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15 Padiglioni della Biennale di Architettura di Venezia 2021
Una selezione di Padiglioni allestiti alla 17esima Biennale di Venezia e la loro interpretazione sul tema della mostra
Antonia Solari
2 giugno 2021
Houzz Italia Contributor, sono architetto e giornalista professionista
Il titolo della 17esima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia – How Will we Live Together?, stabilito dal curatore della Biennale Hashim Sarkis, è stato interpretato in modo diverso dai 46 Paesi espositori e dai 112 partecipanti.
“Apriamo i Giardini e l’Arsenale con una consapevolezza ancora maggiore di quanto il lavoro della Biennale sia specchio del mondo contemporaneo, che viene qui interpretato e talvolta anticipato dalle proposte dei curatori e di quanti vi partecipano con le proprie opere”, ha dichiarato il presidente della Biennale Roberto Cicutto, sottolineando il forte legame fra i progetti proposti e il momento storico. La recente pandemia, infatti, ha spinto i progettisti a rispondere al tema approfondendo discipline che spaziano anche oltre l’architettura e l’edilizia, come l’urbanistica e la sociologia – per fare due esempi – fino a coinvolgere anche l’espressione artistica.
Dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Argentina agli Emirati Arabi, un percorso fra 15 dei 46 Padiglioni nazionali traccia una prima fotografia della Mostra.
“Apriamo i Giardini e l’Arsenale con una consapevolezza ancora maggiore di quanto il lavoro della Biennale sia specchio del mondo contemporaneo, che viene qui interpretato e talvolta anticipato dalle proposte dei curatori e di quanti vi partecipano con le proprie opere”, ha dichiarato il presidente della Biennale Roberto Cicutto, sottolineando il forte legame fra i progetti proposti e il momento storico. La recente pandemia, infatti, ha spinto i progettisti a rispondere al tema approfondendo discipline che spaziano anche oltre l’architettura e l’edilizia, come l’urbanistica e la sociologia – per fare due esempi – fino a coinvolgere anche l’espressione artistica.
Dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Argentina agli Emirati Arabi, un percorso fra 15 dei 46 Padiglioni nazionali traccia una prima fotografia della Mostra.
Foto di Hampus Berndtson
Danimarca
Curatori: Marianne Krogh con lo studio Lundgaard & Tranberg Arkitekter
Titolo: Con-nect-ed-ness
”Viviamo in un’epoca in cui percepiamo chiaramente le conseguenze climatiche del fatto che le persone da secoli dividono il mondo in entità isolate, senza rendersi conto che le nostre azioni hanno conseguenze a migliaia di chilometri di distanza. Sia nel bene che nel male, come l’attuale pandemia mostra in modo inquietante. L’obiettivo del Padiglione danese è di creare uno spazio che dia consapevolezza dell’appartenere gli uni agli altri; in cui i visitatori possano sperimentare sul proprio corpo questa connessione di cui noi tutti siamo parte”, ha dichiarato Marianne Krogh, curatrice del Padiglione danese.
Danimarca
Curatori: Marianne Krogh con lo studio Lundgaard & Tranberg Arkitekter
Titolo: Con-nect-ed-ness
”Viviamo in un’epoca in cui percepiamo chiaramente le conseguenze climatiche del fatto che le persone da secoli dividono il mondo in entità isolate, senza rendersi conto che le nostre azioni hanno conseguenze a migliaia di chilometri di distanza. Sia nel bene che nel male, come l’attuale pandemia mostra in modo inquietante. L’obiettivo del Padiglione danese è di creare uno spazio che dia consapevolezza dell’appartenere gli uni agli altri; in cui i visitatori possano sperimentare sul proprio corpo questa connessione di cui noi tutti siamo parte”, ha dichiarato Marianne Krogh, curatrice del Padiglione danese.
Foto di Hampus Berndtson
Ed è così che gli interni dell’edificio che ospita la Danimarca sono stati progettati per “incorporarli” in un circuito legato alla natura: tubazioni seguono l’edificio e sono collegate a serbatoi esterni di acqua, elemento dominante dell’installazione.
