Caro Design, Ecco Cosa Non Va... 8 Designer Si Raccontano
La prima edizione di Edit Napoli è stata l'occasione per riflettere sulle lacune del design con l'aiuto dei protagonisti
Roberta del Vaglio
15 giugno 2019
Houzz Italia Contributor e giornalista specializzata in interior design. Mi piacciono le case, quelle vere, in cui l'estetica è affidata alla vita vissuta. Sono sempre a caccia di soluzioni inaspettate e di designer innovativi: i creativi nascondono sempre storie interessanti e il mio lavoro - la mia passione - è raccontarle.
Houzz Italia Contributor e giornalista specializzata in interior design. Mi piacciono... Altro
La prima edizione di Edit Napoli, fiera del design che si è tenuta dal 7 al 9 giugno nel capoluogo campano, è stata l’occasione per discutere, insieme ai designer presenti, di cosa manchi, oggi, nella cultura del progetto.
La fiera, del resto, è nata proprio dal desiderio delle curatrici – Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli – di colmare un vuoto: «Quello di una fiera dedicata a progetti di design replicabili ma non prodotti in serie e che abbiano prezzi accessibili», spiega Petruccelli. Quindi un settore a metà strada tra il collezionismo – che spesso ha prezzi proibitivi – e il prodotto di massa. Un settore che Dardi e Petruccelli definiscono “design editoriale” ovvero curato nell’aspetto creativo, nella qualità produttiva, ma anche con il giusto prezzo.
Hanno dunque creato una fiera che prima non esisteva, dimostrando che le idee nascono proprio dal desiderio di creare qualcosa che ancora non c’è.
Abbiamo così chiesto ad alcuni dei designer coinvolti nella fiera di raccontarci cosa manca, secondo loro, nel design: vi raccontiamo le loro risposte e i progetti (alcuni inediti) che hanno presentato in fiera.
La fiera, del resto, è nata proprio dal desiderio delle curatrici – Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli – di colmare un vuoto: «Quello di una fiera dedicata a progetti di design replicabili ma non prodotti in serie e che abbiano prezzi accessibili», spiega Petruccelli. Quindi un settore a metà strada tra il collezionismo – che spesso ha prezzi proibitivi – e il prodotto di massa. Un settore che Dardi e Petruccelli definiscono “design editoriale” ovvero curato nell’aspetto creativo, nella qualità produttiva, ma anche con il giusto prezzo.
Hanno dunque creato una fiera che prima non esisteva, dimostrando che le idee nascono proprio dal desiderio di creare qualcosa che ancora non c’è.
Abbiamo così chiesto ad alcuni dei designer coinvolti nella fiera di raccontarci cosa manca, secondo loro, nel design: vi raccontiamo le loro risposte e i progetti (alcuni inediti) che hanno presentato in fiera.
Servizio da tavola: Mama Punch (inedito) di Flatwig Studio
1. Risorse per i giovani
Erica Agogliati e Francesca Avian di Flatwig Studio, Italia
«Si parla tanto di “design giovane” ma troppo spesso succede che gli emergenti debbano autofinanziarsi per conquistare credibilità. Mancano comprensione e sostegno nei confronti dei giovani creativi. Le aziende investono sui giovani solo se hanno già una certa esperienza ed è una sorta di contraddizione. Sostenerci di più porterebbe all’industria punti di vista nuovi, più freschi. E le consentirebbe di rinnovarsi».
1. Risorse per i giovani
Erica Agogliati e Francesca Avian di Flatwig Studio, Italia
«Si parla tanto di “design giovane” ma troppo spesso succede che gli emergenti debbano autofinanziarsi per conquistare credibilità. Mancano comprensione e sostegno nei confronti dei giovani creativi. Le aziende investono sui giovani solo se hanno già una certa esperienza ed è una sorta di contraddizione. Sostenerci di più porterebbe all’industria punti di vista nuovi, più freschi. E le consentirebbe di rinnovarsi».
Lampada da terra: Lunaria (inedita), consolle e tavolini in primo piano: Pixel di Massimiliano Adami
2. Consapevolezza dei materiali
Massimiliano Adami, Italia
«Occorre pensare veramente al significato dell’oggetto e riflettere sul materiale più adatto. Il problema dell’inquinamento che viviamo oggi è frutto anche di un uso sbagliato dei materiali, soprattutto per prodotti che hanno una vita breve. Qualche esempio? Facciamo in plastica dei prodotti che durano millenni ma che in realtà usiamo una sola volta. Quindi più attenzione alla scelta del materiale ma anche più ricerca progettuale finalizzata a rendere l’oggetto non solo bello ma anche significante: ogni oggetto è una storia e questo aspetto deve essere raccontato, anzi deve essere il motivo dell’esistenza dell’oggetto stesso».
