La Famiglia Che Vive in una Casa di Paglia alle Falde dell'Etna
Pareti in paglia, zero spreco, intonaci di argilla e calce. Si può vivere in armonia con l'ambiente? Loro ci provano
Michela Costa
9 dicembre 2018
In Sicilia, immersa all’interno di un bosco ai piedi del vulcano Etna, si trova Felcerossa, una casa di paglia costruita interamente con materiali naturali e autosufficiente dal punto di vista energetico. È il progetto di Toti e Tiziana che hanno lasciato la città di Catania per trasferirsi nella loro piccola oasi di sostenibilità seguendo i principi della permacultura.
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Toti Domina e Tiziana Cicero con i loro figli Lele (in foto), Nino, Giulio, Andrea e Lara; quattro gatti e sei galline.
Dove: Fornazzo, piccola frazione tra Milo e Sant’Alfio, in provincia di Catania e sul versante nord orientale dell’Etna
Superficie: l’ampiezza totale della casa, suddivisa su due livelli, è di 180 m² con soggiorno, cucina, camere da letto e due bagni, uno situato al piano inferiore, vicino al soggiorno, e l’altro al piano superiore, accanto le camere da letto; 11.000 m² il giardino attorno alla casa e il frutteto
Progettisti: gli stessi proprietari con l’aiuto di amici
A casa di Toti e Tiziana si entra solo dopo essersi levati le scarpe e questo non stupisce affatto. Lui agronomo, lei antropologa, hanno vissuto da sempre seguendo alcuni principi che sono stati il filo conduttore della loro vita: educazione all’intercultura e alla cooperazione, internazionalità, commercio equo e solidale, rispetto dell’ambiente, vivere sano, libertà, laicità. Hanno anche scelto di crescere i propri figli in spazi il più possibile naturali e a contatto con l’ambiente. Insomma, niente di rivoluzionario ma, per la coppia, dei veri e propri punti fermi nel proprio stile di vita.
Chi ci abita: Toti Domina e Tiziana Cicero con i loro figli Lele (in foto), Nino, Giulio, Andrea e Lara; quattro gatti e sei galline.
Dove: Fornazzo, piccola frazione tra Milo e Sant’Alfio, in provincia di Catania e sul versante nord orientale dell’Etna
Superficie: l’ampiezza totale della casa, suddivisa su due livelli, è di 180 m² con soggiorno, cucina, camere da letto e due bagni, uno situato al piano inferiore, vicino al soggiorno, e l’altro al piano superiore, accanto le camere da letto; 11.000 m² il giardino attorno alla casa e il frutteto
Progettisti: gli stessi proprietari con l’aiuto di amici
A casa di Toti e Tiziana si entra solo dopo essersi levati le scarpe e questo non stupisce affatto. Lui agronomo, lei antropologa, hanno vissuto da sempre seguendo alcuni principi che sono stati il filo conduttore della loro vita: educazione all’intercultura e alla cooperazione, internazionalità, commercio equo e solidale, rispetto dell’ambiente, vivere sano, libertà, laicità. Hanno anche scelto di crescere i propri figli in spazi il più possibile naturali e a contatto con l’ambiente. Insomma, niente di rivoluzionario ma, per la coppia, dei veri e propri punti fermi nel proprio stile di vita.
Costruire una casa di paglia e andare a vivere in uno sperduto paesino alle falde del vulcano Etna, a 900 metri sul livello del mare, producendo energia e vivendo in maniera completamente autosufficiente, non è stato un cambiamento radicale per Toti e Tiziana.
In maniera del tutto naturale, infatti, dopo aver iniziato la costruzione di quella che doveva essere una semplice casa di villeggiatura in campagna, hanno poi deciso di abbandonare la città di Catania e trasferirsi nella loro piccola oasi di sostenibilità.
«Abitavamo in un appartamento in un palazzo di dieci piani e i vicini si lamentavano continuamente degli schiamazzi se i bambini scendevano a giocare in cortile. Vivere in montagna e destreggiarsi tra il nostro lavoro e gli impegni scolastici e sportivi dei ragazzi è stata di certo una scelta impegnativa ma oggi siamo felici per il cambiamento che abbiamo dato alla nostra vita», racconta Tiziana, dopo sei anni trascorsi nella sua nuova casa.
