Architettura e design
Houzz per i Pro
10 Architette Raccontano le Sfide delle Donne in Architettura
In occasione della festa della donna, 10 architette riflettono su come è cambiata la figura della donna in architettura
Abbiamo posto a 10 architette di tutto il mondo due domande: Come è cambiato l’atteggiamento verso le donne in architettura? Quale architetta ammiri e perché?
Con le loro risposte ci raccontano gli eventuali ostacoli che hanno affrontato nei loro percorsi di carriera e descrivono il lavoro brillante delle architette che stimano e che le hanno ispirate. Sebbene nel corso degli anni molte delle nostre intervistate abbiano assistito a importanti cambiamenti positivi, sottolineano che ci sono alcune sfide ancora aperte.
Con le loro risposte ci raccontano gli eventuali ostacoli che hanno affrontato nei loro percorsi di carriera e descrivono il lavoro brillante delle architette che stimano e che le hanno ispirate. Sebbene nel corso degli anni molte delle nostre intervistate abbiano assistito a importanti cambiamenti positivi, sottolineano che ci sono alcune sfide ancora aperte.

Hai bisogno di un professionista per il tuo progetto di ristrutturazione della casa?
Troviamo i professionisti più adatti a te
Troviamo i professionisti più adatti a te
Un’architetta che ammiro è sicuramente Gae Aulenti, della quale condivido pienamente la sua concezione di architettura appartenente alla città e l’integrazione dell’architettura contemporanea al passato. I suoi lavori sono sempre molto rispettosi delle preesistenze, senza scimmiottare la tradizione. La considero sicuramente una guida.
Altra architetta fonte di ispirazione è sicuramente Patricia Urquiola, per la sua capacità di utilizzo dei materiali, delle texture e dei colori.
Altra architetta fonte di ispirazione è sicuramente Patricia Urquiola, per la sua capacità di utilizzo dei materiali, delle texture e dei colori.
Architetta: Maria Antonietta Giulii
Studio: Maria Antonietta Giulii
Dove: Milano
L’atteggiamento verso le donne e la concezione della figura femminile è in evoluzione e continuerà a esserlo.
Il termine architetta fa parte del cambiamento, un’impronta che si aggiunge a tutte quelle impresse fino a oggi e che hanno determinato il cambiamento, utili a formare ed educare alle pari opportunità. Si deve pensare all’individuo in quanto persona, non in base al genere. Inorridisco quando ancora oggi dopo aver inserito nome e cognome la richiesta continua con “sesso”. Nel lavoro la determinazione è molto importante ma il più delle volte è il contesto che fa la differenza. Continuiamo a lavorare per fare la differenza.
Studio: Maria Antonietta Giulii
Dove: Milano
L’atteggiamento verso le donne e la concezione della figura femminile è in evoluzione e continuerà a esserlo.
Il termine architetta fa parte del cambiamento, un’impronta che si aggiunge a tutte quelle impresse fino a oggi e che hanno determinato il cambiamento, utili a formare ed educare alle pari opportunità. Si deve pensare all’individuo in quanto persona, non in base al genere. Inorridisco quando ancora oggi dopo aver inserito nome e cognome la richiesta continua con “sesso”. Nel lavoro la determinazione è molto importante ma il più delle volte è il contesto che fa la differenza. Continuiamo a lavorare per fare la differenza.
Un esempio nella storia che guardo con ammirazione è Emily Warren, moglie dell’ingegnere Washington Roebling che si occupò della costruzione del ponte di Brooklyn. A causa della malattia del marito che lo costringeva a letto, fu lei a seguire il prosieguo dei lavori di completamento del ponte coprendo il ruolo di “prima donna ingegnere sul campo”. Grazie alla sua determinazione, passione e capacità, non solo riuscì a far conservare l’incarico al marito nonostante la malattia, ma coprì largamente il suo ruolo sia dal punto di vista tecnico ingegneristico che di management.
