Come si Sceglie il Concime Giusto? Leggendo la Sua Etichetta!
Suggerimenti per comprendere le indicazioni sulle confezioni di fertilizzanti e sceglierli al meglio
Saper leggere l’etichetta dei concimi è fondamentale per aiutare le nostre piante: è infatti in questo modo che riusciremo a scegliere il concime più adatto a loro.
Oltre all’aria e all’acqua, gli elementi chimici fondamentali per la crescita e la buona salute delle piante sono i minerali presenti nel suolo. I più importanti sono azoto, fosforo e potassio.
Il primo incoraggia la crescita delle foglie ed è ottimo per i prati; il secondo è importante per il metabolismo delle piante, per fioriture e fruttificazioni abbondanti, per la buona salute dell’apparato radicale; il terzo aiuta la lignificazione, aumenta la resistenza delle piante a gelo, malattie, strapazzi e soprattutto è fondamentale per la sapidità dei frutti. Ma quindi come si sceglie il concime giusto? A partire da queste nozioni, ecco qualche consiglio pratico.
Oltre all’aria e all’acqua, gli elementi chimici fondamentali per la crescita e la buona salute delle piante sono i minerali presenti nel suolo. I più importanti sono azoto, fosforo e potassio.
Il primo incoraggia la crescita delle foglie ed è ottimo per i prati; il secondo è importante per il metabolismo delle piante, per fioriture e fruttificazioni abbondanti, per la buona salute dell’apparato radicale; il terzo aiuta la lignificazione, aumenta la resistenza delle piante a gelo, malattie, strapazzi e soprattutto è fondamentale per la sapidità dei frutti. Ma quindi come si sceglie il concime giusto? A partire da queste nozioni, ecco qualche consiglio pratico.
Concimi e ammendanti
Si indica come concime una sostanza in grado di cedere al terreno elementi minerali in forma che sia disponibile alle piante, mentre un ammendante è una sostanza che pur cedendo al terreno dei nutrienti in minore quantità, serve a migliorare la tessitura del terreno, a regolare il pH, a rendere più durevole l’azione dei fertilizzanti, a migliorare o reintegrare l’humus, e in generale a aiutare le piante a crescere bene, forti e sane.
Le normative europee impongono che le etichette dei concimi siano nella lingua del paese in cui vengono vendute e che siano chiare e leggibili.
Ci sono concimi semplici (con un solo elemento) e composti (con più elementi).
Sotto il nome commerciale e la marca troverete tre numeri, che si riferiscono alle quantità di azoto (N), fosforo (P), e potassio (K). Questi numeri indicano le percentuali e sono sempre in quest’ordine. “NPK” deve diventare una sigla da mandare a memoria.
Azoto, fosforo e potassio sono gli elementi di cui le piante hanno maggior bisogno, e perciò vengono chiamati “macroelementi”.
Esistono altri elementi che sono comunque necessari, ma in concentrazioni più basse, vengono chiamati “mesoelementi” e “microelementi”.
È fondamentale la forma chimica sotto cui si presentano, che li rende più o meno velocemente disponibili.
Si indica come concime una sostanza in grado di cedere al terreno elementi minerali in forma che sia disponibile alle piante, mentre un ammendante è una sostanza che pur cedendo al terreno dei nutrienti in minore quantità, serve a migliorare la tessitura del terreno, a regolare il pH, a rendere più durevole l’azione dei fertilizzanti, a migliorare o reintegrare l’humus, e in generale a aiutare le piante a crescere bene, forti e sane.
Le normative europee impongono che le etichette dei concimi siano nella lingua del paese in cui vengono vendute e che siano chiare e leggibili.
Ci sono concimi semplici (con un solo elemento) e composti (con più elementi).
Sotto il nome commerciale e la marca troverete tre numeri, che si riferiscono alle quantità di azoto (N), fosforo (P), e potassio (K). Questi numeri indicano le percentuali e sono sempre in quest’ordine. “NPK” deve diventare una sigla da mandare a memoria.
Azoto, fosforo e potassio sono gli elementi di cui le piante hanno maggior bisogno, e perciò vengono chiamati “macroelementi”.
Esistono altri elementi che sono comunque necessari, ma in concentrazioni più basse, vengono chiamati “mesoelementi” e “microelementi”.
È fondamentale la forma chimica sotto cui si presentano, che li rende più o meno velocemente disponibili.
Quando sulla confezione vedete la scritta “Concime CE” saprete che il concime segue il regolamento della Comunità Europea 2003/03.
I numeri che si trovano accanto alla scritta NPK si chiamano “titolo”. Ad esempio un concime ad alto titolo di azoto conterrà più azoto rispetto agli altri elementi, e così via.
I concimi possono essere anche miscelati, cioè i granuli non contengono tutti la stessa quantità di sostanze (l’etichetta si riferisce al totale del sacco), e quando vengono distribuiti è bene non disperderli troppo. In assenza di questa dicitura il venditore garantisce che ogni granulo contiene le sostanze indicate in etichetta, nella percentuale descritta. Costano di più e nel giardinaggio ornamentale sono più efficaci perché più controllabili.
La scritta organo-minerale indica che il concime contiene sostanze organiche (come letame) ed è addizionato con sostanze di sintesi chimica.
Nel caso dell’etichetta in foto, il potassio è da solfato, ma la “S” di zolfo, da sola, non basta: è obbligatoria la scritta “a basso tenore di cloro”.
Tutti gli elementi presenti nel fertilizzante sono elencati non solo per quantità, ma anche per qualità e sotto quale forma chimica si trovano.
I numeri che si trovano accanto alla scritta NPK si chiamano “titolo”. Ad esempio un concime ad alto titolo di azoto conterrà più azoto rispetto agli altri elementi, e così via.
I concimi possono essere anche miscelati, cioè i granuli non contengono tutti la stessa quantità di sostanze (l’etichetta si riferisce al totale del sacco), e quando vengono distribuiti è bene non disperderli troppo. In assenza di questa dicitura il venditore garantisce che ogni granulo contiene le sostanze indicate in etichetta, nella percentuale descritta. Costano di più e nel giardinaggio ornamentale sono più efficaci perché più controllabili.
La scritta organo-minerale indica che il concime contiene sostanze organiche (come letame) ed è addizionato con sostanze di sintesi chimica.
Nel caso dell’etichetta in foto, il potassio è da solfato, ma la “S” di zolfo, da sola, non basta: è obbligatoria la scritta “a basso tenore di cloro”.
Tutti gli elementi presenti nel fertilizzante sono elencati non solo per quantità, ma anche per qualità e sotto quale forma chimica si trovano.
Don’t panic!
La chimica è una materia complessa, e non vi si chiede di conoscerla a menadito per acquistare un giusto concime. Se siete inesperti recatevi presso un rivenditore e chiedete un buon concime, spiegando in dettaglio per cosa vi serve: sarete sempre ben consigliati, e pian piano imparerete quale fa per voi.
Il concime in foto è stallatico in pellet, considerato ammendante.
In questa etichetta si legge un dato molto importante, il rapporto tra carbonio e azoto (C/N). Tale rapporto influenza moltissimo la disponibilità dell’azoto nel terreno, e il modo in cui questo va alle piante, un valore di riferimento è 30. Quello presente sull’etichetta è molto buono.
Il rapporto C/N non deve essere mai troppo alto, poiché altrimenti l’azoto si “immobilizza” e per le piante diventa impegnativo prenderlo altrove.
La chimica è una materia complessa, e non vi si chiede di conoscerla a menadito per acquistare un giusto concime. Se siete inesperti recatevi presso un rivenditore e chiedete un buon concime, spiegando in dettaglio per cosa vi serve: sarete sempre ben consigliati, e pian piano imparerete quale fa per voi.
Il concime in foto è stallatico in pellet, considerato ammendante.
In questa etichetta si legge un dato molto importante, il rapporto tra carbonio e azoto (C/N). Tale rapporto influenza moltissimo la disponibilità dell’azoto nel terreno, e il modo in cui questo va alle piante, un valore di riferimento è 30. Quello presente sull’etichetta è molto buono.
Il rapporto C/N non deve essere mai troppo alto, poiché altrimenti l’azoto si “immobilizza” e per le piante diventa impegnativo prenderlo altrove.
Numeri, parentesi, ma che vuol dire?
I primi tre numeri sono sempre riferiti a NPK, e sempre in quest’ordine. Quindi il concime in foto ha titolo 10 di azoto, ancora 10 di fosforo, 14 di potassio. È un concime “ad alto titolo di potassio”. In più ci sono magnesio (MgO), zolfo (SO3), nella forma in cui sono disponibili (ossido di magnesio, e triossido di zolfo, cioè anidride solforica), oltre che carbonio. Le quantità vengono indicate tra parentesi, cioè (2), (20) + 7,5 (che è il tasso minimo per il carbonio in un concime solido organo-minerale).
In dettaglio sono riportate le percentuali totali, che corrispondono a quelle sulla parte alta dell’etichetta, e le forme chimiche sotto cui gli elementi sono disponibili.
Questo tipo di concime ha alta concentrazione di potassio, va bene per dare sapore ai frutti, ed è adatto ai suoli calcarei.
Avrete anche sentito parlare di “concime bilanciato”, in quel caso i macroelementi sono prensenti nelle stesse proporzioni.
I primi tre numeri sono sempre riferiti a NPK, e sempre in quest’ordine. Quindi il concime in foto ha titolo 10 di azoto, ancora 10 di fosforo, 14 di potassio. È un concime “ad alto titolo di potassio”. In più ci sono magnesio (MgO), zolfo (SO3), nella forma in cui sono disponibili (ossido di magnesio, e triossido di zolfo, cioè anidride solforica), oltre che carbonio. Le quantità vengono indicate tra parentesi, cioè (2), (20) + 7,5 (che è il tasso minimo per il carbonio in un concime solido organo-minerale).
In dettaglio sono riportate le percentuali totali, che corrispondono a quelle sulla parte alta dell’etichetta, e le forme chimiche sotto cui gli elementi sono disponibili.
Questo tipo di concime ha alta concentrazione di potassio, va bene per dare sapore ai frutti, ed è adatto ai suoli calcarei.
Avrete anche sentito parlare di “concime bilanciato”, in quel caso i macroelementi sono prensenti nelle stesse proporzioni.
Azotofissatori naturali
Solo le leguminose sono capaci di utilizzare l’azoto in forma molecolare, poiché i noduli radicali contengono speciali batteri detti “azotofissatori”. Le altre piante hanno bisogno di azoto “fissato” ad un altro elemento per poterlo assorbire.
Sin dall’antichità è nota questa capacità delle leguminose, che venivano piantate ogni due o tre anni per ridare energia a un coltivo.
Tutte le leguminose vanno bene, ma meglio evitare quelle da consumo, poiché la pianta preleva l’azoto per la produzione di baccelli. Il trifoglio e l’erba medica sono le piante di elezione a questo scopo.
Non è necessario il sovescio, cioè l’interramento della parte aerea.
In foto: Trifolium e Vicia cracca.
Solo le leguminose sono capaci di utilizzare l’azoto in forma molecolare, poiché i noduli radicali contengono speciali batteri detti “azotofissatori”. Le altre piante hanno bisogno di azoto “fissato” ad un altro elemento per poterlo assorbire.
Sin dall’antichità è nota questa capacità delle leguminose, che venivano piantate ogni due o tre anni per ridare energia a un coltivo.
Tutte le leguminose vanno bene, ma meglio evitare quelle da consumo, poiché la pianta preleva l’azoto per la produzione di baccelli. Il trifoglio e l’erba medica sono le piante di elezione a questo scopo.
Non è necessario il sovescio, cioè l’interramento della parte aerea.
In foto: Trifolium e Vicia cracca.
Disponibilità degli elementi in base al pH
Cos’è mai questo pH di cui tutti parlano e perché interessa i giardinieri?
Il pH, detto in maniera molto elementare, è l’acidità del suolo (in realtà è più complesso, ma facciamo un passo per volta). In base al pH alcuni elementi sono più o meno disponibili. Un esempio molto evidente è l’alluminio, che è molto disponibile in suoli veramente acidi (condizioni estreme, non riscontrabili nei comuni giardini), anche il ferro tende a diventare meglio disponibile in suoli acidi, ma il molibdeno al contrario diventa più disponibile in terreni calcarei, mentre fosforo, boro, azoto, potassio, magnesio, rimangono ottimamente disponibili in un ampio ventaglio di valori.
Dato che il ferro è assai importante, specie per alcune piante, le acidofile, è importante che il pH non sia troppo alto, cioè il terreno non tenda a una reazione alcalina. Valori buoni, e non sempre facili da ottenere, sono quelli vicino a 6.
Cos’è mai questo pH di cui tutti parlano e perché interessa i giardinieri?
Il pH, detto in maniera molto elementare, è l’acidità del suolo (in realtà è più complesso, ma facciamo un passo per volta). In base al pH alcuni elementi sono più o meno disponibili. Un esempio molto evidente è l’alluminio, che è molto disponibile in suoli veramente acidi (condizioni estreme, non riscontrabili nei comuni giardini), anche il ferro tende a diventare meglio disponibile in suoli acidi, ma il molibdeno al contrario diventa più disponibile in terreni calcarei, mentre fosforo, boro, azoto, potassio, magnesio, rimangono ottimamente disponibili in un ampio ventaglio di valori.
Dato che il ferro è assai importante, specie per alcune piante, le acidofile, è importante che il pH non sia troppo alto, cioè il terreno non tenda a una reazione alcalina. Valori buoni, e non sempre facili da ottenere, sono quelli vicino a 6.
Fertilizzanti chimici con chelanti
Molto spesso il ferro è disponibile anche in buona quantità nella maggior parte dei terreni, ma è proprio a causa di un pH troppo alto che questo non viene assorbito dalle radici (il processo chimico è affascinante, e se avete voglia di studiarlo, vi si aprirà un mondo!).
Nel fertilizzante in foto, stavolta minerale, non organo-minerale, con alto contenuto di potassio, è presente un agente chelante, l’EDTA, molto noto anche in medicina. Questo “si lega” al ferro che può così essere assorbito dalle radici.
I fertilizzanti liquidi hanno un effetto piuttosto rapido e di breve durata. Le somministrazioni vanno ripetute secondo le indicazioni dei produttori.
Per rendere disponibile il ferro alle piante acidofile e prevenire l’ingiallimento foliare è bene abbinare a trattamenti liquidi o in emergenza (come il sequestrene da spruzzare sulle foglie), il solfato di ferro in forma granulare da distribuire in inverno, o ferro ammoniacale. Anche lo zolfo serve allo scopo. Ma è fondamentale che questi trattamenti siano costanti e misurati, perché il processo di acidificazione avviene sul lungo periodo.
Molto spesso il ferro è disponibile anche in buona quantità nella maggior parte dei terreni, ma è proprio a causa di un pH troppo alto che questo non viene assorbito dalle radici (il processo chimico è affascinante, e se avete voglia di studiarlo, vi si aprirà un mondo!).
Nel fertilizzante in foto, stavolta minerale, non organo-minerale, con alto contenuto di potassio, è presente un agente chelante, l’EDTA, molto noto anche in medicina. Questo “si lega” al ferro che può così essere assorbito dalle radici.
I fertilizzanti liquidi hanno un effetto piuttosto rapido e di breve durata. Le somministrazioni vanno ripetute secondo le indicazioni dei produttori.
Per rendere disponibile il ferro alle piante acidofile e prevenire l’ingiallimento foliare è bene abbinare a trattamenti liquidi o in emergenza (come il sequestrene da spruzzare sulle foglie), il solfato di ferro in forma granulare da distribuire in inverno, o ferro ammoniacale. Anche lo zolfo serve allo scopo. Ma è fondamentale che questi trattamenti siano costanti e misurati, perché il processo di acidificazione avviene sul lungo periodo.
L’humus
I fertilizzanti chimici o organo-minerali non possono da soli rendere fertile un terreno, ma devono essere accompagnati da una concimazione naturale che apporti sostanze umiche.
Il compost in particolare, il terricciato di foglie, il panello di ricino, le farine di roccia o di alghe, oltre che molti altri ammendanti come la cornunghia e la farina di sangue, o il sangue di bue, hanno la capacità di mantenere stabile una buona carica umica.
Alcuni di questi ammendanti non vengono usati dai vegetariani e dai vegani, ma anche da chi può trovarne sgradevole l’utilizzo.
Qualunque sia il vostro orientamento in merito, rispettattelo: l’importante è che il vostro terreno sia morbido, drenato, nutrito e ben bilanciato.
Sappiate che in Inghilterra ogni giardiniere ha la ricetta del “suo” compost, di cui per solito è gelosissimo, perciò non c’è nulla di male nel trovare il proprio modo di ammendare il terreno, se darà buoni risultati!
Non meno importante è non esagerare con le quantità di fertilizzanti, che possono sovraccaricare il terreno e diventare un problema.
I fertilizzanti chimici o organo-minerali non possono da soli rendere fertile un terreno, ma devono essere accompagnati da una concimazione naturale che apporti sostanze umiche.
Il compost in particolare, il terricciato di foglie, il panello di ricino, le farine di roccia o di alghe, oltre che molti altri ammendanti come la cornunghia e la farina di sangue, o il sangue di bue, hanno la capacità di mantenere stabile una buona carica umica.
Alcuni di questi ammendanti non vengono usati dai vegetariani e dai vegani, ma anche da chi può trovarne sgradevole l’utilizzo.
Qualunque sia il vostro orientamento in merito, rispettattelo: l’importante è che il vostro terreno sia morbido, drenato, nutrito e ben bilanciato.
Sappiate che in Inghilterra ogni giardiniere ha la ricetta del “suo” compost, di cui per solito è gelosissimo, perciò non c’è nulla di male nel trovare il proprio modo di ammendare il terreno, se darà buoni risultati!
Non meno importante è non esagerare con le quantità di fertilizzanti, che possono sovraccaricare il terreno e diventare un problema.
E ora, a te la parola! Quale concime usi di solito? Raccontaci la tua esperienza e svelaci i tuoi consigli.
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Oltre a questi tre elementi ve ne sono altri fondamentali per la buona salute delle piante.
I concimi solidi tendono a includerne molti, ma a volte le etichette risultano poco comprensibili. Non occorre una laurea in chimica, ma un po’ d’attenzione e soprattutto dedicare qualche minuto alla lettura di siti specifici o all’ascolto dei venditori, che di solito sono molto preparati e spiegano volentieri le differenze tra i diversi concimi.