La mostra vuole suggerire al visitatore nuovi modi per ricreare una relazione con il mondo, creando un incontro fra visitatore stesso, edificio e ambiente circostante.
“Nel Padiglione abbiamo lavorato per dare visibilità a un circuito, e questo fa sì che cominciamo a comprendere noi stessi come parte di un qualcosa più grande. Nel migliore dei casi l’esposizione potrà contribuire a evidenziare che siamo tutti collegati in una reciprocità vivente”, spiega l’architetta Lene Tranberg, socia fondatrice dello studio di architettura Lundgaard & Tranberg Architects.
Ed è così che gli interni dell’edificio che ospita la Danimarca sono stati progettati per “incorporarli” in un circuito legato alla natura: tubazioni seguono l’edificio e sono collegate a serbatoi esterni di acqua, elemento dominante dell’installazione.
La mostra vuole suggerire al visitatore nuovi modi per ricreare una relazione con il mondo, creando un incontro fra visitatore stesso, edificio e ambiente circostante.
“Nel Padiglione abbiamo lavorato per dare visibilità a un circuito, e questo fa sì che cominciamo a comprendere noi stessi come parte di un qualcosa più grande. Nel migliore dei casi l’esposizione potrà contribuire a evidenziare che siamo tutti collegati in una reciprocità vivente”, spiega l’architetta Lene Tranberg, socia fondatrice dello studio di architettura Lundgaard & Tranberg Architects.
Foto National Museum of Norway, Chiara Masiero Sgrinzatto e Luca Nicolò Vascon
Paesi Nordici
Curatori: Helen&Hard
Titolo: What we Share. A Model for Cohousing
“Essere sia architetti che abitanti di una comunità di cohousing ha ci ha resi consapevoli delle potenzialità che questo modello abitativo può offrire in termini di sfide sociali e ambientali. A Venezia vogliamo esplorare questo potenziale e dimostrare come l’interazione tra gli abitanti e le associazioni coinvolte possa creare un’architettura adattabile“, hanno dichiarato Helen & Hard.
A partire da questo tema gli architetti norvegesi hanno sviluppato un progetto interamente realizzato in legno e che prevede la presentazione, in scala reale, di un appartamento parte di un complesso di cohousing e di alcune sue parti comuni, con l’obiettivo di promuovere questo stile di vita e di spingere a sue evoluzioni, studiando – ad esempio – quali altre funzioni (rispetto a quelle già condivise come la cucina o gli spazi ricreativi) possano essere parte di un processo di partecipazione comune.
Paesi Nordici
Curatori: Helen&Hard
Titolo: What we Share. A Model for Cohousing
“Essere sia architetti che abitanti di una comunità di cohousing ha ci ha resi consapevoli delle potenzialità che questo modello abitativo può offrire in termini di sfide sociali e ambientali. A Venezia vogliamo esplorare questo potenziale e dimostrare come l’interazione tra gli abitanti e le associazioni coinvolte possa creare un’architettura adattabile“, hanno dichiarato Helen & Hard.
A partire da questo tema gli architetti norvegesi hanno sviluppato un progetto interamente realizzato in legno e che prevede la presentazione, in scala reale, di un appartamento parte di un complesso di cohousing e di alcune sue parti comuni, con l’obiettivo di promuovere questo stile di vita e di spingere a sue evoluzioni, studiando – ad esempio – quali altre funzioni (rispetto a quelle già condivise come la cucina o gli spazi ricreativi) possano essere parte di un processo di partecipazione comune.
Foto di Francesco Galli
Finlandia
Curatori: Laura Berger, Philip Tidwell e Kristo Vesikansa
Titolo: New Standards
Nell’interpretare il tema della Biennale, i curatori del Padiglione Finlandia hanno scelto di rivisitare un momento della storia del Paese in cui un’emergenza ha spinto verso la ricerca di nuovi modi di costruire.
La mostra New Standards racconta dunque la storia di Puutalo Oy, azienda fondata nel 1940 per affrontare la crisi dei profughi careliani, 420mila sfollati dalla Repubblica della Carelia a causa della guerra civile russa.