2. Consapevolezza dei materiali
Massimiliano Adami, Italia
«Occorre pensare veramente al significato dell’oggetto e riflettere sul materiale più adatto. Il problema dell’inquinamento che viviamo oggi è frutto anche di un uso sbagliato dei materiali, soprattutto per prodotti che hanno una vita breve. Qualche esempio? Facciamo in plastica dei prodotti che durano millenni ma che in realtà usiamo una sola volta. Quindi più attenzione alla scelta del materiale ma anche più ricerca progettuale finalizzata a rendere l’oggetto non solo bello ma anche significante: ogni oggetto è una storia e questo aspetto deve essere raccontato, anzi deve essere il motivo dell’esistenza dell’oggetto stesso».
Da sinistra, lampade: Angelin e Zacatecas; specchio: Time & Tide di Constance Guisset
3. Ricerca
Constance Guisset, Francia
«Il design è fatto di tanti elementi ma a volte le aziende trascurano alcuni aspetti perché sono troppo concentrate sul mercato del momento. Questo le porta a non immaginare il mercato tra cinque o dieci anni, quando lo scenario, secondo me, sarà diverso. C’è bisogno di maggiore ricerca in questa direzione. Ma non è semplice, proprio in relazione alle logiche di mercato. Ecco perché la ricerca e la sperimentazione sono qualcosa che noi designer portiamo avanti nelle nostre produzioni indipendenti, più che nelle collaborazioni con le aziende».
3. Ricerca
Constance Guisset, Francia
«Il design è fatto di tanti elementi ma a volte le aziende trascurano alcuni aspetti perché sono troppo concentrate sul mercato del momento. Questo le porta a non immaginare il mercato tra cinque o dieci anni, quando lo scenario, secondo me, sarà diverso. C’è bisogno di maggiore ricerca in questa direzione. Ma non è semplice, proprio in relazione alle logiche di mercato. Ecco perché la ricerca e la sperimentazione sono qualcosa che noi designer portiamo avanti nelle nostre produzioni indipendenti, più che nelle collaborazioni con le aziende».
Sedute: Lisetta di Elena Salmistraro per Bottega Intreccio
4. Slancio creativo
Elena Salmistraro, Italia
«C’è un tipo di design molto serioso e magari ancora molto legato al razionalismo che forse si potrebbe superare. Chi lo fa bene ha tutta la mia stima, ma con un po’ di coraggio e un po’ di audacia si potrebbe ottenere quello che io chiamo “effetto wow”, che ti fa emozionare. Lo vorrei vedere sempre. Una sorta di innovazione creativa, anche per evitare che i progetti siano tutti simili tra loro. Bisognerebbe dunque lasciarsi influenzare meno dalle tendenze, che a volte portano i designer a usare tutti lo stesso materiale, oppure le stesse linee, come è successo negli ultimi anni, ad esempio, con l’ottone e le forme sferiche».
4. Slancio creativo
Elena Salmistraro, Italia
«C’è un tipo di design molto serioso e magari ancora molto legato al razionalismo che forse si potrebbe superare. Chi lo fa bene ha tutta la mia stima, ma con un po’ di coraggio e un po’ di audacia si potrebbe ottenere quello che io chiamo “effetto wow”, che ti fa emozionare. Lo vorrei vedere sempre. Una sorta di innovazione creativa, anche per evitare che i progetti siano tutti simili tra loro. Bisognerebbe dunque lasciarsi influenzare meno dalle tendenze, che a volte portano i designer a usare tutti lo stesso materiale, oppure le stesse linee, come è successo negli ultimi anni, ad esempio, con l’ottone e le forme sferiche».
Tappeto: Circus di Nika Zupanc
5. Sostenibilità
Nika Zupanc, Slovenia
«Il mondo del design è talmente ampio che risulta difficile credere che manchi qualcosa. Forse, al contrario, ci sono troppe cose e oggi il design, che ha una voce autorevole, dovrebbe utilizzarla per portare avanti un modello di produzione più sostenibile. Producendo forse di meno, consumando di meno a adottando un approccio più responsabile».
5. Sostenibilità
Nika Zupanc, Slovenia
«Il mondo del design è talmente ampio che risulta difficile credere che manchi qualcosa. Forse, al contrario, ci sono troppe cose e oggi il design, che ha una voce autorevole, dovrebbe utilizzarla per portare avanti un modello di produzione più sostenibile. Producendo forse di meno, consumando di meno a adottando un approccio più responsabile».
