Ristrutturare
Come Si Fa: Sfruttare un Impianto Fotovoltaico per l'Autoconsumo
Quali caratteristiche deve avere un impianto fotovoltaico a uso personale per l'autoconsumo energetico
Sì, il vecchio “conto energia” che garantiva la convenienza assoluta non esiste più. Oggi un impianto fotovoltaico di tipo residenziale conviene solo se strutturato e utilizzato in maniera adeguata. L’unico modo possibile per rientrare in breve tempo dalle spese sostenute è valorizzare economicamente l’energia elettrica prodotta, ecco quali accorgimenti seguire per sfruttare al massimo il proprio impianto e assicurarsi un buon investimento.
Autoconsumo diretto: perché conviene
Aumentare l’autoconsumo immediato riducendo la necessità di prelievo dalla rete dell’energia, è la maniera migliore per abbassare sensibilmente la bolletta e quindi per avere il massimo beneficio economico dall’impianto. Autoconsumo immediato significa consumare – mentre l’impianto è attivo – quanta più energia possibile. In pratica vuol dire utilizzare tutti i carichi domestici di giorno e in particolar modo nei momenti di maggiore soleggiamento.
Solo in questo modo si riesce ad utilizzare l’energia a costo zero, prima che venga immessa nella rete e prima, quindi, che venga fatturata dal gestore dandone un costo.
Solo se non c’è richiesta da parte dell’utente l’energia deve essere immessa in rete e solo se l’energia autoprodotta non è sufficiente (una giornata troppo grigia, ad esempio) deve essere acquistata dalla rete.
Aumentare l’autoconsumo immediato riducendo la necessità di prelievo dalla rete dell’energia, è la maniera migliore per abbassare sensibilmente la bolletta e quindi per avere il massimo beneficio economico dall’impianto. Autoconsumo immediato significa consumare – mentre l’impianto è attivo – quanta più energia possibile. In pratica vuol dire utilizzare tutti i carichi domestici di giorno e in particolar modo nei momenti di maggiore soleggiamento.
Solo in questo modo si riesce ad utilizzare l’energia a costo zero, prima che venga immessa nella rete e prima, quindi, che venga fatturata dal gestore dandone un costo.
Solo se non c’è richiesta da parte dell’utente l’energia deve essere immessa in rete e solo se l’energia autoprodotta non è sufficiente (una giornata troppo grigia, ad esempio) deve essere acquistata dalla rete.
Per semplificare si può pensare alla rete elettrica come a un grande contenitore in cui si versa l’energia prodotta quando non si consuma, e da cui si preleva quando se ne ha bisogno.
Purtroppo questo tipo di scambio è molto oneroso: il prezzo di vendita dell’energia è molto più basso del prezzo d’acquisto. Per questo motivo il fattore di maggior risparmio è l’autoconsumo dell’energia ancor prima che passi dalla rete.
Clicca qui per accedere a Project Match, il servizio gratuito di Houzz che ti suggerisce il miglior professionista di fotovoltaico della tua zona
Purtroppo questo tipo di scambio è molto oneroso: il prezzo di vendita dell’energia è molto più basso del prezzo d’acquisto. Per questo motivo il fattore di maggior risparmio è l’autoconsumo dell’energia ancor prima che passi dalla rete.
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Autoconsumo differito per aumentare la convenienza
Il modo migliore per aumentare l’autoconsumo è quello di aggiungere all’impianto un sistema di accumulo dotando i pannelli di una serie di batterie opportunamente dimensionate per l’intero sistema. Queste batterie hanno la funzione di accumulare e “trattenere” tutta l’energia che si produce nell’arco della giornata rilasciandola in qualunque momento, quando viene richiesta dai carichi domestici.
In pratica, con un sistema di accumulo si può utilizzare – anche quando è sera e l’impianto non è più attivo – tutta l’energia elettrica che durante il giorno ha prodotto il sistema fotovoltaico, senza che questa passi dalla rete di distribuzione.