In quel momento architetti e industriali si allearono per creare un nuovo modello di casa prefabbricata che ha poi rinnovato l’industria edile della Finlandia.
“Le case prefabbricate costituiscono un settore di grande interesse per architetti desiderosi di affrontare la questione di come costruire in maniera veloce ed economica, ma senza sacrificare la qualità o causare ulteriori danni all’ambiente. Pur essendo l’edilizia in legno un tratto ben noto dell’architettura finlandese, pochi conoscono la storia della Puutalo, un consorzio pionieristico che ha prodotto edifici per quasi nove milioni di metri quadri, e stabilito nuovi standard per il design e la qualità di vita intorno alla metà del Novecento”, ha dichiarato Katarina Siltavuori, commissaria del Padiglione.
Finlandia
Curatori: Laura Berger, Philip Tidwell e Kristo Vesikansa
Titolo: New Standards
Nell’interpretare il tema della Biennale, i curatori del Padiglione Finlandia hanno scelto di rivisitare un momento della storia del Paese in cui un’emergenza ha spinto verso la ricerca di nuovi modi di costruire.
La mostra New Standards racconta dunque la storia di Puutalo Oy, azienda fondata nel 1940 per affrontare la crisi dei profughi careliani, 420mila sfollati dalla Repubblica della Carelia a causa della guerra civile russa.
In quel momento architetti e industriali si allearono per creare un nuovo modello di casa prefabbricata che ha poi rinnovato l’industria edile della Finlandia.
“Le case prefabbricate costituiscono un settore di grande interesse per architetti desiderosi di affrontare la questione di come costruire in maniera veloce ed economica, ma senza sacrificare la qualità o causare ulteriori danni all’ambiente. Pur essendo l’edilizia in legno un tratto ben noto dell’architettura finlandese, pochi conoscono la storia della Puutalo, un consorzio pionieristico che ha prodotto edifici per quasi nove milioni di metri quadri, e stabilito nuovi standard per il design e la qualità di vita intorno alla metà del Novecento”, ha dichiarato Katarina Siltavuori, commissaria del Padiglione.
Foto di Francesco Galli
Belgio
Curatori: Dirk Somers (Bovenbouw Architectuur)
Titolo: Composite Presence
“Il plastico del paesaggio illustra in modo originale l’attrito in grado di generare energia tra urbanistica e architettura nelle Fiandre”: così il curatore Dirk Somers riassume il tema della mostra Composite Presence, che comprende cinquanta diversi edifici tipici di un ambiente urbano fiammingo realizzati in scala 1:15 e poggiati ad altezza-tavolo. Obiettivo della mostra, mostrare il rapporto di amore e odio fra architettura e urbanistica, per proporre nuovi riferimenti per la progettazione del futuro.
Belgio
Curatori: Dirk Somers (Bovenbouw Architectuur)
Titolo: Composite Presence
“Il plastico del paesaggio illustra in modo originale l’attrito in grado di generare energia tra urbanistica e architettura nelle Fiandre”: così il curatore Dirk Somers riassume il tema della mostra Composite Presence, che comprende cinquanta diversi edifici tipici di un ambiente urbano fiammingo realizzati in scala 1:15 e poggiati ad altezza-tavolo. Obiettivo della mostra, mostrare il rapporto di amore e odio fra architettura e urbanistica, per proporre nuovi riferimenti per la progettazione del futuro.
Foto di Adam Butler
Irlanda
Curatori: ANNEX
Titolo: Entanglement
16 schermi che visualizzano immagini di termografica mentre 24 ventilatori generano aria fresca: a partire da questo allestimento – che vuole alludere alla necessità di raffreddamento del calore prodotto dai data center – prende forma la mostra Entanglement, voluta da Cultire Ireland in collaborazione con l’Arts Council of Ireland per sensibilizzare sulle conseguenze della presenza di data center, reti in fibra ottica e reti energetiche sul paesaggio fisico irlandese.
La mostra ha preso avvio da una serie di dati, comunicati dagli organizzatori del Padiglione: “Oggi Dublino ha superato Londra come data center hub d’Europa, ospitando il 25% di tutto lo spazio server disponibile nel continente europeo. Entro il 2021 si prevede che i consumi energetici dei data center presenti in Irlanda assorbiranno un terzo della domanda di elettricità complessiva del Paese”.
Irlanda
Curatori: ANNEX
Titolo: Entanglement
16 schermi che visualizzano immagini di termografica mentre 24 ventilatori generano aria fresca: a partire da questo allestimento – che vuole alludere alla necessità di raffreddamento del calore prodotto dai data center – prende forma la mostra Entanglement, voluta da Cultire Ireland in collaborazione con l’Arts Council of Ireland per sensibilizzare sulle conseguenze della presenza di data center, reti in fibra ottica e reti energetiche sul paesaggio fisico irlandese.
La mostra ha preso avvio da una serie di dati, comunicati dagli organizzatori del Padiglione: “Oggi Dublino ha superato Londra come data center hub d’Europa, ospitando il 25% di tutto lo spazio server disponibile nel continente europeo. Entro il 2021 si prevede che i consumi energetici dei data center presenti in Irlanda assorbiranno un terzo della domanda di elettricità complessiva del Paese”.
Foto di Andrea Avezzù
Italia
Curatore: Alessandro Melis
Titolo: Comunità Resilienti
“Come il genoma e il cervello umani, il padiglione è una giungla abitata da strane creature dove poter ascoltare un rumore di fondo che è già assordante e che richiede una risposta adeguata, facendo ricorso a nuovi paradigmi della conoscenza”: così il curatore Alessandro Melis presenta il progetto per il Padiglione Italia, in cui viene indagato il tema del cambiamento climatico e l’analisi del ruolo dell’architettura.
Fra i temi, la desertificazione del meridione, la riduzione delle risorse di acqua dolce e della produttività agricola, l’aumento della frequenza e della violenza dei fenomeni climatici estremi.
L’allestimento e le installazioni saranno realizzate attraverso il recupero e al riutilizzo dei materiali impiegati per il Padiglione Italia 2019 della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e ne seguirà una rilocalizzazione permanente.
Italia
Curatore: Alessandro Melis
Titolo: Comunità Resilienti
“Come il genoma e il cervello umani, il padiglione è una giungla abitata da strane creature dove poter ascoltare un rumore di fondo che è già assordante e che richiede una risposta adeguata, facendo ricorso a nuovi paradigmi della conoscenza”: così il curatore Alessandro Melis presenta il progetto per il Padiglione Italia, in cui viene indagato il tema del cambiamento climatico e l’analisi del ruolo dell’architettura.
Fra i temi, la desertificazione del meridione, la riduzione delle risorse di acqua dolce e della produttività agricola, l’aumento della frequenza e della violenza dei fenomeni climatici estremi.
L’allestimento e le installazioni saranno realizzate attraverso il recupero e al riutilizzo dei materiali impiegati per il Padiglione Italia 2019 della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e ne seguirà una rilocalizzazione permanente.
Foto di Andrea Avezzù
Lussemburgo
Curatori: Sara Noel Costa de Araujo (Studio SNCDA) per LUCA Luxembourg Center for Architecture
Titolo: Homes for Luxemburg
Architetti, artisti, fotografi, urbanisti, designer, ricercatori, ecologisti e sviluppatori – fra le varie figure professionali – hanno esplorato modi di abitare reversibili, proponendo poi, nell’allestimento del Padiglione, idee per un modello di abitare non permanente, pensate, cioè, per utilizzare il territorio senza lasciare tracce.
Lussemburgo
Curatori: Sara Noel Costa de Araujo (Studio SNCDA) per LUCA Luxembourg Center for Architecture
Titolo: Homes for Luxemburg
Architetti, artisti, fotografi, urbanisti, designer, ricercatori, ecologisti e sviluppatori – fra le varie figure professionali – hanno esplorato modi di abitare reversibili, proponendo poi, nell’allestimento del Padiglione, idee per un modello di abitare non permanente, pensate, cioè, per utilizzare il territorio senza lasciare tracce.