Architette: Eva Nash (a sinistra) e Kate Rogan (a destra, è lei a rispondere alle nostre domande)
Studio: fondatrici di Rogan Nash Architects
Dove: Auckland, Nuova Zelanda
Sono sempre stata consapevole che alcune cose sembravano essere diverse, o forse più difficili, per le donne. Quando ero all’università c’era una cultura che supportava la donna, ma era evidente che non fosse casuale e sapevo che le donne prima di me avevano lavorato duramente affinché questo accadesse.
Nel primo cantiere in cui ho lavorato mi hanno chiamato “Lady Architect” e ricordo di aver pensato che fosse strano. Non credo di aver mai perso un’opportunità per il semplice fatto di essere donna, e sicuramente non mi ha impedito di affermarmi e avviare un’azienda.
Ci sono ancora percezioni errate sulla differenza tra l’architetto e l’architetta. Si tende a pensare che le donne siano più focalizzate sugli interni e meno sulla costruzione di grattacieli. In realtà, ognuno sceglie la propria specializzazione, il genere non ha nulla a che fare con questo. Stiamo solo facendo del nostro meglio per l’architettura. Io mi sono sempre sentita parte della categoria degli architetti, non un “architetto donna”.
Studio: fondatrici di Rogan Nash Architects
Dove: Auckland, Nuova Zelanda
Sono sempre stata consapevole che alcune cose sembravano essere diverse, o forse più difficili, per le donne. Quando ero all’università c’era una cultura che supportava la donna, ma era evidente che non fosse casuale e sapevo che le donne prima di me avevano lavorato duramente affinché questo accadesse.
Nel primo cantiere in cui ho lavorato mi hanno chiamato “Lady Architect” e ricordo di aver pensato che fosse strano. Non credo di aver mai perso un’opportunità per il semplice fatto di essere donna, e sicuramente non mi ha impedito di affermarmi e avviare un’azienda.
Ci sono ancora percezioni errate sulla differenza tra l’architetto e l’architetta. Si tende a pensare che le donne siano più focalizzate sugli interni e meno sulla costruzione di grattacieli. In realtà, ognuno sceglie la propria specializzazione, il genere non ha nulla a che fare con questo. Stiamo solo facendo del nostro meglio per l’architettura. Io mi sono sempre sentita parte della categoria degli architetti, non un “architetto donna”.
La designer e architetta Eileen Gray ha firmato numerose opere interessanti, dagli arredi a progetti di architettura. Il suo stile resiste alla prova del tempo. Con Eva ci capita spesso di visitare delle case dove sono presenti alcuni dei suoi mobili. Ad esempio il tavolino E-1027 è un’icona incredibilmente attuale.
Architetta: Tania Udaondo, ARB / RIBA
Studio: EMR Architecture
Dove: Londra, Regno Unito
Ho studiato a Madrid e dopo la laurea ho deciso di trasferirmi a Londra perché è una città vivace, dove le cose cambiano molto velocemente, soprattutto per quanto riguarda l’architettura.
All’università ho avuto la fortuna di avere come docenti molte donne riconosciute a livello internazionale. Mi rendo conto però che non è così in tutte le università e scuole di architettura. Sebbene oggigiorno più della metà degli studenti di architettura in Europa siano donne, non siamo ugualmente rappresentate nell’ambiente di lavoro, mancano figure come leader e manager.
Mi sento fortunata ad essere stata circondata da donne stimolanti ma, come ho detto, mi piacerebbe che ci fossero più esempi di leader femminili. Sono convinta che la situazione stia cambiando e la nostra professione non è più dominata dagli uomini come lo era qualche anno fa.
Purtroppo però ancora troppo spesso le persone si rivolgono agli uomini per le questioni tecniche e si fidano un po’ di più delle donne per quanto riguarda il design e il gusto estetico.
Studio: EMR Architecture
Dove: Londra, Regno Unito
Ho studiato a Madrid e dopo la laurea ho deciso di trasferirmi a Londra perché è una città vivace, dove le cose cambiano molto velocemente, soprattutto per quanto riguarda l’architettura.