Il modo migliore per aumentare l’autoconsumo è quello di aggiungere all’impianto un sistema di accumulo dotando i pannelli di una serie di batterie opportunamente dimensionate per l’intero sistema. Queste batterie hanno la funzione di accumulare e “trattenere” tutta l’energia che si produce nell’arco della giornata rilasciandola in qualunque momento, quando viene richiesta dai carichi domestici.
In pratica, con un sistema di accumulo si può utilizzare – anche quando è sera e l’impianto non è più attivo – tutta l’energia elettrica che durante il giorno ha prodotto il sistema fotovoltaico, senza che questa passi dalla rete di distribuzione.
Purtroppo il costo delle batterie è ancora abbastanza elevato, e va sommato al costo dell’intero sistema fotovoltaico.
Tuttavia questo è il modo migliore per sfruttare al massimo l’autoproduzione di energia e anche se i tempi per ammortizzare il costo iniziale si allungano, questo sistema consente di stare al sicuro dai continui aumenti del prezzo di energia elettrica in bolletta.
Nelle giornate particolarmente soleggiate è possibile che le batterie siano completamente cariche e l’impianto ancora attivo. In questo caso è possibile farsi ricompensare l’energia prodotta in eccesso con lo scambio sul posto.
Tuttavia questo è il modo migliore per sfruttare al massimo l’autoproduzione di energia e anche se i tempi per ammortizzare il costo iniziale si allungano, questo sistema consente di stare al sicuro dai continui aumenti del prezzo di energia elettrica in bolletta.
Nelle giornate particolarmente soleggiate è possibile che le batterie siano completamente cariche e l’impianto ancora attivo. In questo caso è possibile farsi ricompensare l’energia prodotta in eccesso con lo scambio sul posto.
Scambio sul posto per vendere l’energia in più
Lo scambio sul posto (SSP) è il meccanismo che consente all’utente sia di immettere in rete e vendere l’energia elettrica prodotta dall’impianto – e non immediatamente consumata o accumulata – sia di prelevare energia dalla rete quando quella autoprodotta non è sufficiente.
Lo scambio sul posto deve essere richiesto al GSE (Gestore Servizi Energetici) e consiste in un rimborso a fronte dell’energia che viene immessa in rete. A dire il vero, per le condizioni attuali, anziché di vendita sarebbe più giusto parlare di “svendita” della corrente visto che, come detto, il prezzo di vendita dell’energia non autoconsumata è più basso di quello di acquisto.
Inoltre la corrente venduta non viene ripagata direttamente ma si ottiene dal gestore un rimborso a posteriori ad un valore al kWh la cui quotazione varia di giorno in giorno ma che non può andare – per legge – oltre al 50-70% del prezzo di acquisto.
Lo scambio sul posto (SSP) è il meccanismo che consente all’utente sia di immettere in rete e vendere l’energia elettrica prodotta dall’impianto – e non immediatamente consumata o accumulata – sia di prelevare energia dalla rete quando quella autoprodotta non è sufficiente.
Lo scambio sul posto deve essere richiesto al GSE (Gestore Servizi Energetici) e consiste in un rimborso a fronte dell’energia che viene immessa in rete. A dire il vero, per le condizioni attuali, anziché di vendita sarebbe più giusto parlare di “svendita” della corrente visto che, come detto, il prezzo di vendita dell’energia non autoconsumata è più basso di quello di acquisto.
Inoltre la corrente venduta non viene ripagata direttamente ma si ottiene dal gestore un rimborso a posteriori ad un valore al kWh la cui quotazione varia di giorno in giorno ma che non può andare – per legge – oltre al 50-70% del prezzo di acquisto.
Autorizzazioni da richiedere
La richiesta di “scambio sul posto” va inoltrata al GSE. Le pratiche di attivazione dello scambio possono essere fatte dall’impresa installatrice o direttamente dal proprietario dell’utenza. La richiesta è composta da due parti. La prima parte va presentata prima dell’inizio dei lavori. A partire dalla data di presentazione, il gestore ha venti giorni per valutare l’impianto. Se l’esito è positivo, il richiedente può procedere alla realizzazione dell’impianto e, al termine, comunicare la fine dei lavori compilando la seconda parte della domanda.