In maniera del tutto naturale, infatti, dopo aver iniziato la costruzione di quella che doveva essere una semplice casa di villeggiatura in campagna, hanno poi deciso di abbandonare la città di Catania e trasferirsi nella loro piccola oasi di sostenibilità.
«Abitavamo in un appartamento in un palazzo di dieci piani e i vicini si lamentavano continuamente degli schiamazzi se i bambini scendevano a giocare in cortile. Vivere in montagna e destreggiarsi tra il nostro lavoro e gli impegni scolastici e sportivi dei ragazzi è stata di certo una scelta impegnativa ma oggi siamo felici per il cambiamento che abbiamo dato alla nostra vita», racconta Tiziana, dopo sei anni trascorsi nella sua nuova casa.
Nel soggiorno, la stufa costruita in argilla è l’unica fonte di riscaldamento all’interno dell’abitazione; il calore viene distribuito per irraggiamento dalla massa termica della panca di argilla, che scambia calore con l’aria di tutto il piano inferiore. Nei mesi più freddi il piano superiore è riscaldato da una serpentina a pavimento azionata da una caldaia alimentata dall’impianto solare termico.
Nonostante possa suonare strano, però, il loro stile di vita non è cambiato tanto. «Vivevamo già seguendo la filosofia dello zero spreco e delle regole dettate dal rispetto dell’ambiente e dalla sostenibilità; le abbiamo trasferite ai nostri figli, a partire dalle cose più banali come la raccolta differenziata o il chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti», spiega Toti.
E così, quando la coppia ha deciso di costruire questa casa, nemmeno per un attimo ha valutato la possibilità di costruire in cemento. La loro idea era costruire un ambiente di vita sostenibile seguendo i principi della permacultura, cioè progettando la propria vita secondo i ritmi della natura, attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili, tecniche di bioedilizia e agricoltura naturale.
Nonostante possa suonare strano, però, il loro stile di vita non è cambiato tanto. «Vivevamo già seguendo la filosofia dello zero spreco e delle regole dettate dal rispetto dell’ambiente e dalla sostenibilità; le abbiamo trasferite ai nostri figli, a partire dalle cose più banali come la raccolta differenziata o il chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti», spiega Toti.
E così, quando la coppia ha deciso di costruire questa casa, nemmeno per un attimo ha valutato la possibilità di costruire in cemento. La loro idea era costruire un ambiente di vita sostenibile seguendo i principi della permacultura, cioè progettando la propria vita secondo i ritmi della natura, attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili, tecniche di bioedilizia e agricoltura naturale.
L’amaca colorata che pende dal soffitto, al centro del soggiorno, è stata comprata a poco prezzo a un mercatino dell’usato. Si tratta del passatempo preferito di Lele, il figlio più piccolo della coppia che, quando non si arrampica sugli alberi, gioca ad arrampicarsi sull’amaca.
L’idea di Casa Felcerossa, dal nome della contrada dove è situata la casa e dove si trova una splendida specie di felce che in autunno si tinge di rosso ruggine, è nata quando Toti e Tiziana sono venuti a conoscenza di un nuovo metodo economico e naturale per costruire: la paglia.
Per la realizzazione della casa, fino a quando la famiglia, nel 2012, ha iniziato ad abitarla, ci sono voluti due anni. Due anni dalla prima pietra, anzi, dalla prima balla!
Dentro il telaio portante in legno, caldo e robusto, sono state inserite delle balle di paglia larghe un metro, alte 40 centimetri e profonde 35, come fossero dei grossi e spessi mattoni. Per isolarle dal freddo e dal caldo le balle sono state ricoperte da 5 centimetri di intonaco. Per esattezza, ci sono volute cinquecento balle di paglia!
L’idea di Casa Felcerossa, dal nome della contrada dove è situata la casa e dove si trova una splendida specie di felce che in autunno si tinge di rosso ruggine, è nata quando Toti e Tiziana sono venuti a conoscenza di un nuovo metodo economico e naturale per costruire: la paglia.