All’università ho avuto la fortuna di avere come docenti molte donne riconosciute a livello internazionale. Mi rendo conto però che non è così in tutte le università e scuole di architettura. Sebbene oggigiorno più della metà degli studenti di architettura in Europa siano donne, non siamo ugualmente rappresentate nell’ambiente di lavoro, mancano figure come leader e manager.
Mi sento fortunata ad essere stata circondata da donne stimolanti ma, come ho detto, mi piacerebbe che ci fossero più esempi di leader femminili. Sono convinta che la situazione stia cambiando e la nostra professione non è più dominata dagli uomini come lo era qualche anno fa.
Purtroppo però ancora troppo spesso le persone si rivolgono agli uomini per le questioni tecniche e si fidano un po’ di più delle donne per quanto riguarda il design e il gusto estetico.
Sono una grande ammiratrice di Kazuyo Sejima. È una vera e propria ispirazione per me. Mi piace il suo stile minimalista, elegante e pulito con cui disegna ogni progetto e la sua capacità di integrare gli edifici nell’ambiente. Trovo molto interessante il suo approccio all’architettura, per questo ho sempre cercato di imparare da lei e leggere il più possibile sul suo lavoro.
Architetta: Mathilde Mahler
Studio: Mathilde Mahler Architecte
Dove: Parigi, Francia
Faccio questa professione da vent’anni anni, dieci dei quali da lavoratrice autonoma. Prima di fondare la mia azienda ho lavorato in diversi studi, ed è andato tutto bene fino a quando non ho avuto figli, perché uscire prima dall’ufficio per andare a prenderli all’asilo era visto negativamente. Ma non credo che questo problema riguardi solo la nostra professione, è la realtà per molte donne in Francia.
Da quando ho fondato la mia azienda ho notato che è più probabile che i clienti mi contattino per progetti di interior design e arredamento, anche se mi occupo sia di architettura che di interior design, e sono più propensi ad affidarmi gli ultimi ritocchi dei loro progetti, ovvero l’arredamento e l’allestimento degli interni. Fargli cambiare idea dipende dalla mia capacità di stabilire uno stretto rapporto di fiducia.
Studio: Mathilde Mahler Architecte
Dove: Parigi, Francia
Faccio questa professione da vent’anni anni, dieci dei quali da lavoratrice autonoma. Prima di fondare la mia azienda ho lavorato in diversi studi, ed è andato tutto bene fino a quando non ho avuto figli, perché uscire prima dall’ufficio per andare a prenderli all’asilo era visto negativamente. Ma non credo che questo problema riguardi solo la nostra professione, è la realtà per molte donne in Francia.
Da quando ho fondato la mia azienda ho notato che è più probabile che i clienti mi contattino per progetti di interior design e arredamento, anche se mi occupo sia di architettura che di interior design, e sono più propensi ad affidarmi gli ultimi ritocchi dei loro progetti, ovvero l’arredamento e l’allestimento degli interni. Fargli cambiare idea dipende dalla mia capacità di stabilire uno stretto rapporto di fiducia.
Quando studiavo architettura, una delle mie insegnanti, Odile Decq – già famosa all’epoca – mi ha fatto venire voglia di avviare la mia impresa. Non solo ha rilevato l’attività da sola dopo la morte del suo socio Benoît Cornette, ma è diventata anche direttrice dell’École Spéciale d’Architecture di Parigi.
Architetta: Devi Dutta-Choudhury
Studio: Devi Dutta Architecture
Dove: Berkeley, California, Stati Uniti
In base alla mia esperienza posso dire che sia l’Università Tulane, sia l’Università della California a Los Angeles (UCLA) già 25 anni fa erano molto egualitarie. La preside e molte professoresse erano donne, quindi non lo percepivo assolutamente come un ostacolo. Chi lavorava sodo e proponeva design interessanti, veniva generalmente rispettato e preso sul serio.