Tutto può essere fatto online qui.
La richiesta di “scambio sul posto” va inoltrata al GSE. Le pratiche di attivazione dello scambio possono essere fatte dall’impresa installatrice o direttamente dal proprietario dell’utenza. La richiesta è composta da due parti. La prima parte va presentata prima dell’inizio dei lavori. A partire dalla data di presentazione, il gestore ha venti giorni per valutare l’impianto. Se l’esito è positivo, il richiedente può procedere alla realizzazione dell’impianto e, al termine, comunicare la fine dei lavori compilando la seconda parte della domanda.
Tutto può essere fatto online qui.
Aiuti fiscali
La convenienza nell’istallazione di un impianto fotovoltaico domestico va dunque ricercata principalmente nel risparmio immediato che si ha sulla bolletta. A questo risparmio va aggiunta la possibilità di avere un rimborso da parte dello Stato sul costo complessivo dell’impianto.
L’installazione degli impianti fotovoltaici residenziali, se eseguiti su un’abitazione già costruita, ricade in quegli interventi di ristrutturazione edilizia volti a migliorare il patrimonio edilizio esistente, per cui godono – anche per tutto il 2016 – di un’IVA agevolata al 10% e della possibilità di detrazione fiscale (sull’IRPEF) del 50% in rate uguali annuali per 10 anni.
La spesa massima detraibile è di 96.000 euro, elevata se si pensa a un semplice intervento di istallazione dell’impianto, ma all’interno di questa cifra vanno inseriti anche tutti gli altri costi relativi alla ristrutturazione. La detrazione è applicabile a tutti i costi di realizzazione mostrati in fattura compresi progetto, installazione, materiali e IVA dell’intero sistema fotovoltaico.
Questo Ideabook è stato originariamente pubblicato il 26 luglio 2016 e poi aggiornato
Come Usufruire delle Detrazioni Fiscali per le Ristrutturazioni Edili
La convenienza nell’istallazione di un impianto fotovoltaico domestico va dunque ricercata principalmente nel risparmio immediato che si ha sulla bolletta. A questo risparmio va aggiunta la possibilità di avere un rimborso da parte dello Stato sul costo complessivo dell’impianto.
L’installazione degli impianti fotovoltaici residenziali, se eseguiti su un’abitazione già costruita, ricade in quegli interventi di ristrutturazione edilizia volti a migliorare il patrimonio edilizio esistente, per cui godono – anche per tutto il 2016 – di un’IVA agevolata al 10% e della possibilità di detrazione fiscale (sull’IRPEF) del 50% in rate uguali annuali per 10 anni.
La spesa massima detraibile è di 96.000 euro, elevata se si pensa a un semplice intervento di istallazione dell’impianto, ma all’interno di questa cifra vanno inseriti anche tutti gli altri costi relativi alla ristrutturazione. La detrazione è applicabile a tutti i costi di realizzazione mostrati in fattura compresi progetto, installazione, materiali e IVA dell’intero sistema fotovoltaico.
Questo Ideabook è stato originariamente pubblicato il 26 luglio 2016 e poi aggiornato
Come Usufruire delle Detrazioni Fiscali per le Ristrutturazioni Edili
Di fatto anche senza i passati incentivi è possibile ancora oggi pensare all’installazione di un sistema fotovoltaico come a un investimento, poiché autorifornirsi di energia elettrica è tuttora – e lo sarà presumibilmente sempre di più – maggiormente conveniente rispetto all’acquisto di energia dalla rete. Infatti, se da un lato il costo dell’energia continua ad aumentare a causa del pericolo dell’esaurimento delle fonti non rinnovabili, dall’altra è vero che l’autoproduzione rende subito disponibile energia elettrica pulita senza che questa passi dalla rete con il conseguente lievitare del prezzo.
È essenziale però assicurarsi che il proprio impianto abbia almeno due requisiti fondamentali: