9 Sorprendenti Progetti Futuribili Visti all'Expo di Dubai
Fra padiglioni nazionali e strutture che compongono il masterplan, 9 architetture di Expo Dubai che guardano al futuro
“Connecting Minds, Creating the Future”: è questo il tema di Expo Dubai, manifestazione in programma negli Emirati Arabi Uniti fino al 31 marzo 2022 e che ospita 192 Paesi. L’esposizione universale è divisa in tre macrotemi, Sostenibilità, Mobilità e Opportunità, corrispondenti ad altrettante aree riconoscibili nel masterplan e occupate dai padiglioni nazionali.
Abbiamo selezionato 9 progetti che, in un contesto molto ampio e articolato, emergono per le loro caratteristiche architettoniche legate alla sostenibilità, all’innovazione e alla ricerca e che promettono una durata e un impatto che non si ferma alle date dell’Expo.
Abbiamo selezionato 9 progetti che, in un contesto molto ampio e articolato, emergono per le loro caratteristiche architettoniche legate alla sostenibilità, all’innovazione e alla ricerca e che promettono una durata e un impatto che non si ferma alle date dell’Expo.
Foto Dubai Expo
Tecnologia eco: il padiglione Sustainability
Porta la firma di Grimshaw Architects il padiglione Sustainability, a capo dell’omonimo distretto e formato da una grande copertura a struttura metallica circondata da ‘alberi fotovoltaici’.
Il padiglione, pur nelle sue grandi dimensioni, risulta autosufficiente dal punto di vista energetico, mentre l’acqua dolce viene ricavata dal recupero dell’acqua piovana e captata dall’aria attraverso uno specifico sistema tecnolgico.
Il progetto prevede anche uno spazio ipogeo, raffrescato e ventilato in modo naturale, una scelta sostenibile e che è stata premiata con l’ottenimento della certificazione LEED Platinum.
Il progetto di Grimshaw è stato pensato anche in un’ottica post-Expo; alla chiusura della manifestazione, infatti, diventerà un centro scientifico.
Tecnologia eco: il padiglione Sustainability
Porta la firma di Grimshaw Architects il padiglione Sustainability, a capo dell’omonimo distretto e formato da una grande copertura a struttura metallica circondata da ‘alberi fotovoltaici’.
Il padiglione, pur nelle sue grandi dimensioni, risulta autosufficiente dal punto di vista energetico, mentre l’acqua dolce viene ricavata dal recupero dell’acqua piovana e captata dall’aria attraverso uno specifico sistema tecnolgico.
Il progetto prevede anche uno spazio ipogeo, raffrescato e ventilato in modo naturale, una scelta sostenibile e che è stata premiata con l’ottenimento della certificazione LEED Platinum.
Il progetto di Grimshaw è stato pensato anche in un’ottica post-Expo; alla chiusura della manifestazione, infatti, diventerà un centro scientifico.
Foto di Boegly Grazia
Antico&futuro: Marocco
Anche il padiglione del Marocco ha prospettive di vita che superano la data di chiusura di Expo; diventerà, infatti, un articolato centro residenziale con un centro sportivo interno.
Il progetto dello studio Oualalou+Choi – autori anche del padiglione del Marocco per Expo Milano – vuole reinterpretare l’uso tradizionale della terra cruda proponendo un esempio concreto di come un sistema costruttivo antico possa essere utilizzato anche per l’architettura contemporanea.
Il padiglione è composto dall’affiancamento di 22 volumi fra loro diversi (per un’altezza complessiva di 34 metri) collegati da un percorso interno realizzato con una unica rampa e che vuole riproporre, simbolicamente, l’esperienza del peregrinare per la Medina.
Il sistema basato sull’uso della terra cruda si presenta come una soluzione ecologica, grazie all’origine naturale del materiale e alla sua capacità intrinseca di favorire il controllo climatico fra interni ed esterni.
Antico&futuro: Marocco
Anche il padiglione del Marocco ha prospettive di vita che superano la data di chiusura di Expo; diventerà, infatti, un articolato centro residenziale con un centro sportivo interno.
Il progetto dello studio Oualalou+Choi – autori anche del padiglione del Marocco per Expo Milano – vuole reinterpretare l’uso tradizionale della terra cruda proponendo un esempio concreto di come un sistema costruttivo antico possa essere utilizzato anche per l’architettura contemporanea.
Il padiglione è composto dall’affiancamento di 22 volumi fra loro diversi (per un’altezza complessiva di 34 metri) collegati da un percorso interno realizzato con una unica rampa e che vuole riproporre, simbolicamente, l’esperienza del peregrinare per la Medina.
Il sistema basato sull’uso della terra cruda si presenta come una soluzione ecologica, grazie all’origine naturale del materiale e alla sua capacità intrinseca di favorire il controllo climatico fra interni ed esterni.
Foto: Alin Constantin
Messaggio XXL: UK
La scenografa Es Devlin ha seguito il progetto per il padiglione della Gran Bretagna – il Poem Pavillion – pensato come un unico volume conico la cui forma vuole ricordare quella di uno strumento musicale. Architettura vista, quindi, come uno strumento da usare, metaforicamente, per comunicare allo spazio un messaggio collettivo, quasi si componesse una colonna sonora universale.
Alto 20 metri e realizzato in legno lamellare, il padiglione di presenta anche come una struttura ecologica e a basso impatto.
Messaggio XXL: UK
La scenografa Es Devlin ha seguito il progetto per il padiglione della Gran Bretagna – il Poem Pavillion – pensato come un unico volume conico la cui forma vuole ricordare quella di uno strumento musicale. Architettura vista, quindi, come uno strumento da usare, metaforicamente, per comunicare allo spazio un messaggio collettivo, quasi si componesse una colonna sonora universale.
Alto 20 metri e realizzato in legno lamellare, il padiglione di presenta anche come una struttura ecologica e a basso impatto.
Foto Dubai Expo
Mix di culture: Giappone
Firmato da Yuko Nagayama & Associates, la forza del padiglione giapponese sta nell’originale rivestimento delle facciate: il design è stato sviluppato per combinare i pattern della cultura araba con i tradizionali asanoha giapponesi (cioè il disegno di triangoli affiancati che compongono il profilo di una stella a sei punte), in un’ottica di interscambio culturale.
La sostenibilità dell’insieme è garantita dalle soluzioni che favoriscono il raffrescamento naturale, come la schermatura sulle facciate o le vasche d’acqua che favoriscono l’evaporazione collaborando nell’abbassamento delle temperature.
Mix di culture: Giappone
Firmato da Yuko Nagayama & Associates, la forza del padiglione giapponese sta nell’originale rivestimento delle facciate: il design è stato sviluppato per combinare i pattern della cultura araba con i tradizionali asanoha giapponesi (cioè il disegno di triangoli affiancati che compongono il profilo di una stella a sei punte), in un’ottica di interscambio culturale.
La sostenibilità dell’insieme è garantita dalle soluzioni che favoriscono il raffrescamento naturale, come la schermatura sulle facciate o le vasche d’acqua che favoriscono l’evaporazione collaborando nell’abbassamento delle temperature.
Foto Dubai Expo
Foreste sospese: Singapore
Lo studio WOHA, specializzato nella ricerca sull’architettura verde e conosciuto a livello internazionale per i propri progetti coerenti con questo tema, ha riassunto nel padiglione di Dubai i principi conduttori del proprio modo di fare architettura.
Spazio, quindi, a un percorso che attraversa il verde lussureggiante – tipico di Singapore –, un giardino sospeso, colline e percorsi d’acqua.
La temperatura e l’umidità dell’aria all’interno del padiglione vengono rese più confortevoli grazie a un sistema di ombreggiamenti e alla presenza di nebulizzatori, oltre al comportamento ‘evapo-traspirante’ della vegetazione.
La presenza di un impianto fotovoltaico, inoltre, rende il padiglione autosufficiente dal punto di vista energetico.
Foreste sospese: Singapore
Lo studio WOHA, specializzato nella ricerca sull’architettura verde e conosciuto a livello internazionale per i propri progetti coerenti con questo tema, ha riassunto nel padiglione di Dubai i principi conduttori del proprio modo di fare architettura.
Spazio, quindi, a un percorso che attraversa il verde lussureggiante – tipico di Singapore –, un giardino sospeso, colline e percorsi d’acqua.
La temperatura e l’umidità dell’aria all’interno del padiglione vengono rese più confortevoli grazie a un sistema di ombreggiamenti e alla presenza di nebulizzatori, oltre al comportamento ‘evapo-traspirante’ della vegetazione.
La presenza di un impianto fotovoltaico, inoltre, rende il padiglione autosufficiente dal punto di vista energetico.
Foto di Johannes Edberg
Tecno legno: Svezia
Si chiama The Forest, il tema del padiglione svedese a Dubai firmato da Alessandro Ripellino Arkitekter, Studio Adrien Gardère e Luigi Pardo Architetti. Nella volontà dei progettisti, l’idea di fondere il concetto di bosco nordico con il design geometrico islamico.
La sensazione di trovarsi in un bosco è evidente, considerati i 292 tronchi interi che compongono il padiglione, la cui struttura è interamente realizzata in legno seguendo la tecnologia Xlam.
Il progetto è stato ideato – anche e soprattutto nel suo processo di cantiere –, per poter essere smontato con la prospettiva di venire ricostruito in una località della Svezia ancora da definire.
Tecno legno: Svezia
Si chiama The Forest, il tema del padiglione svedese a Dubai firmato da Alessandro Ripellino Arkitekter, Studio Adrien Gardère e Luigi Pardo Architetti. Nella volontà dei progettisti, l’idea di fondere il concetto di bosco nordico con il design geometrico islamico.
La sensazione di trovarsi in un bosco è evidente, considerati i 292 tronchi interi che compongono il padiglione, la cui struttura è interamente realizzata in legno seguendo la tecnologia Xlam.
Il progetto è stato ideato – anche e soprattutto nel suo processo di cantiere –, per poter essere smontato con la prospettiva di venire ricostruito in una località della Svezia ancora da definire.
Foto di Andreas Keller
Benessere&architettura (smontabile): Austria
Lo studio di architettura con sede a Vienna Querkraft architekten ha sviluppato il progetto per un padiglione che mette al primo posto il benessere psico-fisico del visitatore attraverso soluzioni compositive, materiche e di microclima.
Il padiglione è composto dall’affiancamento di 38 coni distribuiti su una griglia regolare compresa in una pianta rettangolare. Ciascun cono ospita poi dei tagli orizzontali che generano variazioni dei volumi creando una scenografica successione di arcate, a loro volta generatrici di spazi ombreggiati.
Il cantiere è stato facilitato dall’uso di moduli prefabbricati che poi, al termine di Expo, potranno essere smontati e riutilizzati anche in configurazioni diverse da quella del padiglione austriaco.
Sei stato a Expo Dubai? Cosa ti è piaciuto di più? Scrivici nei Commenti!
Benessere&architettura (smontabile): Austria
Lo studio di architettura con sede a Vienna Querkraft architekten ha sviluppato il progetto per un padiglione che mette al primo posto il benessere psico-fisico del visitatore attraverso soluzioni compositive, materiche e di microclima.
Il padiglione è composto dall’affiancamento di 38 coni distribuiti su una griglia regolare compresa in una pianta rettangolare. Ciascun cono ospita poi dei tagli orizzontali che generano variazioni dei volumi creando una scenografica successione di arcate, a loro volta generatrici di spazi ombreggiati.
Il cantiere è stato facilitato dall’uso di moduli prefabbricati che poi, al termine di Expo, potranno essere smontati e riutilizzati anche in configurazioni diverse da quella del padiglione austriaco.
Sei stato a Expo Dubai? Cosa ti è piaciuto di più? Scrivici nei Commenti!
Scenografici: i tre portali all’ingresso
Tre portali alti 21 metri accolgono i visitatori in ciascuno dei tre distretti principali di Expo Dubai Sostenibilità, Mobilità e Opportunità. Progettati da Asif Khan, riprendono il tradizionale disegno delle mashrabiya – le grate in legno decorate utilizzate come filtro e sistema per favorire la ventilazione naturale – ma sono qui state esplose nelle dimensioni e realizzate in fibra di carbonio.
I portali (del peso di 16,6 tonnellate) comprendono due grandi porte che si aprono ogni mattina e, nonostante le loro dimensioni, appaiono leggerissime.
Simobilcamente, Asif Khan ha voluto che i portali rappresentassero un atto di passaggio fra passato e futuro.