È stato solo quando sono entrata nel mondo del lavoro che ho notato l’enorme disparità delle donne sul campo, non solo nell’architettura, ma anche nell’edilizia, nell’ingegneria, nelle agenzie cittadine: praticamente ogni aspetto del processo di progettazione e costruzione era dominato dagli uomini.
Tendevo a preferire gli studi di design gestiti da donne, forse per compensare quella disparità o forse perché mi sentivo più accolta. Qualunque sia la ragione, ho avuto la fortuna di avere delle grandissime donne come mentori all’inizio della mia carriera. Come si suol dire, la rappresentanza conta. In un campo con così tanti concorrenti, ognuna di loro (Darlene Jang, Toby Levy e Anne Fougeron) è stata in grado di affermarsi e farsi ascoltare in maniera del tutto unica. E i loro insegnamenti hanno sicuramente plasmato la mia carriera.
Ho iniziato a lavorare in maniera autonoma circa 12 anni fa. Stavo per avere il mio terzo figlio, stavo cominciando la ristrutturazione della mia casa e stava iniziando la recessione. Ciò si è tradotto in un’opportunità perfetta per concentrarmi sul mio progetto personale. Mi sono buttata nell’imprenditoria ed è nata Devi Dutta Architecture. Poi ho iniziato ad aiutare amici e parenti nei loro piccoli progetti, e l’esperienza che ho maturato ha definito la gamma di servizi che oggi sono in grado di offrire. Ho sempre cercato di mantenere i contatti che ho stabilito durante la mia carriera e questo mi ha aiutata a far crescere l’azienda attraverso la collaborazione e le referenze.
Studio: Devi Dutta Architecture
Dove: Berkeley, California, Stati Uniti
In base alla mia esperienza posso dire che sia l’Università Tulane, sia l’Università della California a Los Angeles (UCLA) già 25 anni fa erano molto egualitarie. La preside e molte professoresse erano donne, quindi non lo percepivo assolutamente come un ostacolo. Chi lavorava sodo e proponeva design interessanti, veniva generalmente rispettato e preso sul serio.
È stato solo quando sono entrata nel mondo del lavoro che ho notato l’enorme disparità delle donne sul campo, non solo nell’architettura, ma anche nell’edilizia, nell’ingegneria, nelle agenzie cittadine: praticamente ogni aspetto del processo di progettazione e costruzione era dominato dagli uomini.
Tendevo a preferire gli studi di design gestiti da donne, forse per compensare quella disparità o forse perché mi sentivo più accolta. Qualunque sia la ragione, ho avuto la fortuna di avere delle grandissime donne come mentori all’inizio della mia carriera. Come si suol dire, la rappresentanza conta. In un campo con così tanti concorrenti, ognuna di loro (Darlene Jang, Toby Levy e Anne Fougeron) è stata in grado di affermarsi e farsi ascoltare in maniera del tutto unica. E i loro insegnamenti hanno sicuramente plasmato la mia carriera.
Ho iniziato a lavorare in maniera autonoma circa 12 anni fa. Stavo per avere il mio terzo figlio, stavo cominciando la ristrutturazione della mia casa e stava iniziando la recessione. Ciò si è tradotto in un’opportunità perfetta per concentrarmi sul mio progetto personale. Mi sono buttata nell’imprenditoria ed è nata Devi Dutta Architecture. Poi ho iniziato ad aiutare amici e parenti nei loro piccoli progetti, e l’esperienza che ho maturato ha definito la gamma di servizi che oggi sono in grado di offrire. Ho sempre cercato di mantenere i contatti che ho stabilito durante la mia carriera e questo mi ha aiutata a far crescere l’azienda attraverso la collaborazione e le referenze.
Sono sempre stata affascinata dai primi modernisti, immaginando di vivere in un periodo storico in cui tutte le certezze vengono rimesse in gioco, dal design alla democrazia. Si parla molto di Le Corbusier e Mies van der Rohe e di come hanno plasmato il movimento modernista in architettura, ma c’erano anche donne che lavoravano con lo stesso rigore e che non ricevevano la stessa attenzione.
Eileen Gray era una di quelle donne. Doveva tracciare un percorso in un campo che all’epoca non esisteva nemmeno per le donne. Possiamo trovare solo immagini in bianco e nero della maggior parte dei suoi sforzi creativi, ma ha lavorato con forme, colori e materiali in modi davvero interessanti. Era innovativa e i suoi progetti erano all’avanguardia come quelli di qualsiasi collega uomo dell’epoca, se non di più.
Eileen Gray era una di quelle donne. Doveva tracciare un percorso in un campo che all’epoca non esisteva nemmeno per le donne. Possiamo trovare solo immagini in bianco e nero della maggior parte dei suoi sforzi creativi, ma ha lavorato con forme, colori e materiali in modi davvero interessanti. Era innovativa e i suoi progetti erano all’avanguardia come quelli di qualsiasi collega uomo dell’epoca, se non di più.
Architetta: Jane Cameron
Studio: fondatrice di Jane Cameron Architects
Dove: Melbourne, Australia
Da quando mi sono laureata in architettura fino a oggi, ho riscontrato che gli atteggiamenti nei miei confronti come architetto donna sono stati complessivamente positivi. Riconosco che la mia esperienza è estremamente rara rispetto alla maggior parte delle altre architette, e ritengo che ciò sia dovuto principalmente a una serie unica di circostanze, dovuta alle dimensioni delle aziende in cui ho lavorato e alla forte presenza femminile.
Personalmente ho sperimentato cambiamenti sostanziali all’interno della comunità professionale più ampia, anche grazie al fantastico lavoro di Parlour, un’organizzazione che si batte per migliorare l’uguaglianza di genere in architettura.
Anche l’organismo professionale, l’Australian Institute of Architects, ha subito un’importante trasformazione: quando mi sono laureata era considerato un “club per uomini”, mentre oggi favorisce l’inclusività delle donne. Questo passaggio mi ha dato l’opportunità di essere tra i membri attivi e partecipare a conferenze, essere un componente della giuria di premi, svolgere attività di tutoraggio, ecc.
Studio: fondatrice di Jane Cameron Architects
Dove: Melbourne, Australia
Da quando mi sono laureata in architettura fino a oggi, ho riscontrato che gli atteggiamenti nei miei confronti come architetto donna sono stati complessivamente positivi. Riconosco che la mia esperienza è estremamente rara rispetto alla maggior parte delle altre architette, e ritengo che ciò sia dovuto principalmente a una serie unica di circostanze, dovuta alle dimensioni delle aziende in cui ho lavorato e alla forte presenza femminile.
Personalmente ho sperimentato cambiamenti sostanziali all’interno della comunità professionale più ampia, anche grazie al fantastico lavoro di Parlour, un’organizzazione che si batte per migliorare l’uguaglianza di genere in architettura.
Anche l’organismo professionale, l’Australian Institute of Architects, ha subito un’importante trasformazione: quando mi sono laureata era considerato un “club per uomini”, mentre oggi favorisce l’inclusività delle donne. Questo passaggio mi ha dato l’opportunità di essere tra i membri attivi e partecipare a conferenze, essere un componente della giuria di premi, svolgere attività di tutoraggio, ecc.
Ho vissuto e lavorato a Londra per sette anni, dove ho avuto il piacere di lavorare con la straordinaria e stimolante Eva Jiřičná, un’architetta ceca di stanza a Londra. Tra le altre cose, è ben nota per le sue tipiche scale in vetro e acciaio e il suo contributo all’architettura è stato riconosciuto con numerosi premi.
La mia ammirazione per Eva si estende sia a livello professionale che personale. Professionalmente apprezzo la sua attenzione ai dettagli e le sue capacità tecniche, soprattutto per quanto riguarda il lavoro con i materiali. A livello personale è estremamente cordiale e disponibile e ha creato un’impresa che sembrava una famiglia, con un terzo dei membri dello staff tra i 20 e i 32 anni.
La mia ammirazione per Eva si estende sia a livello professionale che personale. Professionalmente apprezzo la sua attenzione ai dettagli e le sue capacità tecniche, soprattutto per quanto riguarda il lavoro con i materiali. A livello personale è estremamente cordiale e disponibile e ha creato un’impresa che sembrava una famiglia, con un terzo dei membri dello staff tra i 20 e i 32 anni.
Architetta: Carme Pinós
Studio: Estudio Carme Pinós
Dove: Barcellona, Spagna
L’atteggiamento nei confronti delle donne è cambiato e cambierà ancora di più in futuro. In architettura, come in tutte le professioni, dobbiamo avere fiducia in noi stesse e nel lavoro che facciamo. Certo, potrebbe essere più difficile per noi ottenere dei meriti rispetto agli uomini, ma dobbiamo ricordarci che il nostro impegno avrà un incredibile impatto positivo per le generazioni successive.
Il mondo ha bisogno della nostra percezione. Siamo più flessibili, abbiamo più empatia, sappiamo ascoltare. Per lo più, credo in un modo di lavorare onesto e responsabile. Non mi piace lamentarmi o concentrarmi su brutti aneddoti o situazioni. La mia strategia è ignorarli e andare sempre avanti. Voglio solo essere rispettata per il mio lavoro e penso di riuscirci.
Studio: Estudio Carme Pinós
Dove: Barcellona, Spagna
L’atteggiamento nei confronti delle donne è cambiato e cambierà ancora di più in futuro. In architettura, come in tutte le professioni, dobbiamo avere fiducia in noi stesse e nel lavoro che facciamo. Certo, potrebbe essere più difficile per noi ottenere dei meriti rispetto agli uomini, ma dobbiamo ricordarci che il nostro impegno avrà un incredibile impatto positivo per le generazioni successive.
Il mondo ha bisogno della nostra percezione. Siamo più flessibili, abbiamo più empatia, sappiamo ascoltare. Per lo più, credo in un modo di lavorare onesto e responsabile. Non mi piace lamentarmi o concentrarmi su brutti aneddoti o situazioni. La mia strategia è ignorarli e andare sempre avanti. Voglio solo essere rispettata per il mio lavoro e penso di riuscirci.
La mia architetta preferita è Charlotte Perriand. La ammiro non solo come architetta e designer, ma anche come persona. Sento molta affinità con il suo atteggiamento alla vita.
Architetta: Yasuko Otsuka
Studio: Noanoa Spatial & Architecture Design Atelier
Dove: Tokyo, Giappone
Ho fondato il mio studio di architettura 18 anni fa. Da allora lavoro nel campo dell’architettura, dell’arte e dell’educazione.
Prima si dava per scontato che fosse la donna di casa a fare i lavori domestici, e io stessa progettavo le abitazioni in questa direzione. Ma ora le cose sono cambiate. Sto progettando case che permettano ai clienti di divertirsi facendo i lavori domestici insieme.
Il mio approccio è quello di rispettare sempre lo stile di vita dei clienti. Essere una persona attenta e gentile per me è importante e penso che questo sia il motivo per cui i miei clienti mi scelgono per progettare le loro case.
Studio: Noanoa Spatial & Architecture Design Atelier
Dove: Tokyo, Giappone
Ho fondato il mio studio di architettura 18 anni fa. Da allora lavoro nel campo dell’architettura, dell’arte e dell’educazione.
Prima si dava per scontato che fosse la donna di casa a fare i lavori domestici, e io stessa progettavo le abitazioni in questa direzione. Ma ora le cose sono cambiate. Sto progettando case che permettano ai clienti di divertirsi facendo i lavori domestici insieme.
Il mio approccio è quello di rispettare sempre lo stile di vita dei clienti. Essere una persona attenta e gentile per me è importante e penso che questo sia il motivo per cui i miei clienti mi scelgono per progettare le loro case.