Foto di Andrea Avezzù
Uzbekistan
Curatori: Emanuel Christ e Christoph Gantenbein
Titolo: Mahalla: Urban Rural Living
Per la prima volta fra i Paesi espositori alla Biennale di Venezia, i curatori del Padiglione dell’Uzbekistan hanno interpretato il tema della Mostra – How Will we Live Toghether – attraverso una ricerca sulla mahalla, forma antica di convivenza e patrimonio culturale del Paese.
“Storicamente, le mahalla sono state potenti centri culturali ed efficaci enti di autogoverno. Pertanto, il nostro Padiglione nazionale è dedicato a questa istituzione che è il fondamento della nostra società civile», afferma Saida Mirziyoyeva, vicepresidente del Consiglio della Fondazione per lo Sviluppo dell’Arte e della Cultura sotto il Ministero della Cultura della Repubblica dell’Uzbekistan.
Ad oggi sono presenti oltre 10.000 mahalla in Uzbekistan, ciascuna delle quali con 150-2000 abitanti. “A causa della pressione economica, del cambiamento delle abitudini e della mancanza di infrastrutture moderne, le mahalla vengono lentamente sostituite da nuove forme di abitazione, pur restando popolari tra chi cerca uno stile di vita urbano-rurale”, dichiarano gli organizzatori del padiglione.
Uzbekistan
Curatori: Emanuel Christ e Christoph Gantenbein
Titolo: Mahalla: Urban Rural Living
Per la prima volta fra i Paesi espositori alla Biennale di Venezia, i curatori del Padiglione dell’Uzbekistan hanno interpretato il tema della Mostra – How Will we Live Toghether – attraverso una ricerca sulla mahalla, forma antica di convivenza e patrimonio culturale del Paese.
“Storicamente, le mahalla sono state potenti centri culturali ed efficaci enti di autogoverno. Pertanto, il nostro Padiglione nazionale è dedicato a questa istituzione che è il fondamento della nostra società civile», afferma Saida Mirziyoyeva, vicepresidente del Consiglio della Fondazione per lo Sviluppo dell’Arte e della Cultura sotto il Ministero della Cultura della Repubblica dell’Uzbekistan.
Ad oggi sono presenti oltre 10.000 mahalla in Uzbekistan, ciascuna delle quali con 150-2000 abitanti. “A causa della pressione economica, del cambiamento delle abitudini e della mancanza di infrastrutture moderne, le mahalla vengono lentamente sostituite da nuove forme di abitazione, pur restando popolari tra chi cerca uno stile di vita urbano-rurale”, dichiarano gli organizzatori del padiglione.
Foto di Andrea Avezzù
Arabia Sudita
Curatori: Uzma Z. Rizvi e Murtaza Vali
Titolo: Accomodations
Per la seconda volta parte della Biennale, l’Arabia Saudita racconta così, attraverso la voce dei suoi curatori Uzma Z. Rizvi e Murtaza Vali, l’obiettivo del progetto espositivo: “La mostra ripercorre la storia degli spazi chiusi, esaminando il modo in cui l’ambiente edificato e il tessuto urbano si adattano per far fronte a condizioni di emergenza e come il significato e l’uso di tali spazi cambino nel tempo. Il Padiglione Nazionale Saudita ha l’intento di stimolare una maggiore conoscenza delle tensioni tra le azioni di separazione, insite nella quarantena, e quelle di adattamento, necessarie per continuare a vivere”.
Arabia Sudita
Curatori: Uzma Z. Rizvi e Murtaza Vali
Titolo: Accomodations
Per la seconda volta parte della Biennale, l’Arabia Saudita racconta così, attraverso la voce dei suoi curatori Uzma Z. Rizvi e Murtaza Vali, l’obiettivo del progetto espositivo: “La mostra ripercorre la storia degli spazi chiusi, esaminando il modo in cui l’ambiente edificato e il tessuto urbano si adattano per far fronte a condizioni di emergenza e come il significato e l’uso di tali spazi cambino nel tempo. Il Padiglione Nazionale Saudita ha l’intento di stimolare una maggiore conoscenza delle tensioni tra le azioni di separazione, insite nella quarantena, e quelle di adattamento, necessarie per continuare a vivere”.
Foto di Andrea Avezzù
Emirati Arabi Uniti
Curatori: Wael Al Awar e Kenichi Teramoto
Titolo: Vernacolare del futuro
Il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti ospita un prototipo realizzato in elementi prefabbricati in cemento eco, un composto studiato per proporre alternative al classico cemento Portland usato in edilizia. “Il nostro cemento a base di ossido di magnesio viene ottenuto dalla salamoia, una soluzione salina ad alta concentrazione e il principale materiale di scarto della desalinizzazione industriale, pertanto una risorsa che negli Emirati abbonda. Questo cemento possiede la forza e la durevolezza sufficienti per venire utilizzato nell’edilizia moderna nella forma standard del mattone, ma per questa mostra siamo stati ispirati dalle architetture vernacolari delle case di coralli degli Emirati e abbiamo gettato i componenti in modo da ottenere delle forme organiche ispirate proprio a questi coralli. In questo modo re-immaginiamo i processi architettonici moderni accogliendo allo stesso tempo il senso fortemente poetico dell’identità regionale e culturale”, hanno dichiarato i curatori.
Emirati Arabi Uniti
Curatori: Wael Al Awar e Kenichi Teramoto
Titolo: Vernacolare del futuro
Il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti ospita un prototipo realizzato in elementi prefabbricati in cemento eco, un composto studiato per proporre alternative al classico cemento Portland usato in edilizia. “Il nostro cemento a base di ossido di magnesio viene ottenuto dalla salamoia, una soluzione salina ad alta concentrazione e il principale materiale di scarto della desalinizzazione industriale, pertanto una risorsa che negli Emirati abbonda. Questo cemento possiede la forza e la durevolezza sufficienti per venire utilizzato nell’edilizia moderna nella forma standard del mattone, ma per questa mostra siamo stati ispirati dalle architetture vernacolari delle case di coralli degli Emirati e abbiamo gettato i componenti in modo da ottenere delle forme organiche ispirate proprio a questi coralli. In questo modo re-immaginiamo i processi architettonici moderni accogliendo allo stesso tempo il senso fortemente poetico dell’identità regionale e culturale”, hanno dichiarato i curatori.
Foto di Francesco Galli
Stati Uniti
Curatori: Paul Andersen e Paul Preissner
Titolo: American Framing
La University of Illinois at Chicago, in collaborazione con il Bureau of Educational and Cultural Affairs del Dipartimento degli Stati Uniti d’America, ha presentato la mostra American Framing, interamente dedicata all’architettura del telaio in legno, sistema costruttivo tipico degli Stati Uniti e mostrato a Venezia in scala reale per proporre un’alterativa – storica e sostenibile – per l’abitare.
“Vogliamo lavorare su un tema prettamente americano ed aprire nuove possibilità per la progettazione. La mostra guarda alla storia del telaio ligneo ipotizzando come gli edifici possano essere differenti se riducessimo o esagerassimo il sistema costruttivo stesso”, ha dichiarato il co-curatore dice Paul Andersen.
Stati Uniti
Curatori: Paul Andersen e Paul Preissner
Titolo: American Framing
La University of Illinois at Chicago, in collaborazione con il Bureau of Educational and Cultural Affairs del Dipartimento degli Stati Uniti d’America, ha presentato la mostra American Framing, interamente dedicata all’architettura del telaio in legno, sistema costruttivo tipico degli Stati Uniti e mostrato a Venezia in scala reale per proporre un’alterativa – storica e sostenibile – per l’abitare.
“Vogliamo lavorare su un tema prettamente americano ed aprire nuove possibilità per la progettazione. La mostra guarda alla storia del telaio ligneo ipotizzando come gli edifici possano essere differenti se riducessimo o esagerassimo il sistema costruttivo stesso”, ha dichiarato il co-curatore dice Paul Andersen.
