Houzz per i Pro
Come Nascono i Progetti? 4 Architetti Si Raccontano
Prima di metterle nero su bianco, come nascono e vengono messe in ordine le idee prima di diventare le case che vediamo?
Prima ancora di prendere in mano la matita (o il mouse) esiste una fase creativa in cui ogni architetto cerca di fare chiarezza mentale, utilizzare tutti gli spunti che gli sono stati forniti dal cliente e mettere in ordine le idee per avviare il concept di progetto. Può essere un momento più o meno lungo, su cui possono incidere diversi fattori.
Quattro Pro mettono a confronto il loro modus operandi collaudato nel tempo raccontandoci si svolge la prima fase di progetto, quella relativa al sopralluogo, ai primi schizzi e alle suggestioni che influiscono, poi, su tutta la realizzazione dell’opera.
I consigli professionali di:
Francesca Romana Ferro Luzzi, architetto, Roma
Roberta Mari, architetto, Milano
Annamaria Pivetta, di Homebyn, Padova
Chiara Tiberti, architetto di BB1 Archutettura&Design, Roma
Quattro Pro mettono a confronto il loro modus operandi collaudato nel tempo raccontandoci si svolge la prima fase di progetto, quella relativa al sopralluogo, ai primi schizzi e alle suggestioni che influiscono, poi, su tutta la realizzazione dell’opera.
I consigli professionali di:
Francesca Romana Ferro Luzzi, architetto, Roma
Roberta Mari, architetto, Milano
Annamaria Pivetta, di Homebyn, Padova
Chiara Tiberti, architetto di BB1 Archutettura&Design, Roma
Quello che influenza Francesca Romana Ferro Luzzi sono la luce e la funzione degli ambienti: «Quando affronto un progetto di ristrutturazione, in particolare di un’abitazione, durante il primo sopralluogo cerco di “immagazzinare” il maggior numero di informazioni possibili. Innanzitutto durante la fase di rilievo, oltre a raccogliere i dati planimetrici, pongo l’attenzione sulla funzionalità, sulla distribuzione e sulla luminosità degli ambienti, su eventuali dettagli strutturali e/o estetici che mi consentono di valutare e capire quali sono o quali potrebbero essere i punti di forza dell’immobile».
L’elaborazione dei dati raccolti
Terminato il primo sopralluogo, come rielaborare le informazioni per poi farle sedimentare e diventare i primi pilastri del progetto? Ogni architetto, anche in questo caso, segue un proprio metodo.
Chiara Tiberti raggruppa le suggestioni raccolte: «Spesso soprattutto nella fase iniziale mi aiuta creare delle moodboard, in cui metto dentro non solo i riferimenti portati dai clienti ma tutte le suggestioni che raccolgo durante l’ascolto, immagini, oggetti e tutto ciò che possano essere fonte di ispirazione al progetto».
Terminato il primo sopralluogo, come rielaborare le informazioni per poi farle sedimentare e diventare i primi pilastri del progetto? Ogni architetto, anche in questo caso, segue un proprio metodo.
Chiara Tiberti raggruppa le suggestioni raccolte: «Spesso soprattutto nella fase iniziale mi aiuta creare delle moodboard, in cui metto dentro non solo i riferimenti portati dai clienti ma tutte le suggestioni che raccolgo durante l’ascolto, immagini, oggetti e tutto ciò che possano essere fonte di ispirazione al progetto».
Anche l’architetto Roberta Mari pone grande attenzione alla raccolta e all’organizzazione delle informazioni come punto di partenza: «Utilizzo i riferimenti per far emergere idee, iniziare a fare ricerca e le prime proposte, che poi diventeranno le linee guida del progetto. Seguendo questa logica, i tre cardini del mio modo di progettare sono la conoscenza – perché cerco di essere sempre informata su tendenze, materiali, colori, novità, che poi rielaboro e faccio “miei“– ascoltare il cliente e in ultimo iniziare a progettare liberamente».
Da dove parte il progetto
Per Annamaria Pivetta esistono tre punti base da cui iniziare, ovvero la funzionalità, la praticità ed il comfort: «Se parto da una casa pensata ex novo cerco di individuare dei punti forti che caratterizzeranno ogni ambiente. Chiedo sempre al mio cliente se ha un mobile, o un quadro, un oggetto di famiglia che vuole portare nella nuova casa. Se non ne ha lo cerco io. Un quadro o un oggetto possono darmi lo spunto per creare un mood, la nota che ispirerà l’arredamento, il colore, i materiali di ogni stanza.
Quando presento i miei progetti, in un primissimo step, cerco di dare la sensazione di un’atmosfera particolare che voglio creare e lavoro con foto e disegni». Più gli strumenti per mostrare al cliente il progetto sono vari e precisi più si riesce a lavorare meglio. Tra i tanti tool a disposizione dei professionisti Houzz ha creato Houzz Pro, un software che tra le diverse possibilità, permette di creare moodboard, di visualizzare in 3D e altre opzioni che rendono facile anche a un non esperto di design o interni capire cosa propone il professionista. «Molto spesso in questi ultimi anni mi capita di incontrare persone insoddisfatte della loro casa. Gli anni hanno fatto si che accumulassero ricordi di viaggi, oggetti ma anche mobilia che si è ammassata senza un preciso ordine. È importante stabilire con il cliente dei focus studiati sulla planimetria e parto da questi per ridefinire funzioni, praticità, comfort».