Per la realizzazione della casa, fino a quando la famiglia, nel 2012, ha iniziato ad abitarla, ci sono voluti due anni. Due anni dalla prima pietra, anzi, dalla prima balla!
Dentro il telaio portante in legno, caldo e robusto, sono state inserite delle balle di paglia larghe un metro, alte 40 centimetri e profonde 35, come fossero dei grossi e spessi mattoni. Per isolarle dal freddo e dal caldo le balle sono state ricoperte da 5 centimetri di intonaco. Per esattezza, ci sono volute cinquecento balle di paglia!
Gli intonaci esterni sono stati realizzati in grassello di calce, quelli interni e i pavimenti sono stati realizzati anch’essi con materiali naturali impastando insieme argilla e calce. Come trattamento finale alle pareti, per fissare l’intonaco, è stato spruzzato un mix composto al 50% di acqua e al 50% di… latte scremato! La caseina contenuta nel latte, infatti, ha capacità fissative e l’assenza di grassi è garantita dalla scrematura del latte. In questo modo si evita lo sgretolamento dell’argilla. Per le pareti colorate hanno aggiunto degli ossidi al mix di acqua e latte.
Il pavimento, invece, è stato trattato con dell’olio di lino per fare indurire la malta d’argilla e poi lucidato con cere naturali.
Il pavimento, invece, è stato trattato con dell’olio di lino per fare indurire la malta d’argilla e poi lucidato con cere naturali.
Le parole di Toti trovano la loro piena espressione nei numerosi dettagli che compongono la casa, pensati già nel momento stesso della costruzione, come ad esempio un muro interamente decorato con bottiglie di vetro incastonate dentro l'impasto di argilla.
A ricordare che, al posto del cemento, la casa è interamente sostenuta dalla paglia ci sono due “bocche della verità”, ovvero due oblò coperti da un vetro attraverso i quali si intravede la struttura nuda. Inoltre, sono numerosi gli elementi che rimandano all’indole aperta e accogliente della coppia di catanesi, come mostrano le varie contaminazioni africane che si respirano all’interno della casa, dai colori caldi e che rimandano alla terra, fino ad alcuni semplici oggetti di arredo.
Oltre a essere costruita interamente con tecniche di bioedilizia, la casa è anche autosufficiente e segue un’unica regola: l’autoproduzione.
Sul tetto un impianto fotovoltaico rende l’abitazione indipendente dal punto di vista energetico; l’acqua corrente per gli usi domestici viene scaldata tramite un impianto solare termico, mentre l’acqua piovana è recuperata da tutte le superfici esterne con dei semplici sistemi di raccolta e trattata con tecniche di fitodepurazione, un sistema di depurazione naturale delle acque per mezzo delle piante. Per finire, una compost-toilette esterna costruita su una palafitta in legno, tra gli alberi, produce i nutrimenti per il giardino.
Sul tetto un impianto fotovoltaico rende l’abitazione indipendente dal punto di vista energetico; l’acqua corrente per gli usi domestici viene scaldata tramite un impianto solare termico, mentre l’acqua piovana è recuperata da tutte le superfici esterne con dei semplici sistemi di raccolta e trattata con tecniche di fitodepurazione, un sistema di depurazione naturale delle acque per mezzo delle piante. Per finire, una compost-toilette esterna costruita su una palafitta in legno, tra gli alberi, produce i nutrimenti per il giardino.
«La nostra scelta di vita non significa semplicemente vivere bene in campagna, a contatto con la natura e lontano dalla città.
L’idea è qualcosa di più profondo e utile e si traduce in un impegno politico, personale e collettivo che tenga conto delle risorse disponibili, facendo attenzione agli sprechi, agli imballaggi e alla provenienza delle merci. Lo facciamo con tolleranza e senza inutili estremismi in modo che anche i nostri figli possano condividere questa scelta senza viverla come un’imposizione», raccontano i due catanesi.
«Romanticamente, mi piace pensare che, quando un giorno l’Etna dovesse riappropriarsi di questo spazio, non avremo lasciato alcun rifiuto», scherza Toti sorridendo.