Avevo difficoltà a convincere gli uomini in cantiere ad ascoltare le mie istruzioni. Ma a un certo punto ho imparato a rilassarmi un po’ e lavorare a modo mio. Ho quindi iniziato a essere proattiva nel creare un’atmosfera positiva in cantiere. Questo sembra rallegrare i lavoratori, e penso che anche la qualità degli edifici sia migliorata.
Una delle architette che più stimo è Kazuyo Sejima. È stata la prima donna architetto giapponese a essere riconosciuta a livello internazionale e ha creato molte grandi opere sia in Giappone che all’estero.
Il suo lavoro offre sempre uno sguardo al futuro della società grazie alla sua visione originale del mondo. È un’architetta eccezionale che unisce la forza dell’architettura con la flessibilità e la trasparenza.
Il suo lavoro offre sempre uno sguardo al futuro della società grazie alla sua visione originale del mondo. È un’architetta eccezionale che unisce la forza dell’architettura con la flessibilità e la trasparenza.
Architette: Eva Petri (in primo piano) e Birte Raff (sullo sfondo a destra, è lei a rispondere alle nostre domande) nel loro studio con una collega
Studio: Pur Architekten
Dove: Monaco, Germania
Quando ero una studentessa ero convinta dell’uguaglianza professionale. Più tardi, nella routine lavorativa, ho notato immediatamente che gli uomini più giovani tendono ad essere protetti e promossi dai capi maschi. Io e la mia collega, Eva Petri, ce ne siamo sbarazzate senza ulteriori indugi. Ora siamo noi i nostri capi e facciamo le cose a modo nostro, cosa che molti clienti e altri professionisti con cui lavoriamo apprezzano.
Studio: Pur Architekten
Dove: Monaco, Germania
Quando ero una studentessa ero convinta dell’uguaglianza professionale. Più tardi, nella routine lavorativa, ho notato immediatamente che gli uomini più giovani tendono ad essere protetti e promossi dai capi maschi. Io e la mia collega, Eva Petri, ce ne siamo sbarazzate senza ulteriori indugi. Ora siamo noi i nostri capi e facciamo le cose a modo nostro, cosa che molti clienti e altri professionisti con cui lavoriamo apprezzano.
Ci piace molto Anna Heringer, che ha appena vinto il premio ArchDaily Building of the Year 2021 per il suo progetto Bamboo Hostels in Cina. Congratulazioni a lei! I suoi edifici sostenibili fatti di argilla e bambù sono molto affascinanti. Integra tradizioni artigianali e aspetti socioculturali. Tutti i suoi edifici sono di altissima qualità architettonica, ognuno è una vera opera d’arte.
E voi? A quale architette vi ispirate? Scriveteci nei Commenti!
Altro
4 Donne Architetto che Hanno Fatto Storia
Contro gli Stereotipi: il Femminile nel Design Esiste?
E voi? A quale architette vi ispirate? Scriveteci nei Commenti!
Altro
4 Donne Architetto che Hanno Fatto Storia
Contro gli Stereotipi: il Femminile nel Design Esiste?
Studio: Archimentelab
Dove: Monza
Mi sono laureata in Architettura nel 1998 e ho lavorato in diversi studi professionali prima di aprire il mio. Ho sempre riscontrato rispetto nei miei confronti, ma sicuramente le maestranze erano prevenute verso di me. Sembrava per loro ovvio che, essendo donna, non potevo conoscere gli aspetti cantieristici del lavoro, specialmente quelli più tecnici. Sino a quando non ho aperto il mio studio non ho avuto la possibilità di incontrare direttamente i clienti e quando è capitato ero vista come “l’assistente” dell’architetto, perciò poco considerata. Credo tuttavia che non fosse un problema di genere ma di età e di esperienza.
Ho lavorato solo in studi piccoli, pertanto l’unica possibilità di carriera è stata l’apertura del mio studio e l’ho fatto, senza particolari impedimenti, ma con le difficoltà che ogni donna incontra, indipendentemente dal settore in cui esercita, ovvero conciliare il lavoro con la famiglia.