Consolle: Eterea; lampada: Bubble Chandelier Free Form; libreria: Bambuseto (inedito) di Simone Crestani
6. Codificazione
Simone Crestani, Italia
«Manca una codificazione per il design. Chiamiamo design tutto quanto ma il design si è differenziato talmente tanto nei vari campi che si avverte l’esigenza di una definizione più specifica per i vari tipi di design. Ciò che faccio io, ad esempio è un oggetto d’arte che ha anche una funzione, ma è qualcosa che non ha una definizione propria».
6. Codificazione
Simone Crestani, Italia
«Manca una codificazione per il design. Chiamiamo design tutto quanto ma il design si è differenziato talmente tanto nei vari campi che si avverte l’esigenza di una definizione più specifica per i vari tipi di design. Ciò che faccio io, ad esempio è un oggetto d’arte che ha anche una funzione, ma è qualcosa che non ha una definizione propria».
Panca e poltrona (inedita): Wooven; cubo: Temper di Max Lipsey
7. Nuove idee
Max Lipsey, Olanda
«Nel passato credevo che mancassero tante cose, sentivo che c’era poco rispetto per la manifattura, per i materiali semplici. Ma negli ultimi anni mi sono reso conto che tante persone stanno lavorando proprio in questa direzione. Questo da un lato mi rende felice, perché non sono più il solo ad apprezzare questi aspetti. Allo stesso tempo mi rendo conto che dovrò trovare qualche altra idea per far emergere il mio lavoro. Se riuscirò a individuare un’altra “mancanza” del design avrò trovato anche, forse, un’idea per un nuovo progetto a cui lavorare. Ma credo che dovrò cercare più nella mia esperienza di vita che nel mondo del design».
7. Nuove idee
Max Lipsey, Olanda
«Nel passato credevo che mancassero tante cose, sentivo che c’era poco rispetto per la manifattura, per i materiali semplici. Ma negli ultimi anni mi sono reso conto che tante persone stanno lavorando proprio in questa direzione. Questo da un lato mi rende felice, perché non sono più il solo ad apprezzare questi aspetti. Allo stesso tempo mi rendo conto che dovrò trovare qualche altra idea per far emergere il mio lavoro. Se riuscirò a individuare un’altra “mancanza” del design avrò trovato anche, forse, un’idea per un nuovo progetto a cui lavorare. Ma credo che dovrò cercare più nella mia esperienza di vita che nel mondo del design».
Tappeto: Tarme (inedito) di Andrea Anastasio
8. Spazio per il pensiero
Andrea Anastasio, Italia
«Credo che siano accadute cose molto importanti in questi anni ma che la complessità del contemporaneo venga in qualche modo rifiutata. In questo, vedo una scarsa disponibilità delle aziende a dialogare con i progettisti. Finché vinceranno le dinamiche di profitto sull’articolazione di un pensiero, tutte le discipline saranno esposte alla volubilità del mercato.
Credo che nel design italiano, che ha generato un pensiero straordinario, una riflessione su cosa sia il design potrebbe generare degli spazi in cui far tornare possibile l’articolazione del pensiero, l’incontro tra pensieri diversi e anche il coraggio di prendere questi pensieri e dargli visibilità».
Vuoi partecipare al dibattito sul tema? Scrivici nei Commenti.
8. Spazio per il pensiero
Andrea Anastasio, Italia
«Credo che siano accadute cose molto importanti in questi anni ma che la complessità del contemporaneo venga in qualche modo rifiutata. In questo, vedo una scarsa disponibilità delle aziende a dialogare con i progettisti. Finché vinceranno le dinamiche di profitto sull’articolazione di un pensiero, tutte le discipline saranno esposte alla volubilità del mercato.
Credo che nel design italiano, che ha generato un pensiero straordinario, una riflessione su cosa sia il design potrebbe generare degli spazi in cui far tornare possibile l’articolazione del pensiero, l’incontro tra pensieri diversi e anche il coraggio di prendere questi pensieri e dargli visibilità».
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Ingegneri solo per paura di.ritrovarsi.con case originali e di.forte.impatto estetico ma magari bizzarre e poco funzionali solo per le tendenze e le mode del momento
Comunque.bisogna anche dire che architetti geometri.ingegneri ecc spesso si trovano delle richieste assurde
In risposta a Valeria e a Stefania, il design è come la moda in cui c'è il concept, la sfilata ed il pret a porter!!
Di fatto se si vuol stupire bisogna spesso esagerare enfatizzando, ma se stai lavorando per un cliente domestico devi per forza produrre qualcosa che non possa prescindere dall'ergonomia, dalla funzionalità e praticità dello stesso.
Se lavori in produzione devi anche sottostare a quello che il brand indica come fattibilità di costi/produzione e quindi il progetto originario può variare di molto, rendendolo magari meno pratico.
Tanto purtroppo siamo nella società frenetica dell'apparire...