L’idea è qualcosa di più profondo e utile e si traduce in un impegno politico, personale e collettivo che tenga conto delle risorse disponibili, facendo attenzione agli sprechi, agli imballaggi e alla provenienza delle merci. Lo facciamo con tolleranza e senza inutili estremismi in modo che anche i nostri figli possano condividere questa scelta senza viverla come un’imposizione», raccontano i due catanesi.
«Romanticamente, mi piace pensare che, quando un giorno l’Etna dovesse riappropriarsi di questo spazio, non avremo lasciato alcun rifiuto», scherza Toti sorridendo.
La scala in legno di ciliegio che rimanda al mondo delle fiabe è stata ideata e intagliata da una vicina di casa della coppia, che ha recuperato un grande ciliegio morente nella campagna antistante la casa per farlo, in un certo senso, rivivere.
«Durante la costruzione sono venuti a darci una mano molti amici perché un serio problema da evitare è che la paglia si bagni restando troppo a lungo all’aperto», spiega Toti. Fondamentale per la coppia è stato l’incontro con Permacultura Sicilia, una rete informale che si pone l’obiettivo di diffondere e scambiare buone pratiche di buonsenso e di vita sostenibile sia in ambito urbano che rurale, tramite incontri periodici di formazione, valorizzazione dei prodotti a chilometro zero, acquisizione e scambio di competenze.
«Durante la costruzione sono venuti a darci una mano molti amici perché un serio problema da evitare è che la paglia si bagni restando troppo a lungo all’aperto», spiega Toti. Fondamentale per la coppia è stato l’incontro con Permacultura Sicilia, una rete informale che si pone l’obiettivo di diffondere e scambiare buone pratiche di buonsenso e di vita sostenibile sia in ambito urbano che rurale, tramite incontri periodici di formazione, valorizzazione dei prodotti a chilometro zero, acquisizione e scambio di competenze.
Ciò che rende Casa Felcerossa un luogo unico è senz’altro il suo essere punto d’incontro e di scambio. La famiglia infatti ha voluto creare un centro di relazioni e di apprendimento attivo inerente i temi della sostenibilità e del turismo responsabile attraverso la realizzazione di corsi ed eventi culturali.
«Volevamo che fosse un luogo in grado di scardinare il comune concetto di casa, in cui ci si chiude dentro e si lascia il mondo fuori; al contrario abbiamo voluto che tutto il mondo entrasse. Per questo abbiamo cominciato a usare la nostra casa come luogo di formazione, di laboratori e di incontri, per affrontare tematiche sulla coltivazione delle piante officinali, su tecniche di creazione di saponi naturali, fino a indagare l’antica storia del cioccolato. La casa – continua Toti – è la nostra terza pelle e, come se fosse un vestito, dobbiamo sentircela bene addosso».
«Volevamo che fosse un luogo in grado di scardinare il comune concetto di casa, in cui ci si chiude dentro e si lascia il mondo fuori; al contrario abbiamo voluto che tutto il mondo entrasse. Per questo abbiamo cominciato a usare la nostra casa come luogo di formazione, di laboratori e di incontri, per affrontare tematiche sulla coltivazione delle piante officinali, su tecniche di creazione di saponi naturali, fino a indagare l’antica storia del cioccolato. La casa – continua Toti – è la nostra terza pelle e, come se fosse un vestito, dobbiamo sentircela bene addosso».
La casa è interamente immersa nel verde e gode di uno dei panorami più spettacolari della Sicilia: l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa. «Passerei ore in silenzio a guardare il Cratere di Sud-Est», racconta Toti. «Abbiamo anche un piccolo orto, un frutteto misto e una parte di bosco da cui prendiamo le due uniche cassette di legna che ci servono in inverno perché, anche se qui fa molto freddo, la paglia è un ottimo isolante e trattiene perfettamente il calore».
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I Consigli dei Pro: Costruire una Casa in Paglia
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salve. Sto cercando come fare i pavimenti come questi, in materiale naturale e non microcemento che contiene tanti elementi sintetici. Potreste aiutarmi? o sarebbe possibile entrare in contatto con coloro che li hanno fatti? grazie
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Scelta ammirevole e speriamo sempre più imitata.
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