arte della cerimonia del tè. Un magnifico esempio di questo concetto sublimato in un’opera di larga scala è la KOU-AN Glass Tea House del designer Tokujin Yoshioka.
Anche se una stanza del tè senza dipinti appesi, fiori o tatami è insolita, Yoshioka spiega: «Ho pensato di guardare la vera natura della cultura giapponese racchiusa nel regno dei sensi. Il microcosmo dello chashitsu provoca una consapevolezza del momento presente, favorendo la liberazione dal regno fisico e l’integrazione con l’ambiente naturale circostante».
Una casa del tè in vetro
Come detto in precedenza, il chashitsu è una forma architettonica nata per celebrare la natura e l’arte della cerimonia del tè. Un magnifico esempio di questo concetto sublimato in un’opera di larga scala è la KOU-AN Glass Tea House del designer Tokujin Yoshioka.
Anche se una stanza del tè senza dipinti appesi, fiori o tatami è insolita, Yoshioka spiega: «Ho pensato di guardare la vera natura della cultura giapponese racchiusa nel regno dei sensi. Il microcosmo dello chashitsu provoca una consapevolezza del momento presente, favorendo la liberazione dal regno fisico e l’integrazione con l’ambiente naturale circostante».
L’idea di questo progetto è stata presentata alla Biennale di Venezia del 2011, ma il lavoro completato non è stato mostrato fino ad aprile 2015.
In commemorazione del 50° anniversario del gemellaggio tra Kyoto e Firenze, l’installazione è stata disposta su un palcoscenico in cipresso (hinokibutai) del tempio Shogunzuka Seiryuden, che ha una vista integrale sulla città di Kyoto. L’installazione è ancora in corso; la data di conclusione sarà annunciata sul sito web di Shogunzuka Seiryuden e Tokujin Yoshioka Design con tre mesi di anticipo.
Fotografia di Yasutake Kondo
In commemorazione del 50° anniversario del gemellaggio tra Kyoto e Firenze, l’installazione è stata disposta su un palcoscenico in cipresso (hinokibutai) del tempio Shogunzuka Seiryuden, che ha una vista integrale sulla città di Kyoto. L’installazione è ancora in corso; la data di conclusione sarà annunciata sul sito web di Shogunzuka Seiryuden e Tokujin Yoshioka Design con tre mesi di anticipo.
Fotografia di Yasutake Kondo
Si dice che il tè fu introdotto in Giappone dalla Cina durante il periodo Heian (794-1185). La cultura di bere il tè era apprezzata sia dai nobili che dai monaci, ma non era consumato come bevanda occasionale piuttosto era considerato alla pari di un farmaco, per via degli effetti stimolanti della caffeina. Dopo che i monaci Zen portarono la coltivazione del tè dalla Cina al Giappone durante il periodo Kamakura (1185-1333), la tradizione di bere il tè si diffuse anche tra i samurai, i membri della classe militare.
A partire dalla seconda metà del periodo Muromachi (1336 -1573), una gara di degustazione del tè chiamata tōcha diventò un passatempo popolare tra i samurai, che erano noti per il loro comportamento stravagante. I partecipanti dovevano tentare di indovinare le varietà di tè che venivano servite mentre erano impegnati in altre attività frivole, come la poesia collaborativa o “a catena” (renga), nel kaisho, il tipico ambiente destinato a luogo di incontro. Anche se questi spazi non erano utilizzati esclusivamente per tale scopo, rappresentarono comunque le prime case da tè giapponesi.
Più tardi, si sviluppò la tradizione del salotto da tè (shoin no cha) con lo sviluppo dell’architettura residenziale tradizionale (shoin-zukuri). E a partire dalla fine del XV secolo, Murata Jukō e Takeno Jōō introdussero un nuovo stile di cerimonia del tè noto come wabi-cha. Prevedeva una “capanna di paglia” o stile “rustico” del tè che cercava di creare un “rifugio nella città”, offrendo un assaggio della campagna in un ambiente urbano.
Fu proprio la tradizione del wabi-cha a essere perfezionata da Rikyū nella seconda metà del XVI secolo, consolidando lo sviluppo di questa forma d’arte giapponese. I piccoli edifici e spazi che vengono in mente quando i giapponesi sentono la parola “casa del tè” provengono direttamente dalla stanza da tè sotto forma di capanna di paglia di Rikyū.