Per Annamaria Pivetta esistono tre punti base da cui iniziare, ovvero la funzionalità, la praticità ed il comfort: «Se parto da una casa pensata ex novo cerco di individuare dei punti forti che caratterizzeranno ogni ambiente. Chiedo sempre al mio cliente se ha un mobile, o un quadro, un oggetto di famiglia che vuole portare nella nuova casa. Se non ne ha lo cerco io. Un quadro o un oggetto possono darmi lo spunto per creare un mood, la nota che ispirerà l’arredamento, il colore, i materiali di ogni stanza.
Quando presento i miei progetti, in un primissimo step, cerco di dare la sensazione di un’atmosfera particolare che voglio creare e lavoro con foto e disegni». Più gli strumenti per mostrare al cliente il progetto sono vari e precisi più si riesce a lavorare meglio. Tra i tanti tool a disposizione dei professionisti Houzz ha creato Houzz Pro, un software che tra le diverse possibilità, permette di creare moodboard, di visualizzare in 3D e altre opzioni che rendono facile anche a un non esperto di design o interni capire cosa propone il professionista. «Molto spesso in questi ultimi anni mi capita di incontrare persone insoddisfatte della loro casa. Gli anni hanno fatto si che accumulassero ricordi di viaggi, oggetti ma anche mobilia che si è ammassata senza un preciso ordine. È importante stabilire con il cliente dei focus studiati sulla planimetria e parto da questi per ridefinire funzioni, praticità, comfort».
Il modus operandi di Roberta Mari varia a seconda del progetto: «Dipende dal tipo di intervento che viene richiesto, una ristrutturazione totale, parziale, un restyling, un progetto d’arredo…ognuno richiede un approccio differente. Per esempio, in questo periodo, tra i progetti che ho in corso, sto realizzando un restyling di un appartamento, dove non ho fatto nessun intervento di ristrutturazione muraria, ma sto lavorando con il colore, i materiali e gli arredi, per rinnovarne totalmente l’immagine».
Prima forma o colore? Le tappe del progetto
Secondo Chiara Tiberti non esistono delle regole fisse: «Dipende da cosa devo progettare e soprattutto per chi, non ci sono delle regole uguali per tutti, perché innanzi tutto una “casa” oltre che essere bella deve essere anche comoda e funzionale per colore che la vivono, questi due elementi forma e funzione a volte possono viaggiare parallelamente ma a volte la forma è quella che comanda. In generale, seguo tre principi fondamentali: ascoltare, tradurre quanto ascoltato in un progetto su misura e collaborare con il team di persone che lavorano all’opera – dalle imprese agli artigiani – che fanno sì che ciò che si è solo immaginato possa diventare realtà».
Secondo Chiara Tiberti non esistono delle regole fisse: «Dipende da cosa devo progettare e soprattutto per chi, non ci sono delle regole uguali per tutti, perché innanzi tutto una “casa” oltre che essere bella deve essere anche comoda e funzionale per colore che la vivono, questi due elementi forma e funzione a volte possono viaggiare parallelamente ma a volte la forma è quella che comanda. In generale, seguo tre principi fondamentali: ascoltare, tradurre quanto ascoltato in un progetto su misura e collaborare con il team di persone che lavorano all’opera – dalle imprese agli artigiani – che fanno sì che ciò che si è solo immaginato possa diventare realtà».
Al contrario, Francesca Romana Ferro Luzzi segue un determinato percorso: «Personalmente quando propongo idee di arredamento parto dalla forma, dettaglio importante sia nell’utilizzo sia nella percezione degli spazi, in cui, non meno rilevante, è il colore. I tre fondamenti del mio modo di progettare, infatti, sinteticamente sono lo studio della funzionalità, la valorizzazione degli spazi e la personalizzazione attraverso i dettagli, per realizzare delle case dove possano dominare un equilibrio e originalità».
Questa storia è stata pubblicata il 4 maggio 2020 e poi aggiornata
Se anche tu sei un progettista, come sviluppi il tuo percorso? Quali sono le prime tappe che segui?
Altro
Preparati a Chiamare un Interior Designer
Parla l’Esperto: To Do List per Ristrutturare Casa con Successo
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Ogni progettista segue un proprio percorso – fatto di esperienza e personalità – fin dai primi passi che attraversano il sito di progetto.
Nel caso dell’architetto Annamaria Pivetta, per prima cosa ci sono le esigenze dei clienti: «Il mio lavoro di interior designer mi appassiona molto, arredare, creare ambienti che favoriscano la piacevolezza del vivere ma, ancor più mi gratifica il rapporto con il cliente. È il momento più delicato, forse più difficile, ma senz’altro più stimolante della mia professione. Ho sempre pensato che il mio approccio debba tenere conto primariamente dei bisogni del cliente, dei suoi desideri ai quali la mia sensibilità e la mia esperienza lavorativa devono dare ordine e armonia. Mi capita spesso di trovarmi davanti a clienti disorientati che vogliono fortemente arrivare a un risultato, ma non sanno come fare. È normale. Pensare un’abitazione è mettere in atto una sinfonia complessa e ci vuole pazienza e professionalità, dialogo e polso».