Foto di Andrea Avezzù
Argentina
Curatori: Gerardo Caballero
Titolo: La Casa Infinita
Il tipico colore rosa delle case popolari argentine, ottenuto usando sangue di bue e calce, è il filo conduttore del progetto per il Padiglione, che presenta una successione ininterrotta di spazi abitativi.
Dalle parole del curatore, il messaggio del progetto: “Ognuno di noi crede di abitare in una casa diversa, ma alla fine ci rendiamo conto che è sempre la stessa, quella che condividiamo e che appartiene a tutti”.
Argentina
Curatori: Gerardo Caballero
Titolo: La Casa Infinita
Il tipico colore rosa delle case popolari argentine, ottenuto usando sangue di bue e calce, è il filo conduttore del progetto per il Padiglione, che presenta una successione ininterrotta di spazi abitativi.
Dalle parole del curatore, il messaggio del progetto: “Ognuno di noi crede di abitare in una casa diversa, ma alla fine ci rendiamo conto che è sempre la stessa, quella che condividiamo e che appartiene a tutti”.
Foto di Andrea Avezzù
Messico
Curatori: Isadora Hastings, Natalia de La Rosa, Mauricio Rocha ed Elena Tudela
Titolo: Desplazamientos
Il risposta al tema stabilito dal curatore della Biennale Hashim Sarkis – How Will we Live Together? – i curatori del Padiglione del Messico hanno elaborato una seconda domanda: Come può l’architettura aiutarci a esistere in mezzo a diversità culturali, linguistiche e territoriali, opinioni, critiche, pratiche, storie e profili diversi?
Attraverso proiezioni audio e video e la proposta di un percorso sensoriale, vengono presentate riflessioni e dialoghi fra curatori e partecipanti, riferendosi a progetti di architettura selezionati come punti di riferimento.
Messico
Curatori: Isadora Hastings, Natalia de La Rosa, Mauricio Rocha ed Elena Tudela
Titolo: Desplazamientos
Il risposta al tema stabilito dal curatore della Biennale Hashim Sarkis – How Will we Live Together? – i curatori del Padiglione del Messico hanno elaborato una seconda domanda: Come può l’architettura aiutarci a esistere in mezzo a diversità culturali, linguistiche e territoriali, opinioni, critiche, pratiche, storie e profili diversi?
Attraverso proiezioni audio e video e la proposta di un percorso sensoriale, vengono presentate riflessioni e dialoghi fra curatori e partecipanti, riferendosi a progetti di architettura selezionati come punti di riferimento.
Foto di Francesco Galli
Corea
Curatori: Hae-Won Shin
Titolo: Future School
“La base di ogni cambiamento significativo è l’educazione, sia essa popolare o esclusiva, generale o specializzata. Per questo, Scuola del futuro è un esempio e, allo stesso tempo, la ricerca di una possibile risposta o, meglio, di molteplici risposte che siano assertive, costruttive e pertinenti sia per gli individui che per le collettività”, ha dichiarato il curatore del Padiglione Hae-Won Shin.
Seminari online, tavole rotonde, installazioni, laboratori, la ricostruzione di spazi domestici sono parte dell’allestimento sviluppato per formulare un’idea sulla scuola del futuro,
Corea
Curatori: Hae-Won Shin
Titolo: Future School
“La base di ogni cambiamento significativo è l’educazione, sia essa popolare o esclusiva, generale o specializzata. Per questo, Scuola del futuro è un esempio e, allo stesso tempo, la ricerca di una possibile risposta o, meglio, di molteplici risposte che siano assertive, costruttive e pertinenti sia per gli individui che per le collettività”, ha dichiarato il curatore del Padiglione Hae-Won Shin.
Seminari online, tavole rotonde, installazioni, laboratori, la ricostruzione di spazi domestici sono parte dell’allestimento sviluppato per formulare un’idea sulla scuola del futuro,
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